Il piatto che veniva da lontano: origini della carne di cavallo nella cultura salentina
Nel cuore
del Salento, tra gli odori intensi delle cucine popolari e le bancarelle dei
mercati rionali, campeggia un piatto profondamente identitario: la carne di
cavallo a pezzetti, cotta a lungo in un sugo denso, con cipolla, peperoncino e
vino rosso. Oggi celebrato come simbolo della gastronomia locale, questo piatto
in realtà racconta una storia di mobilità, contatto e trasformazione culturale.
Secondo
alcune ricostruzioni etno-storiche, la carne equina venne introdotta nel
territorio salentino nel corso del Seicento da gruppi di rom balcanici
(principalmente di etnia Lovara e Kalderash) migrati verso l’Italia meridionale
in seguito alla progressiva pressione ottomana sui Balcani². Come documentato
da Leonardo Piasere, molti gruppi rom originari dell’area danubiana avevano una
lunga tradizione nell'allevamento e nel commercio di cavalli³. Questa competenza
specifica – che si accompagnava spesso alla pratica della macellazione –
rappresentava una risorsa importante per il loro insediamento economico nelle
nuove terre.
Una volta
stabilitesi nella provincia di Lecce, alcune famiglie rom aprirono macellerie
equine, una novità per l’epoca. La carne di cavallo era infatti un alimento
ancora marginale nell’Italia centro-meridionale: associata a superstizioni e
tabù religiosi, era per lo più consumata in contesti rurali o in situazioni di
necessità. Tuttavia, in Puglia – e in particolare nel Salento – questo alimento
trovò terreno fertile per una graduale integrazione nella cultura alimentare
locale.
Alessandro
Cavallo, nel suo volume Storia della cucina pugliese, sottolinea come
l’introduzione della carne equina sia avvenuta per necessità (le classi
popolari spesso non potevano permettersi carni bovine o ovine) ma anche per
virtù: la carne di cavallo, magra, saporita e nutriente, si prestava
perfettamente alla lunga cottura nei pignati di terracotta tipici della cucina
salentina⁴. In questo modo, un piatto che nasce da uno scambio interculturale
si è radicato al punto da diventare simbolo di autenticità territoriale.
La vicenda
della carne equina salentina è quindi esemplare nel mostrare come la
“tradizione” sia in realtà una costruzione dinamica, frutto di incontri e di
contaminazioni. Fernand Braudel ci insegna che il Mediterraneo è sempre stato
“una macchina del tempo collettiva”, dove genti, merci, idee e sapori si sono
mescolati per secoli⁵. Non sorprende allora che anche un alimento oggi vissuto
come “nostro” abbia in realtà una genealogia complessa, che parte dai Balcani,
attraversa l’Ungheria, si insedia nei mercati pugliesi e finisce nei nostri
piatti della domenica.
Come scrive
Maurice Halbwachs, la memoria collettiva tende a dimenticare le origini mobili
e ibride delle proprie consuetudini, preferendo narrazioni di purezza e
continuità⁶. Ma è proprio nel riscoprire queste radici nomadi che possiamo
amare di più la realtà, nella sua varietà e nella sua bellezza contraddittoria.
La carne di cavallo salentina, lungi dall’essere un’eredità immobile, è il
frutto vivo di un incontro, di una carovana che attraversa la storia. Ed è
questa la sua vera ricchezza.
Bibliografia
- Braudel, Fernand. Il
Mediterraneo e il mondo mediterraneo nell’età di Filippo II. Torino:
Einaudi, 1986.
– Capitolo 1, sez. "Il tempo lento delle civiltà", pp. 19-65. - Hancock, Ian. We are the
Romani People. Hatfield: University of Hertfordshire Press, 2002.
– Discussione sulla diaspora rom e i movimenti dal Danubio verso l’Europa occidentale, pp. 45-56. - Piasere, Leonardo. I Rom
d’Europa: una storia moderna. Roma-Bari: Laterza, 2004.
– Vedi in particolare il capitolo su economia e mestieri tradizionali, pp. 97-113. - Cavallo, Alessandro. Storia
della cucina pugliese. Bari: Edizioni Dedalo, 1997.
– Analisi della carne equina nella dieta popolare, pp. 134-139. - Braudel, Fernand. Civiltà e
imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II. Torino: Einaudi, 1986.
– Concetto di Mediterraneo come spazio di scambi, pp. 102-143. - Halbwachs, Maurice. La
memoria collettiva. Milano: Unicopli, 1997.
– Vedi introduzione teorica sulla costruzione sociale della memoria, pp. 7-33. - Grimaldi, Pietro. “La carne
equina nella tradizione gastronomica salentina.” Annali di Antropologia
Culturale, vol. 12, 2011, pp. 45-60.
– Studio etnografico condotto nel basso Salento, con testimonianze di macellai equini di origine rom.
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