XYLELLA, alcune dovute riflessioni
Sono condivisibili le considerazioni del prof. Xyloiannis, tra cui rilevo la necessità di ampliamento del comitato tecnico-scientifico nazionale ad altri profili finora inspiegabilmente esclusi.
Non più procrastinabile è l'avvio di una vasta azione di profilassi nelle aree indenni della Regione Puglia, sostenuta dalla stessa Regione, utilizzando i diversi mezzi tecnici che la sperimentazione e la ricerca oggi suggeriscono, unitamente all'adozione di buone pratiche agronomiche.
La diffusione dell'infezione in questi ultimi due anni conferma con sempre maggiore evidenza il limite di una strategia che già nell'aprile scorso, unitamente a un esteso gruppo di agronomi brindisini, valutavamo di poca efficacia...
E' una strategia che insegue il problema, invece che superarlo, priva di rigore scientifico.
Così come lo è la misura che prevede l'abbattimento delle piante ospiti nel raggio di cento metri da quelle infette, di cui andrebbe eccepita la legittimità in ambito europeo anche con riferimento a quanto previsto dalle ISPM9 del IPPC (International Plant Protection Convention), cui vorrebbe ispirarsi.
La vicenda di Trepuzzi, oggi il comune con il maggior numero di piante infette malgrado i numerosi abbattimenti dello scorso anno, lo conferma. Repetita iuvant: analoghe esperienze condotte all'estero hanno evidenziato i medesimi limiti.
Di contro non si rendono ancora disponibili gli stanziamenti previsti per una diffusa sperimentazione in campo, nonostante le ripetute dichiarazioni di intenti.
Del tutto inadeguata si registra l'attività di formazione e informazione finora svolta, in primis tra gli olivicoltori, di fatto delegata ai media con le inevitabili frequenti confusioni e inesattezze...
Stigmatizzabile la rinuncia al prezioso apporto che sarebbe derivato dall'impiego in campo di tecnici agronomi: opzione assimilabile per analogia - mi si consenta il paragone - al mancato coinvolgimento di medici di base in caso di epidemia in ambito umano...
Spostare più a nord l'area infetta? E' un ipotesi. Occorre riflettere, è una possibile temporanea soluzione tuttavia non priva di effetti collaterali.
Si ampliano gli spazi per interventi alternativi all'abbattimento.Ciò che va radicalmente mutato è l'approccio, che deve abbandonare ogni soluzione semplicizzata di mera lotta al patogeno, peraltro non ancora accertato tale, per aderire a una gestione agroecologica e olistica del problema che guardi al rapporto pianta - ospite - ambiente in termini rigorosamente scientifici e di sostenibilità ambientale.
Nulla di più, ma nulla, nulla di meno.
Sono condivisibili le considerazioni del prof. Xyloiannis, tra cui rilevo la necessità di ampliamento del comitato tecnico-scientifico nazionale ad altri profili finora inspiegabilmente esclusi.
Non più procrastinabile è l'avvio di una vasta azione di profilassi nelle aree indenni della Regione Puglia, sostenuta dalla stessa Regione, utilizzando i diversi mezzi tecnici che la sperimentazione e la ricerca oggi suggeriscono, unitamente all'adozione di buone pratiche agronomiche.
La diffusione dell'infezione in questi ultimi due anni conferma con sempre maggiore evidenza il limite di una strategia che già nell'aprile scorso, unitamente a un esteso gruppo di agronomi brindisini, valutavamo di poca efficacia...
E' una strategia che insegue il problema, invece che superarlo, priva di rigore scientifico.
Così come lo è la misura che prevede l'abbattimento delle piante ospiti nel raggio di cento metri da quelle infette, di cui andrebbe eccepita la legittimità in ambito europeo anche con riferimento a quanto previsto dalle ISPM9 del IPPC (International Plant Protection Convention), cui vorrebbe ispirarsi.
La vicenda di Trepuzzi, oggi il comune con il maggior numero di piante infette malgrado i numerosi abbattimenti dello scorso anno, lo conferma. Repetita iuvant: analoghe esperienze condotte all'estero hanno evidenziato i medesimi limiti.
Di contro non si rendono ancora disponibili gli stanziamenti previsti per una diffusa sperimentazione in campo, nonostante le ripetute dichiarazioni di intenti.
Del tutto inadeguata si registra l'attività di formazione e informazione finora svolta, in primis tra gli olivicoltori, di fatto delegata ai media con le inevitabili frequenti confusioni e inesattezze...
Stigmatizzabile la rinuncia al prezioso apporto che sarebbe derivato dall'impiego in campo di tecnici agronomi: opzione assimilabile per analogia - mi si consenta il paragone - al mancato coinvolgimento di medici di base in caso di epidemia in ambito umano...
Spostare più a nord l'area infetta? E' un ipotesi. Occorre riflettere, è una possibile temporanea soluzione tuttavia non priva di effetti collaterali.
Si ampliano gli spazi per interventi alternativi all'abbattimento.Ciò che va radicalmente mutato è l'approccio, che deve abbandonare ogni soluzione semplicizzata di mera lotta al patogeno, peraltro non ancora accertato tale, per aderire a una gestione agroecologica e olistica del problema che guardi al rapporto pianta - ospite - ambiente in termini rigorosamente scientifici e di sostenibilità ambientale.
Nulla di più, ma nulla, nulla di meno.
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