sabato 23 novembre 2013

La filiera cerealicola della Puglia: il grano duro


La regione Puglia è specializzata nella coltivazione del frumento duro: la superficie investita a tale tipologia di cereale è, difatti, la più estesa fra tutte le altre colture praticate e da sola rappresentava nel 2010, con 342.501 ettari, il 26,6% dell’intera SAU regionale e il 24,1% di quella a grano duro italiana. Le aziende attive nella produzione di frumento duro in Puglia sono 40.141, pari al 19,7% del totale nazionale. La produzione regionale di grano duro risulta territorialmente concentrata nella provincia di Foggia (con oltre 231.000 ettari) e Bari (circa 49.000), complessivamente pari all’81,7% della SAU pugliese investita a grano duro; anche le aziende risultano concentrate negli stessi territori (68% del totale).
Se consideriamo invece l’evoluzione che nell’ultimo decennio ha interessato le aziende e le superfici, in entrambi i casi abbiamo dati di riferimento in diminuzione, sia a livello regionale che provinciale. Più in particolare, le aziende pugliesi che coltivano grano duro sono diminuite tra il 2010 e il 2000 del 31,5% (una variazione in linea con la media italiana) mentre la SAU ha registrato una contrazione del 16,5% (sia in Italia che in Puglia). Questo ha fatto sì che le superfici aziendali crescessero nell’ultimo decennio, fino a raggiungere gli 8,5 ettari/azienda del 2010 (nel 2000 erano pari a 7), dato che si mantiene al di sopra di quello nazionale (6,9 ha).
- Grano duro: aziende e SAU per Provincia - 2010

Aziende
(n.)
Var. %
2010-2000
SAU
(Ha)
Var. %
2010-2000
Foggia
22.025
-21,0%
231.023
-14,8%
Bari
5.250
-18,1%
  48.893
-15,0%
Taranto
2.421
-49,9%
  16.633
-28,2%
Brindisi
1.593
-50,6%
     8.248
-23,2%
Lecce
7.276
-47,1%
   18.129
-18,5%
BAT
1.576
-36,1%
   19.575
-22,1%
PUGLIA
40.141
-31,5%
342.501
-16,5%
ITALIA
202.790
-33,4%
1.419.106
-16,5%
Fonte: ISTAT.
Quanto alla produzione, grazie ad un significativo aumento delle rese produttive tra il 2000 e il 2010 (+15%), la contrazione delle superfici investite non ha condotto ad una variazione di segno negativo dei volumi prodotti; nell’ultimo anno le quantità prodotte di grano duro in Puglia sono cresciute di oltre il 10%, passando da circa 737 mila a più di 813 mila tonnellate, pari al 21% dell’intera produzione realizzata a livello nazionale nel 2011.
- Andamento della produzione di frumento duro in Puglia
Anni
Produzione
Resa

(tonnellate)
(tonn/ha)
2006
           1.005.968
                           2,82
2010
             736.894
                           2,60
2011
             813.430
                           2,98
Variaz % 2011/2010
10,4%
14,9%
Variaz % 2011/2006
-19,1%
5,9%
Fonte: ISTAT.
Nella tabella sono riassunti i valori relativi alla produzione e rese per province; come si può notare, la produzione di tale cereale si concentra principalmente nell’area nord-occidentale della Puglia (province di Foggia e Bari); in particolare, nella sola provincia di Foggia, nel 2011 è stato realizzato oltre il 65% della produzione di frumento duro dell’intera regione. Si tratta tra l’altro dell’area con la maggiore resa a livello regionale, a testimonianza della forte specializzazione.
Tab. 2.3.15 - SAU e produzione di frumento duro per provincia - 2011
Province
Produzione
Resa

(tonnellate)
(tonn/ha)
Foggia
              530.000
3,21
Bari
                89.370
2,70
Taranto
                70.960
3,00
Brindisi
                47.600
2,80
Lecce
                38.000
2,00
Barletta-Andria-Trani
                37.500
2,50
Puglia
              813.430
2,98



Fonte: ISTAT.
Una parte della produzione transita in organizzazioni di produttori (il MIPAAF ne ha riconosciute 2). L’organizzazione dei produttori del Tavoliere è quella per la quale si dispone anche del valore della produzione commercializzata (€ 2.172.747) e del numero di soci (62). [1]
L’analisi dei dati sul valore della produzione di frumento duro in Puglia mette in luce come tra il 2010 e il 2011 si sia assistito ad una consistente ripresa del valore di tale cereale, che è passato da 154 a quasi 257 milioni di euro (+67%), pari al 7,2% del valore complessivo della produzione agricola della regione .
- Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e del frumento duro in Puglia (valori correnti, 2000 = 100)

Fonte: ISTAT.
La dinamica di lungo periodo mostra un’elevata variabilità del valore della produzione del cereale, determinata sia da variazioni significative nei livelli annuali di produzione ma soprattutto da una rilevante volatilità dei prezzi.
Nello specifico, i prezzi medi nazionali all’origine del frumento duro sono diminuiti del 60% tra gennaio 2008 e gennaio 2009 e del 13% tra gennaio 2009 e gennaio 2010.
- Andamento dei prezzi all’origine del frumento duro in Italia (euro per tonnellata)

Fonte: ISMEA.
Poi, dalla fine del 2010 e nei primi mesi del 2011 le quotazioni del grano duro hanno ricominciato a salire, registrando un +72% tra gennaio 2011 e gennaio 2010, per poi stabilizzarsi nei mesi a venire.
Per quel che concerne invece gli scambi internazionali di settore, occorre innanzitutto specificare come questi siano influenzati dalla presenza di rilevanti trader cerealicoli aventi sede legale e strutture operative sul territorio regionale, come segnalato in precedenza.
Nel 2010 le vendite di frumento duro dalla Puglia al di fuori dei confini nazionali hanno quasi raggiunto i 32 milioni di euro, un valore più che doppio rispetto a quello registrato nel corso dell’anno precedente e pari, in quantità, a circa 135 mila tonnellate, ossia il 18% della produzione complessiva di frumento duro della regione. Considerando invece la dinamica di lungo periodo, si nota come la regione abbia cominciato ad esportare grano duro in misura rilevante solo a partire dal 2007. Nell’arco del decennio la crescita percentuale media annua è pari a più del 43,8%, con tassi assi elevati proprio dal 2007.
Quanto ai più importanti mercati di destinazione dell’export di tale prodotto dalla Puglia, è interessante evidenziare come nel 2010 la totalità delle vendite all’estero di frumento duro si sia concentrata verso il mercato extra-comunitario ed, in particolare, verso un unico Paese, la Tunisia (il quale ha assorbito ben il 100% delle vendite all’estero di tale cereale); anche negli anni passati il mercato di riferimento per l’export pugliese di frumento duro è stato quello tunisino.
Trend delle esportazioni di frumento duro dalla Puglia (migliaia di euro)

Fonte: INEA.
L’industria molitoria e pastaria italiana, così come quella pugliese, ha bisogno di ricorrere all’approvvigionamento di frumento duro dai mercati esteri per poter coprire il proprio fabbisogno di materia prima. [2] Le importazioni pugliesi di tale cereale hanno superato i 304 milioni di euro nel 2010 (per oltre 1,5 milioni di tonnellate); si tratta di un livello rimasto praticamente stazionario rispetto a quello registrato nel 2009, ma superiore del 154% rispetto a quello segnalato dieci anni prima con una variazione media annua percentuale pari a più del 10%. A tale proposito, emerge come la dipendenza dall’estero si sia ridotta: il saldo normalizzato[3], infatti, che evidenzia il grado di specializzazione o di dipendenza dall’import, passa nel decennio da un valore di -97,9 a -81,0, dato certamente ancora molto negativo, ma pur sempre in miglioramento rispetto al 2000.
È comunque necessario sottolineare che il grano duro importato dalla Puglia (corrispondente, in valore, al 56% dell’import nazionale di tale cereale nel 2010) non è destinato esclusivamente al mercato regionale, ma è fonte di approvvigionamento per buona parte dell’industria molitoria e pastaria del nostro Paese; di qui il ruolo giocato dal Gruppo Casillo, che rappresenta la principale realtà aziendale italiana nelle attività di smaltimento, stoccaggio e trading di cereali.
Nello specifico, i principali fornitori di grano duro della Puglia nel 2010 sono soprattutto i Paesi extra-europei, in primis Canada, Stati Uniti e Turchia; questi tre mercati hanno contribuito nel 2010 ad oltre il 62% degli acquisti dall’estero in valore di frumento duro della Puglia. Infine, solo il 21% dell’import di settore è riconducibile ai Paesi dell’UE-27.
Trend delle importazioni di frumento duro in Puglia (migliaia di euro)

Fonte: INEA.
L’analisi svolta ha messo in luce come la Puglia sia una delle realtà di riferimento nell’ambito della produzione nazionale di frumento duro; tuttavia, vi sono alcuni punti di debolezza e criticità. Innanzitutto, per quanto concerne la fase agricola, il comparto pugliese è caratterizzato da un rilevante peso delle aziende di limitata dimensione che portano ad un elevato grado di frammentarietà del tessuto produttivo e alla polverizzazione e discontinuità dell’offerta. Molto spesso ciò contrasta con le pressanti esigenze delle fasi a valle, nei confronti delle quali non sempre  le aziende agricole pugliesi sono in grado di garantire le quantità e le qualità di materia prima richiesta.
In riferimento alle attività di trasformazione e commercializzazione, il settore è contraddistinto, invece, dalla presenza di limiti di natura strutturale che non consentono di realizzare economie di scala, dalla scarsa concentrazione dell’offerta, dalla carenza qualitativa delle strutture di stoccaggio (che spesso non sono idonee a stoccare la materia prima in maniera differenziata a seconda della qualità, comportando una scarsa omogeneità del prodotto ed una limitata differenziazione delle partite) e dalla sovraccapacità di macinazione dei molini rispetto al reale fabbisogno nazionale che porta al sottoutilizzo delle strutture molitorie.
Inoltre, l’industria molitoria regionale spesso deve sostenere elevati costi per rifornirsi della materia prima necessaria, a causa sia delle forti oscillazioni di prezzo che caratterizzano il grano duro, ed in generale i cereali, sia della dipendenza da Paesi terzi per l’approvvigionamento [4]. In particolare, il ricorso all’acquisto di frumento duro dai mercati esteri è legato, oltre che a fattori di carattere quantitativo e qualitativo [5], anche a fattori di ordine competitivo ed organizzativo, che costituiscono i punti di debolezza sia della filiera regionale che di quella nazionale. Le importazioni di frumento duro sono dunque complementari e non alternative alla produzione nazionale e risultano particolarmente onerose per il comparto molitorio pugliese ed italiano.
Alla luce di tali considerazioni, sarebbe opportuno intraprendere percorsi di sviluppo di nuove strategie aziendali e di scelte operative, che nel caso dell’industria molitoria dovrebbero riguardare la politica di approvvigionamento di materia prima nonché strategie relative alle politiche di fornitura all’industria pastaria. Visti i punti di debolezza della fase produttiva, è necessario un maggiore coordinamento verticale mediante una più forte integrazione contrattuale tra aziende agricole e industria molitoria (anche attraverso lo sviluppo di forme contrattuali innovative). Infatti, l’esigenza di un maggior coordinamento delle relazioni di filiera diventa oggi – e ancor più in futuro – sempre più pressante, sotto la più volte citata spinta della volatilità cha sta caratterizzando il recente andamento dei mercati cerealicoli e della conseguente esigenza, comune a tutti gli attori del sistema, di limitarne gli impatti.
Il rafforzamento del collegamento tra le richieste del settore industriale e i coltivatori è fondamentale per poter garantire un’offerta rispondente alle esigenze quantitative e qualitative (sia in termini organolettici che nutrizionali ed igenico-sanitario) della domanda del comparto molitorio e per poter così ridurre l’approvvigionamento di materia prima d’importazione; le strutture agricole impegnate nella coltivazione del frumento duro dovrebbero dunque individuare la dimensione del mercato di sbocco per quantità e qualità e programmare e concentrare la produzione al fine di garantire un’immissione fluida e costante sul mercato. Occorrerebbe altresì puntare sul miglioramento qualitativo della produzione, attraverso l’implementazione di forme di stoccaggio differenziato in funzione della qualità e la previsione di sistemi di garanzia certificanti l’origine del seme.







[1] L’altra è la Concer, che conta 262 soci, ma per la quale non si hanno i dati sul VPC.
[2] Secondo l’Italmopa (Associazione Industriale Mugnai d’Italia) la produzione nazionale di grano duro tende a coprire mediamente il 55% del fabbisogno dell’industria molitoria italiana a frumento duro.
[3] Rapporto tra il saldo (E-I) e il volume di commercio (E+I)
[4] L’industria molitoria necessita di disporre di materia prima di alta qualità (in particolare di alto valore proteico) non disponibile in misura sufficiente sul mercato regionale e nazionale.
[5] La volatilità dei prezzi del frumento duro (e dei cereali in genere) è ormai considerata un fattore strutturale ed è legata, principalmente, all’aumento dei consumi alimentari (soprattutto nei Paesi emergenti), all’incremento dell’utilizzo dei cereali per fini energetici, alla diminuzione delle produzioni a causa di fattori climatici, all’annullamento delle protezioni da parte dell’UE e alla liberalizzazione del mercato, alla riduzione delle scorte mondiali e al sempre maggior collegamento, a livello internazionale, del mercato dei cereali alle dinamiche del mercato finanziario.

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