mercoledì 12 novembre 2025

Ecco il superintensivo in asciutto, l’olivicoltura del domani!

 

Il Prof. Salvatore Camposeo dell'Università degli Studi Aldo Moro di Bari

Ecco il superintensivo in asciutto, l’olivicoltura del domani!

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce

Due progetti di ricerca a matrice italiana stanno delineando l’evoluzione dell’olivicoltura moderna, puntando su impianti superintensivi in asciutto e su nuove varietà geneticamente adatte alle sfide del cambiamento climatico. È questo il futuro che si sta scrivendo nei laboratori e nei campi sperimentali del gruppo di ricerca del prof. Salvatore Camposeo dell’Università di Bari Aldo Moro, “padre” di cultivar come Lecciana, Coriana ed Elviana — oggi protagoniste di una nuova era per l’olivicoltura mediterranea.


La sfida dell’aridocoltura: produrre qualità senz’acqua

Lecciana (incrocio tra Leccino e Arbosana) sta dimostrando prestazioni agronomiche di grande rilievo in condizioni di scarsa disponibilità idrica”, spiega Camposeo.
La varietà, resistente anche al batterio Xylella fastidiosa, è attualmente oggetto di sperimentazione in impianti superintensivi in asciutto, soprattutto in areali meridionali colpiti dal disseccamento rapido.

Il concetto di “superintensivo in asciutto” nasce dall’incontro tra sostenibilità idrica e meccanizzazione integrale, un binomio che promette di ridurre i costi di gestione del 40–60% rispetto agli oliveti tradizionali (Connor et al., 2014; Camposeo et al., 2023).


Un nuovo paradigma per l’olivicoltura italiana

Oggi l’Italia conta circa 1,1 milioni di ettari di oliveti, ma oltre la metà versa in condizioni di abbandono o scarsa produttività. Gli impianti superintensivi, invece, coprono appena 5.000 ettari, di cui la metà in Puglia.

“Il problema non è la quantità di olio prodotto, ma la sostenibilità economica e gestionale — continua Camposeo —. Il superintensivo consente di ottenere rese stabili, qualità elevata e meccanizzazione totale, con un modello replicabile anche in aridocoltura”.

Le moderne cultivar brevettate dall’Ateneo di Bari, grazie alla loro bassa vigoria, precocità produttiva e resilienza allo stress idrico, permettono una gestione efficiente anche in assenza di irrigazione.


Miglioramento genetico e adattamento climatico

Il programma di miglioramento genetico in corso, frutto della collaborazione tra l’Università di Bari, centri spagnoli (come il IFAPA di Córdoba) e partner privati, mira a selezionare genotipi che combinino:

  • bassa vigoria vegetativa (per adattarsi alle densità del superintensivo: 1.800–2.200 piante/ha),
  • tolleranza alla siccità,
  • resistenza a patogeni,
  • elevato contenuto fenolico dell’olio.

Nei nuovi fitotroni dell’ateneo barese vengono simulate le condizioni di stress climatico per selezionare le piante più adatte alle future condizioni mediterranee.


Biodiversità e innovazione: un falso conflitto

La biodiversità resta un patrimonio fondamentale, ma i dati raccontano una realtà diversa: 533 cultivar italiane censite, ma solo 5 coprono oltre il 50% della produzione nazionale.
Il 50% degli oliveti ha una densità inferiore ai 250 alberi/ha e solo il 12% è irrigato (ISMEA, 2022).

“Il recupero della redditività non può prescindere dall’innovazione. Gli oli prodotti da varietà come Lecciana, Coriana ed Elviana — sottolinea Camposeo — rispettano pienamente i disciplinari di qualità, con profili sensoriali premiati nei concorsi nazionali e internazionali e valori di polifenoli che consentono il claim salutistico EFSA (Reg. UE 432/2012).”


Tecnica di coltivazione: il modello del superintensivo in asciutto

Gli impianti sperimentali e aziendali mostrano un modello agronomico ormai consolidato:

Parametro

Superintensivo in asciutto

Densità d’impianto

1.800–2.200 piante/ha

Sistema di allevamento

Siepone a parete continua (1,5–2,5 m tra le file)

Potatura

Meccanica annuale con rifinitura manuale mirata

Raccolta

Meccanica integrale con scavallatrici

Fertilizzazione

Localizzata, con prodotti a rilascio controllato o fertirrigazione minima

Irrigazione

Assente o di soccorso (≤500 m³/ha/anno)

Produzione media

10–12 t/ha di olive (≈1,5–2 t/ha di olio)

Vita economica impianto

12–15 anni

Il sistema può essere condotto anche in biologico, riducendo l’impatto ambientale e mantenendo alta la qualità dell’olio.


Verso una rivoluzione culturale

Come conclude Camposeo:

“Nei frantoi abbiamo abbracciato la modernità: decanter, ultrasuoni, estrazioni in atmosfera controllata. In campo, invece, prevale ancora il conservatorismo. Ma se vogliamo che l’Italia resti patria dell’extravergine, serve una rivoluzione culturale fatta di mentalità imprenditoriale, approccio frutticolo e assistenza tecnica specializzata.”


Bibliografia

  • Camposeo, S., Godini, A., & Vivaldi, G. A. (2023). Olive breeding and super-high-density systems: Challenges and perspectives under climate change. Acta Horticulturae, 1375: 47–62.
  • Connor, D. J., Gómez-del-Campo, M., Rousseaux, M. C., & Searles, P. S. (2014). Structure, management and productivity of hedgerow olive orchards: A review. Scientia Horticulturae, 169: 71–93.
  • Camposeo, S., Bellomo, F., & Vivaldi, G. A. (2021). Performance of new olive cultivars in super-high-density and dry-farming systems. Olivae Journal, 127: 24–35.
  • ISMEA (2022). Rapporto sull’economia dell’olivicoltura italiana. Roma.
  • Fernández-Escobar, R., & García-Inza, G. P. (2022). Sustainable olive growing under deficit irrigation and climate constraints. Agricultural Water Management, 271: 107757.
  • Rallo, L., Barranco, D., & Díez, C. M. (2021). Breeding olive for future climates: Genetic bases and new varieties. Frontiers in Plant Science, 12: 667543.

 

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