venerdì 29 novembre 2019

La necessità di una nuova Riforma Fondiaria per il Salento del 2100




Premessa
Gli interventi per la ricostituzione del paesaggio rurale della provincia di Lecce hanno interessato sino ad oggi esclusivamente le aziende gestite da Imprenditori agricoli professionali (IAP).
Imprenditore agricolo professionale (IAP), secondo la definizione e i requisiti forniti dal D. lgs. 99/2004, è chi dedica ad attività agricole, direttamente o in qualità di socio di società, almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavi da queste attività almeno il 50% del proprio reddito globale da lavoro.
Le attività agricole prese in considerazione dalla definizione di imprenditore agricolo professionale devono essere quelle indicate dall’articolo 2135 codice civile.

Ciò premesso si fa presente quanto segue:

·         Il valore degli oliveti della provincia di Lecce è sceso a circa 10.000 Euro
·         Gli imprenditori agricoli professionali posseggono molto meno della metà dei 100mila ettari di oliveto della Provincia di Lecce. Gli stessi in questi anni non hanno acquistato i piccoli oliveti con una superficie massima di 2 ettari.
·         I piccoli oliveti sino a 2 ettari rappresentano la stragrande maggioranza dei 100mila ettari di oliveto ed i loro proprietari hanno un’età di circa 80 anni. I figli di questi ultimi non effettuano la gestione agricola degli stessi oliveti che rimangono incolti.

Il Paesaggio rurale fornisce servizi ecosistemici a tutti i cittadini del territorio
“Gli olivi offrono indispensabili servizi ecosistemici, sono in grado, ad esempio, di contrastare gli effetti dell’erosione eolica, idrica e conseguenti alla perdita di sostanza organica del suolo. Gli oliveti più antichi e coltivati con metodi a basso impatto ambientale, presentano caratteristiche simili a macchie e foreste e, allo stesso modo, svolgono un ruolo strategico nel limitare la perdita di suolo arginando la desertificazione. Gli oliveti secolari sono una sorta di punto d’incontro tra un ambiente selvatico e un’area adibita a coltivazione intensiva, costituiscono dunque aree a livelli di naturalità intermedia che fungono da cuscinetto in zone agricole sempre più antropizzate, rappresentando un prezioso rifugio per la biodiversità.” [LORENZO BRENNA 2019]
 “Peculiarità del progetto è quella di calcolare la quantità di carbonio assorbita dall’ecosistema oliveto e confrontare tale quantità con le emissioni associate all’intero processo produttivo dell’olio extra vergine di oliva – si legge sul sito di OLIVE4CLIMATE – potendo così determinare il punto di pareggio a partire dal quale la quantità di carbonio sequestrato supera le emissioni”. I ricercatori hanno redatto un manuale, destinato agli agricoltori, che analizza le fasi principali dell’olivicoltura, a partire dall’impianto dell’oliveto fino alle fasi di raccolta e trattamento dei co-prodotti, proponendo un approccio che permetta una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera e un accumulo di carbonio nella biomassa vegetale. Nonostante la grande diffusione di olivi, valutati abitualmente per il loro ruolo produttivo e non per il ruolo ecologico, si sa ancora poco circa la loro capacità di assorbimento di CO2 e il loro ruolo nella mitigazione dei gas serra. Le potenzialità in questo senso sono però evidenti e potrebbero conferire un ulteriore valore a queste incredibili piante, si presenterebbe infatti la possibilità di preservare oliveti che assolvono importanti funzioni ambientali, ma con bassa redditività, grazie agli incentivi connessi alla vendita di crediti di carbonio. [OLIVE4CLIMATE   https://olive4climate.eu/it/risultati_attesi/  ]

Come conservare il Paesaggio rurale dei piccoli oliveti sino a 2 ettari

Ipotesi neoliberista
Gli imprenditori agricoli professionali acquistano alcuni terreni della restante parte del paesaggio rurale al fine di trarne profitto.
I proprietari degli oliveti sono a 2 ettari si costituiscono in cooperative.
In tal modo il Paesaggio rurale continua a svolgere la funzione sociale e lo Stato riconosce per questo agli imprenditori ed alle cooperative le provvidenze previste dalla Politica Agricola Comune (Pac)

Ipotesi programmazione economica articolo 41 della Costituzione
La programmazione è un metodo d’intervento pubblico in economia riconosciuto dall’art. 41, ultimo comma, della Costituzione italiana: la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Nell’ambito costituzionale, la programmazione viene identificata come uno strumento impiegato dall’autorità pubblica (Stato) per orientare l’economia del Paese verso il raggiungimento di obiettivi di benessere comune nel rispetto delle libertà individuali ed in particolare di quella d’iniziativa economica privata.
L’art. 41 pone una riserva di legge in tema di programmazione, nel senso che affida al Parlamento, quale organo di massima espressione di volontà popolare, il compito di legiferare in materia di programmi e di controlli. La riserva di legge non è comunque assoluta, in quanto esiste la possibilità di delega parlamentare per la predisposizione dei programmi. Attraverso gli Statuti regionali, tale riserva si considera poi generalmente superata.
Così descritta si ha una programmazione indicativa, che si contrappone a quella obbligatoria, tipica di economie socialiste, in cui il potere centrale (lo Stato) pianifica l’intera vita sociale ed economica del Paese imponendo significative restrizioni alle iniziative individuali. A queste due se ne aggiunge una terza, quella democratica, fondata sul decentramento amministrativo dello Stato e sulla partecipazione. In questo caso, le Regioni concorrono con lo Stato alla programmazione economica (decentramento) coinvolgendo nella sua realizzazione anche gli altri Enti locali autonomi, i sindacati e le formazioni sociali (partecipazione).
Specificamente per il paesaggio rurale della provincia di Lecce composto dagli oliveti sino a due ettari e dalle proprietà che risultano incolte si può costituire un Consorzio obbligatorio gestito da un commissario sino all’indizione di elezioni per la costituzione di organi di autogoverno.
Il Consorzio gestisce queste Aziende agricole provvedendo a quanto necessita alla manutenzione del Paesaggio rurale.

Lecce open lab - Riccardo Valentini (*) Università della Tuscia CMCC

Venerdì 29 novembre a Lecce il prof Valentini ha proposto LECCE OPEN LAB << Smart solution for land transformations and bioeconomy >> ovvero “Soluzione intelligente per trasformazioni della terra e bioeconomia”
Questa soluzione per la città di Lecce potrebbe essere un paradigma per l’intero Salento oltre che un modello globale.
Con questa iniziativa si intende promuovere a tutti i livelli di aggregazione territoriale, dalle comunità rurali ed urbane alle regioni e nazioni, lo sviluppo di infrastrutture verdi in grado di sequestrare carbonio e compensare in parte le emissioni di gas serra, soprattutto in ambito urbano. Le infrastrutture verdi sono aree e parchi naturali, alberature e verde urbano, vegetazione ripariale, alberi, siepi e vegetazione del paesaggio rurale, localizzate in aree peri-urbane. Si tratta di conservare ed espandere tutto ciò che è considerato “alberi fuori foresta” e che sfugge dal censimento tradizionale di foreste. Solo per l’Italia un recente studio mostra come queste infrastrutture verdi costituiscano un serbatoio pari a circa 108 Tg di CO2  (1 Tera-grammo equivale a 1 milione di tonnellate) con una capacità di cattura di circa 3,6 Tg CO2 all’anno. A questo dato si può aggiungere il valore delle aree protette che rappresentano in Italia oggi circa 2.8 milioni di ettari. In termini di sequestro di carbonio, le aree protette assorbono circa 25 Tg CO2 all’anno. Un incremento del 20% delle infrastrutture verdi porterebbe una riduzione di 0.7 Tg CO2 all’anno di emissioni, mentre un aumento delle aree protette di circa il 10%, porterebbe una riduzione di circa 2.5 Tg di CO2 all’anno. Su scala europea (EU27) aumentando la superficie potenziale di infrastrutture verdi del 10%, includendo le aree protette, si avrebbero circa 104 Tg CO2  di assorbimento all’anno: una riduzione pari a circa il 3% delle emissioni totali della EU. [Riccardo Valentini 2015]

Conclusioni
Nel Salento l'attività agricola è da sempre fondamentale non solo dal punto di vista economico per la produzione di beni alimentari ma anche dal punto di vista ambientale per il suo contributo a disegnare il paesaggio, proteggere l'ecosistema e conservarne la biodiversità.
Per conservare la funzione del paesaggio rurale è necessario che ci sia chi lo fa quotidianamente e ciò può essere ottenuto attraverso una gestione neoliberista degli Imprenditori agricoli professionali o delle Cooperative, oppure in assenza dell’iniziativa privata assistita dallo Stato, attraverso la programmazione economica così come definita dall’articolo 41 della nostra Costituzione.

Antonio Bruno Ferro


(*) Riccardo Valentini ha svolto attività di ricerca presso il Department of plant biology, the Carnegie Institution of Washington e ha lavorato presso the Joint Research Center della Commissione Europea. Dal 2000 è professore ordinario presso l’Università degli studi della Tuscia diventando, nel 2002, direttore del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente Forestale e delle sue risorse. La sua attività di ricerca riguarda l’ecologia, i sistemi agro-forestali e i temi connessi con l’attuazione delle convenzioni internazionali per la protezione dell’ambiente globale. Ha ricevuto nel 2006 lo Zayed International Prize for the Environment come membro del Millennium Ecosystem Assessment Board, nel 2015 il premio “Ernst Heckel” della Federation of European Ecological Societies, nel 2018 la medaglia della Accademia Italiana delle Scienze “detta dei XL” per la Fisica e le Scienze Naturali. Insieme ad altri scienziati del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), nel 2007 è stato insignito del premio Nobel per la pace per le ricerche condotte sul cambiamento climatico. Fa parte del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica.







mercoledì 27 novembre 2019

Il reticolo idrografico e la manutenzione gentile del Consorzio di Bonifica

Il reticolo idrografico e la manutenzione gentile del Consorzio di Bonifica
 

𝐼𝑛 𝑓𝑜𝑡𝑜 𝑢𝑛 𝑐𝑙𝑎𝑠𝑠𝑖𝑐𝑜 𝑒𝑠𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑛𝑎𝑙𝑒 "𝑠𝑝𝑜𝑟𝑐𝑜" (𝑜𝑔𝑔𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑛𝑢𝑚𝑒𝑟𝑜𝑠𝑖 𝑟𝑒𝑐𝑙𝑎𝑚𝑖) 𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑖𝑙 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑙𝑎 𝑓𝑢𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑖𝑑𝑟𝑎𝑢𝑙𝑖𝑐𝑎 𝑒̀ 𝑔𝑎𝑟𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑒 𝑖𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑖𝑑𝑟𝑜𝑔𝑒𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑜 𝑚𝑖𝑡𝑖𝑔𝑎𝑡𝑜 — presso Consorzio Bonifica Ugento Li Foggi.
----- 𝑪𝑶𝑵𝑺𝑶𝑹𝒁𝑰 𝑫𝑰 𝑩𝑶𝑵𝑰𝑭𝑰𝑪𝑨-----

Mentre osservate, in maniera dispregiativa, un 𝙘𝙖𝙣𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙞 𝙗𝙤𝙣𝙞𝙛𝙞𝙘𝙖 o sparlate di cose delle quali non siete al corrente, vi siete mai chiesti quale sia la funzionalità di quella vegetazione, all'interno dei canali, che tanto disprezzate?

𝙎𝙥𝙞𝙚𝙜𝙖𝙩𝙤 𝙞𝙣 𝙥𝙖𝙧𝙤𝙡𝙚 𝙥𝙤𝙫𝙚𝙧𝙚…

La vegetazione produce una serie di effetti, alcuni positivi e altri negativi;
Quelli POSITIVI sono: habitat per numerose specie animali, area rifugio, corridoio ecologico, fitodepurazione, ombreggiamento, stabilizzazione delle sponde, riduzione dell’apporto solido dai campi limitrofi e per alcuni miglioramento dell’aspetto estetico.
Quelli NEGATIVI invece sono: Aumento della scabrezza, aumento del rischio di occlusioni, difficoltà di accesso per il monitoraggio e manutenzione delle opere idrauliche e per altri peggioramento dell’aspetto estetico.
Detto ciò non è sempre vantaggioso eliminare il 100% della vegetazione presente oppure effettuare un continuo sfalcio delle sponde o, come in molti chiedono, tenere dei canali super puliti; proprio perché questi tipi di interventi potrebbero far venir meno numerose funzionalità idrauliche garantite solo dalla presenza, a volte, di una fitta vegetazione. I Consorzi mirano a contenere gli impatti negativi della gestione tradizionale mantenendo la funzionalità idraulica dei canali, ottenendo un assetto del canale molto più simile ad un corso d’acqua naturale, sostituendo la rimozione completa con tagli parziali, riducendo la frequenza di intervento utilizzando macchinari meno impattanti; In definitiva praticano quella che oggi viene chiamata “Manutenzione Gentile”.
La funzionalità idraulica è il perno centrale, che non sempre deriva dalla pulizia del canale stesso. Ovviamente in casi di piene eccezionali, come quelle verificatesi in questi giorni, questa funzionalità può venir meno; Nonostante tutto rimane IMPENSABILE portare a 0 il rischio idrogeologico, per tale motivo si parla sempre di MITIGAZIONE DEL RISCHIO.
Pertanto la gestione si fonda sul bilancio di tutti questi aspetti, che variano, ovviamente, di caso in caso.

𝗜𝗡 𝗤𝗨𝗘𝗦𝗧𝗢 𝗠𝗢𝗗𝗢 𝗦𝗣𝗘𝗥𝗢 𝗗𝗜 𝗔𝗩𝗘𝗥 𝗗𝗔𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗘 𝗥𝗜𝗦𝗣𝗢𝗦𝗧𝗘 𝗔𝗟𝗟𝗘 𝗧𝗔𝗡𝗧𝗘 𝗔𝗙𝗙𝗘𝗥𝗠𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜, 𝗣𝗘𝗥𝗟𝗢 𝗣𝗜𝗨̀ 𝗗𝗘𝗡𝗜𝗚𝗥𝗔𝗡𝗧𝗜, 𝗖𝗛𝗘 𝗩𝗘𝗡𝗚𝗢𝗡𝗢 𝗙𝗔𝗧𝗧𝗘 𝗦𝗨𝗟𝗟𝗔 𝗕𝗔𝗦𝗘 𝗗𝗜 𝗨𝗡𝗔 "𝗡𝗢𝗡 𝗖𝗢𝗡𝗢𝗦𝗖𝗘𝗡𝗭𝗔 𝗗𝗘𝗜 𝗙𝗔𝗧𝗧𝗜"

domenica 17 novembre 2019

Trasformare gli imprenditori agricoli professionali in manager pubblici per scongiurare il fallimento dell’agricoltura pugliese di Antonio Bruno Ferro





Oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli illustra le ragioni che hanno determinato il fallimento degli imprenditori agricoli professionali e conseguentemente dell’Agricoltura pugliese. Le ragioni sono tutte legate alla circostanza che il Mercato Agricolo Globale è in mano alla Grande Distribuzione Organizzata che tratta direttamente con la finanza internazionale.
Il libero mercato con la concorrenza determinata dalla logica del neo liberismo economico ha decretato in Italia la fine dell’esperienza degli imprenditori agricoli professionali.
Il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli chiede l’intervento della finanza pubblica con capitali di miliardi di euro onde assicurare la continuazione dell’esperienza del Paesaggio rurale.
Ma ciò non può essere risolutivo del problema in quanto il mercato dei prodotti agricoli e anche dei prodotti che derivano dalla loro trasformazione è in mano alla Grande Distribuzione organizzata.
L’unico modo per tornare a produrre prodotti agricoli freschi e trasformati in Italia in modo sostenibile sia dal punto di vista economico che da quello paesaggistico e ambientale, e quindi per poter ancora ottenere i servizi ecosistemici del Paesaggio agrario, è che queste esperienze degli imprenditori agricoli professionali insieme a quelle dei di 75 – 80enni proprietari di pezzetti ormai incolti del Paesaggio rurale debbano essere assorbite dallo Stato poiché il Paesaggio rappresenta un Bene Comune tutelato dalla nostra Costituzione.
Una Nuova Riforma Fondiaria in cui gli imprenditori agricoli professionali siano i manager pagati dallo Stato in quanto dipendenti pubblici in maniera tale da ottenere che continuino a coordinare l’attività agricola statale con tecnici assunti come dipendenti pubblici insieme a operai stipendiati dallo Stato.
Ne scrissi per altri motivi tre anni fa: https://centrostudiagronomi.blogspot.com/search?q=diritto+cibo

Caro Luigi,
che bel Convegno quello dello scorso 25 maggio. Grazie di avermi invitato e, quindi per ciò stesso, di essere stato messo nelle condizioni di acquisire delle informazioni per me utilissime. Grazie ancora per la mia elezione a Consigliere Nazionale della Federazione Italiana Dottori in scienze Agrarie e Forestali, è per me un grande onore ricoprire tale incarico e non nascondo un senso di smarrimento, l’esser io “agronomo terra terra”, in mezzo a voi miei Magister e Giganti dell’Agronomia.
Tante cose avrei voluto dire circa il tema del cibo e, mi rendo conto, di non aver detto tutto quello che avrei desiderato dire. E allora mi sono detto che le mie "povere parole" era meglio che le scrivessi a te, sempre attento a tutto e a tutti, sensibile osservatore della realtà.
La mia idea è che acqua e cibo siano un diritto. Scorrono davanti ai miei occhi i dati che ha messo a disposizione il Vice Presidente della Fidaf Dottore Agronomo Andrea Sonnino della Fao e, prendendone atto,  sono sempre più convinto che acqua e cibo siano un diritto di tutta l’umanità.
Le conclusioni del dott. Andrea Sonnino sono:
·         La produzione attuale di alimenti è sufficiente a soddisfare le necessità di tutto il genere umano;
·         Gli alimenti prodotti sono però usati in modo inefficiente e distribuiti in maniera iniqua, per cui il fenomeno della fame non è stato ancora sconfitto;
·         La produzione alimentare è aumentata a costo della erosione delle risorse naturali, che ne costituiscono la base.


E quali altre conclusioni ha tratto?

·         L’offerta mondiale di alimenti deve aumentare del 60% prima del 2050;
·         Nello stesso tempo si devono conservare le risorse naturali e fare fronte al cambio climatico;
·         Bisogna quindi produrre di più con meno;
·         L’innovazione in agricoltura è essenziale per raggiungere la sicurezza alimentare in modo sostenibile.

La domanda è?
Si possono ottenere questi obiettivi che costituiscono la vita o la morte dell’umanità attraverso il “LIBERO MERCATO”?
La mia risposta è un secco no!
La conferma mi viene anche dal vertice dei Ministri Europei dell’Agricoltura del 2011 imposto dalla volatilità dei prezzi agricoli. Ricordo i titoli dei giornali di allora:
Uno scudo contro la volatilità dei prezzi - Trasparenza dei mercati e fondo anticrisi nell' Action Plan varato al recente vertice di Parigi.  - Ma serve anche più produttività: un progetto di ricerca per rilanciare il grano duro.
C’è una grande volatilità dei prezzi agricoli perché la produzione mondiale di cibo non è un dato trasparente.

Sappiamo che ci sono persone umane che non hanno abbastanza cibo, conosciamo il loro numero e la loro collocazione geografica ma non sappiamo di quale e di quanto cibo hanno bisogno e soprattutto non sappiamo chi lo produrrà.

Mi sembra il minimo di informazioni necessarie, anzi indispensabili, a chiunque abbia in animo di soddisfare un bisogno vitale come quello che nessuna persona debba più "soffrire la fame" e ancora che nessuna persona debba più "morire di fame”.

Poi c’è la logistica ovvero chi, dove, come e quanto produce e chi, dove, come e quando distribuisce a tutte le persone dell'umanità.

Sino ad oggi c’è da prendere atto di un fatto, ovvero che da quando esiste l’agricoltura, ricordo a me stesso che sono passati 12mila anni, nessun “LIBERO MERCATO” e nessuna ideologia ha avuto il risultato di non avere persone denutrite o che muoiono di fame.

Ci vuole quindi un organismo Mondiale che, secondo me, si dovrebbe occupare di tutto questo e al quale vadano destinate le risorse finanziarie per garantire tutto questo a tutta l’umanità.

L’ho detto al Presidente Sonnino e ho aggiunto che la mia poteva sembrare una riedizione di una ideologia dell’ultimo secolo dello scorso millennio.

Ricordo a me stesso che “dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati” non è una ideologia e nemmeno una religione.
Secondo me dare a tutti cibo e acqua è dare la vita alle persone che costituiscono l’umanità.

Ancora grazie di tutto

antonio bruno dottore agronomo

Salvatore Rolli ha scritto:

“Un allenatore è qualcuno che ti dice quello che non vuoi sentire, ti fa vedere quello che non vuoi vedere, in modo che tu possa essere quello che hai sempre saputo di poter diventare.”
Tom Landry, Dallas Cowboys
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Le aziende oggi si trovano a operare in un contesto caratterizzato da elevata concorrenza, globalizzazione delle scelte e aggiornamento costante, in una parola: COMPLESSITA'.
Per rispondere a questa complessità e generare valore per i clienti, le imprese devono coniugare flessibilità e rigore, efficienza e semplicità e non perdere mai di vista gli obiettivi.
Nella complessità, il raggiungimento di un obiettivo può pregiudicare i risultati futuri.
Non conta quindi solo il COSA si raggiunge ma anche il COME.
Impariamo a distinguere gli obiettivi dagli scopi.
Se non teniamo lo sguardo fisso sugli scopi finali, i singoli obiettivi potrebbero essere nocivi.
La complessità è un’onda: può travolgerci o possiamo cavalcarla, magari scopriremo che è pure divertente!
È un mondo difficile, è vita intensa
La risposta?
CONNETTERE LA VISIONE CON LE SOLUZIONI
Ciò che servirà per avere successo in futuro è probabilmente diverso da quello che serve per avere successo oggi, quindi i leader devono sia gestire che reinventare il business allo stesso tempo.
Per un’agricoltura sostenibile occorre che la scienza italiana venga messa in campo.
"L'agricoltura di precisione è una strategia di gestione che tiene conto della variabilità temporale e spaziale per migliorare la sostenibilità della produzione agricola".
Agronomi, abbandonate le scrivanie e scendete in campo.
Siamo nell’era della tracciabilità dal campo alla tavola, della valorizzazione massima del prodotto raccolto e della massima salvaguardia di suolo, aria e acqua.
Occorre un agronomo smart, così come deve essere l’agricoltura: intelligente, innovativa, veloce, furba, brillante, sveglia, etica e sostenibile, che produce alimenti di alta qualità e sicuri, tutela il territorio, guarda al mercato e utilizza il meglio della tecnologia digitale 
Salvatore Rolli


«L'AGRICOLTURA PUGLIESE SULL'ORLO DEL FALLIMENTO»
di ONOFRIO SPAGNOLETTI ZEULI
« Chiuso per fallimento!». È il cartello che sa-remo costretti ad esporre all'entrata delle nostre aziende fra qualche giorno. Chiuso per fallimento! È la triste morte annunciata dell'olivi-coltura pugliese. Prima la Xylella completamente sotto-valutata e che ha eroso il nostro splendido patrimonio olivicolo riducendolo ai minimi termini, poi la gelata del 2019 che ha distrutto 90.000 ettari di produzione olivicola inginocchiando quella parte produttiva ancora rimasta sana nella nostra Puglia e adesso la gelata del mercato con prezzi incredibilmente abbassati a cifre che non remu-nerano nemmeno i costi di produzione. In questi giorni balzano all'onore della cronaca le vicende dell'Ilva e gli allagamenti di Venezia. Tutte cose importantissime visto che sono in gioco 18.000 posti di lavoro e la sicurezza di una delle città più belle del mondo. Ma perché non si sobbalzava alla stessa maniera dalla sedie quando si parlava della gelata olivicola per la provincia di Bari (solo quella senza contare le altre) che per la sola economia agricola vale circa 25.000 posti di lavoro? Perché non si sobbalzava allo stesso modo dalla sedia quando stiamo assistendo alla distruzione di centinaia di migliaia di ettari di paesaggio olivicolo, quello più bello al mondo? Ieri (venerdì, ndr) il premier ha annunciato che sono pronti i primi 20 milioni di euro per Venezia e ne sono in arrivo immediatamente parecchi altri. Noi abbiamo atteso 16 mesi la declaratoria per le gelate 2018 che contava più di 500 milioni di danni e stiamo ancora attendendo quale sia l'elemosina che attraverso il fondo di solidarietà nazionale sarà eventualmente stanziata. Siamo andati in piazza, abbiamo protestato a ogni livello, ma non è affatto bastato. Abbiamo chiesto che ci fosse anticipata la Pac immediatamente: i più fortunati hanno avuto un anticipo a inizio settembre, succubi di procedure sull'antimafia, poggiate su sistemi informatici che non funzionano e sono ingolfati ed ora attendiamo, da regolamento entro fine Novembre, l'anticipo del 70%,  ma nessun segnale all'orizzonte. Un Psr ingessato, bloc-cato, tutto un guazzabuglio pazzesco, con una serie di ricorsi degni di chi si sta affamando, specchio fedele di chi si sta impoverendo e comincia a morsicarsi nel proprio atrio. Probabilmente non siamo capaci di farci sentire ab-bastanza e di portare l'opinione pubblica con noi, quell'opi-nione pubblica a cui viene trasferito che noi siamo quelli che avvelenano i consumatori e che distruggono l'am-biente. Gli agricoltori sono gli unici grandi ed insosti-tuibili difensori dell'ambiente, quelli che lo tutelano. Che cosa sarebbe il nostro territorio senza gli agricoltori? Un paesaggio spettrale al posto della foresta degli ulivi coltivati, anidride carbonica dispersa nell'aria, delinquenza diffusa e incontrollata. Invece di riconoscerci come i custodi dell'ambiente ci accusano di rovinarlo: questo è semplicemente assurdo! Non assisteremo inermi alla morte delle nostre aziende e alla chiusura dell'olivicoltura pugliese, stiamo stilando delle proposte, le condivideremo fino a farne un documento unico, ma abbiamo bisogno di tutti e più che mai della nostra organizzazione al nostro fianco. Chiedevamo dignità in piazza lo scorso anno, adesso grideremo vergogna. Lo grideremo in faccia a tutti anche a quella grande distribuzione, fenomeno di controllo indiscriminato del mercato, che prima ha affossato l'ortofrutta e adesso sta stringendo il cappio al collo dell'olivicoltura. Lo grideremo a questi politici attori da social. Lo grideremo a questa Europa che permette l'importazione di 56.000 tonnellate di olio tunisino: abbiamo bloccato l'aumento di questo contingente, ma l'olio tunisino non dovrebbe proprio entrare. Quali sono le loro norme igieniche? Quale è il loro rispetto dei lavoratori? E a noi ci accusano di caporalato, ci mettono alla gogna. Grideremo basta anche a questi organi di controllo che ritengono che le olive si producano in un capannone. Ci difenderemo attaccando, statene certi, con gli agricoltori e con la nostra organizzazione.