giovedì 28 aprile 2016

10.1.3. Agricoltura conservativa.


L’operazione ha l’obiettivo di favorire la diffusione delle tecniche di non lavorazione del suolo (No Tillage – NT) nelle aziende cerealicole e del comparto dei seminativi attive sul territorio regionale allo scopo principale di preservare la risorsa suolo contrastando il problema. L’adozione aziendale delle tecniche di non-lavorazione richiede un profondo cambiamento delle modalità di gestione agronomica e agromeccanica delle colture rispetto alle tecniche convenzionalmente adottate sul territorio regionale per la produzione di cereali e granelle.

Tale cambiamento di tecnica produttiva comporta per il produttore sia significative perdite di reddito nel periodo di transizione pluriennale (5-7 anni) che segna il passaggio dal metodo produttivo convenzionale a quello basato sulla non-lavorazione, sia maggiori costi di coltivazione connessi ad operazioni colturali specifiche che il produttore deve mettere in campo per avviare la propria conversione alla non-lavorazione o per mantenere tale regime produttivo nel periodo iniziare di transizione. Sia i mancati redditi che i maggiori costi connessi al passaggio alle tecniche di non-lavorazione sono intimamente relazionati alla necessità di mettere in campo delle azioni agronomiche a cui si lega sia il successo produttivo della conversione/mantenimento della non-lavorazione, sia il raggiungimento dei risultati ambientali e climatici connessi alla buona esecuzione dell’operazione.

Essa si ottiene attraverso il rispetto dei seguenti impegni per un periodo minimo di 5 anni:

a) introduzione della non lavorazione, ricorso esclusivo alla semina su sodo per le operazioni di
impianto delle colture, cereali, erbacee industriali e foraggere a ciclo annuale;

b) le sole modalità di lavorazione consentite sono il no till e lo strip till o lavorazione a bande. Le
colture erbacee seminate a file distanti tra loro più di 30 cm (es.: mais, colture industriali) possono
essere seminate con macchine che eseguono una lavorazione a bande o strip till, di larghezza non
superiore a 10 cm;

c) i residui colturali (es.: la paglia dei cereali) devono essere lasciati in campo senza interramento e
non devono essere asportati;

d) la superficie oggetto d'impegno è fissata all'avvio e rimane tale per l'intera durata dell'impegno di
5 anni. Fatta salva la superficie complessiva, quella dedicata ad una specifica coltura può variare in
funzione delle esigenze dell'organizzazione aziendale;

d) su ciascun appezzamento è fatto divieto di ristoppio, ossia il divieto di effettuare la medesima
coltura per due anni consecutivi;

e) nel corso del periodo di impegno, è consentito l'uso di decompattatori e/o ripuntatori nel caso in
cui si verifichino condizioni pedoclimatiche particolarmente sfavorevoli (ristagno idrico,
compattamento del terreno, ecc.), appositamente giustificate dal beneficiario e previa
autorizzazione, purché sia evitata l'inversione dello strato superficiale di terreno;

f) le semine devono essere effettuate esclusivamente per mezzo di macchine che dispongano di
organi discissori, atti a incidere il terreno sodo, a posizionare opportunamente il seme nel solco di
semina, più eventuali altri prodotti, e a richiuderlo senza rivoltamento del terreno;

e) le operazioni colturali devono essere registrate su schede di campo, da conservare in azienda per
eventuali verifiche.

L’operazione può comportare per il beneficiario il seguente impegno volontario aggiuntivo:
i) introduzione di una coltura primaverile-estiva nella rotazione triennale e introduzione di cover
crops: l’introduzione di colture primaverili-estive in avvicendamenti di tipo autunno-vernino può
portare una serie di vantaggi agronomici e ambientali relativi alla struttura e fertilità del suolo e al
controllo di erbe infestanti.

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