martedì 24 settembre 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: "L'Innovazione Robotica come Svolta per l'Agricoltura Italiana"

 

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: "L'Innovazione Robotica come Svolta per l'Agricoltura Italiana"


Intervistatore: Dottor Bruno, in Giappone i robot come Akebono e Aigamo stanno rivoluzionando l'agricoltura, in particolare nella gestione del diserbo nelle risaie. Come vede l'introduzione di simili tecnologie in Italia, in contesti rurali magari più tradizionali?

Dott. Antonio Bruno: L'agricoltura italiana è ricca di tradizioni, ma come in molte altre parti del mondo, stiamo affrontando problemi legati al calo della forza lavoro, all'invecchiamento degli agricoltori e ai costi crescenti. L'introduzione di robot come Akebono potrebbe rappresentare una svolta anche qui. La possibilità di automatizzare compiti complessi, come il diserbo, libererebbe gli agricoltori da lavori manuali estenuanti, migliorando l'efficienza e la qualità del raccolto. L'Italia, con la sua varietà di colture e microclimi, potrebbe beneficiare di queste innovazioni, specialmente nelle aree dove la manodopera scarseggia.

Intervistatore: La robotica può davvero avere un impatto significativo nel rilanciare le economie rurali, come si spera che avvenga a Niigata?

Dott. Antonio Bruno: Assolutamente sì. L'Italia, con le sue numerose piccole e medie aziende agricole, spesso si trova a dover affrontare problemi di competitività. La robotica agricola può aumentare la produttività e ridurre i costi, ma soprattutto può attirare giovani verso questo settore. I giovani italiani sono molto legati alla tecnologia, e la possibilità di gestire un'azienda agricola con l'ausilio di macchine all'avanguardia può rendere l'agricoltura più appetibile. L'esperienza del Giappone è illuminante: tecnologie come quelle sviluppate da FieldWorks non solo migliorano l'efficienza, ma rendono anche l'agricoltura più sostenibile.

Intervistatore: Il progetto in Giappone mira anche a rendere l'agricoltura biologica più accessibile. In che modo i robot possono favorire un'agricoltura più sostenibile in Italia?

Dott. Antonio Bruno: I robot possono giocare un ruolo chiave nella riduzione dell'uso dei prodotti chimici detti fito farmaci o pesticidi, grazie alla loro precisione. In Giappone, Akebono e Aigamo eliminano le erbacce meccanicamente, riducendo la necessità di diserbanti chimici e, di conseguenza, l'impatto ambientale. In Italia, una maggiore diffusione di queste tecnologie potrebbe incentivare la transizione verso pratiche biologiche. Inoltre, queste soluzioni tecnologiche possono monitorare la salute del suolo e delle colture, permettendo interventi mirati e riducendo lo spreco di risorse come l'acqua e i fertilizzanti.


Intervistatore: L'idea di una "bioeconomia circolare" in cui la tecnologia gioca un ruolo centrale è affascinante. Pensa che questo modello possa essere replicato in Italia?

Dott. Antonio Bruno: Assolutamente. Il concetto di bioeconomia circolare è molto in linea con le politiche agricole europee e italiane, che puntano a un'agricoltura più sostenibile e innovativa. I robot potrebbero diventare una componente cruciale per creare sinergie tra agricoltura, industria e tecnologia. Immaginiamo un sistema dove i rifiuti agricoli vengono riutilizzati per produrre energia, o dove le nuove tecnologie permettono di integrare l'agricoltura con altre industrie locali, creando nuove opportunità di lavoro e sviluppo economico. L'Italia ha le capacità e le risorse per intraprendere questa strada.

Intervistatore: Dal punto di vista pratico, quali sarebbero le principali sfide per l'introduzione dei robot agricoli nel nostro paese?

Dott. Antonio Bruno: Le sfide principali riguardano soprattutto l'investimento iniziale e lo scarso numero degli agricoltori. Molti agricoltori italiani potrebbero vedere queste tecnologie come un costo elevato o come qualcosa di complicato da gestire. È qui che entra in gioco il ruolo delle istituzioni e delle università, le prime devono prendere direttamennte la gestione del paesaggio rurale abbandonato istituendo un Ente pubblico, le università devono fornire il supporto tecnico e finanziario necessario per rendere queste soluzioni accessibili. Iniziative come quelle della Nagaoka University of Technology, che coinvolgono diversi attori, dai governi locali alle cooperative agricole, potrebbero essere un modello da seguire anche qui.

Intervistatore: In conclusione, quali sono le prospettive future per l'agricoltura robotica in Italia?

Dott. Antonio Bruno: Le prospettive sono molto promettenti. Stiamo entrando in un'era in cui l'agricoltura diventerà sempre più tecnologica. Se riusciamo a superare le barriere iniziali, i robot agricoli potrebbero diventare una parte integrante delle nostre aziende. Non si tratta solo di migliorare la produttività, ma di ripensare completamente il modo in cui facciamo agricoltura, rendendola più sostenibile, più efficiente e più attraente per le nuove generazioni. Sono fiducioso che, come sta avvenendo a Niigata, anche in Italia i robot possano essere uno strumento di rinascita per le nostre aree rurali.

Intervistatore: Grazie, Dottor Bruno, per aver condiviso con noi queste riflessioni.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi, è sempre un piacere parlare di come l'innovazione può migliorare il nostro settore.

 

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