sabato 25 aprile 2015

Due domande dopo le prime osservazioni degli olivi della Provincia di Lecce


Le osservazioni che ho fatto sino ad oggi continuano a confermare i sintomi evidenti nelle zone della Provincia di Lecce che si affacciano sul Mar Ionio.
Al contrario nelle zone a Nord est e a Sud Est non ho osservato disseccamenti.
Le pubblicazioni scientifiche riferiscono che dai monitoraggi effettuati sulla flora spontanea degli oliveti interessati dall’epidemia, nessuna specie delle oltre 100 analizzate è risultata infetta di Xylella fastidiosa subspecie Pauca ceppo CoDiRo, tranne pochi esemplari di Vinca minor. Tra le specie arboree, oltre all’olivo, sono risultati sintomatici ed infetti, il mandorlo ed il ciliegio, pur se in percentuale non elevata, e su alcuni ospiti arbustivi (oleandro, Polygala myrtifolia, Westringia fruticosa, Spartium junceum, Acacia saligna) che potrebbero rivelarsi importanti ospiti alternativi. (Il punto sull’epidemia di Xylella fastidiosa nel Salento M. Saponari, D. Boscia, D. Cornara, G. Loconsole, O. Potere, F. Palmisano, P. La Notte, F. Porcelli, V. Savino e G.P. Martelli in Acta Italus Hortus 14)
Perché, in natura, la malattia delle piante è un evento raro?
In natura la malattia è un evento raro, che colpisce di solito gli individui dal sistema immunitario più debole. La naturale diversità genetica opera inoltre in modo da creare individui più o meno predisposti, più o meno forti per affrontare il contatto con un agente patogeno. Diversità genetica e ambientale sono i fattori che determinano il buono stato di salute di una popolazione o di un gruppo di individui la domanda è:
Solo nell’Arco Ionico della Provincia di Lecce questi fattori sono irrimediabilmente compromessi?
L’affermazione che ho fatto deriva dalla consapevolezza che la maggior parte delle piante è in grado di resistere all’attacco dei patogeni in quanto ha sviluppato un sofisticato sistema di difesa basato sulla combinazione di risposte costitutive ed inducibili che possono agire in maniera localizzata o sistemica, diffondendosi in tutti i tessuti ed organi della pianta (Dangl e Jones, 2001).
Ricordo a me stesso che una delle più potenti risposte delle piante all’attacco di patogeni è la cosiddetta “risposta ipersensibile” (HR) caratterizzata dalla morte rapida e localizzata delle cellule adiacenti il sito di infezione per evitare l’accesso ai nutrienti e limitare la proliferazione del patogeno. Evidenze sperimentali hanno dimostrato l’intervento di molecole segnale prodotte dalle cellule morte nell’induzione di geni correlati alla difesa (Hammond-Kosack e Jones, 1996; Danyl et al., 1996).
Ma è noto a tutti che è stato anche a lungo ipotizzato che la capacità di provocare una malattia da parte di un patogeno dipenda, almeno in parte, dalla sua capacità di eludere o inibire le difese della pianta (Heath, 1981).
Quindi la domanda è:
Il verificarsi di questo evento patologico è legato anche all’intervento di fattori di patogenicità che inducono la suscettibilità in una pianta ospite (l’olivo) altrimenti resistente o tollerante?


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