lunedì 9 maggio 2016

Peperoni Gialli di Acquarica di Lecce



Li pipigialli te acquarica
Se da Lecce ci spostiamo verso Sud Est ecco che, passata la frazione di Merine arriviamo nel territorio del Comune di Vernole. Tra le sue frazioni Acquarica di Lecce dove c’è una sagra popolare che ha origine dalla coltivazione di prodotti della terra di quel territorio, che nel secolo scorso costituivano il mezzo di sussistenza economica per le famiglie abitanti in quel territorio.
Il peperone di Acquarica di Lecce è famoso anche se per coltivarlo c’era bisogno dell’acqua che, come noto, nel Salento è tutta sotto terra, lo sappiamo che da noi è nascosta agli occhi da una terra ricoperta in estate da una vegetazione gialla e secca.
Ma può essere tirata su dai pozzi scavati sino alla falda superficiale di questo territorio a sud est che ha, a qualche metro di profondità, le impermeabili argille che la fermano prima che si depositi nella falda di fondo a 100 metri di profondità.
In linguaggio tecnico il tutto si spiega così:
 “I depositi del Pleistocene medio–superiore, permeabili per porosità, fessurazione e carsismo, ospitano una falda superficiale a regime stagionale, sostenuta dal livello argilloso impermeabile sottostante.”
Questo significa che se scaviamo, a pochi metri dal piano di campagna troviamo acqua e questa costruzione per noi salentini era “lu puzzu”.
Già lu puzzu! C’erano “li sicchi” (secchi) in numero di due legati “cullu nzartu” (corda) che passava “intra alla trozzula te leuna te fica” (carrucola di legno di fico). Una volta che il secchio veniva tirato su dal pozzo, l’acqua veniva messa “intra allu pilazzu” (in una vasca scavata nella calcarenite) e da qui “culle menze” (recipienti di zinco) si provvedeva a “ndacquare le chiante” (irrigare le piante coltivate).
Il territorio della frazione di Acquarica di Lecce è bagnato dal mare Adriatico e i terreni che avevano l’acqua a disposizione perché la falda era particolarmente superficiale erano quelli che stavano verso il mare. Ogni mattina i contadini con la loro famiglia, tutti in bicicletta, raggiungevano i loro terreni vicino al mare e li stavano dall’alba al tramonto a coltivare “li pipigialli te acquarica”.
Come sempre in campagna c’è chi lavora e chi invece gironzola per sottrarre il frutto del lavoro dell’uomo! Ecco perché alcuni contadini rimanevano a dormire in campagna nei “pagghiari” per prevenire i furti di quei preziosi peperoni.
Nei primi anni del secolo scorso i contadini caricavano i peperoni sulle loro biciclette e li andavano a vendere nei paesi. I trasporti erano tutti frutto dell’energia delle braccia e delle gambe dei contadini, la stessa energia di braccia e gambe che serviva a produrre in campagna i peperoni.
Gli anni 1970 e seguenti furono quelli della fortuna di Acquarica di Lecce. L’introduzione delle pompe sommerse che tiravano l’acqua e quella delle macchine agricole che rendevano possibile la coltivazione di più vaste aree di terreni, insieme alla possibilità per i trasportatori di avere a disposizione camion frigo che venivano da Bologna e da Milano, decretarono la fortuna economica di questo territorio.
Si coltivava e si vendeva per i ricchi mercati del Nord Italia ed Acquarica aveva una fiorente economia agricola.

Si piantarono peperoni dappertutto, anche tra gli alberi di olivo. Nulla a che vedere con la terra incolta di questo terzo millennio! Se prendevi la strada di Acquarica di Lecce vedevi peperoni e ortaggi oltre che verdure dappertutto!
Le piante di peperoni portate in Europa dopo la scoperta dell’America, si sono diffuse in particolar modo nei paesi più caldi che si affacciano sul mare Mediterraneo e tra questi, luogo ideale, è stato da sempre il nostro Salento.
Per ricordare tutto questo, la popolazione fu d’accordo nella decisione di fare un giorno di festa e, quando ancora nei paesi vicini non si conoscevano le “Sagre”, Acquarica iniziò con la prima Sagra popolare “lu pipigiallu” te Acquarica .
La sagra continua anche ai giorni nostri anche se di “pipigialli” non ce ne siano quasi più! Solo pochi proprietari terrieri di Acquarica di Lecce continuano a coltivare questo splendido ortaggio.
Il peperone dolce da tavola (Capsicum annuum) appartiene alla famiglia delle Solanacee (la stessa della patata e del pomodoro) e al genere Capsicum.
In Europa l’ortaggio fu chiamato col termine botanico di Capsicum, parola latina derivante dal greco kapto che significa “mordo con avidità” a causa del sapore piccante, anche se in realtà il nome volgare era inizialmente “pepe d’India” e solo in seguito peperone, per via del sapore simile a quello del pepe.
Per coltivare i peperoni il terreno deve essere soffice e non ci devono essere ristagni d’acqua. Un consiglio se avete un balcone e volete preparare il terreno per i vostri “pipigialli te Acquarica” le condizioni migliori si ottengono adottando terreno leggermente acido, agriperlite, argilla espansa e, all'occorrenza, anche sabbia di fiume per rendere sufficientemente areato il vaso-contenitore, assolutamente da evitare il sottovaso. I vasi di terracotta mantengono più costante l'umidità rispetto ai cugini in plastica e il consueto strato basale di argilla espansa sul fondo aiuta a scongiurare pericolosi ristagni d'acqua.
Potete acquistare piantine con 4-6 foglie ben formate e procedere al trapianto e, quando le temperature minime notturne restano sopra i 20 °C potete finalmente lasciarli all’aria aperta. Appena le piante avranno attecchito potrete aggiungere al terreno concimi naturali a base di fosforo e potassio (cornunghia naturale o guano di pipistrello) per favorire e incrementare la fioritura.
I “pipigialli te Acquarica” gradiscono annaffiature abbondanti ma non eccessive, per tutta la durata della loro coltivazione mantenete il loro substrato fresco e areato.
Oltre ai “pipigialli te Acquarica” che come è possibile capire dal nome sono di colore giallo i peperoni hanno caratteristiche diverse a seconda del loro colore.
Il peperone ha il colore verde quando viene raccolto in anticipo e ha un gusto pungente e sull’organismo ha un effetto depurativo.
Il peperone di colore Rosso, è quello che sazia di più infatti ha una polpa croccante, spessa e zuccherina sazia in fretta ed è il più ricco di principi nutritivi.
Lu pipigiallu te acquarica è Giallo quindi ha un effetto antiossidante sull’organismo ed è il più tenero e succoso contiene molta vitamina C  126 milligrammi in 100 grammi. Come anche negli altri peperoni sono presenti anche magnesio, ferro, rame, zinco e calcio.
Un gruppo di ricercatori dell’UCLA Center for Human Nutrition (California) ha scoperto che il peperone dolce aiuta a dimagrire anche se non contiene capsaicina come il peperoncino, responsabile della piccantezza e dell’azione snellente della spezia. Lo studio era volto a individuare la capacità del diidro capsiato (DTC), una sostanza non piccante presente nei peperoni dolci da tavola, di aumentare la produzione di calore nel corpo (termogenesi), causando la perdita di peso. I risultati hanno dimostrato che la DTC del peperone dolce aumentava significativamente l’ossidazione dei grassi, spingendo l’organismo a incrementare il metabolismo utilizzando più grassi come carburante.
Voglio concludere con un auspicio, spero che i giovani di Acquarica di Lecce capiscano l’importanza della storia “te lu pipigiallu” perché adesso è necessario credere fortemente nel recupero e nelle potenzialità di successo commerciale di un prodotto tipico che rischia di essere dimenticato per sempre. Per rilanciare questo prodotto bisogna modificare sostanzialmente la propria attività commerciale e la propria vita.
Se questa sfida verrà accettata dai giovani di questa sperduta frazione e se capiranno le potenzialità di sviluppo di un’antica produzione tipica mettendo in atto il suo miglioramento e il rilancio sul mercato ecco che una nuova generazione arriverà alla ricchezza e al benessere con lu pipigiallu te Acquarica igp (indicazione geografica protetta).

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