giovedì 11 gennaio 2024

"Paparine, Papaveri e il Paradiso Perduto: Guida Scanzonata alla Cucina Salentina"

 

"Paparine, Papaveri e il Paradiso Perduto: Guida Scanzonata alla Cucina Salentina"

Sei mai stato nel Salento leccese e hai fatto l'errore fatale di dire "paparine" senza sapere cosa siano? Ah, la gioia di essere un perfetto forestiero! Ma non preoccuparti, perché oggi ti sveleremo i segreti delle misteriose paparine, dei papaveri e del paradiso perduto nell'arte culinaria salentina.

Innanzitutto, caro amico, se pensavi che le paparine fossero una specie di ballerine in miniatura, mi dispiace deluderti. Sono qualcosa di molto più affascinante: una prelibatezza locale fatta con il misterioso papavero. Ma aspetta, cosa? Il papavero? Sì, il papavero. E tu che credevi fosse solo una pianta che colora i campi di rosso!

Ecco il processo segreto di produzione delle paparine, che solo i veri salentini conoscono a menadito: in inverno, quando il papavero è ancora senza fiori, si raccoglie con la passione di un cacciatore di tesori. Si tagliano le radici, si eliminano foglie secche (non siamo sicuri se cantino anche una canzone di addio) e poi... laviamo tutto! A proposito, c'è chi sostiene che parlare di questo processo ti faccia sembrare il Papa. Ma tranquillo, non siamo noi a farlo, è mia moglie, d'accordo?

Ma torniamo alla storia del papavero. Sapevi che, secondo Teocrito, il papavero nacque dalle lacrime di Venere? Un'immagine poetica e romantica che fa pensare a una Venere affacciata alla finestra, piangente e improvvisamente pungendosi con le spine di un roseto. Per fortuna, il suo sangue trasformò i fiori in papaveri, che oggi ci ricordano il dolore di perdere l'amato. Che storia, eh?

E che dire della mitologia? Il papavero, oltre a essere un toccante simbolo di amore, era il preferito da Cerere, Cibele, Venere, Giunone e Mercurio. Insomma, il papavero faceva furore tra gli dei, e noi lo mangiamo con le olive nere come se fosse una prelibatezza divina. Non male per una pianta considerata infestante!

Passiamo al Papavero pugliese, con i suoi petali scarlatto rosei e una macula scura basale. Ma non lasciamoci ingannare dalla sua eleganza, perché il papavero è anche un disturbatore di terreni, spruzzandoli di rosso e facendo impazzire i pittori di tutti i tempi.

Ah, il Salento leccese, con il suo paesaggio sub specie mathematica. Per capirci, secondo Vittorio Bodini, il paesaggio è come un'equazione matematica, ma almeno nel dipinto c'è il rosso dei papaveri. Ricordi quando da bambini giocavamo a liberare i petali dei papaveri? Chissà se i bambini del 2024 ancora lo fanno. Forse ora si divertono con giochi digitali avanzati, ma noi abbiamo conquistato l'eternità con i gesti semplici.

E poi ci sono i papaveri nel grano, i veri guardiani dei pasti salentini. Quelli che vegliano su minestre fantastiche chiamate Paparine, preparate come le donne del neolitico raccoglievano piante per sfamare mariti e figli. Un po' come una versione antica di Uber Eats, ma senza app.

Infine, riflettiamo sulla caduta dal paradiso. Secondo il Prof. Ferdinando Boero, con il Neolitico e l'avvento dell'agricoltura, siamo caduti dal paradiso. Ma con il rosso del papavero accanto al giallo del grano, possiamo almeno goderci un pasto delizioso e riflettere sulle gioie della vita, mentre mille papaveri rossi vegliano silenziosamente su di noi. Che dici, non è proprio il paradiso?

Potrebbe essere un'immagine raffigurante cavolo nero

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