![]() |
| Il Prof. Salvatore Camposeo dell'Università degli Studi Aldo Moro di Bari |
Ecco il superintensivo in
asciutto, l’olivicoltura del domani!
Autore:
Antonio Bruno
Istituzione:
Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di
Lecce
Due progetti
di ricerca a matrice italiana stanno delineando l’evoluzione dell’olivicoltura
moderna, puntando su impianti superintensivi in asciutto e su nuove varietà
geneticamente adatte alle sfide del cambiamento climatico. È questo il futuro
che si sta scrivendo nei laboratori e nei campi sperimentali del gruppo di
ricerca del prof. Salvatore Camposeo dell’Università di Bari Aldo Moro,
“padre” di cultivar come Lecciana, Coriana ed Elviana —
oggi protagoniste di una nuova era per l’olivicoltura mediterranea.
La sfida dell’aridocoltura: produrre qualità
senz’acqua
“Lecciana
(incrocio tra Leccino e Arbosana) sta dimostrando prestazioni
agronomiche di grande rilievo in condizioni di scarsa disponibilità idrica”,
spiega Camposeo.
La varietà, resistente anche al batterio Xylella fastidiosa, è
attualmente oggetto di sperimentazione in impianti superintensivi in
asciutto, soprattutto in areali meridionali colpiti dal disseccamento
rapido.
Il concetto
di “superintensivo in asciutto” nasce dall’incontro tra sostenibilità idrica
e meccanizzazione integrale, un binomio che promette di ridurre i costi
di gestione del 40–60% rispetto agli oliveti tradizionali (Connor et al., 2014;
Camposeo et al., 2023).
Un nuovo paradigma per l’olivicoltura italiana
Oggi
l’Italia conta circa 1,1 milioni di ettari di oliveti, ma oltre la metà
versa in condizioni di abbandono o scarsa produttività. Gli impianti superintensivi,
invece, coprono appena 5.000 ettari, di cui la metà in Puglia.
“Il problema
non è la quantità di olio prodotto, ma la sostenibilità economica e
gestionale — continua Camposeo —. Il superintensivo consente di ottenere
rese stabili, qualità elevata e meccanizzazione totale, con un modello
replicabile anche in aridocoltura”.
Le moderne
cultivar brevettate dall’Ateneo di Bari, grazie alla loro bassa vigoria,
precocità produttiva e resilienza allo stress idrico, permettono
una gestione efficiente anche in assenza di irrigazione.
Miglioramento genetico e adattamento climatico
Il programma
di miglioramento genetico in corso, frutto della collaborazione tra
l’Università di Bari, centri spagnoli (come il IFAPA di Córdoba) e
partner privati, mira a selezionare genotipi che combinino:
- bassa vigoria vegetativa (per adattarsi alle densità
del superintensivo: 1.800–2.200 piante/ha),
- tolleranza alla siccità,
- resistenza a patogeni,
- elevato contenuto fenolico
dell’olio.
Nei nuovi fitotroni
dell’ateneo barese vengono simulate le condizioni di stress climatico per
selezionare le piante più adatte alle future condizioni mediterranee.
Biodiversità e innovazione: un falso conflitto
La
biodiversità resta un patrimonio fondamentale, ma i dati raccontano una realtà
diversa: 533 cultivar italiane censite, ma solo 5 coprono oltre
il 50% della produzione nazionale.
Il 50% degli oliveti ha una densità inferiore ai 250 alberi/ha e solo il 12% è
irrigato (ISMEA, 2022).
“Il recupero
della redditività non può prescindere dall’innovazione. Gli oli prodotti da
varietà come Lecciana, Coriana ed Elviana — sottolinea Camposeo — rispettano
pienamente i disciplinari di qualità, con profili sensoriali premiati nei
concorsi nazionali e internazionali e valori di polifenoli che consentono il claim
salutistico EFSA (Reg. UE 432/2012).”
Tecnica di coltivazione: il modello del superintensivo
in asciutto
Gli impianti
sperimentali e aziendali mostrano un modello agronomico ormai consolidato:
|
Parametro |
Superintensivo in asciutto |
|
Densità
d’impianto |
1.800–2.200
piante/ha |
|
Sistema di
allevamento |
Siepone a
parete continua (1,5–2,5 m tra le file) |
|
Potatura |
Meccanica
annuale con rifinitura manuale mirata |
|
Raccolta |
Meccanica
integrale con scavallatrici |
|
Fertilizzazione |
Localizzata,
con prodotti a rilascio controllato o fertirrigazione minima |
|
Irrigazione |
Assente o
di soccorso (≤500 m³/ha/anno) |
|
Produzione
media |
10–12 t/ha
di olive (≈1,5–2 t/ha di olio) |
|
Vita
economica impianto |
12–15 anni |
Il sistema può essere condotto anche in biologico, riducendo l’impatto ambientale e
mantenendo alta la qualità dell’olio.
Verso una rivoluzione culturale
Come
conclude Camposeo:
“Nei frantoi
abbiamo abbracciato la modernità: decanter, ultrasuoni, estrazioni in atmosfera
controllata. In campo, invece, prevale ancora il conservatorismo. Ma se
vogliamo che l’Italia resti patria dell’extravergine, serve una rivoluzione
culturale fatta di mentalità imprenditoriale, approccio frutticolo e
assistenza tecnica specializzata.”
Bibliografia
- Camposeo, S., Godini, A., &
Vivaldi, G. A. (2023). Olive breeding and super-high-density systems:
Challenges and perspectives under climate change. Acta
Horticulturae, 1375: 47–62.
- Connor, D. J., Gómez-del-Campo,
M., Rousseaux, M. C., & Searles, P. S. (2014). Structure,
management and productivity of hedgerow olive orchards: A review. Scientia
Horticulturae, 169: 71–93.
- Camposeo, S., Bellomo, F.,
& Vivaldi, G. A. (2021). Performance of new olive cultivars in
super-high-density and dry-farming systems. Olivae Journal,
127: 24–35.
- ISMEA (2022). Rapporto
sull’economia dell’olivicoltura italiana. Roma.
- Fernández-Escobar, R., &
García-Inza, G. P. (2022). Sustainable olive growing under deficit
irrigation and climate constraints. Agricultural Water Management,
271: 107757.
- Rallo, L., Barranco, D., &
Díez, C. M. (2021). Breeding olive for future climates: Genetic bases
and new varieties. Frontiers in Plant Science, 12: 667543.

Nessun commento:
Posta un commento