sabato 27 maggio 2017

Il Dottore Agronomo Giovanni Melcarne è stato nominato membro del Centro di ricerca sull’olivo, olio e olive da mensa dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Il Dottore Agronomo Giovanni Melcarne è stato nominato membro del Centro di ricerca sull’olivo, olio e olive da mensa dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.

Questa nomina fa onore al Mondo dei Professionisti Agricoli della Provincia di Lecce. Formulo i miei auguri di buon lavoro al Collega Giovanni Melcarne con la certezza che sarà uno splendido inizio di una brillante carriera di ricercatore scientifico.


Antonio Bruno Consigliere Nazionale della Fidaf - Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali 

giovedì 4 maggio 2017

DOTTORE CHE COSA POSSO COLTIVARE?


Cari colleghi,
io non compro i quotidiani, non li leggo nemmeno se sono a diposizione gratis sui tavoli dei bar, forse perché da quando non bevo più caffè  frequento poco i bar. Stamattina quando un collega mi ha chiamato per segnalarmi un intervento toccante sul Quotidiano di Puglia, in prima pagina,  di un iscritto all’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Lecce, non sono riuscito a resistere e ho acquistato il giornale per leggere quell’intervento.
Non voglio fare commenti, anche se ci sarebbe molto da scrivere per significare ciò che avrei potuto fare, dire o promuovere. Questo vale soprattutto per me che da otto anni ricopro il prestigioso incarico di Consigliere dell’Ordine.  Dopo la lettura di questa lettera io ho deciso di rivedere completamente il mio modo di osservare,  percepire ed interpretare il territorio del Salento leccese per rispondere finalmente alla domanda che mi viene rivolta e che da troppo tempo è senza risposta. La domanda è: “DOTTORE CHE COSA DEVO COLTIVARE?”. Sento che non posso sottrarmi, ho la consapevolezza di avere il dovere di dare il mio contributo facendo del mio meglio. C’è una mailing list con moltissimi colleghi che sono sensibili a questo tema e voglio fare la domanda a tutti, la stessa domanda che fanno sempre a me. La domanda è la seguente: “COLLEGHI QUALI INDICAZIONI SU COSA COLTIVARE DOBBIAMO DARE AI PROPRIETARI DEL PAESAGGIO RURALE DEL SALENTO LECCESE?”
antonio bruno


LA LETTERA
CARO EMILIANO ECCO I RISULTATI DELLA XYELLA: CHIUDO, LICENZIO E VADO ALTROVE
di Mario TENORE
sono un dottore agronomo, laureato dal luglio del 2003 con 110/lode, e nel 2004 ho frequentato un master post/laurea in certificazione fitosanitaria delle produzioni vivaistico e sementiere. Anni di studio per cercare migliorare l'attività che la mia famiglia svolge con amore e dedizione estrema da ormai tre genera-zioni: il vivaismo viticolo. Il tutto in un territorio dal potenziale di 10 milioni di piante prodotte ogni anno: Otranto. La mia famiglia produce circa 500 mila barbatelle di vite destinate al mercato italiano ed estero (principalmente nord Africa), e ci avvaliamo delle prestazioni di 13 dipendenti. Tutto bene e grandi prospettive di sviluppo, fino all'arrivo della sciagura Xylella fastidiosa. Da quel momento in poi siamo sprofondati nel buio e nella solitudine più totale. Una breve ricostruzione. Agli inizi della questione Xy-lella, quando si sospettava che anche la vite fosse ospite del batterio, sono state eseguite analisi su ogni lotto di produzione di tutte le azien-de vivaistiche di Otranto, naturalmente a nostre spese, tutte con esito negativo (as-senza del patogeno), ma in nome di una precauzionalità estrema la Comunità Euro-pea, nel mese di maggio del 2015 ha deciso di bloccare tutte le attività vivaistiche, barbatelle comprese.
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Il mondo scientifico pugliese si attivava allora subito mettendo in atto dei test di. patogcnicita per confermare che la vite non venis-se atta.am dal ceppo di xylella presente nel Sale.. Anche que-sti test confermavano che la vite, fortunatamente, è estranea alle in-fezioni del patogeno. Tutto que-sto sforzo, però, non è bastato a far cambiare opinione ai burocra-ti di Bruxelles che, dall'anno scorso, ci impongono senza alcu-na base scientifica su vite, l'ob-bligo di terinotrattue le barbatel-le, nel momento più prossimo al-la consegna, con acqua calda alla temperatura di 50°C per una du-rata di 45 minuti. Quest'obbligo interveniva nella scorsa campa-gna, in un periodo dell'anno, no-vembre, in cui i lavori del vivai-sta sarebbero già dovuti essere a buon punto. mentre noi eravamo ancora bloccati. In Italia esiste so-lo una ditta produttrice dell'appo-sito macchinario e ne è anche de-tentrice di brevetto. Il costo è di  170 mila ero, e la capienza è di circa 6000 barbatelle per ciclo. Grazie alla caparbietà di alcuni di noi vivaisti, ed alla coscienza del costruttore della macchina, siamo riusciti ad ottenere un mac-chinario un po' meno tecnologi-co, ma non meno funzionale, al prezzo di 50 mila curo. Comprendendo che una sola macchina di termoterapia non ba-stava per trattare circa 10 milioni di barbatelle in maniera rapida ed essendo braviin matematica, abbiamo da subito cercato dato nelle istituzioni. In particolar mo-do abbiamo più volte interloquito con l'attuale Assessore all'agri-coltura della Regione Puglia, il quale ci ha sempre assicurato che non saremmo stati lasciati so-li e che, o attraverso leggi specia-li oppure per il mezzo dei Psr, ci sarebbe stata rimborsata la spesa per le macchine. Era l'inverno 2015-2016: noi acquistiamo sei macchine ed ovviamente lascio a  voi immaginare come è andata a finire, avete un minimo di co-noscenza della politica italiana. Ormai, sono due anni che te, motrattiamo le nostre piante per una malattia che non è presente, e che non riguarda la vite. Nume-rose sono state le successive ri-chieste di incontro con l'assesso-re, tutte rigorosamente andate a vado, forse abbiamo la colpa di non essere foggiani. L'unico ente che non è venuto meno ai propri impegni permet-tendoci di lavorare è l'affido pro-vinciale dell'agricoltura di Lecce che ha preso a cuore le sorti del 1105170 territorio e di un comparo che sviluppa un numero di gior-nate lavorative annue che sfiora le 70 mila impiegando oltre mil-le lavoratori. È bene ricordare che l'arcate otrantino, come mol-ti altri scori del Salento, non pullula di industrie in grado di garantire lavoro, ma fonda la pro-pria economia sul turismo dei 3 mesi estivi e su quel poco di agni-
coltura che gente come noi cerca di portare avanti. Neanche questi aspetti occupa-zionali, follemente a rischio, han-no attirato l'attenzione del presi-dente della Regione Puglia che non si mai interessato delle no-stre vicissitudini. Non è stato neanche in grado di opporsi alla violenza protratta sull'agricoltura del nostro territorio quando il mi-nistro dell'agricoltura ha emana-to un decreto che ha dichiarato tutta l'Italia territorio indenne da Xylella fastidiosa tranne le pro-vincie di Brindisi e Lecce. Que-sta genialau italiana ha generato tutta una serie di emendamenti in cascata da parte dei Paesi esteri (nord Africa) che vietano l'impor-tazione di barbatelle solo dalla Paglia. Una catastrofe economica di portata incalcolabile. Ovviamene anche il presiden-te della Regione non si è mai de-gnato di rispondere alle nostre ri-chieste di incontrò per cui la mia domanda è: per quale motivo io, in piena solitudine devo continua-re a lavorare con tali e tante diffi-coltà in un territorio che mi ha completamente abbandonato nel-la sua rappresentanza istituziona-le? Allora per farla breve, comuni-co ufficialmente che la mia azien-da si è già trasferita in un'altra Regione con una nuova licenza vivaistica, e ringrazio l'intera giunta regionale per "l'impegno" che ci ha messo per distruggere in soli 3 armi tutti gli sforzi della mia famiglia ed i miei sogni per il futuro. Mi rimane il tempo di termina-re i lavori di produzione delle mie ultime barbatelle "made in Otranto" e mi vedrò costretto a li-cenziare tutti e 13 i miei dipen-denti,ti, non per mie colpe. Vado via con la coscienza pulita e con il rammarico e la delusione di avere una classe politica comple-tamente incapace di tutelarmi. Al-tri colleghi vivaisti seguiranno*. scia per cui mi auguro che i no-stri politici possano prevedere un futuro più roseo a tutti quei lavo-ratori agricoli che la xylella  ren-de disoccupati. Mario Tenore*


*MARIO TENORE DOTTORE AGRONOMO ISCRITTO ALL’ORDINE DEI DOTTORI AGRONOMI E FORESTALI DELLA PROVINCIA DI LECCE

lunedì 1 maggio 2017

La proposta di una mini rivoluzione verde dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Lecce


Sabato 29 aprile, dalle 10 alle 18, nei padiglioni di Lecce Fiere, in piazza Palio, nell’ambito di Externa si è tenuta la giornata formativa sul tema «Il ruolo del dottore agronomo e forestale nella progettazione paesistica e delle infrastrutture verdi».
L’incontro è stato promosso dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della provincia di Lecce, con il patrocinio della Regione Puglia, Università del Salento, Camera di commercio, Associazione regionale pugliese tecnici e ricercatori in agricoltura (Arptra), l’ Accademia dei georgofili, sotto la direzione tecnico-scientifica di Francesco Tarantino.
Nel suo intervento il dott. Rosario Centonze, presidente dell’Ordine di Lecce, ha subito stigmatizzato l’attenzione dei presenti su ciò che avviene al paesaggio ed al verde urbano del territorio del Salento leccese affermando come sia spesso “violentato”, oltremodo dimenticato, politicamente utilizzato ad emblema economicamente e socialmente determinante.   L'agronomo moderno non si occupa solo di sistemi agrari o agro-alimentari, forestali, ma ha assunto sempre più la figura di  "gestore del territorio", perché può ricoprire ruoli specifici in settori interdisciplinari, quali quello "Biologico-paesaggistico-urbanistico" che richiedono le sue conoscenze per lo studio dell'impatto ambientale di opere complesse, per la pianificazione territoriale, per l'armonizzazione dell'ambiente rurale con l'insediamento edificato, residenziale o produttivo diffuso, per l'arredo urbano, nell'ambito della realizzazione di spazi verdi, per la sempre crescente richiesta di interventi manutentivi sul verde esistente.
Il presidente dell’Ordine di Lecce ha continuato illustrando in che modo l’Ordine di Lecce sta agendo richiamando i dottori agronomi e forestali all’impegno concreto ricordando ai presenti che l’Ordine ha costituito una Commissione di Studio per il Verde Urbano con l’obiettivo di individuare le principali criticità e focalizzare i diversi ambiti d’azione. Durante il pluriennale lavoro della Commissione è stata elaborata una serie di fascicoli tecnici monotematici con l’esigenza di comunicare su larga scala la propria visione sul verde urbano, aspetto fondamentale del vivere civile, legato alla qualità degli ambienti urbani. Infatti la presenza del verde nei centri abitati, la sua pianificazione, la gestione delle aree urbane naturali sono oggetto di un continuo scambio di pareri, di esperienze e di osservazioni, sempre vivo all’interno dell’Ordine.
E’ stato rimarcato come gli interventi di impianto del verde cittadino sono limitati e non organizzati su scala territoriale comunale e la cura in questi interventi è molte volte approssimativa e affidata dalle amministrazioni a personale non qualificato. Il risultato di tale condotta si traduce in una qualità scadente del verde urbano a livello estetico, funzionale e paesaggistico, e porta alla riduzione del patrimonio vegetale e al danneggiamento del patrimonio esistente.
L’Ordine di Lecce, prendendo atto delle non appropriate condotte, piuttosto che limitarsi ad interventi su casi specifici, ha scelto di agire costruttivamente per fornire una serie di strumenti operativi utili ai soggetti che, a diverso titolo, intervengono sul verde urbano.
Di particolare interesse sono state le relazioni di  Sabrina Diamanti, consigliere nazionale dell’Ordine dei dottori agronomi, nonché coordinatrice del dipartimento «Paesaggio, pianificazione e sistemi del verde»; Giovanni Sala, agronomo per Land Italia srl, Milano; Filippo Piva, dello studio Pampa, di San Marino, sul tema «Il progetto paesaggistico dalla piccola alla grande scala: casi di studio progettati e realizzati»; ed infine di Gianluca Tramutola, della «Sap Landscape consultancy & design», che ha parlato di «Paesaggi e giardini tra identità e percezione: interventi progettuali e casi studio in Olanda e nel Salento».

Antonio Bruno