lunedì 21 novembre 2016

La Xylella salentina è al confine tra Francia e Liguria

Il ceppo di Xylella fastidiosa che ha colpito gli olivi in Salento è alle porte della Liguria. E' arrivato a Mentone, in Francia, già lo scorso anno, ma solo le nuove analisi effettuate nel 2016 hanno confermato che è la stessa sottospecie. E sebbene il territorio ligure oggi risulti libero dal parassita, le autorità francesi non hanno ancora inviato alcuna comunicazione ufficiale all’Europa né preso iniziative specifichedi Beatrice Mautino         




È ufficiale, il ceppo ST53 della sottospecie pauca di Xylella fastidiosa che ha infettato gli olivi pugliesi è arrivato in Francia un anno fa, a Mentone, a una decina di chilometri dal confine con la Liguria.

Che il territorio francese ospitasse numerosi focolai di Xylella è noto da tempo. I primi ritrovamenti risalgono all’estate del 2015 in Corsica e all’autunno dello stesso anno in Costa Azzurra, tra i quali proprio quello di Mentone.

Il servizio fitosanitario ligure ne era al corrente, tant’è che le attività di monitoraggio sono state effettuate fin da subito anche nei comuni di Ventimiglia e Olivetta San Michele che ricadono nei dieci chilometri della zona tampone attorno al focolaio di Mentone (Qui la mappa interattiva con le aree demarcate in territorio italiano) come ci conferma Moreno Guelfi, funzionario e ispettore sanitario della Regione Liguria. “A oggi – spiega Guelfi -  abbiamo effettuato 700 ispezioni visive e circa 200 analisi di laboratorio sulle specie ospiti. Contiamo di arrivare a 1000 entro la fine dell’anno. Ma per il momento, fortunatamente, sono risultate tutte negative”.
Tutti i dati diagnostici diffusi dall’ANSES, l’agenzia francese per la sicurezza alimentare, dell’ambiente e del lavoro, attribuivano le infezioni in Corsica e in Costa Azzurra alla sottospecie multiplex di Xylella fastidiosa. 

Multiplex, per quanto sia considerata organismo di quarantena per l’Unione Europea e preveda l’attivazione di tutte le procedure di contenimento attuate per le altre sottospecie, attacca piante tipiche della macchia mediterranea come 
la poligala, il rosmarino e la lavanda, ma, a differenza di pauca ST53salva piante ad alto interesse commerciale come olivo, oleandro, mandorlo e ciliegio.

Infatti, l'olivo non compare nella lista delle quindici specie eliminate dai giardinieri comunali nel raggio di 100 metri dai giardini di Palazzo Carnolès a Mentone, sede del focolaio, anche se di olivi, nel giardino e nei dintorni, ce ne sono.
 
Per quasi un anno la situazione è stata questa: alto livello di attenzione ma relativa tranquillità per le colture commercialmente interessanti come l’olivo. O, almeno, questa era la posizione pubblica delle autorità francesi e di conseguenza di quelle italiane.
 
In realtà, quello che succedeva davvero e che "Le Scienze" è riuscita a ricostruire, restituisce uno scenario diverso, più complesso e preoccupante.Nei primi mesi del 2016, l’Istituto Nazionale francese per la Ricerca in Agricoltura (INRA) ha preso in mano i campioni analizzati dall’ANSES e li ha riesaminati con nuovi test scoprendo che in Corsica e in Costa Azzurra i ceppi di multiplex presenti sono due, geneticamente distinti.

Inoltre, in Corsica è presente un nuovo ceppo, mai incontrato prima, probabilmente frutto dell’incrocio spontaneo fra quei due. A questo si aggiungono una decina di piante con infezioni multiple, che sono state quindi colpite da entrambi i ceppi.

Avvicinandoci all’Italia, si è scoperto che le quattro piante di un arbusto fiorito ornamentale, la poligala, trovate nel giardino di Palazzo Carnolès a Mentone nel novembre del 2015  erano state infettate non da multiplex, bensì da pauca ST53, cioè dallo stesso ceppo che ha infettato gli olivi della Puglia.
 
Se sembra complicato è perché lo è davvero. “La situazione in Francia è disastrosa” ci racconta Moreno Guelfi, “e la nostra impressione è che gli sia completamente sfuggita di mano.”

L’impressione di Guelfi sembra confermata da quello che ha raccontato una ricercatrice dell’INRA al meeting di lancio del progetto europeo XF-Actors tenutosi dal 14 al 16 novembre a Bari.Dopo aver scoperto che si trattava di pauca ST53 e non di multiplex, i ricercatori dell’INRA avrebbero voluto isolare i batteri, metterli in coltura, farli crescere ed effettuare i test di patogenicità, ma non hanno potuto farlo perché tutte le piante infette sono state distrutte e sono stati conservati solo campioni congelati, utili per i test genetici, ma inutilizzabili per le colture cellulari. Le autorità francesi hanno ispezionato i dintorni alla ricerca di altre piante potenzialmente infette, ma non hanno trovato nulla.
 
Tutto questo succedeva nell’agosto 2016, quindi otto mesi dopo il ritrovamento del focolaio.

Il 29 settembre scorso il Ministero dell’agricoltura francese comunicavache “alcuni risultati ottenuti dall'INRA suggeriscono la presenza di altre sottospecie ricombinanti e non. Come la sottospecie pauca identificata nel focolaio di Mentone nelle Alpi Marittime”.

Tuttavia, il Ministero ci teneva a precisare che “allo stato attuale delle conoscenze, nulla permette di concludere che i batteri identificati siano identici a quelli che infettano gli olivi della Puglia”. In realtà, i dati per concludere che si trattasse proprio dello stesso ceppo c’erano almeno da un mese, ma da allora il Ministero tace, anche di fronte alle nostre richieste specifiche di chiarimento.
 
L’INRA ha esaminato anche un centinaio di piante di caffè importate da Paesi sudamericani trovandone una ventina positive per almeno cinque ceppi diversi di Xylella appartenenti a diverse sottospecie, tra le quali anche pauca ST53.Quindi, ricapitolando: Xylella è arrivata in Francia più volte e continua ad arrivare. Si è insediata in Corsica occupando buona parte del territorio dell’isola e incrociandosi con la produzione di nuovi ceppi che potrebbero attaccare piante diverse da quelle attaccate dai ceppi genitori.

È presente in Costa Azzurra con 15 focolai, uno dei quali, il più pericoloso per l’olivicoltura, sconfina in territorio italiano.

Ma a oggi, non risultano comunicazione ufficiali delle autorità francesi all’Europa sul ritrovamento di pauca ST53, né provvedimenti specifici nel focolaio di Mentone che è stato trattato dalle autorità come se invece fosse provocato da multiplex.
 
Dobbiamo preoccuparci? Sì, anche se non è il caso di fare facili allarmismi. A oggi, il territorio ligure è stato dichiarato "xylella-free" e non ci sono elementi per sostenere il contrario.

“Siamo aiutati dalla barriera fisica tra noi e la Francia” ci spiega Guelfi. “Nelle aree alpine ci sono moltissime zone senza piante ospiti. Queste si concentrano soprattutto nelle aree di pianura, ma quelle siamo riusciti a monitorarle tutte capillarmente e le teniamo sotto controllo”.Inoltre, ci spiega Guelfi che anche se i francesi hanno avuto molta difficoltà a bloccare la movimentazione di piante dai territori infetti (una delle misure imposte dalla UE) è difficile che queste entrino nel nostro territorio perché l’importazione di piante dalla Francia è molto scarsa. È più probabile che il traffico di merci viaggi in senso opposto, anche se “l'unica cosa che dà un po' da pensare sono gli insetti vettori che potrebbero attaccarsi a qualche camion e arrivare da noi”.
 
Insomma, una situazione complicata che fa riflettere sul cambio di prospettiva di una storia che abbiamo considerato fin dall’inizio molto locale, legata al solo territorio pugliese, ma che sta pian piano diventando di interesse nazionale e internazionale.

Abbiamo già parlato dell’inadeguatezza dei controlli europei sulle piante importate. Adesso dobbiamo aggiungere alla lista di cause anche le difficoltà di comunicazione fra gli Stati membri e l'assenza di un laboratorio di riferimento comune a tutta l’Unione Europea o, perlomeno, di protocolli condivisi che evitino il ripetersi di errori gravi come quelli descritti in questo articolo.

Se alla scienza spetta il compito di completare il quadro delle conoscenze, sono le istituzioni a dover prendere le decisioni e agire.
 Fonte: http://www.lescienze.it/news/2016/11/21/news/xylella_fastidiosa_pauca_francia_inra_anses-3320063/




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