venerdì 11 ottobre 2024

I frutti simbolo dell'autunno: melagrana, cotogno e cachi nel paesaggio agricolo salentino

 

I frutti simbolo dell'autunno: melagrana, cotogno e cachi nel paesaggio agricolo salentino

Antonio Bruno Dottore Agronomo


Tre frutti che, più di altri, segnano l'arrivo dell'autunno nel nostro territorio sono la melagrana, il cotogno e il cachi. Questi frutti non solo sanciscono il cambio di stagione, ma incarnano anche una tradizione agricola profondamente radicata nel Mediterraneo, e in particolare nel Salento. Come afferma lo storico dell'agricoltura Vito Teti, "l'agricoltura mediterranea è un mosaico di sapienze antiche e biodiversità millenaria, in cui ogni pianta racconta storie di adattamento, sopravvivenza e relazione tra uomo e ambiente" .

Origini e diffusione nel Mediterraneo

La melagrana ( Punica granatum ) e il cotogno ( Cydonia oblonga ) hanno origini asiatiche, provenendo da regioni come l'Iran e il Caucaso, da dove si sono diffusi lungo le rotte commerciali e che collegavano l'Oriente al Mediterraneo. Questi frutti furono presto accolti nella dieta e nella simbologia dei popoli del Mediterraneo, diventando simboli di fertilità e abbondanza. Il cachi ( Diospyros kaki ), originario della Cina, è giunto in Europa più tardi, durante il XIX secolo, ma si è rapidamente acclimatato alle condizioni climatiche favorevoli dell'Italia meridionale, grazie anche alle sue doti di resistenza e adattabilità. Il cachi, conosciuto anche come “mela d'Oriente”, è diventato parte integrante del paesaggio agricolo locale, fino a essere considerato un frutto autunnale tipico delle campagne salentine.

Questi alberi, piantati tradizionalmente in orti e frutteti familiari, spesso fuori dai circuiti delle coltivazioni intensive, sono oggi una preziosa testimonianza della biodiversità agricola del nostro territorio. In un'epoca in cui l'agricoltura moderna tende a concentrarsi su poche varietà ad alto rendimento economico, piante come la melagrana, il cotogno e il cachi ricordano l'importanza di conservare una diversità genetica fondamentale non solo per il gusto, ma anche per la resilienza degli ecosistemi agricoli.

Una risorsa per il futuro: la resilienza nell'agricoltura

La mia speranza è che ci sia un rinnovato interesse verso questi alberi e questi frutti, non solo come patrimonio culturale, ma anche come risorsa per un'agricoltura più sostenibile. Come osserva lo scienziato agronomo Salvatore Ceccarelli, "la biodiversità è la nostra assicurazione contro l'imprevedibilità dei cambiamenti climatici" . La diversità genetica offerta da specie tradizionali come la melagrana, il cotogno e il cachi rappresenta un'importante risorsa per affrontare le sfide del futuro: un ambiente in continuo cambiamento, la scarsità dell'acqua, e l'aumento delle temperature.

Piantare alberi come la melagrana, il cotogno e il cachi non è solo un gesto nostalgico, ma un atto concreto di resilienza. Queste piante, che hanno saputo adattarsi alle condizioni mediterranee, potrebbero infatti fornire una risposta all'esigenza di colture meno dipendenti dall'uso intensivo di risorse idriche e chimiche, contribuendo così a un modello agricolo più ecologico e autosufficiente. Secondo la FAO, "le varietà tradizionali, spesso adattate a condizioni locali difficili, possiedono una resistenza naturale agli stress biotici e abiotici che potrebbero risultare cruciali nei decenni a venire" .

Il patrimonio di biodiversità del Salento

La biodiversità è il fondamento della nostra agricoltura, della nostra alimentazione e, più in generale, del nostro futuro. Ogni pianta antica che conserviamo è una risorsa genetica inestimabile. Nel Salento, abbiamo la fortuna di ospitare una straordinaria varietà di frutti, molti dei quali sono stati trascurati dall'agricoltura moderna, orientata verso la monocultura e l'efficienza economica. Tuttavia, come dimostra uno studio condotto dall'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), le colture tradizionali come la melagrana, il cotogno e il cachi offrono benefici non solo dal punto di vista nutrizionale, ma anche ecologico .

La riscoperta di questi frutti potrebbe avere impatti significativi non solo sulla conservazione della biodiversità, ma anche sulla salute degli ecosistemi. Le coltivazioni diversificate favoriscono un ambiente più equilibrato, riducendo l'incidenza di parassiti e malattie e migliorando la qualità del suolo. Un ritorno alla coltivazione di frutti tradizionali, anche in chiave moderna, potrebbe quindi rappresentare una risposta efficace alle sfide poste dai cambiamenti climatici.

Conclusione

In un mondo che deve fare i conti con i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, il valore di piante come la melagrana, il cotogno e il cachi risulta evidente non solo per la loro storia, ma anche per il loro potenziale nell'agricoltura del futuro. La mia speranza è che le nuove generazioni riscoprano questi alberi e li considerano non solo come una risorsa culturale, ma come uno strumento per costruire un'agricoltura più resiliente e sostenibile. Preservare e promuovere la biodiversità agricola è un atto di responsabilità verso il nostro territorio e verso le generazioni future.

In questo senso, piantare melagrane, cotogni e cachi diventa un gesto concreto di cura verso il nostro pianeta, un segno di consapevolezza e di impegno verso una nuova agricoltura, capace di coniugare tradizione e innovazione, passato e futuro.

Antonio Bruno


Fonti:

  • Vito Teti, Paesaggi Mediterranei: Storie e Colture (Milano: Rizzoli, 2008), p. 56.
  • Salvatore Ceccarelli, Biodiversità in agricoltura e sostenibilità (Roma: Edizioni Lavoro, 2016), p. 89.
  • FAO, Biodiversità per l'alimentazione e l'agricoltura , Rapporto FAO, 2019.
  • INRAN, Studi sulle colture tradizionali italiane , Rapporto di ricerca INRAN, 2020.

 

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