domenica 11 luglio 2010

Le stoppie del Salento leccese devono essere bruciate oppure è meglio interrarle?


Le stoppie del Salento leccese devono essere bruciate oppure è meglio interrarle?
di Antonio Bruno*

I campi hanno dato il grano, la trebbia è passata per raccogliere le cariossidi che forniranno la farina e la paglia. Restano le stoppie, come ogni estate, da cui giungono notizie che riferiscono di vittime, come quella del cinque luglio 2010 riguardante un uomo di 86 anni, Giovanni Gurrieri, morto carbonizzato in un terreno di sua proprietà nei pressi della Provinciale Ragusa-Chiaramonte Gulfi. L'anziano, titolare di un'azienda agricola, stava bruciando delle stoppie ma, a causa del vento, non è riuscito a controllare le fiamme, rimanendone intrappolato. Il problema di rimanere uccisi per le ustioni di incendi incontrollati delle stoppie è già presente nella Bibbia “Poiché, ecco, il giorno viene, ardente come una fornace; allora tutti i superbi e tutti i malfattori saranno come stoppie” (Ml 4,1) “Ecco, essi sono come stoppia; il fuoco li consuma” (Is 47, 14). Sono i seguaci della pratica del “Debbio”, metodo arcaico di concimazione delle terre attraverso la cenere prodotta dall'incendio degli steli e delle foglie (le stoppie) dei cereali rimasti sui campi dopo la mietitura. Il Debbio è una delle operazioni tradizionali che ha radici nel periodo neolitico e che in passato coinvolgeva tutta la comunità agricola del Salento leccese per il controllo del fuoco in modo che non causasse incendi coinvolgendo boschi o altri coltivi e soprattutto per evitare le vittime.
E non è difficile avventurarsi in descrizioni suggestive della pratica del Debbio: "Il sud.....dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie" (Salvatore Quasimodo: Lamento per il sud). Le stoppie presenti a Roma, la città di Romolo con povere capanne di canne e terra, col tetto di rami e stoppie; tombe dai corredi modesti: questo è tutto ciò che l'archeologia documenta delle origini di Roma.
Per eliminare le stoppie oggi sono disponibili in commercio macchine tritura stoppie che permettono il loro interramento con benefici effetti per il suolo e per l' ambiente in genere. Ma c'è anche Virgilio che parla della pratica del Debbio:

A volte poi è bene dare fuoco
ai campi isteriliti
e bruciare al crepitio delle fiamme
ogni minima stoppia:
sia che così il terreno acquisti
forze misteriose e nuovo alimento
o che nel fuoco si dissolva ogni suo guasto
e trasudi l'umidità superflua,
sia che il calore schiuda nella terra
altri passaggi e spiragli invisibili
da cui gli umori giungono ai germogli
o che indurisca e restringa le vene aperte
impedendo all'insidia della pioggia,
alla violenza troppo forte e impetuosa del sole
e al gelo penetrante della bora
di procurarle danno.
(VIRGILIO - OPERE BUCOLICHE EGLOGA PRIMA MELIBEO, TITIRO)
Nel Salento leccese la pratica di bruciare le stoppie è antichissima Maria D'Enghien in "Banni e Capitoli" della metà del XV secolo così scrive: “chi incendia le stoppie prima della metà di agosto de fore la cità de Lese sopra lo tienimento de la dicta cità” (avanti la festa de Sancta Maria de mezzo augusto) fosse punito con la pena di once quattro e che dopo tale epoca bisognasse “chiedere licentia del Capitanio e portare persone sufficienti a spegnere il fuoco per evitare i grandi danni successi negli anni passati...”
Se nel Salento leccese sia più conveniente bruciare o sovesciare le stoppie è una questione che è stata affrontata nel XVIII secolo dal medico di Martano Cosimo Moschettini che è anche autore di un trattato di olivicoltura. Cosimo Moschettini dichiara di preferire “l'abbruciamenro delle stoppie...perchè promuove lo sviluppo dei semi delle biade le quali si debbono disporre in quel terreno e li fa germogliare con il maggiore vigore e gagliardia, perchè purga il terreno dai semi e dalle radici di piante infestanti perchè infine distrugge ovaie ed insetti devastatori delle biade”,
La considerazione del Moschettini trova un obiezione nel mancato apporto di sostanza organica nel terreno dovuto al Debbio. Ma se invece si interrassero le stoppie, quanta sostanza organica forniremmo al terreno? La risposta è che con il sovescio delle stoppie si interrerebbero dai 4,5 ai 5 quintali di sostanza organica per ettaro. Se consideriamo che le stoppie agirebbero nei primi 30 centimetri di terreno esse costituirebbero meno dello 0,1 per mille in peso del terreno.
Il prof. Martelli della Facoltà di Agraria di Bari con la guida del Prof. Baldoni e del allora suo aiuto Prof. Cavazza condusse una ricerca che dimostra l'effetto dannoso dell'interramento delle stoppie nell'ambiente del Salento leccese perchè determina una carenza di azoto determinato dal sovescio delle stoppie e contemporaneamente dall'interramento nel terreno di microorganismi denitrificanti che sottraendo azoto dallo strato attivo generano una forte carenza.
La pratica del debbio consente il controllo di due parassiti vegetali che se lasciate comportano gravi danni per il grano. Le due fanerogame sono conosciute nel Salento leccese come “Spurchia del grano” e “Cacalupo” che sono due specie appartenenti alla famiglia delle Scrofulariacee e propriamente ai generi Rinanto (Rinanthus major) e Melampiro (Melampirium pratense ed avrense). Sappiamo tutti che è vietata la vendita dei semi di grano imbrattati da questi semi che danno prodotti di sapore ed odore cattivo.
Riferisce il Dottore Agronomo Attilio Biasco che “In tutta la penisola salentina queste due specie crescono vigorose su terreni di mezzano impasto di colore rossastro; i loro semi, che grosso modo somigliano nella forma a quelli del frumento, ma di color nero carbone, germogliano e sviluppano in un primo stadio senza l'appoggio di piante ospiti. I primi segni di parassitismo si manifestano dopo lo sviluppo della radice primaria dalla quale prendono origine numerosissime radici secondarie he si dirigono in ogni senso e si fissano sulle radici del frumento con succhioni piuttosto grandi, rotondeggianti, che le circondano quasi totalmente.”
I danni causati sono davvero notevoli, nelle piante attaccate alcune volte si salva la spiga principale o se rimangono quelle dei culmi secondari sono svuotate.
Per 25 anni l'allora Ispettorato provinciale dell'agricoltura di Lecce, di cui oggi rimane solo un ufficio, istituì campi di orientamento delle varietà di frumento e campi di concimazione quando l'Italia durante il periodo fascista era impegnata nella “Battaglia del grano” che cominciò quando lo Stato prese coscienza che si importavano dai 15 ai 20 milioni di quintali di frumento. Durante quegli anni nell'Arneo alcuni seminati vennero attaccati dal Rinanto e dal Melampiro così come riferisce il Dottore Agronomo Attilio Biasco che riferisce la circostanza della evidenza della presenza dei due parassiti dopo la mietitura per la presenza nel campo degli scapi fiorali anneriti tanto da far apparire le stoppie picchettate di nero.
Dalle esperienze millenarie riportate pare che nel Salento leccese la pratica del debbio sia necessaria stando attenti a NON BRUCUARE , SENZA LE DOVUTE MISURE DI SICUREZZA, LE STOPPIE, LA PAGLIA E ALTRI RESIDUI AGRICOLI perchè in pochi minuti potrebbe sfuggire il controllo del fuoco. L'accensione delle stoppie, nei territori della Regione Puglia, è regolamentata dalla L.R. n. 15/1997 e all'art. 41 della L.R. 27/97 modificato dall'art. 37 della L.R. n. 9/2000. Secondo questa legge le operazioni di accensione e bruciatura delle stoppie nei campi a coltura cerealicola sono vietate nel periodo compreso tra il 1° giugno e il 31 luglio, tranne che per le superfici irrigabili utilizzate per le colture di secondo raccolto, per le quali le operazioni di bruciatura possono essere anticipate, previa autorizzazione del Sindaco, a partire dal 1° luglio. Le operazioni di accensione e bruciatura devono in ogni caso essere effettuate nei giorni di non eccessivo calore e privi di vento, nelle prime ore del mattino e nelle ore del crepuscolo. La bruciatura delle stoppie può essere praticata a condizione che lungo il perimetro delle superfici
interessate sia tracciata, subito dopo le operazioni di mietitrebbiatura e comunque entro il 15 luglio, una “ precesa” o “ fascia protettiva “ per tutta l’estensione direttamente confinante con boschi o foreste, o con altre proprietà per una larghezza non inferiore a dieci metri e comunque, tale da assicurare che il fuoco non si propaghi alle aree circostanti e/o confinanti. Le medesime operazioni praticate su terreni lungo linee ferroviarie o strade devono rispettare una larghezza delle fascia di precese di cinque metri dal confine ferroviario o stradale. L’operazione di bruciatura deve essere effettuata a cura degli interessati , dotati di mezzi idonei al controllo e allo spegnimento delle fiamme, e assistita fino al totale esaurimento della combustione.

*Dottore Agronomo

Bibliografia
Ragusa, anziano muore carbonizzato mentre brucia stoppie http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/dettaglio/articolo/gdsid/117831/
Stefania Arcara:Messaggere di luce: storia delle quacchere Katherine Evans e Sarah Cheevers
Piero Bevilacqua: Breve storia dell'Italia meridionale: dall'Ottocento a oggi
Chiara Melani,Francesca Fontanella,Giovanni Alberto Cecconi: Storia illustrata di Roma antica: dalle origini alla caduta dell'impero
Angelo Massafra: Problemi di storia delle campagne meridionali nell'età moderna e contemporanea
La bruciatura delle stoppie: http://www.oseap.it/Lupo/La%20bruciatura%20delle%20stoppie.htm
Maria D'Enghien "Banni e Capitoli" XV secolo
Cosimo Moschettini: Trattato di Olivicoltura
Vittorio Villavecchia,Gino Eigenmann: Nuovo dizionario di merceologia e chimica applicata, Volume 2
Attilio Biasco: Un antica pratica che ritorna agli onori della ribalta – Salento Agricolo Agosto 1959
"NORME IN MATERIA DI BRUCIATURA DELLE STOPPIE " http://www.provincia.foggia.it/files/File/Caccia%20e%20Pesca/stp.pdf

sabato 10 luglio 2010

Piove sul Salento leccese: senti come viene giù!


Piove sul Salento leccese: senti come viene giù!
di Antonio Bruno
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Perché farsi devastare dalla pioggia in autunno per poi cadere nella più atroce siccità d'estate? Possiamo mantenere sulla superficie della terra l'acqua che ogni anno sprofonda 80 – 100 metri sotto i nostri piedi? In questa nota alcune proposte per l'uso dell'acqua di pioggia nel Salento leccese.
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Nella mia vita l'acqua è importante. Bella scoperta! Lo so che mentre leggi stai dicendo un po' seccato: è un'ovvietà, l'acqua è importante per tutti. Il fatto è che io, con l'acqua, ci lavoro da sempre. L'acqua che disseta la terra del Salento leccese che fa parte della “Apulia siticulosa” (Orazio Epod. 3,16) e che non a caso Dante Alighieri, nei suoi versi, descrisse come «terra sitibonda ove il sole si fa vino».
Il vino che sgorga direttamente dal sole e inebria le menti dei salentini leccesi immersi in una sbornia infinita. Immagine da bagordi senza fine che però non corrisponde alla realtà. Anche perchè con il vino oltre che dissetarsi, ci si ubriaca!
L'estate non piove e c'è necessità di pompare acqua a tutta birra dalla falda, ma poi ecco che nel periodo autunnale e dell'inverno l'acqua viene giù forte tanto da ispirare Lorenzo Jovanotti: “Piove! Senti come piove! Madonna come piove! Senti come viene giù! Hai visto che piove? Senti come viene giù! Tu che dicevi che non pioveva più!”.
L'acqua è talmente tanta che ogni volta ecco che c'è l'allagamento e siamo fortunati se non ci scappa il morto!
L'acqua viene già in maniera sempre più intensa, cade molta più acqua in un tempo molto più breve e tutto questo pare si verifichi per il riscaldamento climatico.
L'acqua viene giù e il mio lavoro consiste nel tenere efficiente la rete di canali per farla defluire (rete idrografica del Salento leccese). Il bello è che molti di questi canali finiscono nelle famose Vore (inghiottitoi carsici) e attraverso questi l'acqua che viene fatta defluire nei canali va a finire già, nella falda. E noi che siamo parecchio intelligenti poi in estate la pompiamo su per irrigare le aride terre del Salento leccese. Eppure i nostri antenati avevano ideato un sistema per non disperdere l'acqua di pioggia e l'hanno chiamato “pozzelle”. Queste vere e proprie cisterne per la raccolta dell'acqua di pioggia venivano costruite nelle zone di depressione naturale del terreno. Qui si scavava una buca profonda dai tre ai sei metri e poi di rivestivano le pareti con le pietre, stesso sistema dei furnieddrhi, si disponevano le pietre in cerchi concentrici sino a formare in alto una falsa cupola a forma di campana. Da queste “pozzelle” tutta la comunità prelevava l'acqua e il loro uso si è protratto sino agli anni 30 del secolo scorso. Nelle città greche del VIII secolo a. C le cisterne pubbliche erano simili alle nostre pozzelle.
Ma ripeto, noi invece, l'acqua la lasciamo andare sotto terra e poi con un grande dispendio di energia, la pompiamo per farla risalire e provvedere così ad irrigare le nostre piante.
Tra l’Ottocento ed il Novecento le paludi occupavano una grandissima parte della penisola del Salento leccese ed erano la causa della diffusione della malaria nelle nostre zone.
Nel secolo scorso si è iniziato e portato a termine un insieme di interventi che hanno bonificato il territorio riducendo in maniera significativa le zone umide. Questo lavoro ha prodotto profonde modificazioni alla rete di canali (rete idrografica) ed alle Vore (inghiottitoi carsici), rendendo coltivabili ampie aree del territorio del Salento leccese e allontanando le acque di ruscellamento e le acque reflue dai centri urbani. Nello stesso tempo, in conseguenza di queste opere dell'uomo, si sono alterati gli equilibri che regolano l’assetto idrico ed idrogeologico del territorio, anche perchè dall'analisi delle opere realizzate evidenze scientifiche hanno dimostrato che non sono basate su validi presupposti di carattere geologico, idrogeologico e geomorfologico. Anche se ai progettisti dell'epoca se leggessero queste parole direbbero : “Se un giorno ti verrà rimproverato che il tuo lavoro non è stato fatto con professionalità, rispondi che l'Arca di Noè è stata costruita da dilettanti e il Titanic da professionisti....”
Ma poi è arrivato l'inquinamento e l'acqua che ruscella (la cosiddetta acqua di prima pioggia) è inquinata, ed ecco che arriva in soccorso il legislatore con l’art. 113 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152 – che sancisce l’obbligo di trattamento delle acque meteoriche per le quali vi sia il rischio di dilavamento da superfici impermeabili scoperte di sostanze pericolose o di sostanze che creano pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici.
Inoltre, le acque di dilavamento successive a quelle di prima pioggia, che dilavano dalle pertinenze di stabilimenti industriali e che non recapitano in fognatura, devono essere sottoposte, prima del loro smaltimento, ad un trattamento di grigliatura, disoleazione e dissabbiatura.
Chissà che direbbero di tutto questo i nostri antenati che prendevano l'acqua dalle pozzelle? Ma adesso al problema dello spreco di energia per pompare l'acqua dalla falda si somma il problema dell'inquinamento della falda. Ecco perchè applicando la legge, dopo aver recuperato l'acqua piovana, dopo che si sia provveduto a depurarla è bene utilizzarla sia per gli usi civili che per quelli agricoli.
Ci stanno provando le Istituzioni, infatti la Regione Puglia ha fissato i criteri per la disciplina delle acque meteoriche. In estrema sintesi tutti gli insediamenti destinati alla produzione, residenza o ai servizi in cui si effettua il transito, la sosta o il parcheggio di mezzi di qualsiasi tipo devono provvedere al trattamento delle acque meteoriche ricadenti su queste superfici.
Io ci sto provando, mettendo a disposizione tutta la mia professionalità, ma anche voi che state leggendo potete fare qualcosa.
Come dici? Che non puoi fare nulla? Invece sei proprio tu che puoi iniziare a fare scendere la media del consumo d'acqua che nei paesi europei è di oltre 150 litri al giorno a testa.
Siccome circa la metà potrebbe essere costituita da acqua non potabile. E tu potresti rivolgerti all'Associazione “Idee in movimento” di San Cesario di Lecce per ottenere una consulenza che ti metta a disposizione un sistema completo che permette il recupero e l'utilizzo dell'acqua piovana che puoi impiegare per l'irrigazione del tuo giardino, per lo scarico d'acqua dei tuoi W.C., per i tuoi bucati e per il lavaggio delle tue automobili.
E allora che aspetti a scrivere a idee.in.movimento@hotmail.it su facebook http://www.facebook.com/home.php?ref=home#!/profile.php?id=100001021145619&v=wall

giovedì 8 luglio 2010

Gli agricoltori del Salento leccese sono interessati a barattare la frutta e la verdura che producono con il concime prodotto dai rifiuti domestici?


Gli agricoltori del Salento leccese sono interessati a barattare la frutta e la verdura che producono con il concime prodotto dai rifiuti domestici?
di Antonio Bruno
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I risultati ottenuti da una ricerca della Dott.ssa Anna Leone dell'Università di Napoli hanno evidenziato che il trattamento con il compost esercita un effetto positivo su alcune funzioni biologiche del suolo legate ai processi di decomposizione della sostanza organica. L'Associazione “Idee in Movimento” di San Cesario di Lecce intende promuovere il baratto dei rifiuti prodotti dalle famiglie con la frutta e la verdura degli agricoltori di di San Cesario di Lecce.
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E' da un po' che collaboro con l'Associazione “Idee in Movimento” di San Cesario di Lecce e con loro abbiamo già affrontato il tema dei Rifiuti solidi urbani. Le notizie di questi giorni che come al solito riferiscono di un'ennesima emergenza mi spingono a proporre alla Comunità in cui vivo una buona pratica: “Il Compostaggio Domestico”.
Il compostaggio domestico è un metodo che, imitando il ciclo della natura in maniera controllata e accelerata, permette di ottenere dalla decomposizione dei rifiuti un terriccio ottimo per il giardinaggio e per l'agricoltura.
Insomma si tratta di avere in casa una compostiera che è molto simile a un bidone della spazzatura e metterci dentro gli scarti della cucina che sono umidi ed eventuali scarti secchi del giardino. La cenere di legna è un ottimo fertilizzante per piante di ogni specie e può essere aggiunta al compost per fornire sali minerali. Attenti però perchè se è in eccesso rispetto agli altri rifiuti e non viene aggiunta gradualmente in piccole quantità, si ostacola la trasformazione e si peggiora la qualità finale del compost. I microorganismi provvederanno a fare maturare in 8 – 10 mesi un terriccio di colore scuro e dall'aspetto soffice e dal profumo del terriccio di bosco.
Teniamo conto che il terriccio viene venduto a prezzi molto alti. In rete è possibile acquistare un confezione di terriccio di 20 litri, equivalente a 6 chili a 2 Euro ovvero a 33 Euro al quintale. A Salsomaggiore nel campione di 240 famiglie sono stati raccolti, circa 450 quintali di umido che significa una produzione di umido di 2 quintali all'anno che sommati al secco e alla cenere possono dare sino a 5 quintali di compost l'anno per un valore di 170 Euro.
Ho in animo di proporre all'Associazione “Idee in movimento” di cui sono socio, di chiedere ai compaesani di San Cesario di Lecce che si interessano di agricoltura e che hanno partecipato al Corso tenuto nel 2009 dal Collega Dottore Agronomo Vincenzo Mello di utilizzare nei loro campi il concime organico prodotto dalle famiglie del nostro Paese. Mi chiedo e vi chiedo: gli agricoltori di San Cesario di Lecce sono interessati a barattare la frutta e la verdura che producono con il concime prodotto dai rifiuti domestici delle massaie del mio paese?
L'idea è che il Concime ottenuto dalle buone mamme sarà stimato volta per volta dagli esperti dell'Associazione “Idee in Movimento” attribuendogli un valore economico. Il compost sarà dato agli amici Hobby Farmers che in cambio si impegnano a consegnare alla massaia virtuosa una quantità di prodotti agricoli per un valore equivalente a quello attribuito al compost applicando i prezzi di mercato rilevati dal Ministero delle risorse agroalimentari. E se la quantità di compost prodotto all'anno sarà di 170 Euro ecco che le massaie avranno il corrispondente valore di frutta e verdura.
Questa iniziativa è finalizzata alla promozione e attuazione del compostaggio domestico come pratica per per la trasformazione e il recupero della frazione verde organica dei rifiuti di cucina e di giardino, da riutilizzare come compost negli spazi verdi di pertinenza delle abitazioni e da conferire previa stima del valore agli Hobby Farmers di San Cesario di Lecce con conseguente riduzione dei flussi di rifiuti biodegradabili in discarica.
I risultati ottenuti da una ricerca dell'Università di Napoli hanno evidenziato che il trattamento con il compost esercita un effetto positivo su alcune funzioni biologiche del suolo legate ai processi di decomposizione della sostanza organica. Si può affermare che l’ammendamento del terreno con compost di qualità, ottenuto dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani, può rappresentare un strategia promettente per l’incremento dell’attività biologica dei suoli agrari migliorandone la qualità biologica. Siccome, è importante seguire gli effetti di applicazioni di compost ripetute negli anni e verificare un eventuale trasferimento dei metalli alle colture l'Associazione “Idee in Movimento” provvederà a fare tutti i controlli che saranno necessari anche alla luce di ciò che è stato dimostrato in questi tre anni di ricerca e cioè che sono fondamentali studi protratti nel tempo per chiarire gli effetti del compost a medio e lungo termine.

Bibliografia

Emergenza rifiuti: cumuli di immondizia in tutta la provincia: http://www.ilpaesenuovo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=5602:emergenza-rifiuti-cumuli-di-immondizia-in-tutta-la-provincia&catid=72:Territorio&Itemid=123
Salvatore Avitabile: Via i rifiuti dal centro, ma resta la crisi http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2010/7-luglio-2010/via-rifiuti-centro-ma-resta-crisi-1703343807247.shtml
Marco Errico:Il presidente della Provincia Gabellone: «Pagherà chi ha commesso errori» http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/notizie/politica/2010/8-luglio-2010/presidente-provincia-gabellone-paghera-chi-ha-commesso-errori--1703349418713.shtml
HOBBY FARMER: AGRICOLTORI PER PASSIONE http://www.bricoliamo.com//files/articles/Presentaz_Fieragricola%202010_1553175996.pdf
ANNA LEONE: Applicazione di compost in suoli agrari. Valutazione dell’attività biologica e monitoraggio di metalli pesanti e di alcuni microrganismi potenzialmente patogeni.
Raccolta differenziata: da giugno a Salso si raccoglie anche la plastica: http://portale.parma.it/page.asp?IDCategoria=517&IDSezione=47&ID=18483

mercoledì 7 luglio 2010

Interazione gazze-agricoltura nel territorio del Salento leccese


Interazione gazze-agricoltura nel territorio del Salento leccese
di Oreste Caroppo*

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Ringraziandola per i suoi ricchi interventi con cui sempre arricchisce le nostre conoscenze e ci stimola nella ricerca di soluzioni alle problematiche che ci circondano, le invio un mio umile contributo alla discussione da lei aperta sulla questione relativa all’interazione gazze-agricoltura nel territorio salentino.
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Non si inizi una nuova crociata contro gli innocenti! E mi spiego. Vada bene per i monitoraggi e la quantificazione agronomica degli eventuali danni all'agricoltura dovuti alle Gazze, ma prima di avventarsi in cacce, contro questi poveri bellissimi ed intelligenti corvidi, protetti dalla Convenzione Internazionale di Berna, in interventi drastici di diminuzione della popolazione con soluzioni chimiche, magari volte a ridurne la fertilità e con l’eliminazione fisica delle gazze stesse, fermiamoci a riflettere un attimo. L’eventuale aumento della popolazione di gazze nel Salento, (da verificare con eventuali studi avifaunistici scientifici accurati, come lei giustamente suggerisce), non rappresenterebbe che l’effetto di uno squilibrio dell’ecosistema, di cui le gazze non sono certo colpevoli! Il colpevole sarebbe solo e soltanto l’uomo, che ha alterato nel tempo, ed in maniera più drastica negli ultimi anni, il territorio, distruggendo e danneggiando gli ecosistemi e la biodiversità, e portando alla scomparsa di quegli animali della catena alimentare locale che occupavano posizioni più elevate delle gazze, nei confronti delle quali erano predatori, o posizioni vicine entrandone in competizione spaziale. Eliminare le gazze non risolverebbe nulla, sarebbe una vittoria relativa apparente e momentanea per gli agricoltori che causerebbe altri danni imprevedibili, poiché il sistema “ecosistema” è un sistema complesso, che appena alterato ritrova subito un nuovo equilibrio non necessariamente tale da favorire il raggiungimento dell’obiettivo agro-economico perseguito ab origine, con l’intervento di riduzione delle popolazioni di gazze nel Salento. Da qui invece deve scaturire una profonda riflessione e autoriflessione di tutto il comparto agricolo salentino, anche sulle sue eventuali colpe, e del mondo scientifico, nonché di tutta la politica, anche di fronte all’immane flagello, oggi, della desertificazione fotovoltaica delle campagne favorita da tanti nostri amministratori! Operare per realizzare un’agricoltura, ed in maniera più estesa una gestione del territorio, più rispettosa della natura, può in breve portare ad un risanamento di tutto l’habitat salentino e al ripristino di quell’equilibrio tra specie, con ritorno o rinfoltimenti di specie animali un tempo più numerose, che con molteplici e plurimi effetti positivi farebbe anche rientrare l’apparente anomalo eccesso di gazze di oggi. Tutti questi positivi risultati partendo dalle semplici fasce che ciascun agricoltore può lasciare alla naturalità e ai rimboschimenti con specie autoctone nei suoi poderi, che si dovrebbero incentivare politicamente e finanziariamente, fino ad azioni provinciali di rimboschimento più estese e ad interventi di ricostruzione di zone umide, ecc. ecc. Pratiche virtuose da non realizzare più soltanto nelle “oasi” ma ovunque. Le oasi erano quei luoghi dove di fronte alla quasi totale assenza di una cultura ambientalista è stato necessario preservare, come in uno scrigno, la biodiversità, in aree abbastanza integre; oggi, fermo restando l’importanza delle oasi, dobbiamo giungere alla visione dell’intero territorio, come luogo, nostro habitat, dove dobbiamo “coltivare” forme di coesistenza tra agricoltura e natura, secondo i cardini basilari delle filosofie del biologico; forme che solo in una visione miope possono essere credute fonte di diminuzione di redditività. Tutt’altro! Così ad esempio gli agricoltori del biologico sanno che avere delle semplici siepi naturali nei pressi delle colture permette di contenere il numero di eventuali insetti parassiti, naturalmente, senza l'impiego di insetticidi chimici nocivi, grazie al riparo offerto dai cespugli per la nidificazione ad uccellini insettivori, con un aumento evidente delle rese. L’eventuale lieve incremento della popolazione delle gazze non è allora che un monito che la Natura ci lancia: non è nascondendo ed eliminando gli effetti delle nostre cattive azioni che i danni fatti al nostro ambiente con ricadute economiche negative più o meno evidenti e forti, possono essere risanati! Solo ricostruendo scientificamente le catene di correlazioni causa-effetto, possiamo riconoscere gli errori, e risanarli facendo dei passi indietro. Passi indietro che ci portano oggi però avanti, poiché supportati ed illuminati dalla maggiore padronanza tecnica e scientifica dei nostri tempi; così possiamo migliorare noi stessi, il nostro ambiente, la nostra economia, e questo però solo se mai dimentichiamo che la tecnologia di cui disponiamo è nulla, e può diventare autolesiva, come sarebbe se oggi ci accanissimo contro le povere innocenti gazze, se non viene supportata dalla saggezza-logica del nostro contadino antico, che più di noi sapeva quanto nella Natura tutto è intrinsecamente collegato!





Tanti Saluti e a Presto,





Oreste Caroppo

*Leader Movimento per la Rinascita del Salento

martedì 6 luglio 2010

Danneggiata dalle Gazze l'Agricoltura del Salento leccese


Danneggiata dalle Gazze l'Agricoltura del Salento leccese
di Antonio Bruno
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Sono oramai troppe le grida d'allarme che giungono dal mondo agricolo per i danni delle Gazze (Pica pica, Linnaeus 1758). Secondo la mia opinione è opportuno presentare immediatamente una domanda di risarcimento danni al Comitato tecnico provinciale per la tutela faunistico-venatoria previsto dalla L. R. n. 27/98
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Ce ne sono troppe, sono voraci, mangiano le uova degli altri uccelli e fanno danni ai frutti e agli impianti di irrigazione: sono le Gazze (Pica pica, Linnaeus 1758) in leccese Mita o Picalò è un uccello della famiglia dei corvidi.
Il Salento leccese e il suo paesaggio essendo un'area prevalentemente agricola, deve confrontarsi con il rapporto tra agricoltura e fauna selvatica. Ecco perchè secondo la mia opinione sarebbe opportuno iniziare una ricerca sulle interazioni ecologiche tra avifauna e agricoltura.
L’articolo 19 della Legge Nazionale 157/92 e successive modificazioni definiscono i motivi che possono portare all’autorizzazione di piani di controllo di specie selvatiche all’interno di aree vietate alla caccia. I piani di controllo per le Gazze sono quindi possibili per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro- forestali ed ittiche ragione quest'ultima che giustificherebbe l'adozione per la Provincia di Lecce visti i danni che questi corvidi provocano all'agricoltura.
Ma faccio immediatamente una proposta: per cominciare si potrebbe effettuare un rilevamento, da realizzare di concerto con l’Università del Salento, l’Istituto Tecnico Agrario “G. Presta” e l’Amministrazione Provinciale, per iniziare una forte collaborazione con i proprietari agricoli del Salento leccese, per individuare sia le specie di uccelli presenti che utilizzano prodotti agricoli quale propria risorsa trofica, sia quello di valutare l’entità del danno provocato alle coltivazioni.
A scopo preventivo sarebbe opportuno mettere in atto vari sistemi di dissuasione in collaborazione con gli agricoltori, come i palloni "Predator", i cannoni a GPL, l'electroscare mobile e la recinzione elettrica.
Detto questo si potrebbe elaborare un piano di controllo della Gazza (Pica pica) che dovrebbe essere esercitato selettivamente, praticato mediante l’utilizzo di metodi ecologici e autorizzato dalla Provincia di Lecce sentito il parere ISPRA (ex INFS http://www.apat.gov.it/site/it-it/ISPRA_-_ex_INFS/L'Istituto_-_ex_INFS/ ) .
Ma la domanda che pongo è se si possano contenere i danni provocati dalla fauna selvatica e specificamente dalle Gazze.
Ricordo a me stesso che la Legge 11 febbraio 1992, n. 157 avente per oggetto le Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio pubblicata sulla G.U.. 25 febbraio 1992, n. 46 - S.O. n. 41 all'Art. 26 prevede il risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica e dall'attività venatoria recita che "Per far fronte ai danni non altrimenti risarcibili arrecati alla produzione agricola e alle opere approntate sui terreni coltivati e a pascolo dalla fauna selvatica, in particolare da quella protetta, e dall'attività venatoria, è costituito a cura di ogni regione un fondo destinato alla prevenzione e ai risarcimenti, al quale affluisce anche una percentuale dei proventi di cui all'articolo 23"
Secondo la mia personale opinione una misura da applicare in questo caso è un premio forfettario che sostituisce un eventuale indennizzo per risarcimento danni almeno sino a quando il piano di controllo della Gazza (Pica pica) non sia stato messo in atto. Tale premio dovrebbe essere dato per promuovere la valorizzazione delle colture, pratiche colturali, prodotti tradizionali e per promuovere il recupero di manufatti e infrastrutture di valore paesaggistico. Per questi motivi il premio avrebbe finalità ambientale e quindi sarebbe esonerato dall'obbligo della notifica alla Commissione Europea.
Agli agricoltori che hanno subito i danni da Gazze (Pica pica, Linnaeus 1758) suggerisco di presentare una domanda di risarcimento danni al Comitato in cui siano presenti rappresentanti di strutture provinciali delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale e rappresentanti delle associazioni venatorie nazionali riconosciute maggiormente rappresentati (articolo 26 Comma 2 Legge 11 febbraio 1992, n. 157)
Il Comitato tecnico provinciale per la tutela faunistico-venatoria previsto dalla L. R. n. 27/98 risulta così composto: Salvatore Perrone (presidente Comitato ed assessore Attività Venatoria), Francesco Bruni (presidente Commissione Ambiente e Risorse Naturali), Renato Stabile e Gianfranco Coppola (consiglieri provinciali), Sandro Panzera (responsabile Osservatorio Faunistico Provinciale), Donato Puzzovio (Federcaccia), Giorgio Colucci (Libera Caccia), Luigi Prato (ANUU), Tiziano Simone (Unione Nazionale Enalcaccia Pesca e Tiro), Antonio Lillo (Arci Caccia Lecce), Alessandro Capani (Italcaccia), Mario Rizzo (CPA Sport), Bartolo Ravenna (Ente Produttori Selvaggina), Francesco Trono (Unione Provinciale Agricoltori), Massimo De Pascali (Confederazione Italiana Agricoltori), Vito Greco (Ispettorato Dipartimentale delle Foreste), Massimo Nisi (Raggruppamento Interregionale Appuro-Lucano di Ornitologia), Raffaele Palmieri (Anci Puglia), Orazio Muratore (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), Francesco Geusa, Massimo Cera, Vittorio De Vitis e Cosimo Gaspare Giannuzzi.

lunedì 5 luglio 2010

Una torre che tra - suda cultura del Salento leccese


Una torre che tra - suda cultura del Salento leccese
di Antonio Bruno
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Per valorizzare i prodotti del Salento leccese a Torre Suda (Racale) nel Salento leccese in occasione del Ferragosto 2010 c'è una di quell'insieme di attività operative che rientrano nella strategia per orientare la creazione del valore insito nel prodotto tipico.
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Il Salento leccese, 215 chilometri di costa e il mare che la bagna limpido, cristallino, unico. Il Salento leccese e l'etnia che da Gallipoli scende sino a Santa Maria di Leuca e che incrocia una torre circolare del XVI secolo alta 13 metri e mezzo. Poi non servì più a far la guardia per impedire lo sbarco dei pirati saraceni e ci misero l'acqua dentro che sudava ed ecco che il suo nome non poteva che essere Torre Suda.
Il cielo blu, il mare azzurro e un sole che spacca i sassi, eccola: “Torre suda ha una costa scogliosa, dal mare cristallino e molto pescoso. Una cittadina tranquilla con la gente che la abita cordiale. Ci sono due grandi supermercati, qualche bar e tabacchi, un negozio di souvenir, due centri di informazione turistica e un internet point, un benzinaio, una farmacia e un centro pronto intervento. Inoltre sul lungo mare ci sono diversi localini caratteristici che sono direttamente sul mare. Ti piace vero? E' la descrizione del luogo in cui i giorni 13 – 14 e 15 agosto 2010 si terrà un percorso di biodiversità dei prodotti tipici del Salento leccese.
Torre Suda, alle spalle della quale si trova l’antica Specchia degli Specchi, un’interessante costruzione megalitica costituita da un’enorme specchia (che permette di osservare tutta la costa da Ugento a Gallipoli) e di tante altre piccole specchie dette “specchi”. Ricordo a me stesso che con “Specchia” vengono definiti alcuni manufatti presenti realizzati con la sovrapposizione a secco di lastre calcaree provenienti dallo spietramento a mano dei soprassuoli.
Molte volte la pancia guida i nostri passi e determina le nostre scelte. Il cibo presente in quello stare a tavola che è sinonimo di condivisione può essere l'occasione dell'incontro delle esperienze, degli scambi di opinioni ed è cultura. Ecco perchè è necessario collegare la nostra vita al cibo che è il frutto della terra del Paesaggio rurale del Salento leccese. Per valorizzare i prodotti del Salento leccese a Torre Suda in occasione del Ferragosto 2010 c'è una di quell'insieme di attività operative che rientrano nella strategia per orientare la creazione del valore insito nel prodotto tipico del Salento leccese. Soprattutto l'iniziativa di Torre Suda agisce sull'attribuzione di valore al prodotto da parte del consumatore e tra questi quello dei tanti turisti che in questo periodo affollano la spiaggia ionica.
L’evento vuole essere un momento di attenzione e discussione sulle potenzialità e sullo stato dei prodotti tipici del territorio scelti attraverso un'attenta analisi delle caratteristiche del Salento leccese al fine di valorizzarlo facendo leva sulle peculiarità, e cioè la ruralità, le tradizioni popolari, le valenze ambientali ed enogastronomiche.
Inoltre la frazione di Torre suda farà da scenario, dando spazio ai produttori locali ed ai fruitori dell’iniziativa, al momento dedicato agli appassionati del buon bere ed ai turisti che avranno modo di scoprire la dimensione culturale del nostro territorio e potranno quindi degustare i migliori vini delle cantine abbinati ai prodotti tipici di qualità, espressione del patrimonio locale. Verranno organizzati punti di degustazione attraverso la dislocazione di stand che offriranno prodotti enogastronomici tipici, e presenteranno le produzioni artigianali più significative.
L'evento di Torre suda nel pieno accordo con la politica turistica nazionale, che a sua volta risponde
all’impostazione europea, vuole rendere imprescindibile il rapporto tra cultura e turismo, e nel dettaglio dell’idea la presenza dei prodotti tipici durante la tradizionale Festa dell'Assunta è designata, tra l’altro, come opportunità di valorizzare le risorse storiche presenti nel territorio attraverso questo evento che costituisce un forte stimolo alle attività formative oltre ad essere momento di spettacolo, un’occasione utile per lo sviluppo civile ed economico.
La Festa dell'Assunta di Torre suda è un momento di rievocazione della storia del territorio del Salento leccese per mezzo di incontri-dibattito e per mezzo di momenti di animazione-spettacolo, tanto da divenire un vero e proprio mezzo di promozione turistica e di azione di recupero culturale del territorio.
L'agricoltura usando il territorio del Salento leccese con il passare del tempo ha determinato delle modifiche modellando il paesaggio così come lo conosciamo noi oggi e che per tale motivo denota la nostra identità.
Questa iniziativa desidera divenire eredità culturale per produrre comunicazione proprio attraverso l'agricoltura facendo riemergere tracce e parole, segni e simboli della nostra cultura per comprendere l'evoluzione della storia del Paesaggio rurale e le ripercussioni sociali ed alimentari.
A questo proposito l'iniziativa di Torre Suda è importante perchè ripropone i caratteri specifici del sistema mediterraneo. Noi abbiamo i nostri ritmi e i nostri tempi per assumere il cibo così come diamo un grande valore all'estetica degli alimenti e solennità ai nostri pranzi, perchè c'è una vera e propria dimensione del mangiare insieme. Un modello in cui il pranzo è un momento gioioso e caratterizza lo stare insieme delle persone di questo territorio.
Insomma nella Festa dell'Assunta di Torre Suda protagonisti sono i cibi, il pane, l'acqua, la pasta, le erbe, la carne ma anche la fame, il mangiare, le pratiche, i riti, i simboli, le nostalgie alimentari delle donne e degli uomini del Salento leccese che di stende nel grande lago salato.

sabato 3 luglio 2010

Senza i Dottori Agronomi la “Casa dell'olivo” rimane impoverita


Senza i Dottori Agronomi la “Casa dell'olivo” rimane impoverita
di Antonio Bruno
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Sabato 3 luglio nel cuore del Salento, a Leverano, in un angolo della Puglia in cui il paesaggio è ancora dominato da estese piantagioni di olivi secolari è stato inaugurato il centro culturale "Casa dell'Olivo - Oleoteca d'Italia".
Assenti i Dottori Agronomi, i Medici della Terra che hanno per primi la responsabilità “culturale” del Paesaggio rurale
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Cosa sia la casa dell'olivo è stato scritto ed espresso con chiarezza nel sito http://www.casadellolivo.it/ il resto lo trovate nella bibliografia che segue a questa nota. Sono venuto a conoscenza di questa interessante iniziativa attraverso il mio amico Fernando Gabellone che mi ha chiamato per invitarmi ad andare con lui a un incontro in cui l'Avv. Fernando Antonio LIQUORI, vice Sindaco di San Pietro in Lama, avrebbe parlato in una tavola rotonda a Leverano di olivi. Un caldo torrido il 3 luglio 2010 tutti Piazza ho salutato il Sindaco di Leverano Cosimo Durante, l'Assessore alle risorse agricole della Regione Puglia Dario Stefano e poi tutti alla Casa dell'olivo voluta dalla Prof.ssa Trono.
Un bell'ambiente, accogliente, con tante bottiglie degli olii d'Italia in bella mostra. Ho potuto conoscere e salutare l'Oleologo Luigi Caricato che ha moderato la tavola rotonda. C'era il Presidente Nazionale della CIA Giuseppe Politi http://www.copa-cogeca.be/img/user/file/PR87X1I.pdf che ha subito detto che è possibile un rilancio del settore e poi l'Assessore Stefano che ha sottolineato l'esigenza di una tracciabilità dell'olio per essere certi della provenienza. Ancora il Presidente della Provincia di Lecce che ha detto della sinergia con alcuni paesi del Mediterraneo e dell'impegno della Provincia per la valorizzazione dell'olio anche attraverso la consegna agli ospiti degli alberghi di una bottiglia di olio del Salento leccese e ancora l'Assessore Pacella che ha annunciato la nascita del progetto “adotta un albero di olivo”.
Insomma c'è davvero un gran da fare attorno all'albero dell'olivo. Ognuno con la sua sensibilità ed esperienza.
Durante il dibattito più volte mi sono chiesto perchè in una bella iniziativa come questa del Centro Culturale "Casa dell'Olivo - Oleoteca d'Italia"non ci fosse nessun collega Dottore Agronomo.
Eppure la casa dell'olivo nasce dalla volontà della Professoressa Anna Trono http://dbas.unile.it/personale_docente_trono.html tesa a questo scenario previsto: “la cultura materiale si metterà dunque in pari con la cultura alta, facendo sì che i temi della ruralità diventino patrimonio comune di tutti.” Ora mi chiedo e chiedo alla Prof.ssa Anna Trono come si possano affrontare nel suo centro studi, i temi della ruralità, senza i Dottori Agronomi della Provincia di Lecce?
Se l’obiettivo di questo centro è di “suscitare un interesse verso il cambiamento di stile e di linguaggio, cercando di andare al di là dei consueti canoni di comunicazione propri del comparto olio di oliva, troppo chiuso in se stesso e poco incline alle novità” mi chiedo e chiedo alla Prof.ssa Anna Trono come possa mettere in atto tale nobile proposito senza il coinvolgimento dell'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Lecce?
E' davvero lo stupore che mi ha spinto a scrivere di questa bella e interessante iniziativa che potrebbe essere arricchita dall'esperienza del Medico della Terra per iniziare un percorso che porti a un cambiamento culturale nel Salento leccese.
I cultori della materia sono fondamentali in ogni settore, lo sa bene il Professore Francesco D'Andria, docente incaricato di Archeologia e Storia dell'Arte Greca, che anche grazie al contributo di tanti appassionati di archeologia continua ad arricchirci di conoscenze sulla nostra storia. Ma vi immaginate un centro studi sui Messapi costituito solo da cultori della materia e da tecnici pratici senza nessun Archeologo?
Gentile Prof.ssa Anna Trono, in un ottica di sviluppo sostenibile del territorio noi Dottori Agronomi proponiamo un rinnovato rapporto con la natura, il paesaggio e le culture locali delle etnie del Salento leccese e per questo offriamo al Suo centro culturale "Casa dell'Olivo - Oleoteca d'Italia" esperienza di antico retaggio coniugata alle capacità di recente acquisizione perchè tutti siamo impegnati in questa grande impresa di restituire centralità all'albero caro agli Dei: “...E Atena toccò quella terra con la sua lancia e, con stupore dei mortali e degli immortali, tutta la collina si ammantò di alberi di olivo. Zeus compiaciuto con la figlia, ne sentenziò la vittoria: tu donasti agli uomini l'olio, e con esso tu hai donato luce, alimento ed un eterno simbolo di pace”


Bibliografia

S'inaugura a Leverano la Casa dell'olio http://www.salentoweb.tv/video/1516/s-inaugura-leverano-casa-olio?utm_source=feedburner&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+salentowebtv-video+%28SalentoWebTV+-+Video%29&utm_content=FriendFeed+Bot
L’olio italiano apre casa in Puglia http://www.culturalnews.it/dettaglio.asp?id=17514
Ora i migliori extra vergini regionali avranno una casa comune http://www.teatronaturale.it/articolo/9394.html
Casa dell'Olivo a Leverano http://www.leccenews24.it/comuni/102-comuni/990-casa-dellolivo-a-leverano.html
Grande attesa per l'apertura ufficiale della "Casa dell'Olivo-Oleoteca d'Italia" http://www.grandesalento.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2472:grande-attesa-per-lapertura-ufficiale-della-qcasa-dellolivo-oleoteca-ditaliaq&catid=1:ultime&Itemid=100074

venerdì 2 luglio 2010

Senza Parole: così è rimasto Giulio Tremonti di fronte al Dottore Agronomo Sergio Marini


Senza Parole: così è rimasto Giulio Tremonti di fronte al Dottore Agronomo Sergio Marini
di Antonio Bruno*
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Venerdì 2 luglio 2010 al Palalottomatica di Roma Eur si è svolta l’Assemblea Nazionale della Coldiretti. Un report da parte di un partecipante giunto da una galassia lontana, lontana...
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Un anno fa, era un giovedì e specificamente il 4 giugno 2009 in occasione di un Convegno da me organizzato, conoscevo un uomo preparato, capace e determinato eppure nello stesso tempo semplice e spontaneo, un uomo capace di emozionarsi di fronte all'anelito di riscatto del mondo agricolo e che non ha perso la speranza di una agricoltura al centro del dibattito della società del Salento leccese: il Presidente Pantaleo Piccinno che è alla guida della Coldiretti di Lecce dal 19 gennaio 2008.
E' passato poco più di un anno ma è come se lo conoscessi da sempre, abbiamo parlato da appena ci siamo conosciuti e continuiamo a farlo ogni volta che ci incontriamo: la nostra è una narrazione della realtà e, la mia narrazione è ancora più incalzante dal settembre 2009, cioè da quando ricopro l'incarico di Consigliere dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Lecce.
La realtà è ciò che ci circonda e in cui siamo immersi, io la narro e porgo questo racconto a chi ha la pazienza di ascoltarmi, a chi mi fa il grande onore di regalarmi il suo tempo. In questo modo ottengo di testare continuamente questa mia narrazione, con i miei interlocutori che mi fanno il grande onore di dirmi quello che pensano e che sono gli innamorati di questo settore, le donne e gli uomini che si occupano dell'ambiente che è, per il 90% , il Paesaggio rurale.
Mi ha chiamato l'Ing. Piccinno e mi ha chiesto se potessi andare con lui Venerdì 2 luglio 2010 al Palalottomatica di Roma Eur dove si doveva svolgere l’Assemblea Nazionale della Coldiretti. Gli ho detto di si, subito, ero certo che l'invito fosse frutto di quella narrazione della realtà che stiamo proseguendo insieme da un anno, quando ci incontriamo, dicendoci “quello che esce” e che sempre, alla fine della storia, faceva dire al Presidente Piccinno un “siamo daccordo” che mi sorprendeva e incuriosiva, anche perchè non sono abituato a suscitare consensi immediati: nella mia vita per avere un consenso, anche quello della donna che amo, ho sempre dovuto faticare molto e quando questo consenso arrivava mi rendevo conto che, dalla mia proposta, era trascorso davvero tanto tempo.
Una notte in pullman insieme a tanti colleghi Dottori Agronomi e a tanti professionisti, verso Roma, alle prime luci dell'alba l'autogrill, la barba, il rito del caffè. La narrazione continua anche qui, con tutti quelli che c'erano, con i mille sorrisi che accompagnano le parole di speranza. E quindi Roma che è vestita di giallo con la scritta verde di Coldiretti, e puntuali siamo tutti e 15.000 ordinatamente seduti al Palalottomatica dell'Eur.
Un uomo giovane, dell'età di 45 anni, un collega Dottore Agronomo è il Presidente Nazionale della Coldiretti, si chiama Sergio Marini. Io non l'avevo mai sentito parlare, e ieri è arrivato, folgorante, il perchè il Presidente Pantaleo Piccinno era sempre daccordo con la mia narrazione del Mondo. Già! Ieri sera ho ascoltato la mia narrazione dalla viva voce di un collega che ricopre l'incarico di Presidente della Coldiretti. Non sto scherzando! A meno che io non abbia ascoltato da qualche parte i discorsi del Presidente Marini, io ho fatto una narrazione che è quella di quest'uomo che ho conosciuto e ascoltato per la prima volta in vita mia Venerdì 2 luglio 2010. E ho visto con i miei occhi l'assoluta pari dignità tra questo collega e il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, quello delle Politiche Agricole Giancarlo Galan, e ancora con il Ministro del lavoro Maurizio Sacconi, senza trascurare il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, il Segretario generale della Cei Mons. Mariano Crociata, il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini e il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo. Pari dignità, spalla dritta e testa alta di un mondo che dal neolitico ad oggi ha nutrito tutte le generazioni che si sono susseguite sulla faccia della terra.
Un collega Dottore Agronomo alla guida di Coldiretti, che ha il “sacro fuoco”, che lascia quasi senza parole ministri che passano da un confronto televisivo all'altro perchè ha una proposta su cui chiede il consenso. Una proposta che è per l'ambiente, che poi è il Paesaggio rurale, ma che è un paradigma, un modello estensibile a tutti i settori dell'economia mondiale.
Ed eccoli i Ministri, i governatori d'Italia che ascoltano con rispetto e con attenzione, che aderiscono alla proposta che la fanno propria perchè sono consapevoli che quella del collega Dottore Agronomo Sergio Marini è una consulenza che li mette in condizioni di fare ciò a cui sono chiamati, di rispondere all'alto compito di contribuire a far si che il bene comune e la giustizia divengano finalmente operativi nel mondo. Perché la proposta del Collega Sergio Marini è rivolta al mondo intero.
La proposta è semplice, il consumatore deve essere messo in condizioni di scegliere! Perché dici che lo sapevi? Come dici? Che sei già nella condizione di scegliere? Ecco la dimostrazione che ti hanno imbrogliato, truffato, perso in giro! Tu sai se la salsa di pomodoro che compri è prodotta in Italia o in Cina? Come dici? Guarda che non lo sai, e se credi che quella salsa sia cinese non ne hai la certezza perchè non c'è scritto da nessuna parte.
La proposta del Collega Dottore Agronomo Sergio Marini e che tu quando vai ad acquistare il cibo che darai ai tuoi figli e a te stesso sappia! Tu hai il diritto di sapere se hai acquistato un prodotto italiano, francese o cinese! Poi libera concorrenza tra tutti, ma nella chiarezza, nella trasparenza!
Sei daccordo? Hai capito adesso perchè tutti quei ministri sono rimasti senza parole? E tu che hai partecipato all'Assemblea, hai capito adesso perchè la canzone che faceva da “Sigla” alla manifestazione era “Senza Parole” di Vasco Rossi?
Abbiamo continuato la nostra narrazione della realtà per tutto il viaggio di ritorno, sino alla pista d'atterraggio immersa nel Grande Lago Salato, sino al Salento leccese. Che pensi Presidente Piccinno: spicchiamo il volo verso nuovi orizzonti? Ci spendiamo affinché il “paradigma Marini” contagi tutto il Mediterraneo?

*Dottore Agronomo