Intervista
al Dottore Agronomo Antonio Bruno su vite e vino nel giorno di San Martino
Intervistatore: Buongiorno Dottor Bruno, oggi è
l’11 novembre, il giorno di San Martino, tradizionalmente il momento in cui il
mosto diventa vino. Possiamo dire che questo giorno ha ancora lo stesso
significato, oppure i cambiamenti climatici hanno alterato anche questa tradizione?
Antonio
Bruno: Buongiorno
e grazie per questa domanda, molto attuale. In effetti, le modifiche climatiche
stanno rivoluzionando i tempi della natura, e questo non risparmia neanche il
vino. Sulla stampa di oggi ho letto che Giuseppe Pizzolante, un enologo della
provincia di Lecce, quest’anno abbiamo assistito a un anticipo significativo
della vendemmia, in alcune aree anche di due o tre settimane rispetto ai tempi
classici. E’ del tutto evidente che, alla luce di questi fatti sotto gli occhi
di tutti San Martino oggi non coincide più necessariamente con il momento in
cui il vino “nuovo” arriva sulle nostre tavole. Tuttavia, la natura ha i suoi
tempi, e le viti sanno adattarsi in maniera incredibile.
Intervistatore: In che modo l’anticipo della
vendemmia influenza la qualità del vino?
Antonio
Bruno: È una
questione interessante. Ho letto sulla stampa che Pizzolante sostiene che,
sebbene le tempistiche siano cambiate, la qualità quest’anno è davvero ottima.
La pioggia tardiva del 2023 ha portato problemi di peronospora, ma nel 2024 le
piante sono riuscite a difendersi da sole. Il risultato è che i mosti prodotti
quest’anno sono eccezionali in tutta la Puglia. Tuttavia, la siccità ha ridotto
il peso dei frutti, portando a un calo della produzione del 30-40%. Dalle
evidenze che mi sono state rappresentate dagli addetti del settore che conosco
ho avuto la conferma che la qualità del vino di quest’anno è eccellente, con
zuccheri e acidità a livelli ottimali.
Intervistatore: A livello economico, quali
ripercussioni ha avuto questa stagione particolare?
Antonio
Bruno: Con una
produzione inferiore e la qualità al top, c’è un’inevitabile conseguenza sui
costi. La legge di mercato sulla quantità della domanda e dell’offerta ci indica
che un vino di qualità elevata, come quello di quest’anno, vedrà probabilmente
aumentare il prezzo finale, vista la scarsità del prodotto. In più, l’andamento
climatico siccitoso ha imposto agli agricoltori un maggiore ricorso ai
trattamenti, aumentando le spese per la cura delle piante. Questo impatto
economico si riflette sia sui produttori che sui consumatori.
Intervistatore: E per quanto riguarda l’enoturismo,
come stanno andando le cose in Puglia?
Antonio
Bruno: Dalla
stampa ho appreso che purtroppo, c’è stato un calo delle visite in cantina e
delle vendite dirette. Secondo me è fondamentale una promozione più strutturata
del turismo enogastronomico. Altre zone d’Italia, come Montalcino, hanno
costruito una cultura vinicola e turistica di enorme valore, che attira
visitatori da tutto il mondo. Lo stato di abbandono in cui versa il paesaggio
rurale non aiuta e i visitatori non sono attratti. Il paesaggio rurale e la sua
cura che una volta era in capo ai contadini, per l’abbandono di questo lavoro da
parte di giovani e meno giovani dovrebbe essere in capo allo Stato. Se in
Puglia non ci sarà un Ente pubblico che gestisca il paesaggio dando lavoro ai
giovani, i pochissimi vignaioli con le aziende immerse nel paesaggio spettrale
di olivi secchi e campagne abbandonate, non hanno alcuna speranza di avere turisti
del vino. Ecco perché l’enoturismo in Puglia se non ci sarà lo Stato a
provvedere al Paesaggio, non avrà alcuna speranza di realizzarsi. Ciò comporterà
il deprezzamento dei vini che come sappiamo sono venduti come prodotto e
paesaggio. Il prodotto vino della Puglia è eccellente al contrario del prodotto
Paesaggio della puglia che è spettrale e dertificato.
Intervistatore: Quali sono le prospettive per il
futuro della viticoltura pugliese?
Antonio
Bruno: Le
prospettive potrebbero essere promettenti se lo Stato si occuperà del Paesaggio
rurale della Puglia. I produttori pugliesi stanno mostrando capacità di
innovazione e di adattamento, esplorando anche nuovi mercati. Il mondo delle
bollicine, ad esempio, è in forte crescita. Un imprenditore della provincia di
Lecce sulla stampa ha sottolineato come le “bollicine di mare” possano
competere con quelle di montagna, e questa rappresenta un’opportunità
interessante. Così come abbiamo saputo valorizzare i nostri mosti corposi,
possiamo spingere sulla produzione di spumanti, che già oggi hanno un mercato
interessante.
Intervistatore: Dottor Bruno, una battuta finale
sul ruolo della viticoltura pugliese oggi?
Antonio
Bruno: La
viticoltura pugliese è una realtà che unisce tradizione e innovazione. La
capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici e di guardare a nuovi mercati,
mantenendo un prodotto di qualità eccezionale, fa sì che questa terra continui
a crescere e a farsi conoscere nel mondo. Lo Stato però per scongiurare la perdita
del Paesaggio rurale deve investire nella nostra identità e nel nostro territorio,
per rendere ogni annata una celebrazione del vino e della cultura pugliese.
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