mercoledì 2 dicembre 2009

Un Dottore Agronomo avrebbe evitato che a Lecce la studentessa e il fidanzato fossero schiacciati dall’albero


Un Dottore Agronomo avrebbe evitato che a Lecce la studentessa e il fidanzato fossero schiacciati dall’albero

di Antonio Bruno


A Lecce panico per le cadute degli alberi in città ma basterebbe far fare a un Dottore Agronomo la valutazione di stabilità delle piante VTA (Visual Tree Assessment) per scongiurare ogni pericolo.Lo scorso cinque dicembre una studentessa ed il fidanzato sono rimasti schiacciati da un grosso pino abbattutosi improvvisamente mentre camminavano in via Adua e come apprendiamo dalla stampa la giovane è ancora ricoverata in gravi condizioni nel reparto di Chirurgia toracica del Fazzi, dove verrà sottoposta ad un delicato intervento chirurgico.A Lecce si respira la paura che si possano verificare altri episodi di questo genere e soprattutto tra i cittadini, che abitano in zone dove vi sono alberi.La stampa riferisce di preoccupazioni nel quartiere Rudiae, zona “case Magno”, a ridosso di Viale della Repubblica dove gli alberi di pino sono paurosamente inclinati mentre le radici continuano a gonfiarel’asfalto, tutto a due passi dai portoni di ingresso delle abitazioni. Ma la domanda del perché un albero si schianta a terra e se sia possibile diagnosticare e prevedere un evento così devastante è fondamentale per dare delle risposte ai cittadini.Intanto vi è da chiarire quali sono le ragioni per le quali piante, anche di notevoli dimensioni e apparentemente sane, perdono la loro presa naturale sul terreno.E sicuramente le carie fungine sono determinanti poiché causano l’insorgenza di eventi degradativi su colletto, tronco e rami degli alberi. In pratica la cosa funziona in questo modo: vi sono alcuni funghi del legno che degradano la lignina o la cellulosa, sostanze che consentono all’albero di sostenersi nel terreno senza cadere, poi vi sono altri funghi che attaccano le radici, che oltre alla funzione assorbire le sostanze minerali e l’acqua dal terreno hanno la funzione di tenere la pianta saldamente fissata al suolo ne deriva che quando gli alberi sono attaccati dai funghi nel tronco e nei rami le piante cadono perché si spezzano tronco o rami, quando gli alberi sono attaccati dai funghi nelle radici ecco che si ha lo scalzamento della zolla che in pratica significa che l’albero cade trascinando con se la zolla di terreno delle immediate vicinanze.Comunque la domanda sorge spontanea: possiamo fare qualcosa per prevedere la caduta degli alberi? Oggi è possibile la valutazione della stabilità degli alberi poiché l’americano A. Shigo ha definito la teoria della compartimentazione (CODIT), elaborando un modello che spiega come la pianta reagisce alle lesioni e alle infezioni producendo zone chimiche e barriere fisiche di razione.Ogni intervento di taglio causa alla pianta una ferita attraverso cui facilmente possono penetrare organismi patogeni. La pianta reagisce alla ferita, con delle barriere chimiche (barrier zone – Shigo), in grado di fermare le infezioni e isolando i microrganismi al suo interno.Questa forma di difesa, nota come teoria CODIT, consta di due fasi: la prima consiste in un irrobustimento di barriere anatomiche già presenti che bloccano in direzione verticale, laterale, e tangenziale il diffondersi dei patogeni. La seconda consiste nella formazione di nuove cellule prodotte dal cambio, ancora vitale dopo il trauma o la ferita, che forma una barriera molto resistente e che isola l’infezione in una porzione di legno. Questo processo di compartimentazione causa, comunque, alla pianta un costo in termini energetici. Infatti, l’albero, per poter isolare i patogeni, cambia la destinazione di alcune cellule, che non vengono più destinate al trasporto o alla riserva.Per questo motivo è necessario che con la potatura non si effettuino tagli che comportino grosse ferite (meglio infatti potare poco ma spesso che potare molto ogni tanto).C. Mattheck, fisico tedesco, ha proposto regole scientificamente sperimentate che consentono di interpretare gli appiattimenti dei tronchi, i rigonfiamenti, le striature della corteccia, la formazione di cordoni ecc., come sintomi di meccanismi biologici messi in atto dalla pianta per fronteggiare le situazioni di stress che compromettono la sua stabilità e la sua salute. In altre parole si sta imparando a leggere il linguaggio degli alberi.Se guardiamo e tocchiamo con attenzione un acero inclinato ci accorgeremo che lungo il lato opposto all’inclinazione corrono dei robusti cordoni, cioè dei tiranti che sostengono per tensione la pianta inclinata. Al contrario nelle conifere l’inclinazione viene sorretta dall’accumulo di legno nella parte che si piega, cioè dal legno di compressione. Un tronco ricco di costolature, una corteccia molto screpolata, un appiattimento del colletto, sono tutti segnali da interpretare per capire lo stato della pianta. Nel corso delle operazioni di valutazione di rischio fitostatico, si osservano la chioma, i rami, il fusto, il colletto e la zona radicale dell’albero, alla ricerca di sintomi visivi che potrebbero rivelare l’eventuale presenza di anomalie interne.In caso di segnali premonitori si procede all’esame mirato, ricorrendo a strumenti di misurazione. Oltre alla trivella di Pressler e al martello di gomma, oggi esistono martelli collegati al computer che misurano la propagazione delle onde nel legno e attraverso la lettura dei tracciati sono in grado di individuare l’eventuale presenza di difetti. Il resistograph, invece, introduce nel fusto dei sottili aghi e poi fornisce, su dischetto o su carta, un grafico della situazione interna dell’albero. Viene poi effettuata la misurazione della resistenza meccanica. L’analisi strumentale conferma e misura le presunte lesioni, ma possono comunque restare dei dubbi. Per dare una risposta a queste incertezze il tecnico dovrà valutare se il legno è ancora meccanicamente “buono”. La misura della resistenza meccanica del legno si esegue solo nei casi limite in quanto invasiva, poiché richiede l’impiego della trivella di Pressler, che preleverà una “carotina” del legno che verrà esaminata in seguito con il frattometro. Al termine della verifica il tecnico avrà la grande responsabilità di decidere cosa fare.Le osservazioni, i dati strumentali, i riferimenti dell’ubicazione e i giudizi relativi a ciascuna pianta sono raccolti in schede sintetiche che vengono fornite all’interno di una relazione descrittiva del metodo di valutazione e della situazione complessiva del patrimonio arboreo esaminato. Per le valutazioni di stabilità delle alberate, il professionista adotta il protocollo ISA (Internationa Society of Arboriculture sez. Italia) della VTA.La tecnica più recente e accreditata di valutazione di stabilità delle piante è, infatti, la VTA (Visual Tree Assessment). Essa prevede un controllo visivo e, quando necessario, un esame strumentale approfondito. Al termine dell’osservazione,alla pianta in esame viene attribuita una classe di rischio fotostatico (Failure Risck Classification) che ne definisce il grado di pericolosità, la frequenza dei controlli e gli interventi da effettuare: nella classe A sono comprese le piante sicure, da rivedere dopo 4 o 5 anni; la classe B comprende gli alberi che presentano lievi difetti da monitorare a cadenza triennale; la classe C riguarda gli esemplari che mostrano sintomi più gravi, anche se non sono a rischio immediato di caduta, e che devono essere visionati ogni anno; le piante morte o ad elevato rischio di caduta vengono comprese nella classe D e devono essere abbattute. Esiste poi una classe intermedia C-D, che indica piante a rischio elevato che richiedono quasi sempre drastici interventi di potatura, in grado di riequilibrare l’alberata.Stabilità degli alberi 1. APPROCCIO VISIVO (Visual Tree Assessment - VTA)Indicatori di rischio: densità e colore chioma; caduta foglie e loro dimensioni; crescita annuale modesta; struttura: rami codominanti con corteccia inclusa; cavità, fenditure, carie, cancri, marciumi; inclinazione.2. DIAGNOSI STRUMENTALE a. Metodologie penetrometriche (resistenza alla penetrazione di una punta/ago): Decay Detecting Drill, Resistograph (=dendrodensimetro, trapano)b. Shigometer Ohmetro da campo: misura resistenza elettrica in fori trasversali, in funzione dell'umidità = carie, ma anche legno sano a basso contenuto di umiditàc. Frattrometro (elastomero) prelievo di una carota con succhiello e valutazione della resistenza alla rottura d. Metodologie soniche (le onde sonore si espandono + velocemente nel legno sano): martello ad impulso elettronico (velocità di propagazione di un’onda di carico); Metriguard, Sylvatest, oscilloscopio + geofono, mutuate dall'ingegneria strutturale;e. Metodologie radar geofisiche (non distruttiva, fusto circondato 3. VALUTAZIONE DEL PERICOLOPerdita di consistenza meccanica del legno a causa della carie. Formule ingegneristiche consentono di stimare il pericolo di schianto in relazione al rapporto tra spessore del legno sano residup (t) e raggio (R) del tronco “normale”. Ad es., secondo Mattheck, se lo spessore residuo è almeno 1/3 del raggio c'è ancora stabilità. Attribuzione della pianta ad una classe di rischio fitostatico.Pericolo di schianto + Dimensioni parti +Valutazione del bersaglio = VALUTAZIONE PERICOLOSOLUZIONI1. Rimozione o consolidamento parti pericolanti2. Rimozione del bersaglio (transenne)3. Rimozione dell'alberoIn quanto Dottore Agronomo devo ricordare che c’è stato una pronunciamwnto del Consiglio dell'Ordine in cui è stata stabilita la competenza esclusiva dei Dottori Agronomi in quanto a stabilità degli alberi.Ciò poiché per fare questa attività, che comporta peraltro costosi corsi ed uso di costose apparecchiature, bisogna svolgere attività professionale con adeguate conoscenze di patologia vegetale, fisiologia, botanica.L’attività professionale del Dottore Agronomo in tema di stabilità degli alberi tiene conto del protocollo ISA che è stato redatto da professionisti che da anni e a livello nazionale di occupano di valutazione di stabilità degli alberi. Il protocollo è importante per parlare un linguaggio comune perché altrimenti si ritorna a quando, qualche anno fa, le valutazioni venivano fattie con il succhiello di pressler (Sono anche detti Sonde Incrementali. Azionabili a mano, vengono utilizzati per prelevare campioni nei tronchi, al fine di valutare età, crescita, salute dell'albero, influssi negativi da inquinamento, densità del legno, penetrazione di agenti chimici nel fusto. Una volta rimosso gentilmente il campione di legno, l'albero provvederà a riempire di resina il foro praticato, attuando così un rapido processo di ripristino del materiale mancante) o , peggio ancora, con altri metodi empirici.In lingua italiana i libri sul VTA sono tutti editi dalla case ed. Il Verde Editoriale:-La stabilità degli alberi. Fenomeni meccanici e implicazioni legali dei cedimenti degli alberi, Claus Mattheck - Helge Breloer-I funghi gli alberi e la decomposizione del legno, Weber-Mattheck-La meccanica applicata all'albero, C. MattheckVi segnalo poi un altro libro:Valutazione integrata dell'albero, L. Sani, casa edit. Nicomp L.E.Proprio oggi mi è arrivata la comunicazione del nuovo seminario di C. Mattheck. Si terrà a Firenze il 27 marzo 2009Il prossimo 16 dic. a Torino c'è invece una giornata studio dal titolo:Alberi, natura e fruizione. La gestione del rischio nelle aree a parco. Il programma sarà visibile da domani sul sito dell'ISa www.isaitalia.org

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