Rilanciare la filiera del grano duro nel Salento: un modello integrato per l’autosufficienza, la qualità e la tipicità
Introduzione
Il grano duro rappresenta uno degli elementi cardine dell’agricoltura meridionale, e in particolare pugliese. La provincia di Lecce, storicamente vocata alla cerealicoltura, può giocare un ruolo chiave nella costruzione di una filiera del grano duro di qualità, sostenibile e radicata nel territorio. L’aumento della produzione nazionale previsto per il 2025 (+20% rispetto al 2024) offre una finestra di opportunità per rilanciare un’agricoltura locale oggi spesso frammentata e penalizzata da bassi margini economici. In questo contesto, il Salento può affermarsi non solo come area di produzione, ma anche come marchio identitario di un grano tipico e tracciabile.
1. Contesto e analisi della domanda
Nonostante l’aumento produttivo, l’Italia copre solo circa il 60% del proprio fabbisogno di grano duro. L'industria agroalimentare nazionale – in particolare quella legata alla pasta – continua a dipendere dalle importazioni. In provincia di Lecce, si stima una domanda annua di circa 100.000 tonnellate di grano duro, necessarie a soddisfare le esigenze dei molini, pastifici, panifici e industrie alimentari locali. Tuttavia, la filiera è poco strutturata, spesso dipendente da fornitori esterni e soggetta alla volatilità del mercato globale.
2. Produzione potenziale e superficie necessaria
Sulla base delle rese medie rilevate nel Mezzogiorno – pari a circa 3-3,5 t/ha – per soddisfare la domanda locale di 100.000 tonnellate di grano duro sarebbe necessaria una superficie agricola investita a grano compresa tra 28.500 e 33.300 ettari. Secondo l’Istat, le superfici coltivate a grano duro sono in aumento del 9,5% a livello nazionale nel 2025, segno di un rinnovato interesse verso questa coltura, favorita anche da condizioni climatiche favorevoli nel Sud.
3. Scelta varietale: qualità e identità territoriale
Un elemento strategico per affermare un grano “di provenienza certa e tipica” è la scelta varietale. Tra le varietà più promettenti, spicca il Senatore Cappelli, grano antico di origini pugliesi, molto apprezzato per le sue qualità nutrizionali e organolettiche. Accanto a esso, varietà moderne ad alta resa come Antalis e Shardana possono garantire competitività produttiva e adattabilità al clima locale. Queste varietà si distinguono per la loro stabilità produttiva e per caratteristiche qualitative favorevoli alla trasformazione in pasta o semole.
4. Proposta di modello organizzativo: una filiera corta e sostenibile
Per valorizzare il grano salentino, si propone un modello integrato basato su quattro pilastri:
a. Aggregazione degli agricoltori
La creazione di consorzi o cooperative favorisce la contrattazione collettiva, l’accesso a servizi tecnici e finanziari e l’adozione di buone pratiche agricole condivise. L’aggregazione è fondamentale per raggiungere economie di scala e rafforzare il potere contrattuale degli agricoltori.
b. Contratti di filiera
Accordi tra produttori, trasformatori e distributori assicurano stabilità dei prezzi, programmazione produttiva e tracciabilità. Questo strumento è sostenuto anche da incentivi ministeriali e fondi europei.
c. Marchio territoriale e certificazione
La valorizzazione del grano attraverso un marchio IGP o un disciplinare di qualità (ad es. "Grano Salentino") consente di distinguersi sul mercato e fidelizzare il consumatore. La certificazione di filiera corta e sostenibile può attrarre segmenti di mercato sensibili alla provenienza e alla salubrità degli alimenti.
d. Innovazione agronomica
Tecniche conservative, rotazioni colturali, monitoraggio satellitare e uso selettivo degli input permettono di aumentare le rese e migliorare la sostenibilità ambientale della produzione.
5. Business plan sintetico
Voce | Importo (€) |
---|---|
Costo medio produzione/ha | 1.000 |
Superficie stimata (ha) | 30.000 |
Totale costi produzione | 30.000.000 |
Produzione attesa | 100.000 tonnellate |
Prezzo medio di vendita | 315,50 €/t |
Ricavi attesi | 31.550.000 |
Margine lordo stimato | 1.550.000 |
6. Riflessione finale e prospettive
In un momento in cui il mercato globale del grano duro è caratterizzato da incertezza – con cali produttivi significativi in Canada, Stati Uniti e Messico – l’Italia può giocare la carta della qualità, della tracciabilità e del legame con il territorio. La provincia di Lecce ha le condizioni agronomiche, storiche e culturali per costruire un modello agricolo che superi la logica della commodity e si affermi come area di produzione distintiva nel panorama cerealicolo nazionale.
La sfida è duplice: da un lato garantire la sostenibilità economica della coltivazione del grano per gli agricoltori, dall’altro proporre al consumatore un prodotto riconoscibile, sano e rappresentativo dell’identità salentina.
Bibliografia
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CREA, Durum Days 2025, dati su superfici e rese.
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Fedagripesca Confcooperative, Analisi del mercato del grano duro in Italia, maggio 2025.
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Istat, Superfici coltivate in Italia, 2024.
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Ismea, Prezzi e mercati del grano duro, 2024-2025.
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Coldiretti Lecce, Bilancio della raccolta del grano in Puglia, 2024.
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Gruppo Macro, Grani antichi: quanti e quali sono?
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Edagricole, Le varietà consigliate per la prossima campagna.
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Il Nuovo Agricoltore, Grano duro: varietà più produttive del 2022.