sabato 24 settembre 2016

Riceviamo dal Dott. Giuseppe Mauro Ferro dell'Accademia dei Georgofili - Contributo a fondo perduto fino al 50%

Contributo a fondo perduto fino al 50% per l’acquisto o il noleggio di trattori e macchine agricole

Il finanziamento – sostenuto da Inail e dal Ministero del Lavoro - è destinato agli investimenti per l’acquisto o il noleggio di macchine e trattori caratterizzati da soluzioni innovative per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, la riduzione del rischio rumore e il miglioramento del rendimento e della sostenibilità globali delle aziende.

 
  • AREA GEOGRAFICA: Italia
  • SETTORI DI ATTIVITÀ: Agricoltura, Industria Agro-Alimentare
  • BENEFICIARI: Aziende agricole
  • SPESE FINANZIATE: Trattori e macchine agricole
  • TIPO DI AGEVOLAZIONE: Contributo a fondo perduto
  • DOTAZIONE FINANZIARIA: € 45.000.000
  • PROSSIMA APERTURA | In fase di attivazione
Soggetti beneficiari
Le aziende agricole che possono accedere agli incentivi sono le imprese individuali, le società agricole e le società cooperative operanti nel settore della produzione agricola primaria dei prodotti agricoli.
Tipologia di iniziative ammissibili
Saranno finanziati gli investimenti per l’acquisto o il noleggio con patto di acquisto di trattori agricoli o forestali o di macchine agricole o forestali caratterizzati da soluzioni innovative per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, la riduzione del rischio rumore e il miglioramento del rendimento e della sostenibilità globali delle aziende, nel rispetto del regolamento 702/2014 della Commissione europea. 
I progetti finanziati dal bando Isi-Agricoltura 2016, in particolare, possono prevedere l’acquisto o il noleggio con patto di acquisto di due beni al massimo, da associare secondo il seguente schema:
  • un trattore agricolo o forestale più una macchina agricola o forestale dotata o meno di motore proprio;
  • una macchina agricola o forestale dotata di motore proprio più una macchina agricola o forestale non dotata di motore proprio;
  • due macchine agricole o forestali non dotate di motore proprio.
Entità e forma dell'agevolazione
Il contributo in conto capitale coprirà il 50% delle spese ammissibili sostenute e documentate dalle imprese agricole dei giovani agricoltori, mentre le altre aziende agricole non composte da giovani agricoltori potranno richiedere un contributo massimo del 40%  delle spese ammissibili. I progetti da finanziare devono essere tali da comportare un contributo compreso tra un minimo di 1.000 euro e un massimo di 60.000 euro.
Procedura di selezione
La procedura di assegnazione degli incentivi è del tipo valutativa “a sportello” e terrà conto dell’ordine cronologico di presentazione delle domande. La valutazione avverrà sulla base di una serie di parametri che determineranno il raggiungimento o meno della soglia minima di ammissibilità, pari a 100 punti.
Iter di presentazione delle domande
Sarà possibile inviare le domande di agevolazione dal 10 novembre 2016 al 20 gennaio 2017. Pertanto, le aziende agricole interessate a richiedere l’agevolazione, possono inviare preliminarmente all’indirizzo e-mail info@bftl.net le seguenti informazioni:
  1. Denominazione dell’impresa, specificando se si tratta di imprese individuali, di società agricole o di società cooperative;
  2. Età del titolare dell’impresa individuale o dei soci in caso di società;
  3. Recapiti telefonici;
  4. Regione, provincia e Comune in cui è ubicata l’azienda agricola;
  5. Tipologia di beni da acquistare o da noleggiare e l’importo massimo dell’investimento previsto;
Le aziende agricole che avranno inviato le suddette informazioni preliminari saranno ricontattate da un nostro Consulente al fine di fornire tutte le informazioni necessarie e per valutare la fattibilità.
Successivamente seguirà l’assistenza nella predisposizione, nello sviluppo del business plan e nell’invio della domanda di agevolazione non appena verrà aperto lo sportello di valutazione da parte dell’INAIL

Xylella 24 settembre 2016


martedì 20 settembre 2016

Riceviamo dal dott Giuseppe Mauro Ferro

L'apporto del Salento all'export pugliese nel primo semestre 2016 rimane sempre contenuto (6,6%), pur se in lieve aumento rispetto al medesimo periodo del 2014 (5,3%) e del 2015 (6,6%).
È la provincia di Bari a coprire circa il 50% dell'export pugliese, seguono quella di Taranto (17,2%), di Brindisi (11,9%), di Foggia (9,9%) e della BAT (6,6%) a pari merito con Lecce.


Prof. Giuseppe Mauro Ferro, Accademia dei Georgofili venerdì 23 settembre dalle ore 10.00 alle ore 13.30 Centro Congressi - Ente Autonomo Fiera del Levante

Macchine per costruzioni batte in Italia
30° Salone Internazionale Macchine Movimento Terra, da Cantiere e per l’Edilizia
Road Show • 1^ tappa - Puglia
Dove Centro Congressi - Ente Autonomo Fiera del Levante
Lungomare Starita 4 - 70132 Bari
Quando venerdì 23 settembre (dalle ore 10.00 alle ore 13.30)
Programma
Modera: Nildo Cersosimo, Mediacom ACN
10.00 - Registrazione dei partecipanti
10.15 - Saluti di benvenuto e apertura lavori
Dott.ssa Antonella Bisceglia, Commissario Ente Autonomo Fiera del Levante
10.30 - Presentazione di SaMoTer 2017
Attività commerciale, iniziative collaterali, azioni ed incentivi promozionali
Luciano Rizzi, Area Manager Agriexpo & Technology Veronafiere
Focus 30^ edizione: tutela del territorio e soluzioni per le emergenze ambientali
Dibattito su tutela e manutenzione del territorio, prevenzione del dissesto idrogeologico
e soluzioni per le emergenze ambientali, con particolare riferimento al contributo che
macchine e tecnologie nel campo del movimento terra possono portare agli operatori
che intervengono in contesti ambientali a rischio.
Intervengono:
11.00 - Ing. Lucia Di Lauro *, Protezione Civile Puglia
11.20 - Direzione Comando Vigili del Fuoco Puglia *
11.30 - Dott. Salvatore Valletta, Ordine Regionale dei Geologi della Puglia
12.00 - Dott. Gerardo Biancofiore *, Presidente Ance Puglia
12.15 - Prof. Eugenio di Sciascio *, Rettore del Politecnico di Bari
12.30 - Prof. Giuseppe Mauro Ferro, Accademia dei Georgofili
Dibattito
Conclusioni
On. Michele Emiliano *, Presidente Regione Puglia
* invitati
Adesioni Per motivi logistico-organizzativi si chiede conferma della propria presenza: > ISCRIVITI ONLINE
Mediacom ACN • tel. 348 3149311 | 348 3149313 • e-mail: info@mediacomacn.com

venerdì 16 settembre 2016

Dedicata al grande RAFFAELE CONGEDO la caserma del Corpo Forestale dello Stato di S. Cataldo

Le foto sono del profilo Facebook di Piero Megagli
Dedicata al grande RAFFAELE CONGEDO la caserma del Corpo Forestale dello Stato di S. Cataldo, meritato riconoscimento a colui che tanto si prodigò per la tutela dell'Ambiente nel Salento!!


Raffaele Congedo, stella polare e guida per chi amante del bel Salento ha potuto avvicinarsi, conoscere e apprezzare profondamente le unicità di questa terra grazie ai suoi importantissimi scritti:
Ove fiorisce l’olivo, La vallonea natura e arte, Carta archeologica sottomarina del Salento, Salento scrigno d’acqua.


rassegna stampa 16 settembre 2016


giovedì 15 settembre 2016

Piante di olivo della cultivar CORATINA in agro di Ugento

Piante di olivo della cultivar CORATINA in agro di Ugento che, pur mostrando empiricamente una minore sensibilità rispetto a Cellina e Ogliarola Salentina, evidenziano importanti sintomi di disseccamento ascrivibili a Xylella.





Il prezzemolo (Petroselinum crispum) del Salento leccese



Vi ricordate di quando il prezzemolo (Petroselinum crispum è una pianta biennale, originaria delle zone mediterranee) lo regalava il verduraio? Bei tempi quelli. Venne poi un’epoca in cui il prezzemolo cominciò ad essere venduto, se ne poteva acquistare un bel mazzetto rigoglioso e profumato per poche centinaia di lire. Cento, da quel che ricordo. E adesso? L’altro giorno al mercato un ragazzo mi si è avvicinato col un bel mazzo di prezzemolo in mano e mi ha chiesto “lo compra? Costa un euro” e io, che devo essergli sembrato alquanto strano, l’ho guardato come se avessi visto un fantasma.
Un euro un mazzo di prezzemolo?! Certo mi era già capitato altre volte di acquistarlo e certamente anche in quelle occasioni mi era sembrato un prezzo esorbitante, ma in quell’istante ho avuto una vera e propria rivelazione ed ho capito. Il prezzemolo lo devo coltivare. E sinceramente vi consiglio di fare altrettanto.
Il prezzemolo può essere seminato da Marzo a Ottobre e dà i primi germogli nell’arco di poche settimane, soprattutto se le temperature sono abbastanza elevate. In ogni caso in inverno è meglio coprire le piante con un telo di plastica su cui andranno praticati dei fori, per quanto sia resistente infatti il prezzemolo teme il gelo.
La semina: va effettuata a spaglio, in ragione di 2-3 g di seme ogni metro quadrato. Dopo la semina, si muoverà leggermente il terreno con l'ausilio di un rastrello per interrare leggermente i semi. Le varietà che più vengono utilizzate in Italia sono il prezzemolo comune 1 e 2. Si tratta di varietà dall'altezza contenuta ma dalle foglie molto saporite. Il Gigante d'Italia e di Chioggia sono varietà più produttive ma meno saporite. Infine abbiamo il prezzemolo riccio, molto utilizzato per guarnire i piatti.
Il prezzemolo solitamente viene raccolto in modo scalare dopo 70 giorni, tagliando a pochi centimetri da terra. Il prezzemolo cresce molto velocemente e per questa ragione si possono effettuare più tagli nell'arco dell'anno.
La pianta va innaffiata frequentemente, ma va posta molta attenzione nell’evitare i ristagni idrici, che possono danneggiarla. Per lo stesso motivo, il terreno va mantenuto libero da erbacce. Per far si che la pianta si mantenga più a lungo vanno inoltre eliminati gli steli fioriti non appena faranno la loro comparsa, in genere al secondo anno di vita della pianta.
Infine, quando arriverà il momento di raccogliere le foglie per l’utilizzo queste vanno tagliate con delle forbici quasi vicino alla base. Vi consigliamo di congelare, piuttosto che seccare, quelle che non utilizzerete fresche perché mantengano intatto l’aroma.
Avversità
Il prezzemolo può essere attaccato da diversi insetti tra i quali ricordiamo i più dannosi: le larve di maggiolino e quelle di oziorrinco, che mangiano le radici fino al colletto. Per eliminare queste larve, è opportuno disinfettare il terreno prima del trapianto oppure trattare con dei prodotti a base di acefale. Temibili per il prezzemolo sono anche gli afidi, che si manifestano quanto la pianta è già adulta, facendo arricciare le foglie con le loro punture.
Tra le malattie crittogamiche la più frequente è la cercospora che si manifesta con delle puntole di colore ambrato. Contro questi miceli è opportuno l'uso di prodotti a base di rame e zolfo.
CARATTERISTICHE SPECIFICHE
Particolarmente ricco di vitamina C, caroteni ed oligoelementi, contiene fra l'altro vitamina B, calcio, fosforo, magnesio, ferro, sodio, potassio, rame, manganese, zolfo, clorofilla, olii essenziali.
NOTA INFORMATIVA SU PROPRIETÀ ED EFFETTI SULLA SALUTE
Remineralizzante, antiscorbutico, regolatore del ciclo mestruale (se ben dosato), depurativo, stimolante, diuretico, stomatico, carminativo ed emmenagoghe. Il suo consumo è consigliabile come coadiuvante in stati anemici, astenici, e reumatici, nei disturbi cardiocircolatori.
NOTE VARIE

Il prezzemolo è il vegetale alimentare più ricco di vitamina C. Con 20 grammi di prezzemolo si forniscono all'organismo i 3/4 di vitamina C necessaria e 4 volte più vitamina A di quanta ne occorre giornalmente.

Rassegna stampa 15 settembre 2016


martedì 13 settembre 2016

DANIELE ERRICO: ORA BISOGNA PROMUOVERE UN RITORNO AL TERRITORIO

ORA BISOGNA PROMUOVERE UN RITORNO AL TERRITORIO
di DANIELE ERRICO
(Agronomo territorialista)
Gazzetta del Mezzogiorno
Martedì 13 settembre 2016
Questo contributo si associa al “richiamo d’attenzioni per il nostro territorio” che i colleghi agronomi hanno voluto portare sulle testate di questo giornale.
Obiettivo di questo contributo è quello di evidenziare le ragioni di una “questione” tanto rinomata, quanto irrisolta, e il ruolo che assume il territorio nella costruzione delle politiche di sviluppo locale. Per raggiungere questo obiettivo l’articolo intende chiarire uno dei problemi contenuti nella questione, e cioè il difficile riconoscimento del territorio nelle azioni di “sviluppo locale”, siano esse politiche o piani; mettendo in evidenza la necessità di superare quella visione semplificata del territorio, che ci porta a pensarlo come un insieme materiale di cose senza attori e quindi come mero supporto sul quale proiettare le nostre politiche (spesso decise altrove) o le nostre attività.
Per entrare però nel merito della questione, dal momento che al “consumo” si potrebbe contrapporre la “produzione di suolo” o la sua rigenerazione, si direbbe che la questione esiste più nella possibilità che nella realtà, ovvero la sua attualità coincide con una serie vaga di discorsi possibili, piuttosto che con una serie definita di discorsi già attuati. Non mancano, infatti, in Puglia, leggi (L.R. 20/2001), indirizzi e criteri (DRAG, 2007) o piani (PPTR, 2015) che dialogano con la possibilità di essere finalmente attuati. Ma quella possibilità non ha a che fare solo con norme, piani e indirizzi, ma anche e soprattutto con una particolare forma di consapevolezza o “coscienza di luogo”; e se il paradosso della questione è implicito nei termini del discorso, le ragioni possono essere facilmente rintracciate nelle “credenze” o ‘visioni’ che negli ultimi 30-40 hanno informato il nostro modo di “costruire” il territorio: credenze che trovano nel modello di “sviluppo economico” vigente la loro principale ragione d’essere.
Si tratta di credenze che, poggiando le loro basi sui modelli descrittivi del mondo in nostro possesso, hanno permesso di ridurre la conoscenza del territorio alla descrizione della sua rappresentazione cartografica: fino al punto di credere che una “mappa ” sia la copia del territorio rappresentato, senza accorgerci invece che è vero soprattutto il contrario: e cioè che il territorio ha assunto la forma di una mappa (Farinelli F., 2003), finendo così per diventare, per la nostra cultura, l’oggetto passivo delle nostre attività. E se, fino ad oggi, è stato possibile “territorializzare” il mondo, senza preoccuparci di fare i conti con la terra così come essa è veramente, con l’avvento della globalizzazione, che letteralmente ci dice che non possiamo più ridurre su un piano la sfera terrestre, il nostro rapporto con la realtà non può più confidare sulla mediazione cartografica di una mappa: d’ora in poi “Il centro del mondo è al tempo stesso in ogni luogo, ma quando uno si trova momentaneamente in un certo punto, allora è soltanto lì (Noteboom C., 2011). Questo aspetto ci dice anche che il futuro dei luoghi non risiede più «in una esasperata accelerazione degli scambi, della standardizzazione dei prodotti, della mobilità di merci e persone sul mercato mondiale, ma nella capacità di innovare, produrre e scambiare beni che solo in quel luogo del mondo possono venire alla luce in quanto espressione culturale di una identità di lunga durata che il paesaggio, a ben interpretarlo, racconta» (A. Magnaghi, 2007).
Si capisce bene, quindi, come la questione del consumo di suolo sia in realtà una questione ben più profonda di quanto appare, legata principalmente alla nostra cultura, ai modelli interpretativi della realtà e alle teorie tradizionali dello sviluppo, che hanno considerato e usato il territorio in forme sempre più riduttive e strumentali e che, negli ultimi 30-40 anni, l’hanno ridotto semplicemente a un supporto tecnico di attività e funzioni economiche, sempre più indipendenti dalle relazioni e dai caratteri specifici dei luoghi e dalle qualità ambientali, territoriali, culturali e identitarie, ovvero quei caratteri che derivano dalla sua costruzione storica di lunga durata.
È bene ricordare, infine, che il consumo di suolo è poi direttamente collegato al concetto di dimensionamento dei piani nella pianificazione territoriale e che questo concetto è a sua volta collegato a quello di carriyng capacity o capacità di carico.
Proprio su questo aspetto A. Magnaghi ha utilizzato la metafora della bestia da soma, che non può essere caricata oltre un certo limite superato il quale stramazza, ricordandoci così che Il territorio non è un asino! Forse, solo oggi, cominciamo a intuire che il consumo di suolo, che è avvenuto nei nostri comuni in un’epoca di irresponsabilità, se nel breve periodo ha prodotto una qualche forma di “ricchezza”, questa stessa “ricchezza” oggi è alla base di più profonde forme di povertà, che prendono il nome di degrado della qualità ambientale e paesaggistica, della qualità urbana e territoriale.
Quindi, per correggere l’annosa questione è soprattutto necessario cambiare visioni e modelli, promuovere un “ritorno al territorio” e “produrre” nuove forme di territorialità, perché si tratta soprattutto di capire che solo in questa maniera di “produrre”, la “ricchezza” può tradursi in una forma durevole e autosostenibile. Pertanto, come dice G. Paba, al sentimento morfologico dell’asino occorre forse riaffidarsi alla fine: alla sua capacità di individuare la curva più economica e più pura, collaborando con la terra, in un’adesione intelligente al suolo e alle culture materiali e umane che lo costituiscono.

Di cosa si parla quando parliamo di paesaggio dell’olivo?
Ogni epoca ha il suo paesaggio (... quello che si merita!) e ogni paesaggio sembra essere legato a una particolare visione del ‘mondo’ che esprime le tendenze e le caratteristiche di un popolo.
Inteso come immagine dei luoghi il paesaggio è una forma di conoscenza, il risultato irreversibile di una moltitudine di trasformazioni, ma anche il punto di arrivo di un movimento continuo che ci restituisce sensibilmente le origini stesse del territorio.
Nel Salento, a ben guardare, il paesaggio della campagna olivetata ci permette di leggere i capitoli salienti della nostra storia: il modificarsi dei modi di produzione, delle attività lavorative ed economiche, il modo di costruire e abitare le forme urbane e rurali, i mutamenti sociali e gli stili di vita, dove storia, tradizione e cultura sembrano essere i caratteri di questo paesaggio, che si offre come testo per la comprensione delle specifiche realtà locali, delle loro dinamiche di trasformazione, legate ai 'modi di vita', alla cultura e al mutare delle condizioni delle singole comunità.
L'oliveto storico è un paesaggio che ci parla dei suoi abitanti, alludendo al modo in cui essi si sono identificati nel proprio territorio; ci parla delle relazioni con i luoghi di vita e di lavoro in cui si è formata l’identità individuale e collettiva, ovvero il senso di appartenenza, la coscienza sociale e le diversità locali, che si sono impresse in questo paesaggio come caratteri che esprimono la peculiarità delle forme .
È questo un paesaggio che ci informa del rapporto concitato e dialettico che l’uomo ha instaurato con l’ambiente, dove colpisce soprattutto il legame che il contadino ha stretto con la terra e le colture tradizionali, un rapporto di coesistenza che ha trovato da sempre nella pianta d’ulivo un referente privilegiato.
Per questi motivi possiamo affermare che se ogni paesaggio, come sostiene Martin Schwind, è un’opera d’arte creata da un intero popolo, come emanazione della sua cultura e impronta del suo agire nel tempo, la “campagna olivetata” del Salento è un “tipo” di paesaggio che restituisce il senso di un’“opera d’arte collettiva” per questo territorio.
Un paesaggio non solo dove l'uomo sembra ribadire l'unità estetica di tutte le cose, ma anche e soprattutto un paesaggio etico, poiché ha a che fare con l’ambiente di vita delle popolazioni e che, per questo, implica l’assunzione di responsabilità rispetto alle potenziali trasformazioni, al modo di ‘abitarlo’ e preservarlo nel tempo.
La campagna olivetata, guardando alle sue peculiarità o specificità locali, non è solo il prodotto di un accordo dialettico tra cultura e natura, dove le singole componenti, materiali e immateriali, restituiscono nel complesso l’immagine univoca di un paesaggio che in ogni caso contiene più di ciò che l’occhio oggi vede; ma è anche, attraverso quell’accordo, un continuo adattamento di regole e saperi alle “invarianti climatiche”, dove l’aridità o la “siccità estiva”, pervadendo profondamente i luoghi, hanno messo a dura prova le capacità dei contadini e le loro speranze sui raccolti.
La “campagna olivetata”, restituendo la storia di un continuo mutamento, che svela gli accadimenti passati impressi in modo indelebile nell’immagine attuale del paesaggio, costituisce quindi l’”esperienza paesaggistica” di un’evoluzione culturale che ha prodotto una particolare configurazione morfotipologica del territorio salentino.
Parlare di paesaggio dell’olivo significa, quindi, parlare di una “struttura di lunga durata” che si mostra come esito di specifici atti di ‘territorializzazione’: una struttura forte che caratterizza le permanenze da un’epoca all’altra e che, una volta “sedimentate”, svelano quell’identità territoriale che tutti noi possiamo identificare nei segni di questo paesaggio storico.
Oggi, alla luce di quanto sta accadendo, ciò che il paesaggio della <> ci chiede è un <> come struttura profonda del nostro territorio: un <> che, nella responsabilità di un’etica pubblica, deve tradurre il senso e il valore di questo paesaggio storico: un riconoscimento che comporta soprattutto la necessità di ripensare e correggere quei paradigmi che stanno determinando un progressivo e diffuso declino dei paesaggi culturali.
Un aspetto fondamentale del problema, dunque, non è solo quello di capire <>, ma anche di comprendere come mai oggi la cultura e le forme dell’immaginario, non ci permettono più di considerare i paesaggi agrari tradizionali come un sistema evolutivo di relazioni complesse che esprimono valori.
Eppure, una cosa è certa, ovunque si guardi nel Salento, l’olivo è la pianta che nei diversi paesaggi locali restituisce i caratteri di un giardino mediterraneo di altri tempi.

domenica 11 settembre 2016

Sorbo del Salento

Le foto sono di Sebastiano VANADIA https://www.facebook.com/vanadia.sebastiano


Sorbus domestica L.
Sp. Pl.: 477 (1753)

Sinonimi: Pyrus domestica Ehrh., Pyrus sorbus Gaertn.
Riferimento in "Flora d'Italia", S.Pignatti, 1982: 
Sorbus domestica L. - Vol. 1 pg. 606
Riferimento in "Flora Alpina", D.Aeschimann & al., 2004 
Sorbus domestica L. - Vol. 1 pg. 796

lunedì 5 settembre 2016

Paolo De Castro su Xylella

Xylella: le condizioni per ripartire con i nuovi ulivi
PAOLO DE CASTRO·LUNEDÌ 5 SETTEMBRE 2016
Dopo la sentenza del giugno scorso con cui la Corte di Giustizia Europea ha giudicato proporzionate e giustificate le decisioni approvate da Bruxelles, l’Italia è stata nuovamente invitata a procedere – con una nuova lettera di messa in mora – all’applicazione delle misure UE per limitare il propagarsi del batterio xylella fastidiosa.
La Commissione europea applica i regolamenti che i paesi dell'UE si sono dati e nel caso della xylella fastidiosa è stata chiamata ad agire dopo due anni dalla notifica dell'Italia della presenza del batterio da quarantena nel territorio del Salento da altri Stati, in particolare del bacino del mediterraneo - Francia, Grecia, Slovenia – che hanno manifestato il loro timore per la possibile diffusione del patogeno sulle colture tipiche dell'area. L'intervento dell'UE è servito a ridurre ad arginare le reazioni scomposte da parte di altri paesi europei che avevano già deciso blocchi di importazioni di materiale vegetale da tutto il territorio italiano.
I motivi dei ritardi nell’attuazione delle misure di contenimento del patogeno sono ormai noti a tutti, ciò che invece ancora rimane ignoto è come possano essi fondarsi su teorie complottiste e mere supposizioni piuttosto che sulle capacità tecniche ed i pareri scientifici. Totalmente ignorato, ad esempio, sembra essere il parere dell’Efsa del 2015, pochi mesi fa nuovamente riconfermato, con il quale l’autorità europea per la sicurezza alimentare ha stabilito che il ceppo pugliese di Xylella è responsabile della malattia che sta distruggendo gli olivi nell’Italia meridionale, confermando la assoluta necessità di attuare ogni misura idonea a contrastare la diffusione del batterio. L'evoluzione delle decisioni europee sul caso, inoltre, con il recepimento da parte di Bruxelles di una nuova mappa della diffusione del patogeno, ha visto ridursi considerevolmente l'impatto delle misure di eradicazione sul territorio.
 Finalmente nel mese di agosto la Giunta Regionale pugliese ha approvato un disegno di Legge che inquadra in un'unica cornice le iniziative necessarie per gestire l'infezione e per la salvaguardia degli ulivi pugliesi, prevedendo l'istituzione di un'Agenzia regionale antixylella e per le innovazioni in agricoltura (ARXIA). 
Prima della pausa estiva del Parlamento europeo, insieme al collega eurodeputato Raffaele Fitto, abbiamo presentato a Bruxelles un’interrogazione alla Commissione Europea nella quale, basandoci sui primi positivi risultati della ricerca finalizzata ad individuare varietà di olivi resistenti al batterio, abbiamo chiesto l’abolizione dell’articolo 5 della decisione di esecuzione (UE) 2015/789 della Commissione, relativa alle misure per impedire l'introduzione e la diffusione nell'Unione della Xylella fastidiosa. L'articolo di cui chiediamo l'abrogazione vieta l'impianto di piante potenzialmente ospiti del batterio nelle zone in cui esso è considerato endemico, vale a dire la provincia di Lecce e parte delle province di Brindisi e Taranto. Poter ripiantare, creerebbe le condizioni per un rilancio dell'attività imprenditoriale degli olivicoltori anche nella zona in cui il batterio è endemico. Il divieto di impianto di specie sensibili ad un organismo da quarantena si giustifica infatti solamente in presenza di focolai di cui è possibile l'eradicazione; al contrario, nelle aree menzionate il patogeno è diffuso endemicamente su ampie superfici e su molti ospiti: l'impianto di specie vegetali potenzialmente ospiti risulterebbe quindi ininfluente sia in merito al potenziale aumento delle fonti di inoculo, sia rispetto alla possibilità di un'ulteriore diffusione della malattia. 
La risposta del Commissario competente Vytenis Andriukaitis si è articolata in due punti fondamentali: il primo è che lo Stato membro può già autorizzare il reimpianto a fini scientifici nell'area infetta ad una distanza di 20 km dalla zona cuscinetto e il secondo è che la Commissione ha richiesto all'EFSA di aggiornare la lista delle piante resistenti e si è impegnata a prendere in considerazione l'apertura al reimpianto per queste varietà. Un segnale importante per gli olivicoltori salentini. 


Articolo pubblicato su L’Unità del 3 settembre 2016.