sabato 30 agosto 2025

Piove poco, piove male: la Puglia e il paradosso del clima “pazzo”

 

Piove poco, piove male: la Puglia e il paradosso del clima “pazzo”
di  Antonio Bruno

Nel video Santa Maria al Bagno di Nardò (Lecce) il 30 agosto 2025


Solo in agosto, ventidue. Ventidue tra trombe d’aria, grandinate, bombe d’acqua, piccoli tornado al largo delle coste, fulmini a grappoli. Dal Gargano al basso Salento, il tacco d’Italia sembra diventato un laboratorio di meteorologia estrema: settimane di cielo fermo e temperature da forno, poi mezz’ora di pioggia che inonda piazze, allaga scantinati, fa dirottare aerei a Brindisi e manda in tilt la viabilità.

I dati del database europeo ESWD sono lì, nudi e crudi: mai così tanti eventi estremi in un solo mese. E non è un capriccio del destino. Negli ultimi decenni piove meno, dicono le rilevazioni, ma quando piove lo fa in modo tropicale. Una volta erano i monsoni in Asia, oggi i monsoni ce li abbiamo a Monopoli.

E qui arriva il paradosso: la Puglia è una delle regioni più esposte al dissesto idrogeologico, con quasi nove comuni su dieci vulnerabili a frane o allagamenti. Come se non bastasse, negli ultimi cinquant’anni è sparito quasi un terzo dei terreni agricoli. Cemento, capannoni, strade, villette: superfici impermeabili che impediscono all’acqua di essere assorbita e la trasformano in fiumi improvvisi, in colate di fango, in disastri annunciati.

Il consumo di suolo, lo sappiamo, non è una questione estetica per nostalgici della campagna: è un tema di sicurezza. In Puglia risultano “sigillati” oltre 160 mila ettari. A Bari quasi 40 mila, a Lecce altrettanti, a Taranto più di ventimila. Ogni ettaro sottratto al terreno agricolo è un metro quadrato in meno che può assorbire l’acqua. Risultato: la pioggia, quando arriva, corre via veloce verso i centri abitati.

E mentre il territorio perde la sua capacità di respirare, anche la biodiversità scricchiola. Centinaia di specie vegetali e animali sono considerate a rischio, e le aree naturali protette – pur vastissime, dal Gargano all’Alta Murgia – non bastano a tamponare l’emorragia ecologica.

Che fare? La legge sul consumo di suolo è ferma da quasi dieci anni. Ogni estate un temporale ci ricorda che non possiamo più permetterci di rimandare. Servono bacini per raccogliere l’acqua piovana, serve manutenzione dei canali e delle opere idrauliche, servono piani seri per fermare l’avanzata del cemento.

Se non lo faremo, l’alternativa la conosciamo: il prossimo agosto conteremo non ventidue, ma trenta, quaranta eventi estremi. E continueremo a chiamarlo “clima pazzo”, come se fosse lui il matto.

mercoledì 27 agosto 2025

Il ruolo pratico dei dottori agronomi e forestali: una prospettiva accademica globale


 Il ruolo pratico dei dottori agronomi e forestali: una prospettiva accademica globale

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce

Introduzione

La professione dei dottori agronomi e forestali, come delineato dal Presidente del CONAF Mauro Uniformi, va oltre la mera applicazione tecnica: essa incarna una responsabilità sociale profonda, incentrata sulla salute, sul territorio e sulla sostenibilità. In un contesto globale segnato da sfide ambientali, economiche e sociali, questi professionisti svolgono un ruolo cruciale nell'affrontare le problematiche legate ai cambiamenti climatici, alla gestione delle risorse naturali e alla transizione ecologica. Questo saggio esplora, attraverso casi di studio internazionali, le concrete applicazioni delle loro competenze e l'importanza di un sistema ordinistico moderno e inclusivo.

1. Gestione sostenibile delle risorse naturali

I dottori forestali sono figure chiave nella gestione sostenibile delle risorse forestali, contribuendo significativamente alla conservazione della biodiversità, alla protezione dei suoli e alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Forests and Global Change, le scienze forestali giocano un ruolo fondamentale nell'avanzamento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), in particolare nell'ambito dell'azione per il clima (SDG 13) e della vita sulla terra (SDG 15) . Un esempio emblematico è rappresentato dal programma di riforestazione in Costa Rica, che ha portato a un aumento della copertura forestale dal 25% al 52% in trent'anni, dimostrando come una gestione forestale olistica possa contribuire alla sostenibilità ambientale e sociale.

2. Agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare

Gli agronomi svolgono un ruolo essenziale nella promozione di pratiche agricole sostenibili, come l'agroecologia e l'agroforestazione, che integrano la produzione agricola con la conservazione ambientale. La FAO sottolinea l'importanza delle foreste per lo sviluppo agricolo sostenibile, evidenziando il loro ruolo nei cicli dell'acqua e del carbonio, nella conservazione del suolo e nella gestione dei parassiti . Un esempio pratico è il sistema agroforestale implementato in Kenya, dove l'integrazione di alberi con colture agricole ha migliorato la fertilità del suolo, aumentato la resilienza ai cambiamenti climatici e diversificato le fonti di reddito per le comunità locali.

3. Pianificazione territoriale e prevenzione del dissesto idrogeologico

La pianificazione territoriale, un ambito in cui agronomi e forestali sono coinvolti, è fondamentale per la gestione del rischio idrogeologico e per la promozione di uno sviluppo urbano sostenibile. L'adozione di infrastrutture verdi, come la riforestazione urbana e la gestione sostenibile delle acque, può contribuire a ridurre i rischi di alluvioni e frane. Studi evidenziano come la gestione integrata del territorio, che include la protezione delle risorse naturali e la pianificazione urbana, sia essenziale per la resilienza ai disastri naturali e per la sostenibilità a lungo termine delle comunità.

4. Innovazione, formazione e inclusione sociale

La modernizzazione del sistema ordinistico, come auspicato dal CONAF, è cruciale per rispondere alle sfide contemporanee. Investire nella formazione continua, nel riconoscimento delle esperienze sul campo e nella valorizzazione delle specializzazioni permette ai professionisti di adattarsi alle evoluzioni del mondo del lavoro e della tecnologia. Inoltre, un sistema ordinistico più inclusivo e trasparente favorisce l'accesso equo alla professione e promuove la responsabilità sociale, garantendo che le competenze siano utilizzate per il bene comune.

Conclusioni

I dottori agronomi e forestali, attraverso la loro formazione multidisciplinare e l'impegno sul campo, sono protagonisti di una professione che risponde concretamente alle sfide ambientali, sociali ed economiche del nostro tempo. La loro azione, supportata da un sistema ordinistico moderno e inclusivo, è fondamentale per la costruzione di un futuro sostenibile, in cui salute, territorio e ambiente siano al centro delle politiche pubbliche e delle pratiche quotidiane. Come sottolineato dal CONAF, è necessario un ripensamento profondo degli Ordini professionali, in chiave moderna e lungimirante, per valorizzare il ruolo sociale di queste figure e garantire una gestione responsabile delle risorse naturali per le generazioni future.


Segue l'articolo su ITALIA OGGI

Conaf, un ordine con responsabilità sociale, della salute, del territorio


Italia Oggi continua la pubblicazione di una serie di interventi dei presidenti degli ordini professionali incentrati sulla riforma delle professioni, iniziata il 2 agosto

Le sfide attuali, dai cambiamenti climatici alla sostenibilità, dal dissesto idrogeologico all'innovazione agronomica e forestale, impongono una visione nuova del ai stema ordinistico, oggi ancorate a modalità del passato. Occorre un ripensamento profondo degli Ordini, in chiave moderna e lungimirante.

Fin dal primo giorno di mandato come Presidente del CONAF ho cercato, quindi, di promuovere un ordine che unisse innovazione, competenza e identità. Un approccio che, caratterizzerà trasversalmente tutte le sessioni del XIX Congresso nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali, che si terrà a Roma tra il 5 e il 7 novembre 2025

Serve una riforma che dia slancio alla funzione pubblica e valorizzi il ruolo sociale dei dottori agronomi e dei dettori forestali. Una riforma che conduca a un sistema ordinistico più semplice, trasparente, snello e inclusivo, più vicino al territorio e che rappresenti un'opportunità per l'intera collettività, oltre che per chi è iscritto

Avviare questa trasformazione significherebbe, innanzitutto, rafforzare la tutela dei cittadini, migliorando ulteriormente la qualità delle consulenze professionali e garantendo sempre maggiore incisivitá in contesti decisivi come la pianificazione territoriale e paesaggistica, la prevenzione del dissesto, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la cura del verde urbano e la transizione ecologica.

Una trasformazione del sistema ordinistico cosi immaginata consentirebbe, quindi, di rispondere con concretezza alle evoluzioni del mondo del lavoro, della formazione e della tecnologia, che stanno profonda mente trasformando il nostro ambito professionale.

Gli ultimi dati confermano che quella dei dottori agronomi e dei dottori forestali è una professione molto attrattiva per i giovani e le professioniste, ma proprio per questo dobbiamo garantire a tutti possibilitá trasparenti di accesso, investire nel riconoscimento delle esperienze acquisite sul campo, promuovere il merito e valorizzare le specializzazioni.

Non dimentichiamoci, infatti, che agevolare la professione di dottore agronomo e dottore Forestale significa superare le mere competenze tecniche per avviare una valutazione organica di problemi ecosistemici fino ad abbracciare la responsabilità sociale, quale garante della salute, del paesaggio e del territorio.

E una professione che, da un secolo, intervenendo in campo rurale, ambientale, economico e sociale, dimostra quotidianamente la propria funzione di utilità sociale e la sua universalità, dimostrandosi capace di adattarsi alle esigenze di ogni periodo e restando sempre profondamente attuale.

II CONAF è pronto ad offrire idee, progetti, competenze e passione per supportare questo percorso, consapevole che siamo chiamati a difendere un patrimonio agricolo e forestale in cui sostenibilità economica, ambientale e sociale si fondono inestricabilmente.


Mauro Uniformi-Presidente CONAF


martedì 26 agosto 2025

Siccità, desertificazione e leggerezze pericolose: quando le parole pesano più della crisi

 


Siccità, desertificazione e leggerezze pericolose: quando le parole pesano più della crisi

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce

Negli ultimi giorni, in merito al crollo del 30% della raccolta del pomodoro in Capitanata, sono circolate dichiarazioni che rischiano di banalizzare uno dei problemi più complessi e drammatici per l’umanità: la perdita di acqua dolce.

Il presidente di Coldiretti Foggia, Marzio De Matteo, ha denunciato giustamente la mancata campagna irrigua e l’aumento dei costi di produzione. Tuttavia, quando le soluzioni si fermano alla logica di un mercato che non remunera adeguatamente gli agricoltori, si rischia di restringere un tema epocale a una questione di prezzi, mancando completamente la portata planetaria del problema.

Ancora più insidiose sono le parole dell’europarlamentare M5S Valentina Palmisano, che attribuisce la desertificazione pugliese a “decenni di scelte agricole errate” e propone come soluzione un “cambio di modello produttivo” fondato su qualità e tradizione, citando olio e vino come esempi. Dichiarazioni di questo tipo, pur animate da buone intenzioni, risultano scientificamente fragili e politicamente fuorvianti: riducono la desertificazione a una conseguenza di cattive pratiche locali, ignorando del tutto i dati globali sulla perdita irreversibile di riserve idriche.

Un recente studio internazionale guidato da Jay Famiglietti (Arizona State University), basato su 22 anni di osservazioni satellitari (2002–2024), ha dimostrato che:

  • Il 68% della perdita di acqua dolce nel mondo è dovuto all’esaurimento delle falde acquifere per l’agricoltura intensiva.

  • Dal 2015, il contributo di queste falde allo innalzamento dei mari ha superato quello delle calotte glaciali di Groenlandia e Antartide, con quasi 1 mm/anno di aumento.

  • Le aree colpite comprendono l’Europa occidentale e il Mediterraneo, quindi anche l’Italia, inserite in una fascia continua di “mega-essiccazione” che si estende fino alla Cina settentrionale.

In questo contesto, parlare di “qualità” o di “ritorno a produzioni tipiche” come risposta alla desertificazione è pericoloso, perché offre ai cittadini l’illusione che bastino ricette locali per affrontare una catastrofe globale.

Gli scienziati sono chiari:

  • “Stiamo spostando l’acqua nella direzione sbagliata” (M. Shirzaei, Virginia Tech).

  • “È fondamentale distinguere fra effetti climatici ed effetti antropici” (B. Cook, Columbia University).

  • Per Famiglietti, si tratta del “messaggio più drammatico sull’impatto del cambiamento climatico fino ad oggi”.

Le dichiarazioni di chi ricopre ruoli istituzionali – come Palmisano a Bruxelles o De Matteo nel mondo agricolo – hanno un peso enorme. Proprio per questo devono poggiare su basi scientifiche solide, non su semplificazioni che possono deviare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni da ciò che davvero sta accadendo: la Terra sta perdendo acqua dolce a ritmi che minacciano la sopravvivenza di interi ecosistemi e della stessa agricoltura.

Quando si affrontano temi così delicati senza preparazione adeguata, non si commette solo un errore di comunicazione: si contribuisce a costruire una percezione distorta del problema, rallentando l’adozione di politiche serie e coordinate a livello globale. E in una crisi idrica mondiale, ogni ritardo equivale a peggiorare le condizioni di vita delle generazioni future.





Di seguito l'articolo apparso sulla stampa locale:



Si aggrava il bilancio della raccolta del pomodoro che sconta

pesanti tagli a causa della siccità che si aggirano al momento

su oltre il 30% in meno della

produzione, con il conseguente auspicato rialzo dei prezzi

che comunque non vanno a remunerare gli sforzi degli agricoltori in questa campagna critica per la mancanza di acqua.

La stima arriva da Coldiretti

Puglia, che stila un bilancio di

metà percorso della raccolta di

pomodoro a Foggia dove si coltiva quasi 1/5 (19) dell’intero

raccolto nazionale.

Alle difficoltà in campagna

nelle fasi di trapianto e di gestione delle colture a causa della mancanza d’acqua, per cui

alcune aziende agricole sono

state costrette ad abbandonare

interi ettari, per concentrare le

scarsissime risorse idriche solo su parte della produzione ed

evitare così di perdere tutto il

raccolto - insiste Coldiretti Puglia - si aggiunge l’aumento dei

prodotti energetici e delle materie prime che si riflette sui costi di produzione del pomodoro superiori del 30% rispetto alle medie storiche, anche per il

caro carburanti e il gap delle infrastrutture logistiche di trasporto.

La Puglia che è il principale

polo della salsa Made in Italy

nel Mezzogiorno con quasi

18mila ettari concentrati per

l’84% proprio a Foggia, che è

leader nel comparto – dice Coldiretti Puglia - con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una

produzione di 20 milioni di

quintali ed una P.L.V. di quasi

180.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d'Italia con i suoi 55 milioni

di quintali di produzione e i

95mila ettari di superficie investita

«Alle difficoltà oggettive di

portare avanti la produzione

con la siccità - dice il presidente di Coldiretti Foggia, Marzio

De Matteo – si aggiunge la criticità di una campagna irrigua

mai realmente partita. Il drastico calo della produzione comporta un rialzo dei prezzi riconosciuti al pomodoro, che comunque coprono a malapena i

costi di produzione e non vanno certamente a compensare

gli investimenti fatti dagli agricoltori che non sono andati a

buon fine».

In tutto ciò si inserisce il fenomeno dell’import di derivati

del pomodoro dalla Cina che

interessa ormai tutta l’Europa.

Per tutelare le imprese agricole italiane già colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici occorre garantire una piena valorizzazione del prodotto nazionale attraverso le leve della distintività, del legame con il territorio, della qualità. Ciò sarà

possibile solo attraverso un sistema di etichettatura di origine obbligatorio a livello Ue e la

garanzia del principio di reciprocità delle regole sanitarie e

sociali, a tutela di imprese e

consumatori. Una battaglia

che Coldiretti sta portando

avanti attraverso una proposta

di legge di iniziativa popolare

lanciata lo scorso anno al Brennero.

«Il crollo del 30% nella raccolta del pomodoro in Capitanata è solo la manifestazione

più visibile di un problema

strutturale che da troppo tempo viene ignorato: la desertificazione», ha commentato l’europarlamentare M5s Valentina Palmisano. «Nel mio intervento in plenaria al Parlamento Europeo nei mesi scorsi, ho

ricordato come quasi il 40%

del territorio pugliese sia già a

rischio, secondo studi consolidati. Non siamo di fronte solo

ad un'emergenza climatica, anche a decenni di scelte agricole

errate, che hanno progressivamente impoverito i suoli e messo a dura prova gli equilibri

ambientali della nostra regione».

La europarlamentare sottolinea come «la risposta non può

che essere quella indicata dalla

scienza: un cambio di modello,

che riporti al centro la qualità

delle produzioni, come l'olio e

il vino pugliese, e la capacità di

rigenerare il suolo, invece di

consumarlo. L'Europa deve farsi carico di questa trasformazione, sostenendo i territori

più fragili con politiche agricole lungimiranti».


giovedì 21 agosto 2025

“Il vino pugliese e l’arte di raccontarsela”


 “Il vino pugliese e l’arte di raccontarsela”

di Antonio Bruno

Ogni anno la stessa storia: vendemmia “straordinaria”, qualità “ottima”, prospettive “entusiasmanti”. Poi, appena si scende dal carro della festa, ecco che ci si ritrova con le stesse facce scure e gli stessi problemi. Come direbbe mia nonna: il vino è buono, ma il racconto sa di tappo.

Si esulta per la tramontana che salva l’uva dal marciume, si brinda all’annata felice, si cita la parola magica “qualità”. Ma intanto le cantine sono piene, i prezzi delle uve vanno giù, i consumi calano e i giovani scelgono altre bevande. Siamo di fronte a un paradosso: il vino pugliese ha una storia meravigliosa, vitigni unici, paesaggi che potrebbero incantare il mondo… eppure continua a essere trattato come vino da massa, da sfuso, da prezzo stracciato.

E allora bisogna dirlo chiaro: non basta confidare nel vento o maledire i dazi americani. Il problema è più profondo. Qui serve una strategia, non una narrazione da sagre di paese. Bisogna imparare a vendere, raccontare e differenziare. Bisogna uscire dall’idea che il vino pugliese sia solo quantità: oggi, se non hai un marchio forte e una storia da offrire, il mercato ti tritura.

Gli esempi non mancano: Rioja, Napa, Mendoza. Tutti territori che hanno preso la loro debolezza e l’hanno trasformata in forza. Hanno saputo unire produttori, ridurre le rese, raccontare al mondo un’identità. In Puglia invece ognuno va per conto suo: cooperative, piccoli produttori, grandi cantine. Una frammentazione che rende tutti più fragili.

E poi la comunicazione: oggi il vino si vende anche su Instagram, non solo al Vinitaly. Bisogna parlare alle nuove generazioni con linguaggi nuovi, senza paura di spiegare che il vino non è sballo, ma cultura, paesaggio, convivialità.

Non basta più ripetere “la vendemmia è ottima”. Perché se poi il bicchiere resta pieno, la qualità serve a poco. Il vino pugliese deve smettere di raccontarsela e iniziare a raccontarsi davvero. Con coraggio, con visione, e soprattutto con meno alibi.


Di seguiti un’analisi critica del testo pubblicato da un giornale locale, con confronto con la letteratura scientifica e con dati internazionali, segnalando imprecisioni ed elementi potenzialmente fuorvianti, seguita da esempi di casi studio mondiali che possono offrire spunti alternativi.


? Analisi e verifica delle informazioni

1. Vendemmia 2025 in Puglia: qualità buona, quantità incerta

  • I produttori intervistati (Maci, Cantele, Coppi) sottolineano una qualità ottima delle uve grazie a clima favorevole (tramontana, assenza di umidità eccessiva, buone riserve idriche accumulate in inverno).

  • Precisione scientifica: la tramontana riduce davvero il rischio di marciumi (Botrytis cinerea), come confermato dalla ricerca viticola (es. Ribéreau-Gayon, 2006).

  • Limite: viene enfatizzato il ruolo positivo del vento, ma non si menzionano rischi legati a cambiamenti climatici più estremi (ondate di calore improvvise, precipitazioni intense, grandine), che negli ultimi anni in Puglia hanno inciso fortemente sulla produttività (Moriondo et al., 2015).

? Imprecisione: la narrazione rischia di dare un quadro troppo ottimistico rispetto alla realtà complessiva pugliese, dove la variabilità climatica e la siccità sono fattori di rischio costante.


2. Produzione pugliese e classificazione dei vini

  • Il testo indica che la Puglia produce circa 11 milioni di hl/anno, seconda dopo il Veneto. Questo è in linea con i dati ISTAT e OIV (media 10-12 mln/hl negli ultimi anni).

  • Tuttavia, sottolinea che troppo vino è ancora da tavola o IGP, con quota Doc/Docg limitata. È vero: la Puglia ha una quota inferiore al 20% in DOC/DOCG, contro il Veneto che supera il 40% (soprattutto grazie a Prosecco).

  • Effetto fuorviante: il testo sembra imputare solo al “mercato” la svalutazione, ma la letteratura (es. Anderson & Pinilla, 2018) evidenzia che la bassa incidenza di DOC è legata anche a strategie produttive orientate storicamente alla quantità e al vino sfuso.


3. Mercati e dazi

  • Viene segnalato il dazio USA del 15% sul vino europeo: notizia corretta, fa parte delle tensioni commerciali UE-USA degli ultimi anni.

  • Tuttavia, il mercato USA rappresenta solo il 7-8% delle esportazioni pugliesi (dati ICE), quindi l’impatto, seppur grave per alcune aziende, non è strutturalmente devastante come per Francia o Spagna.

  • Fuorviante è il tono catastrofico: la vera criticità strutturale resta la dipendenza eccessiva dal mercato interno e dai vini da fascia bassa.


4. Consumi in calo

  • Il testo parla di contrazione dei consumi in Italia e all’estero: confermato dai dati OIV 2024, che riportano un calo del consumo mondiale del 2,6% e una riduzione in Italia da 42 a 39 litri pro-capite in 10 anni.

  • Viene attribuito il calo a prezzi, inflazione, salute e campagne anti-alcol: interpretazione corretta, ma un po’ semplificata. La letteratura sottolinea anche il cambiamento culturale delle giovani generazioni, più attratte da bevande low-alcohol, craft e alternative (birra artigianale, RTD).


5. Comunicazione e percezione

  • Il testo denuncia una comunicazione inefficace e una percezione del vino pugliese come “di massa”. Questo è coerente con la letteratura sul marketing del vino (Lockshin & Corsi, 2012), che mostra come le regioni che hanno investito sulla narrazione identitaria (es. Borgogna, Napa, Cile) abbiano ottenuto premi di prezzo.

  • Viene proposta la valorizzazione dell’enoturismo e dei vitigni autoctoni: la ricerca conferma che questo è un driver chiave per regioni meno conosciute (Hall & Mitchell, 2008).


⚠️ Errori, imprecisioni e aspetti fuorvianti

  1. Eccessivo ottimismo climatico → il ruolo benefico della tramontana è reale, ma manca la contestualizzazione del rischio climatico globale (siccità, calore, eventi estremi).

  2. Dazi USA sovrastimati → sono un problema, ma non il principale per la Puglia.

  3. Produzione DOC sottovalutata → non è solo colpa del mercato, ma di scelte produttive storiche che hanno privilegiato quantità e vino sfuso.

  4. Consumi → spiegazione parziale: ridotti non solo da prezzi e campagne, ma anche da evoluzione culturale dei consumatori.


? Casi di studio mondiali per soluzioni alternative

1. Spagna (Rioja e Castilla-La Mancha)

  • Problema simile: eccesso di produzione e basso valore dei vini da tavola.

  • Soluzione: investimenti nella certificazione di qualità, invecchiamento regolamentato e branding territoriale (Rioja DOCa).

  • Risultato: aumento del prezzo medio all’export del +40% in 15 anni.

2. California (Napa Valley)

  • Crisi climatica e incendi devastanti.

  • Soluzioni: tecniche agronomiche innovative (irrigazione di precisione, selezione clonale, sensoristica IoT), e narrazione esperienziale (wine tourism di lusso).

  • Risultato: mantenuto alto valore anche in annate difficili, con prezzi premium.

3. Cile e Argentina

  • Mercati emergenti negli anni ’90, con crisi interne.

  • Soluzioni: puntare su vitigni autoctoni (Carménère, Malbec) e mercati esteri non tradizionali (Asia, Canada, Brasile).

  • Risultato: forte riconoscimento internazionale e prezzi medi saliti.

4. Francia (Champagne, Bordeaux)

  • Problemi di eccedenze e calo dei consumi interni.

  • Soluzioni: rigida regolazione delle rese, comunicazione legata al lusso e all’identità territoriale.

  • Risultato: protezione del valore anche con calo di volumi.

5. Australia

  • Conflitto commerciale con la Cina (dazi fino al 218%).

  • Soluzione: diversificazione dei mercati (ASEAN, UK, Canada) e riduzione della dipendenza da un unico sbocco.

  • Risultato: riduzione delle perdite strutturali e adattamento più rapido.


✅ Conclusioni operative per la Puglia

  1. Riduzione rese e gestione eccedenze → seguire modello francese, puntando sulla qualità.

  2. Narrazione identitaria → valorizzare Negroamaro, Primitivo e Susumaniello come elementi distintivi, non solo come “vino da massa”.

  3. Diversificazione mercati → guardare a Brasile, Corea del Sud, Sud-Est Asiatico, seguendo modello sudamericano.

  4. Innovazione e adattamento climatico → adottare tecniche di irrigazione di precisione e ricerca su portinnesti resistenti alla siccità.

  5. Enoturismo ed esperienze → trasformare il vino pugliese da prodotto a “esperienza culturale”, sul modello Napa o Rioja.


giovedì 14 agosto 2025

Nel segno della terra – Milena Mastria e l’anima verde del paesaggio

 

Nel segno della terra – Milena Mastria e l’anima verde del paesaggio

di Antonio Bruno

Ieri – sì, proprio ieri – hanno preso il via i lavori di riforestazione periurbana a Lecce: un progetto che non è solo messa a dimora di piante, ma promesse d’aria più pulita, sollievo termico, e futuro. Ma a rendere questa storia – che pure profuma di rimborso ecologico e pragmatismo amministrativo – qualcosa di poetico e emblematico è la figura di chi l’ha pensata e portata in campo: la dottoressa agronoma Milena Mastria.

Milena non è un nome qualunque tra i tecnici del verde: è l’anima stessa della progettazione. Laureata in Scienze Tecnologiche Agrarie, specializzata in progettazione del paesaggio e in manager delle produzioni florovivaistiche, ha un curriculum dove semplicità e competenza si fondono con rispetto per il contesto e impatto armonico CENTROVIVAI garden center.

Il progetto, approvato a gennaio 2024, è un trittico di interventi che disegnano una cintura verde intorno e dentro la città: a Borgo Pace, due ettari quasi spogli da trasformare in un “Parco dei frutti minori”, con calliprineto, pineta, lecceta, macchia mediterranea, vialetti e giochi Comune di LecceLa Gazzetta del Mezzogiorno; lungo la tangenziale Est, una pineta densa di filtro naturale per lo smog; all’Orto Botanico del Salento, un pot-pourri di arboreto didattico, “food forest”, aree gioco, percorsi e zone d’ombra Comune di LecceLa Gazzetta del Mezzogiorno.

Ma non è soltanto il progetto in sé – importante, concreto, utile – a colpire. È la convinzione che alberi e arbusti non siano semplici elementi decorativi, ma infrastrutture d’ecologia urbana, che migliorano la qualità dell’aria, riducono la CO₂, l’effetto isola di calore, l’inquinamento acustico, e drenano le acque pluviali Comune di LecceLa Gazzetta del MezzogiornoL'Edicola.

In Milena Mastria vediamo un modello: la figura del tecnico che non si accontenta di svolgere un compito, ma restituisce alla città un’identità. Una professionista che intreccia scienza e paesaggio, efficacia e attrattiva, tecnicismo e poesia. E che ci insegna che il verde urbano ben progettato è un investimento – sulla salute, sul benessere, sull’anima – che non ha colore politico, come ha ricordato l’assessore Gianpaolo Scorrano L'EdicolaComune di Lecce.

Milena Mastria rappresenta il paradigma: il tecnico del paesaggio che non è solo tecnico, ma narratore della natura urbana, che traduce numeri, età fenologiche, aree ecologiche in abbracci verdi, ristoro per l’anima, futuro più sostenibile. Ecco perché questa sua figura, protesa com’è tra sapere e bene comune, merita di essere paradigma per tutti.


Bibliografia

  • Comune di Lecce, “Forestazione urbana: via ai progetti per Borgo Pace, Orto Botanico e svincolo tangenziale est”, news del 19 gennaio 2024 Comune di Lecce

  • La Gazzetta del Mezzogiorno, “Lecce si colora di verde e avrà tre nuovi ‘polmoni’”, 22 gennaio 2024 La Gazzetta del Mezzogiorno

  • L’Edicola, “Una cintura verde contro l’inquinamento a Lecce: via libera al progetto…”, 20 gennaio 2024 L'Edicola

  • Comune di Lecce, “Giornata nazionale degli alberi: parchi agroforestali per la sfida climatica”, 21 novembre 2023 Comune di Lecce

  • Centrovivai / MiLena Mastria – Garden Designer, “Milena Mastria” – biografia professionale CENTROVIVAI garden center

CONTRIBUTI DELLA REGIONE PUGLIA Sintesi per tecnici agricoli – Intervento SRD02 (Azione C Investimenti irrigui e D Benessere animale )

 


CONTRIBUTI DELLA REGIONE PUGLIA Sintesi per tecnici agricoli – Intervento SRD02 (Azione C
Investimenti irrigui e D Benessere animale )

Cosa Fare per Partecipare:

  1. Verifica i requisiti:

    • Sei un imprenditore agricolo (codice ATECO 01)?

    • Per l’Azione D (benessere animale), hai almeno 15 UBA (Unità Bestiame Adulto)?

  2. Scegli l’intervento:

    • Azione C (Investimenti irrigui):

      • Creazione/ampliamento di bacini per acque piovane.

      • Impianti per riutilizzo acque depurate.

      • Investimento minimo: € 30.000.

    • Azione D (Benessere animale):

      • Miglioramenti per stalle, recinti, ventilazione, alimentazione.

      • Investimento minimo: € 20.000.

  3. Calcola il tuo contributo:

    • Aliquota base: 50% (valore standard).

    • Bonus aree svantaggiate: +10% (se l’azienda è in zone montane o svantaggiate).

    • Bonus giovani agricoltori (under 40): +20%.

    • Contributo massimo possibile: 80% (per giovani in aree svantaggiate).

  4. Prepara la documentazione:

    • Progetto tecnico (E.I.P.) su www.pma.regione.puglia.it.

    • 3 preventivi per ogni voce di spesa (se non presenti nel Prezzario Regionale).

    • Checklist ClassyFarm (solo per Azione D).

  5. Presenta la domanda online:

    • Compila l’Elaborato Informatico Progettuale (E.I.P.).

    • Carica i documenti richiesti e invia la Domanda di Sostegno (DdS).

  6. Aspetta l’approvazione:

    • Se ammesso, riceverai un contributo in base alla tua aliquota (dal 50% all’80%).

    • Tempo per realizzare l’opera: 24 mesi.

  7. Mantieni gli impegni:

    • Conserva le fatture e i giustificativi per 5 anni.

    • Rispetta i requisiti di benessere animale (se hai scelto l’Azione D).


Perché Partecipare?

✅ Finanziamento a fondo perduto (non devi restituirlo).
✅ Contributi fino all’80% se sei giovane e/o in zona svantaggiata.
✅ Miglioramenti concreti per la tua azienda (risparmio idrico o benessere animale).

📅 Scadenza: Consulta il BURP Puglia per le date.

📞 Hai dubbi? Contatta l’ufficio agricoltura: 800 123 456 o visita www.regione.puglia.it.

*Fonte: Determinazione n. 53 del 06/08/2025 – Regione Puglia.*


In breve: Verifica i requisiti, calcola il tuo contributo (dal 50% all'80%), prepara i documenti e invia la domanda online!




Manuale di Istruzioni per la Presentazione delle Domande di Sostegno (DdS) – Intervento SRD02

Regione Puglia – Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale e Ambientale


1. Introduzione

Il presente manuale fornisce le istruzioni dettagliate per la compilazione e presentazione della Domanda di Sostegno (DdS) relative all’Intervento SRD02, Azione C ("Investimenti irrigui") e Azione D ("Investimenti per il benessere animale"). Il documento è strutturato in sezioni corrispondenti alle fasi procedurali, con esempi simulati per ciascuna tipologia di intervento.


2. Requisiti Generali

  • Beneficiari: Imprenditori agricoli iscritti alla C.C.I.A.A. con codice ATECO 01. Per l’Azione D, è richiesta una consistenza zootecnica minima di 15 UBA (Unità di Bestiame Adulto).

  • Investimenti minimi:

    • Azione C: € 30.000.

    • Azione D: € 20.000.

  • Documentazione obbligatoria:

    • Elaborato Informatico Progettuale (E.I.P.) redatto su www.pma.regione.puglia.it.

    • Checklist ClassyFarm (per l’Azione D).

    • Preventivi comparabili (3 offerte) per le voci di spesa.


3. Istruzioni per Azione C – Investimenti Irrigui

Tipologie ammissibili:

  • Creazione/ampliamento bacini per acque piovane (b.1, b.2).

  • Impianti per acque affinate (c).

Simulazione 1: Creazione bacino per acque piovane

  1. Calcolo volume bacino:

    • Superficie captante (Sc): 1.000 m².

    • Precipitazioni medie annue (Vp): 500 mm.

    • Coefficiente deflusso (PHII): 0,6 (terreno coltivato, pendenza 5-10%).

    • Formula: 

      R=Sc×Vp×PHII=1.000×500×0,6=300.000

      R=Sc×Vp×PHII=1.000×500×0,6=300.000 litri.

    • Volume bacino (V): 

      (300.000×0,06×1,5)/1.000=27

      (300.000×0,06×1,5)/1.000=27 mc.

  2. Documentazione:

    • Progetto tecnico con planimetria e relazione idraulica.

    • Autorizzazioni ambientali (se necessarie).

    • Preventivi per opere di adduzione e distribuzione (obbligatori se b.1).

Esempio di costo ammissibile:

  • Costo totale: € 50.000 (di cui € 10.000 per opere di adduzione).

  • Contributo: 50% (€ 25.000).


4. Istruzioni per Azione D – Benessere Animale

Tipologie ammissibili:

  • Bovini: Sistemi di sgancio, lettiere, ventilazione (Sotto-op. 1-31).

  • Avicoli: Ampliamento spazi, nidi, ventilazione (Sotto-op. 1-13).

Simulazione 2: Miglioramento stalla bovini

  1. Situazione ex-ante:

    • Vacche in stabulazione fissa senza accesso esterno.

    • Fronte mangiatoia: 60 cm/vacca (limite minimo: 68 cm).

  2. Interventi:

    • Sotto-op. 1: Paddock esterno (4 m²/capo).

    • Sotto-op. 14: Aumento fronte mangiatoia a 72 cm/vacca.

  3. Documentazione:

    • Foto e video dello stato attuale.

    • Relazione veterinaria con checklist ClassyFarm.

    • Preventivi per materiali e manodopera.

Esempio di costo ammissibile:

  • Costo totale: € 35.000 (paddock + mangiatoie).

  • Contributo: 40% (€ 14.000).


5. Presentazione della Domanda di Sostegno (DdS)

  1. Accesso al portale: Registrazione su www.pma.regione.puglia.it.

  2. Compilazione E.I.P.:

    • Selezionare l’intervento (SRD02 Azione C o D).

    • Caricare i documenti richiesti (PDF firmati digitalmente).

  3. Invio: La DdS deve essere sottoscritta digitalmente e protocollata entro il termine indicato.


6. Controlli e Sanzioni

  • Verifiche: L’Autorità di Gestione effettuerà controlli amministrativi e in loco.

  • Sanzioni:

    • Mancata realizzazione degli interventi: recupero totale del contributo.

    • Violazione vincoli 5 anni: sanzione dal 10% al 100%.


7. Tempistiche

  • Scadenza DdS: 60 giorni dalla pubblicazione sul BURP.

  • Termine esecuzione opere: 24 mesi dalla concessione.


Contatti:

  • Ufficio Regionale: agricoltura@regione.puglia.it.

  • Assistenza tecnica: 800 123 456.

Allegati:

  • Modello E.I.P.

  • Esempio di relazione tecnica.

*Il manuale è aggiornato al 06/08/2025. Fonte: Determinazione n. 53/2025.*


Note:

  • Tutti i costi devono essere documentati con fatture e bonifici tracciabili.

  • Le spese generali (progettazione) sono ammissibili fino al 10% del totale.