Le giare in cui sono state trovate le tracce di vino. | LA FOTO E' DI DAVIDE TANASI |
In una grotta della Sicilia le tracce di consumo e
produzione risalenti a quattro millenni prima di Cristo: sono tra le più
antiche al mondo, e l'arte è nota da prima dell'arrivo dei Greci.
Una delle eccellenze dello Stivale è ancora più scolpita
nella nostra storia di quanto credessimo: residui di vino risalenti a 6000 anni
fa sono stati scoperti in recipienti di terracotta in una grotta sul Monte
Kronio, vicino al porto di Sciacca (Sicilia sudoccidentale).
Il ritrovamento delle Università della Florida meridionale e
di quella di Catania, illustrato sul Microchemical Journal, è reso ancora più
importante dal fatto che le scoperte precedenti includevano per lo più da resti
di viti ma non di vino fermentato; testimoniavano dunque un'attività di
viticoltura ma non, direttamente, di produzione del vino.
Non solo si tratta della più antica testimonianza
preistorica della produzione di vino in Italia; potrebbe essere tra una delle
prime al mondo. Benché alcuni studiosi sostengano che la vinificazione sia
iniziata 10 mila anni fa, finora le tracce più remote di vino sono venute alla
luce in Armenia (vicino al villaggio di Areni, nel 2011), e sono più o meno
contemporanee a quelle siciliane.
In quel caso però c'è il sospetto che la malvidina
ritrovata, cioè un pigmento naturale responsabile del colore rosso del vino,
possa derivare non dall'uva ma dal melograno, un frutto molto comune in
Armenia, ma assente in Sicilia 6000 anni fa.
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