I frutti
simbolo dell'autunno: melagrana, cotogno e cachi nel paesaggio agricolo
salentino
Antonio Bruno Dottore Agronomo
Tre frutti
che, più di altri, segnano l'arrivo dell'autunno nel nostro territorio sono la
melagrana, il cotogno e il cachi. Questi frutti non solo sanciscono il cambio
di stagione, ma incarnano anche una tradizione agricola profondamente radicata
nel Mediterraneo, e in particolare nel Salento. Come afferma lo storico
dell'agricoltura Vito Teti, "l'agricoltura mediterranea è un mosaico di
sapienze antiche e biodiversità millenaria, in cui ogni pianta racconta storie
di adattamento, sopravvivenza e relazione tra uomo e ambiente" .
Origini e diffusione nel Mediterraneo
La melagrana
( Punica granatum ) e il cotogno ( Cydonia oblonga ) hanno
origini asiatiche, provenendo da regioni come l'Iran e il Caucaso, da dove si
sono diffusi lungo le rotte commerciali e che collegavano l'Oriente al
Mediterraneo. Questi frutti furono presto accolti nella dieta e nella
simbologia dei popoli del Mediterraneo, diventando simboli di fertilità e
abbondanza. Il cachi ( Diospyros kaki ), originario della Cina, è giunto
in Europa più tardi, durante il XIX secolo, ma si è rapidamente acclimatato
alle condizioni climatiche favorevoli dell'Italia meridionale, grazie anche
alle sue doti di resistenza e adattabilità. Il cachi, conosciuto anche come
“mela d'Oriente”, è diventato parte integrante del paesaggio agricolo locale,
fino a essere considerato un frutto autunnale tipico delle campagne salentine.
Questi
alberi, piantati tradizionalmente in orti e frutteti familiari, spesso fuori
dai circuiti delle coltivazioni intensive, sono oggi una preziosa testimonianza
della biodiversità agricola del nostro territorio. In un'epoca in cui
l'agricoltura moderna tende a concentrarsi su poche varietà ad alto rendimento
economico, piante come la melagrana, il cotogno e il cachi ricordano
l'importanza di conservare una diversità genetica fondamentale non solo per il
gusto, ma anche per la resilienza degli ecosistemi agricoli.
Una risorsa per il futuro: la resilienza
nell'agricoltura
La mia
speranza è che ci sia un rinnovato interesse verso questi alberi e questi
frutti, non solo come patrimonio culturale, ma anche come risorsa per
un'agricoltura più sostenibile. Come osserva lo scienziato agronomo Salvatore
Ceccarelli, "la biodiversità è la nostra assicurazione contro
l'imprevedibilità dei cambiamenti climatici" . La diversità genetica
offerta da specie tradizionali come la melagrana, il cotogno e il cachi
rappresenta un'importante risorsa per affrontare le sfide del futuro: un
ambiente in continuo cambiamento, la scarsità dell'acqua, e l'aumento delle
temperature.
Piantare
alberi come la melagrana, il cotogno e il cachi non è solo un gesto nostalgico,
ma un atto concreto di resilienza. Queste piante, che hanno saputo adattarsi
alle condizioni mediterranee, potrebbero infatti fornire una risposta
all'esigenza di colture meno dipendenti dall'uso intensivo di risorse idriche e
chimiche, contribuendo così a un modello agricolo più ecologico e
autosufficiente. Secondo la FAO, "le varietà tradizionali, spesso adattate
a condizioni locali difficili, possiedono una resistenza naturale agli stress
biotici e abiotici che potrebbero risultare cruciali nei decenni a venire"
.
Il patrimonio di biodiversità del Salento
La
biodiversità è il fondamento della nostra agricoltura, della nostra
alimentazione e, più in generale, del nostro futuro. Ogni pianta antica che
conserviamo è una risorsa genetica inestimabile. Nel Salento, abbiamo la
fortuna di ospitare una straordinaria varietà di frutti, molti dei quali sono
stati trascurati dall'agricoltura moderna, orientata verso la monocultura e
l'efficienza economica. Tuttavia, come dimostra uno studio condotto
dall'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), le
colture tradizionali come la melagrana, il cotogno e il cachi offrono benefici
non solo dal punto di vista nutrizionale, ma anche ecologico .
La
riscoperta di questi frutti potrebbe avere impatti significativi non solo sulla
conservazione della biodiversità, ma anche sulla salute degli ecosistemi. Le
coltivazioni diversificate favoriscono un ambiente più equilibrato, riducendo
l'incidenza di parassiti e malattie e migliorando la qualità del suolo. Un
ritorno alla coltivazione di frutti tradizionali, anche in chiave moderna,
potrebbe quindi rappresentare una risposta efficace alle sfide poste dai
cambiamenti climatici.
Conclusione
In un mondo
che deve fare i conti con i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità,
il valore di piante come la melagrana, il cotogno e il cachi risulta evidente
non solo per la loro storia, ma anche per il loro potenziale nell'agricoltura
del futuro. La mia speranza è che le nuove generazioni riscoprano questi alberi
e li considerano non solo come una risorsa culturale, ma come uno strumento per
costruire un'agricoltura più resiliente e sostenibile. Preservare e promuovere
la biodiversità agricola è un atto di responsabilità verso il nostro territorio
e verso le generazioni future.
In questo
senso, piantare melagrane, cotogni e cachi diventa un gesto concreto di cura
verso il nostro pianeta, un segno di consapevolezza e di impegno verso una
nuova agricoltura, capace di coniugare tradizione e innovazione, passato e
futuro.
Antonio
Bruno
Fonti:
- Vito Teti, Paesaggi
Mediterranei: Storie e Colture (Milano: Rizzoli, 2008), p. 56.
- Salvatore Ceccarelli, Biodiversità
in agricoltura e sostenibilità (Roma: Edizioni Lavoro, 2016), p. 89.
- FAO, Biodiversità per
l'alimentazione e l'agricoltura , Rapporto FAO, 2019.
- INRAN, Studi sulle colture
tradizionali italiane , Rapporto di ricerca INRAN, 2020.
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