domenica 10 novembre 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno su vite e vino nel giorno di San Martino

 


Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno su vite e vino nel giorno di San Martino

Intervistatore: Buongiorno Dottor Bruno, oggi è l’11 novembre, il giorno di San Martino, tradizionalmente il momento in cui il mosto diventa vino. Possiamo dire che questo giorno ha ancora lo stesso significato, oppure i cambiamenti climatici hanno alterato anche questa tradizione?

Antonio Bruno: Buongiorno e grazie per questa domanda, molto attuale. In effetti, le modifiche climatiche stanno rivoluzionando i tempi della natura, e questo non risparmia neanche il vino. Sulla stampa di oggi ho letto che Giuseppe Pizzolante, un enologo della provincia di Lecce, quest’anno abbiamo assistito a un anticipo significativo della vendemmia, in alcune aree anche di due o tre settimane rispetto ai tempi classici. E’ del tutto evidente che, alla luce di questi fatti sotto gli occhi di tutti San Martino oggi non coincide più necessariamente con il momento in cui il vino “nuovo” arriva sulle nostre tavole. Tuttavia, la natura ha i suoi tempi, e le viti sanno adattarsi in maniera incredibile.

Intervistatore: In che modo l’anticipo della vendemmia influenza la qualità del vino?

Antonio Bruno: È una questione interessante. Ho letto sulla stampa che Pizzolante sostiene che, sebbene le tempistiche siano cambiate, la qualità quest’anno è davvero ottima. La pioggia tardiva del 2023 ha portato problemi di peronospora, ma nel 2024 le piante sono riuscite a difendersi da sole. Il risultato è che i mosti prodotti quest’anno sono eccezionali in tutta la Puglia. Tuttavia, la siccità ha ridotto il peso dei frutti, portando a un calo della produzione del 30-40%. Dalle evidenze che mi sono state rappresentate dagli addetti del settore che conosco ho avuto la conferma che la qualità del vino di quest’anno è eccellente, con zuccheri e acidità a livelli ottimali.

Intervistatore: A livello economico, quali ripercussioni ha avuto questa stagione particolare?

Antonio Bruno: Con una produzione inferiore e la qualità al top, c’è un’inevitabile conseguenza sui costi. La legge di mercato sulla quantità della domanda e dell’offerta ci indica che un vino di qualità elevata, come quello di quest’anno, vedrà probabilmente aumentare il prezzo finale, vista la scarsità del prodotto. In più, l’andamento climatico siccitoso ha imposto agli agricoltori un maggiore ricorso ai trattamenti, aumentando le spese per la cura delle piante. Questo impatto economico si riflette sia sui produttori che sui consumatori.

Intervistatore: E per quanto riguarda l’enoturismo, come stanno andando le cose in Puglia?

Antonio Bruno: Dalla stampa ho appreso che purtroppo, c’è stato un calo delle visite in cantina e delle vendite dirette. Secondo me è fondamentale una promozione più strutturata del turismo enogastronomico. Altre zone d’Italia, come Montalcino, hanno costruito una cultura vinicola e turistica di enorme valore, che attira visitatori da tutto il mondo. Lo stato di abbandono in cui versa il paesaggio rurale non aiuta e i visitatori non sono attratti. Il paesaggio rurale e la sua cura che una volta era in capo ai contadini, per l’abbandono di questo lavoro da parte di giovani e meno giovani dovrebbe essere in capo allo Stato. Se in Puglia non ci sarà un Ente pubblico che gestisca il paesaggio dando lavoro ai giovani, i pochissimi vignaioli con le aziende immerse nel paesaggio spettrale di olivi secchi e campagne abbandonate, non hanno alcuna speranza di avere turisti del vino. Ecco perché l’enoturismo in Puglia se non ci sarà lo Stato a provvedere al Paesaggio, non avrà alcuna speranza di realizzarsi. Ciò comporterà il deprezzamento dei vini che come sappiamo sono venduti come prodotto e paesaggio. Il prodotto vino della Puglia è eccellente al contrario del prodotto Paesaggio della puglia che è spettrale e dertificato.

Intervistatore: Quali sono le prospettive per il futuro della viticoltura pugliese?

Antonio Bruno: Le prospettive potrebbero essere promettenti se lo Stato si occuperà del Paesaggio rurale della Puglia. I produttori pugliesi stanno mostrando capacità di innovazione e di adattamento, esplorando anche nuovi mercati. Il mondo delle bollicine, ad esempio, è in forte crescita. Un imprenditore della provincia di Lecce sulla stampa ha sottolineato come le “bollicine di mare” possano competere con quelle di montagna, e questa rappresenta un’opportunità interessante. Così come abbiamo saputo valorizzare i nostri mosti corposi, possiamo spingere sulla produzione di spumanti, che già oggi hanno un mercato interessante.

Intervistatore: Dottor Bruno, una battuta finale sul ruolo della viticoltura pugliese oggi?

Antonio Bruno: La viticoltura pugliese è una realtà che unisce tradizione e innovazione. La capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici e di guardare a nuovi mercati, mantenendo un prodotto di qualità eccezionale, fa sì che questa terra continui a crescere e a farsi conoscere nel mondo. Lo Stato però per scongiurare la perdita del Paesaggio rurale deve investire nella nostra identità e nel nostro territorio, per rendere ogni annata una celebrazione del vino e della cultura pugliese.

 

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