mercoledì 20 novembre 2013

L’impiego dei lavoratori extracomunitari e comunitari in agricoltura in Puglia

              E’ opportuno sottolineare come la forza lavoro in agricoltura di provenienza straniera ha assunto negli ultimi decenni sempre maggiore rilevanza e connotazioni specifiche sia a livello nazionale che regionale. A questo proposito l’INEA a cadenza annuale, attraverso il coinvolgimento di testimoni di qualità (Organizzazioni Professionali, Organizzazioni Sindacali, Caritas, Camere di Commercio, ecc.), realizza una indagine diretta tesa ad individuare gli elementi quantitativi di maggior dettaglio nonché alcune caratteristiche qualitative in grado di inquadrare il fenomeno.
              Dalla lettura dei dati ufficiali (Cfr. “Il lavoro agricolo e gli immigrati” in “Annuario dell’agricoltura italiana”, Vol. LXV, 2012, Roma, INEA.) emerge come negli ultimi anni il numero dei cittadini stranieri occupati in agricoltura sia cresciuto consistentemente a livello nazionale e, in particolare, nelle regioni del Sud Italia. Se si prendono in considerazione gli andamenti annuali nell’impiego degli stranieri in agricoltura a livello regionale, spicca il dato rilevato per la Puglia nell’ultimo anno (2011) durante il quale si registra un incremento di ben 15.000 unità rispetto all’anno precedente (nello stesso anno l’incremento complessivo in Italia è stato di 42.000 lavoratori). Nel complesso, risulta che nel 2011 in Puglia sono stati impiegati in agricoltura 12.467 lavoratori extracomunitari (il 9,8% del numero totale degli occupati extracomunitari in Italia), valore pari all’11,7% del totale degli occupati in agricoltura in Puglia. Inoltre, risultano impiegati, nello stesso anno, 24.835 lavoratori neocomunitari (23,4% degli occupati neocomunitari in Italia e 23,1% del totale degli occupati in agricoltura in Puglia).
Negli ultimi anni la distribuzione per comparti di attività e per zona geografica si è modificata a livello nazionale e regionale, anche se dalle indagini condotte continua ad emergere che le attività nelle quali gli extracomunitari e i neocomunitari sono fondamentalmente impiegati sono tutte quelle che richiedono modeste competenze specifiche e gravoso lavoro manuale e che, molto spesso, non vengono svolte dalle persone del luogo (ad esempio la raccolta dei prodotti delle colture arboree e degli ortofrutticoli – pomodori - e alcune attività del settore zootecnico). In questo contesto, si stanno lentamente affermando, anche se in forma contenuta, attività di impresa a titolarità dei cittadini extra e neo comunitari.
Se si considera la ripartizione per comparti produttivi, emerge come i settori principalmente interessati dall’impiego di extracomunitari in Puglia sono, in ordine di importanza, quello delle colture arboree (4.695 immigrati, 37,7% del numero complessivo di immigrati impiegati in Puglia), delle colture ortive (3.310 immigrati, 26,6%) e della zootecnia (2.792 immigrati, 22,4%), mentre rimane residuale l’occupazione nelle colture industriali e nel florovivaismo. I lavoratori neocomunitari sono impiegati prevalentemente a livello regionale nel settore delle colture industriali (10.100 unità, 40,7%), delle colture ortive (7.235 unità, 29,2%) e delle colture arboree (6.260 unità, 25,2%). L’impiego nei settori dell’agriturismo e della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, sia di lavoratori extra-UE sia neocomunitari, permane nel complesso a livelli ancora contenuti.
Seppure risulti che a livello nazionale le retribuzioni corrisposte ai lavoratori siano conformi per il 60% alle tariffe sindacali, in Puglia come in Calabria, regioni ancora interessate da fenomeni di caporalato e di pagamento a cottimo, la quasi totalità dei lavoratori extracomunitari riceve compensi inferiori a quanto dovuto.

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