venerdì 4 ottobre 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sull'origine dell'agricoltura e del suo sviluppo nei millenni

 Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sull'origine dell'agricoltura e del suo sviluppo nei millenni 

Aratro rinvenuto tra Lonato e Desenzano, conservato presso il Museo archeologico di Desenzano (Brescia). Appartiene alla fase più antica della cultura dei Polada (Bronzo Antico iniziale – circa 2000 a.C.). (https://www.comune.desenzano.brescia.it/Amministrazione/Luoghi/Museo-Civico-Archeologico-Giovanni-Rambotti)

Intervistatore: Dott. Bruno, oggi vogliamo parlare dell'origine dell'agricoltura e del suo sviluppo nei millenni. Può spiegare brevemente come l’uomo ha iniziato a praticare l’agricoltura e cosa ha significato questo cambiamento per le società primitive?

Dott. Antonio Bruno: Certamente. L’uomo ha iniziato a praticare l’agricoltura circa tra il 10.000 e il 9.500 a.C., durante il Neolitico, in quella che viene definita la prima rivoluzione agraria. Prima di allora, l’uomo era principalmente cacciatore e raccoglitore, ma con l’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento, le società umane hanno radicalmente cambiato stile di vita. Questo passaggio ha segnato l'inizio di una vita più sedentaria e la nascita delle prime città. Un aspetto interessante è che sembra siano state le donne a dare il via alla coltivazione, mentre gli uomini si dedicavano alla caccia.

Intervistatore: Ci sono zone specifiche in cui l’agricoltura ha preso avvio per la prima volta?

Dott. Antonio Bruno: Sì, le prime attività agricole si sono sviluppate nelle zone con terreni fertili e condizioni climatiche favorevoli, come le medie latitudini e le foci dei grandi fiumi, tra cui il Nilo, il Tigri, l’Eufrate, l’Indo e il Fiume Giallo. Queste regioni erano soggette a esondazioni periodiche che arricchivano il terreno di sedimenti e limo, favorendo così una coltivazione duratura e prolifica. La cosiddetta "Mezzaluna fertile" è stata una delle culle principali dell’agricoltura mediterranea.

Intervistatore: Quali sono state le prime piante coltivate dall’uomo?

Dott. Antonio Bruno: Le prime specie di cui abbiamo testimonianze archeologiche sono il riso, coltivato in Thailandia, e la soia. Nell’area mediterranea, invece, le colture principali erano l’orzo e il farro, insieme a leguminose come piselli, ceci e lenticchie. La domesticazione degli animali è avvenuta parallelamente, con l’addomesticamento di cani, capre e forse ovini, circa 7000-6500 a.C.

Intervistatore: Come si è evoluta la tecnica agricola nel corso dei millenni?

Dott. Antonio Bruno: All’inizio la semina era piuttosto rudimentale: i semi venivano semplicemente introdotti in buchi nel terreno. Solo intorno al 2000 a.C. l’uomo ha iniziato a sviluppare strumenti come l’aratro, che permetteva di rimescolare gli strati del suolo, eliminare le erbacce e aumentare la fertilità. L’agricoltura divenne progressivamente più sofisticata. I Sumeri, ad esempio, furono i primi a praticare la rotazione delle colture e a comprendere l’importanza del maggese per il riposo dei terreni. Da loro abbiamo anche il primo trattato di agronomia.

Intervistatore: E come si sono sviluppate queste conoscenze agrarie in seguito?

Dott. Antonio Bruno: Le pratiche agronomiche hanno continuato ad evolversi. Gli Egizi, ad esempio, perfezionarono le tecniche di irrigazione sfruttando le inondazioni del Nilo. Anche i Greci e i Romani hanno dato importanti contributi: Esiodo, Senofonte e Teofrasto scrissero opere fondamentali sull’agricoltura. In Italia, le civiltà neolitiche del Tavoliere delle Puglie e le popolazioni etrusche, per esempio, erano molto avanzate nelle tecniche agricole. Gli Etruschi in particolare svilupparono strumenti come la groma per la perimetrazione dei campi e avevano grande abilità nella gestione idraulica, influenzando profondamente la cultura agricola romana.

Intervistatore: Qual è l’importanza storica dell’agricoltura nell’evoluzione delle civiltà?

Dott. Antonio Bruno: L’agricoltura è stata la base su cui si sono sviluppate le prime civiltà. Non solo ha fornito cibo e sostentamento, ma ha anche stimolato la crescita delle città, la divisione del lavoro, l’invenzione della scrittura per registrare le scorte, e ha favorito il commercio. È grazie all’agricoltura che l’uomo ha potuto superare la fase nomade e costruire le prime società complesse. Questo sviluppo ha influito direttamente su ogni aspetto della vita umana, dalla politica alla religione, alla cultura.

Intervistatore: Grazie mille, Dott. Bruno, per questo interessante excursus sull’agricoltura antica. Un'ultima domanda: quanto è importante oggi riscoprire e preservare queste tecniche antiche?

Dott. Antonio Bruno: Oggi è più importante che mai. Le tecniche antiche ci offrono un enorme patrimonio di conoscenze che possono essere utili anche per l’agricoltura moderna, specialmente in un momento in cui affrontiamo sfide come il cambiamento climatico e l’uso sostenibile delle risorse. Studiare e preservare queste pratiche ci permette di ritrovare soluzioni naturali ed efficienti per una gestione sostenibile del territorio.

Intervistatore: Grazie per il suo tempo e per le preziose informazioni.

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