mercoledì 2 aprile 2025

Soluzioni per la crisi idrica della Diga di Occhito: Strategie infrastrutturali e gestionali basate su casi di studio internazionali


 Soluzioni per la crisi idrica della Diga di Occhito: Strategie infrastrutturali e gestionali basate su casi di studio internazionali

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

 

Introduzione

La crisi idrica che colpisce la Diga di Occhito e l’intera provincia di Foggia impone l’adozione di misure straordinarie per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico per usi potabili e agricoli. L’attuale deficit di oltre 76 milioni di metri cubi richiede interventi infrastrutturali mirati, strategie di gestione ottimizzata delle risorse e cooperazione interregionale.

Strategie infrastrutturali

1. Interconnessione idrica tra Molise e Puglia

Un modello di riferimento è la rete idrica spagnola, dove la Spagna ha realizzato il Trasvase Tajo-Segura, un sistema di trasferimento idrico che garantisce l’approvvigionamento in aree con scarsità d’acqua. La realizzazione della condotta di 10 km dal Liscione alla Diga di Occhito risulta essere un’opera di importanza strategica e con un rapporto costo-beneficio altamente positivo.

  • Esempio internazionale: In California, il California Water Project dimostra l’efficacia delle infrastrutture di trasporto dell’acqua tra regioni con diverse disponibilità idriche, garantendo stabilità alle zone più aride.
  • Azione necessaria: Superamento delle dispute politiche tramite la nomina di un Commissario Unico con poteri speciali per accelerare i processi burocratici.

2. Costruzione delle nuove dighe (Palazzo d’Ascoli e Piano dei Limiti)

L’investimento nelle due nuove dighe permetterebbe il recupero di oltre 110 milioni di metri cubi d’acqua, essenziali per evitare crisi future.

  • Esempio internazionale: La Diga delle Tre Gole in Cina ha dimostrato come una grande infrastruttura possa migliorare la sicurezza idrica e prevenire siccità e inondazioni.
  • Azione necessaria: Implementazione di finanziamenti dedicati, accelerazione degli studi ambientali e avvio immediato dei cantieri.

Strategie di gestione delle risorse idriche

5. Adozione di coltivazioni a basso consumo idrico

Un’ulteriore strategia per mitigare la crisi idrica è la promozione di colture resilienti alla siccità, riducendo la domanda di acqua per l’irrigazione.

  • Esempio internazionale: L’adozione del miglio e della quinoa in Africa e Sud America ha permesso agli agricoltori di mantenere la produttività agricola in condizioni di scarsità idrica.
  • Azione necessaria: Incentivare la coltivazione di varietà autoctone resistenti alla siccità, come orzo, sorgo e carrubo, e fornire supporto tecnico per l’adattamento delle tecniche colturali.

3. Ottimizzazione del riuso delle acque reflue

Un aspetto cruciale della gestione sostenibile dell’acqua è il riutilizzo delle acque reflue trattate per l’irrigazione agricola.

  • Esempio internazionale: In Israele, il 90% delle acque reflue viene trattato e riutilizzato per l’agricoltura, riducendo la dipendenza dalle riserve idriche naturali.
  • Azione necessaria: Creazione di impianti di trattamento avanzato e incentivi per il loro utilizzo da parte degli agricoltori.

4. Tecnologie di irrigazione avanzata

L’adozione di sistemi di irrigazione a goccia e di tecnologie di precisione può ridurre il consumo idrico in agricoltura.

  • Esempio internazionale: Il sistema di irrigazione a goccia di Netafim (Israele) ha aumentato la produttività agricola riducendo del 50% il consumo d’acqua.
  • Azione necessaria: Finanziamenti agevolati per la transizione verso tecnologie di irrigazione a basso consumo.

Bibliografia

  • Postel, S. (2014). "Water: Adaptation to Scarcity." Science, 345(6192), 30-35.
  • Gleick, P. H. (2018). "The World's Water: The Biennial Report on Freshwater Resources." Island Press.
  • Hoekstra, A. Y., & Mekonnen, M. M. (2012). "The Water Footprint of Humanity." PNAS, 109(9), 3232-3237.
  • United Nations Water (2023). "Global Water Security Report."

Conclusione

Per affrontare la crisi idrica della Diga di Occhito, è essenziale un approccio integrato che combini nuove infrastrutture, cooperazione politica e innovazioni tecnologiche. L’adozione di strategie già sperimentate con successo in altri contesti internazionali può rappresentare la chiave per garantire la sicurezza idrica della Puglia nei prossimi decenni.

 

"Xylella e Fondi Insufficienti: Il Fallimento del Piano per l'Olivicoltura leccese"


 "Xylella e Fondi Insufficienti: Il Fallimento del Piano per l'Olivicoltura leccese"

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

Osserviamo e riflettiamo punto per punto sull'annuncio dell'arrivo dei 30 milioni di euro per sostenere le imprese agricole pugliesi colpite dalla Xylella, esaminando criticamente l'efficacia e l'equità del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia.

1. Insufficienza dei fondi rispetto al fabbisogno reale Il decreto ministeriale stabilisce che 30 milioni di euro saranno utilizzati per i reimpianti e le riconversioni. Tuttavia, secondo i dati analizzati, il fabbisogno per rigenerare l’intera superficie colpita dalla Xylella nella provincia di Lecce sarebbe pari a circa 560 milioni di euro. Con le risorse attualmente stanziate si possono coprire solo una piccola parte degli interventi necessari, lasciando irrisolta la questione del ripristino dell’olivicoltura su larga scala.

2. Esclusione di gran parte delle aziende agricole Il provvedimento esclude la maggior parte delle aziende olivicole leccesi. Delle 71.060 aziende agricole della provincia di Lecce, solo 9.000 sono iscritte alla Camera di Commercio, mentre le restanti 57.000 non potranno accedere ai fondi. Questo crea una netta discriminazione tra le aziende che possono beneficiare del piano di rigenerazione e quelle che restano escluse, nonostante subiscano le stesse conseguenze della Xylella.

3. Focus su poche varietà resistenti Il decreto prevede il reimpianto di sole quattro cultivar resistenti: Lecciana, Leccio del Corno, Fs17 (Favolosa) e Leccino. Questo approccio limita la diversità genetica e ignora altre possibili soluzioni agronomiche. Inoltre, la selezione delle specie ammesse per le riconversioni (72 specie) non tiene conto della sostenibilità economica e della vocazione territoriale delle colture alternative proposte.

4. Il fallimento dell'approccio di mercato L’applicazione dell’economia di mercato alla rigenerazione olivicola ha dimostrato di non garantire un miglioramento diffuso del benessere della popolazione. Il finanziamento pubblico ha beneficiato solo 9.000 aziende, mentre la maggioranza degli agricoltori, che gestisce oltre 80.000 ettari di oliveto, non ha ricevuto alcun aiuto. Questo squilibrio evidenzia la necessità di un nuovo modello di intervento.

5. Proposta di un Ente pubblico per la gestione della rigenerazione olivicola Per superare le disuguaglianze generate dall’attuale piano, è fondamentale istituire un Ente pubblico che si occupi della rigenerazione dell’olivicoltura salentina. Questo Ente dovrebbe coordinare interventi basati sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), promuovendo un’agricoltura più sostenibile e inclusiva.

6. Necessità di un piano strategico per il biologico La rigenerazione del Salento dovrebbe puntare sulla conversione all’agricoltura biologica, con l’obiettivo di certificare tutta la superficie agricola utilizzata entro il 2030. Ciò permetterebbe di rispondere alle crescenti richieste del mercato e di tutelare l’ambiente, riducendo l’uso della chimica di sintesi.

7. Protezione del paesaggio rurale La conservazione del paesaggio tradizionale salentino (pajare, muretti a secco, masserie) deve essere una priorità per garantire la valorizzazione del territorio. Il piano attuale non prevede misure specifiche per la tutela di questi elementi storici e culturali.

Conclusione Il Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, così come strutturato, è insufficiente e discriminatorio. È necessario un intervento più ampio che includa tutte le aziende agricole colpite e che garantisca un futuro sostenibile per l’agricoltura del Salento, attraverso la promozione dell’agricoltura biologica e la tutela del paesaggio rurale.

Bibliografia

·         LIBERATA NICOLETTI, L'agricoltura salentina fra tradizione e innovazione

·         Fabio POLLICE e CLAUDIO CERRETI, Partecipazione e conflitto per lo sviluppo territoriale

·         Regione Puglia, Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia

·         C. Raffestin, Territorializzazione, deterritorializzazione, riterritorializzazione e informazione, in A. Turco (ed.), Regione e regionalizzazione, Milano, Angeli, 1984

·         Piano nazionale di ripresa e resilienza: http://www.politicheeuropee.gov.it/it/comunicazione/approfondimenti/pnrrapprofondimento/

 

martedì 1 aprile 2025

«Agricoltura, grandinata killer Distrutte patate e verdure»


«Agricoltura, grandinata killer Distrutte patate e verdure»


 Rimarrà negli annali della storia di Martano la grandinatache, lunedì sera, ha colpito il centro grico. «Quello che ha vissuto tutta la cittadinanza è stato un inferno», racconta il sindaco, Fabio Tarantino, davanti ai cumuli di grandine che, resistono ancora a sciogliersi, nonostante siano passate le dieci del giorno dopo. Gravi anche i danni all’agricoltura, come denuncia Coldiretti Puglia.

L’inferno è scoppiato intorno alle ore 19. Fino a quell’ora, erano stati solo tuoni e fulmini, per quanto forti, che accompagnavano la pioggia che cadeva intensa ma rispondeva all’allerta meteo “gialla” diffusa dalla Protezione civile della Regione. Nel giro di venti minuti, però, si è scatenata una tempesta di grandine, con chicchi grossi quanto una pallina di tennis, che ha veramente fatto paura.

«A quell’ora ero in macchina, stavo tornando a casa, ed ho proprio creduto che mi spaccasse il vetro, ho avuto paura», racconta un cittadino del luogo. In pochi minuti l’intero paese è stato coperto da una coltre bianca, tanto da sembrare neve fresca. Un fenomeno che non si ricorda, a memoria d’uomo.

Dopo l’imperversare della grandine, la pioggia, è continuata a cadere fino intorno alle 23. Con cantine allagate e chiamata di Vigili del Fuoco per liberarle.

Nella mattinata di ieri il primo cittadino ha fatto un giro per verificare i danni che ha lasciato dietro di sé quella tempesta di ghiaccio. Molte strade sono state inibite alla circolazione per la presenza della grandine. Per rendere transitabili alcune strade a nord-ovest del paese

(via Teofilo, via Cassoni, via Persia, vicinale Canfore) sono stati necessari gli interventi delle pale meccaniche. Si è salvato solo il rione Costantino, ad est del centro.

Ora si valutano i danni. «Dobbiamo vedere se rientriamo nelle criticità previste fra quelle considerate calamità naturali. Questo - continua Tarantino - per quel che riguarda il perimetro urbano. Immaginiamo siano molto più pesanti i danni nel settore agricolo».

Previsione confermata purtroppo. A denunciare gli effetti nefasti sulle colture agricole dovuti alle bizzarrie del tempo è infatti il presidente di Coldiretti Puglia Umberto Cantele, dell’omonima cantina vinicola. «Grandinata killer in provincia di Lecce, con il 50% delle patate varietà Sieglinde e Annabella andato perso anche per il gelo e l’abbassamento repentino della temperature che stanno compromettendo gravemente piante e prodotti in campo», spiega Coldiretti a seguito delle verifiche in campo sugli effetti della grandinata a Martano, a Salve in località Torre Pali, e dopo le gelate a Gallipoli, con gravi danni sulla produzione di patate, ma anche su rape, cicorie, finocchi, insalata, zucchine, fave, piselli e cavolfiori.

Sono pesanti i danni sui campi di patate, con le piante irrimediabilmente bruciate dalla grandine, con il rischio che vada persa anche la produzione più tardiva, ma si registrano anche effetti gravi sui carciofi. «Disastrosi gli effetti sui campi del clima pazzo – continua il presidente Cantele – che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante».

Report Scientifico sulla Siccità in Provincia di Lecce


 Report Scientifico sulla Siccità in Provincia di Lecce 
Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

1. Introduzione La siccità rappresenta una delle principali minacce ambientali legate ai cambiamenti climatici. In particolare, la provincia di Lecce ha subito un drammatico incremento delle aree colpite dalla siccità, come evidenziato dai dati Eurostat e Copernicus. Questo report analizza le cause, gli impatti e le possibili soluzioni per affrontare il problema, facendo riferimento a casi di studio globali.

2. Analisi dei Dati sulla Siccità in Provincia di Lecce Secondo il report Eurostat, il 2022 è stato un anno record negativo per la siccità in Puglia. Nel Salento, il 19,3% delle terre era classificato come arido, rispetto a una media del 3,3% nel periodo 2000-2022. Questo rappresenta un aumento del 600%. Anche altre province pugliesi, come Bari e Taranto, hanno mostrato trend simili. La siccità in Puglia si inserisce in un quadro più ampio che interessa tutta l'Europa, con Belgio, Germania, Francia, Croazia e altri paesi gravemente colpiti.

3. Cause della Siccità Le principali cause della siccità nella provincia di Lecce includono:

  • Cambiamenti climatici: aumento delle temperature medie e variazioni nei pattern delle precipitazioni.

  • Sfruttamento delle risorse idriche: consumo eccessivo di acqua per uso agricolo e turistico.

  • Desertificazione e degrado del suolo: la riduzione della vegetazione porta a una minore capacità di trattenere l'umidità.

  • Aumento dell'evaporazione: temperature più alte accelerano la perdita d'acqua dai bacini idrici.

4. Impatti della Siccità Gli effetti della siccità nel Salento includono:

  • Riduzione della disponibilità di acqua potabile.

  • Danni all'agricoltura: calo della produzione di olio d'oliva, vino e ortaggi.

  • Perdita di biodiversità: stress idrico su flora e fauna locali.

  • Rischi per la salute umana: aumento della proliferazione di alghe tossiche e batteri nocivi.

5. Soluzioni e Strategie di Mitigazione A livello globale, diverse strategie sono state adottate per contrastare la siccità:

  • Uso efficiente delle risorse idriche: in Israele, il riutilizzo delle acque reflue trattate ha consentito di ridurre il consumo di acqua potabile per l'irrigazione.

  • Desalinizzazione: come in Arabia Saudita, la desalinizzazione dell'acqua di mare potrebbe rappresentare una soluzione per la Puglia.

  • Tecniche di agricoltura sostenibile: in Spagna, l'uso di colture resistenti alla siccità e l'irrigazione a goccia hanno migliorato la gestione dell'acqua.

  • Rimboschimento e conservazione del suolo: in Cina, il progetto "Great Green Wall" ha ridotto la desertificazione attraverso la piantumazione di alberi resistenti alla siccità.

6. Conclusioni e Raccomandazioni Per affrontare la siccità in provincia di Lecce, è fondamentale adottare un approccio integrato che includa misure di mitigazione e adattamento. Le strategie suggerite includono il miglioramento della gestione delle risorse idriche, l'incremento del riutilizzo delle acque reflue, l'adozione di pratiche agricole sostenibili e la promozione di campagne di sensibilizzazione.

7. Bibliografia

  • Agenzia Europea dell'Ambiente (AEA). (2022). Report sulla siccità in Europa.

  • Copernicus Emergency Management Service. (2022). Dati satellitari sulla siccità.

  • Il Sole 24 Ore. (2022). Analisi dei dati sulla siccità in Italia.

  • United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD). (2021). Global Drought Assessment.

  • World Bank. (2021). Water Scarcity and Climate Change Adaptation.