Gli uliveti sono tra le colture maggiormente sostenute dal bonus agricoltura 2025
Bonus agricoltura 2025, 794 euro in fondi europei per ogni ettaro coltivato
Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico
Il provvedimento che prevede l’assegnazione di sussidi agli agricoltori per la coltivazione degli ulivi, fino a 794 euro per ettaro, presenta diverse criticità che ne minano l’efficacia e sollevano preoccupazioni sull’uso improprio del denaro pubblico.
1. Un finanziamento che avvantaggia solo i proprietari terrieri
La Politica Agricola Comune (PAC) si propone di sostenere gli agricoltori, ma nella realtà dei fatti, i fondi finiscono principalmente per accrescere la rendita dei proprietari degli uliveti. Questo meccanismo premia indiscriminatamente chi possiede la terra, senza garantire che i fondi siano effettivamente utilizzati per la rigenerazione del paesaggio agricolo devastato dalla Xylella. In altre parole, il denaro dei contribuenti viene impiegato per distribuire rendite senza che vi sia alcun controllo sull’effettivo ripristino ambientale del territorio.
2. Un paesaggio in declino e un turismo compromesso
La provincia di Lecce, un tempo caratterizzata da vasti uliveti rigogliosi, è oggi un paesaggio spettrale a causa della Xylella fastidiosa. Il danno non è solo agricolo, ma anche turistico: il Salento, una delle mete più ambite d'Italia, rischia di perdere attrattività. Finanziando esclusivamente i proprietari degli uliveti, senza un piano di rigenerazione ambientale gestito da esperti, si ignora la necessità di recuperare il valore estetico e paesaggistico della regione, fondamentale per il turismo.
3. L’assenza di una strategia tecnica per la rigenerazione del territorio
Il provvedimento non prevede un coinvolgimento diretto di un ente tecnico pubblico composto da agrotecnici, periti agrari e dottori agronomi e forestali, che sarebbe invece fondamentale per una rigenerazione efficace. Affidare la gestione dei fondi esclusivamente ai proprietari non garantisce che le risorse vengano impiegate per un vero recupero agronomico. Un approccio più razionale sarebbe quello di destinare i fondi a un ente pubblico specializzato, che si occupi del ripristino del paesaggio e della successiva riconsegna degli oliveti ai legittimi proprietari.
4. Un sostegno inefficace e potenzialmente dannoso
I sussidi vengono distribuiti attraverso un meccanismo burocratico che prevede diverse componenti (titoli base, pagamento accoppiato, eco-schemi), ma non impone obblighi stringenti di rigenerazione e tutela del paesaggio. Il rischio è che le somme vengano percepite senza che vi sia un reale impegno a ripiantumare gli uliveti in maniera sostenibile. Inoltre, l’attuale sistema della PAC favorisce la speculazione: molti proprietari terrieri potrebbero limitarsi a mantenere gli uliveti in condizioni minime di coltivazione solo per incassare i fondi, senza un vero interesse per la qualità della produzione o per il recupero del territorio.
Conclusione
Il provvedimento in questione si rivela inefficace e potenzialmente dannoso per la rigenerazione della provincia di Lecce. L’impiego del denaro pubblico in sussidi diretti ai proprietari degli ulivi non garantisce il recupero del paesaggio, né tutela il turismo e l’economia locale. Sarebbe invece più opportuno destinare questi fondi a un ente pubblico tecnico, che possa coordinare un intervento strutturato di recupero ambientale, restituendo poi gli uliveti ai legittimi proprietari una volta completata la rigenerazione.
Per avere informazioni sul provvedimento:
https://quifinanza.it/fisco-tasse/bonus-fiscali/bonus-agricoltura-2025/872690/?utm_medium=paid&utm_source=fb&utm_id=23856404759320687&utm_content=120214377450110688&utm_term=120214377234710688&utm_campaign=23856404759320687&fbclid=IwY2xjawI6k6ZleHRuA2FlbQEwAGFkaWQBqxZW5u0oYAEdUOT1zb7iq7a8vvoTU2ah5AZm5oMDBntHYFcKHGj1_WN_0bcS7rbAANzz_aem_XjA-XhWkFh5h198NSGnuzg
Il
principale obiettivo della Pac è difendere le colture europee dalla
concorrenza estera, sovvenzionando quelle ritenute più importanti sia dal punto
di vista storico che da quello industriale e della produzione. Inoltre, la Pac
è stata pensata anche per evitare l’abbandono delle
campagne e di conseguenza per difendere il patrimonio
paesaggistico di alcune aree del continente, come molte zone agricole italiane,
la cui bellezza dipende anche dall’intervento umano.
La
Pac viene sviluppata per periodi di 5 anni e
attualmente stiamo per entrare nel terzo anno del piano 2023-2027. Anche
durante il 2025 quindi, l’Unione europea distribuirà sussidi agli agricoltori, facendo particolare attenzione
alle colture che ritiene più significative. Un esempio, per quanto riguarda il
prossimo anno, sarà quello degli ulivi.
Come
ottenere 794 euro per ettaro coltivando ulivi
La
produzione di olive, volta soprattutto a quella di olio, è considerata dall’Ue
una delle più importanti a livello agricolo. Diversi Paesi dell’Unione, in
particolare quelli mediterranei, hanno una lunga tradizione in questa coltura
che viene tramandata da generazioni. L’Italia è quindi uno dei principali
beneficiari dei sussidi alla produzione di olive che provengono da Bruxelles, e
che possono ammontare anche a 794 euro per
ogni ettaro di terreno coltivato.
Questa
somma viene ottenuta tramite l’accumulo di 5 diverse tipologie di
sussidio:
·
i titoli base;
·
il pagamento accoppiato;
·
l’eco-schema 2;
·
l’eco-schema 3;
·
l’eco-schema 5.
Ognuno
di questi sussidi ha un importo preciso a partire dai titoli base. Questi sussidi vengono riconosciuti
praticamente a tutti e sono divisi, a seconda del loro rendimento, tra titoli
alti e titoli bassi. L’importo quindi cambia, ma la media italiana si aggira
attorno ai 130 euro.
Il
pagamento accoppiato viene riconosciuto per un aumento della produzione a
indicazione geografica (Dop o Igp), e corrisponde a circa 116 euro a ettaro.
Gli eco-schemi 2 e 5 sono alternativi l’uno all’altro. Riguardano entrambi la
cura del terreno agricolo.
Il
primo prevede sussidi per le operazioni di inerbamento,
fino a 116 euro, mentre il secondo può arrivare fino a 250 euro per ettaro ma
richiede la coltivazione di piante di interesse apistico. Infine, l’eco-schema
3 riguarda gli interventi di interesse paesaggistico e può arrivare fino a 220 euro.
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