giovedì 22 maggio 2014

Il Museo della Civiltà Contadina “Terra di Vigliano” di San Donato di Lecce


 

Da decenni la civiltà contadina è ormai quasi completamente scomparsa, persino nell’ambito delle micro comunità rurali del Mezzogiorno, cancellata, dapprima, da un processo di modernizzazione senza sviluppo – un intenso flusso migratorio, interno ed esterno, ha svuotato soprattutto i marginali, piccoli e medi centri urbani, dagli anni ’80 del secolo scorso – e, in seguito, omogeneizzata mediante il consolidamento ed espansione, a livello planetario, della globalizzazione, che ha mistificato le identità e specificità territoriali (gradualmente costruite in maniera ecosostenibile, nel corso dei secoli), sempre più labili, vaghe e difficilmente leggibili, tanto dalle generazioni attuali, quanto dalle successive. Il “grande libro della memoria”, pertanto, si assottiglia inesorabilmente, perché, giorno dopo giorno, perde, nella indifferenza generale, le pagine più belle, miniaturizzate dalla laboriosa e dura fatica effettuata da milioni di instancabili contadini, i quali, con le braccia, l’esperienza millenaria tramandata da padre in figlio (in larga parte oralmente), hanno disegnato un paesaggio unico e originale, armonizzandolo non solo con l’ambiente naturale, le peculiarità geografico-ambientali, le vicende storiche, lotta per la sopravvivenza, sfruttamento, miseria, tensioni per il possesso della terra e gestione dell’acqua, ma altresì con i complessi substrati culturali, usi, costumi, tradizioni, valori, principi morali, generi di vita, ecc. Fortunatamente, questo immenso patrimonio, viene custodito, anche se solo parzialmente, nei tanti contenitori museali distribuiti sul territorio nazionale. Ben vengano, allora, questi indispensabili ed interessanti “archivi della memoria”, i quali, se, da un lato, salvaguardano, tutelano, gestiscono e valorizzano le “eredità” (preziosi “lasciti” dei nostri padri ed elementi basilari di distinzione in una realtà globalizzata), dall’altro, non devono solo cristallizzare spezzoni di un passato che non ritornerà mai più, bensì, grazie all’attiva partecipazione delle comunità locali, veicolare e stimolare il dibattito passato-presente al fine di realizzare le fondamenta del futuro.

Il Museo della Civiltà Contadina “Terra di Vigliano” richiamando, indirettamente, la dinamica delle forme di utilizzazione del suolo e di gestione delle risorse, le caratteristiche della vita materiale e spirituale della comunità, il duro lavoro compiuto dai nostri antenati, i drammi esistenziali (individuali e collettivi), il religioso rispetto del territorio (oggi sconvolto e saccheggiato dall’invadente processo antropico), si manifesta come una “raccolta sistematica” della memoria locale, che onora i tanti volontari-benefattori e offre alle giovani generazioni, uno strumento in più, un “libro” costantemente arricchito di nuove pagine per riflettere sul passato, conoscerlo ed amarlo.

L’iniziativa, progettata e realizzata da un gruppo di Sandonatesi, si rivela, pertanto, particolarmente apprezzabile, in quanto scaturita dal volontariato, dalla partecipazione della cittadinanza e dalla guida di don Donato De Blasi, da tempo impegnato anche nel sociale e attività missionarie. Notevole, infine, è il contributo offerto da Adele Quaranta, per le doti di analisi e sintesi, conoscenza delle caratteristiche dei luoghi, accurata ed equilibrata fusione tra tra presente e radici identitarie e socio-culturali che rinsaldano le comunità.

Lecce, marzo 2012

DOTT. ALESSANDRO LAPORTA

Direttore della Biblioteca Provinciale

“N. Bernardini” di Lecce
 
 
Il Il Museo della Civiltà Contadina “Terra Di Vigliano”  (ricade nel borgo antico di San Donato di Lecce) è stato allestito in una “casa a corte”, modulo abitativo concepito come dimora della famiglia povera contadina, che, raggruppando, sotto lo stesso tetto, tutti i componenti familiari ed i suoi beni materiali (compresi gli animali), favoriva la socializzazione, l’aiuto reciproco e la mutua protezione, nonché consolidava i legami di parentela. I reperti esposti, dai più antichi a quelli relativamente moderni – confluiti attraverso donazioni di attrezzi ormai in disuso, provenienti da privati e botteghe artigianali –, testimoniano il laborioso lavoro e la dura fatica degli instancabili contadini, i quali, con le braccia, l’esperienza millenaria tramandata da padre in figlio (in larga parte oralmente), hanno prodotto un paesaggio unico e originale, armonizzato con l’ambiente naturale, le peculiarità geografico-ambientali e le vicende storiche (lotta per la sopravvivenza, sfruttamento, miseria, tensioni per il possesso della terra, gestione dell’acqua), da cui sono scaturiti complessi substrati culturali, usi, costumi, tradizioni, valori, principi morali, generi di vita, ecc.

 

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