sabato 19 giugno 2010

I giovani con Libera Terra tornano a lavorare per il Paesaggio rurale


I giovani con Libera Terra tornano a lavorare per il Paesaggio rurale
di Antonio Bruno

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Le nuove generazioni per un lavoro immerso nel Paesaggio Rurale. Oggi sabato 19 giugno alle ore 10 presso l'Auditorium del Museo Castromediano a Lecce, in viale Gallipoli, ho preso parte ai lavori del seminario organizzato dalla Cisl di Lecce con relatore d'eccezione don Luigi Ciotti. Il tema è stato"Non lasciamoci rubare il futuro": le nuove generazioni per una società legale e solidale. Moltissimi giovani grazie all’azione di don Luigi Ciotti si avvicinano al Paesaggio rurale grazie alle Cooperative Libera la Terra.
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Un giornalista che può saperne di lavoro nei campi? Una domanda che non mi sarei mai fatta prima di questo afoso Sabato nel Salento leccese, prima di recarmi a Lecce in quello che fu il centro di formazione della classe dirigente di questa terra ovvero in un palazzo chiamato Collegio Argento dal Padre gesuita che lo fondò nel 1888. Su viale Gallipoli c’è tutta l’Unione territoriale della CISL di Lecce e quel giornalista, don Luigi Ciotti, che da li a poco mi avrebbe fatto toccare con mano, mi avrebbe fatto percepire quel “non lasciamoci rubare il futuro” ultimo libro di quest’uomo dai capelli lisci che quando parla si mette la mano sul cuore.
Faccio il Dottore Agronomo e quando si parla di giovani che dovrebbero avvicinarsi all’agricoltura mi sento pieno di futuro, ma poi quando guardo dritto negli occhi la realtà ecco che i giovani non li vedo e mi faccio cupo e pensieroso ma poi mi ricordo di Jim Morrison che diceva di non essere così triste e pensieroso, e di ricordare che la vita è come uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo.
Eccolo lo specchio che mi fa sorridere! Si chiama don Luigi Ciotti è quello che ha promosso attraverso il lavoro delle cooperative di Libera Terra, la gestione dei terreni confiscati alla mafia e i Soci di "Cooperare con Libera Terra" sono nella maggior parte dei casi giovani!
Sono insieme per Cooperare per una nuova economia che significa porre al centro l'etica e la responsabilità d'impresa per uno sviluppo economico sano e reale del nostro paese. Ma tutti sanno che don Luigi Ciotti si impegna dando anche un altro significato a questo lavoro per far fronte comune, Nord e Sud, e liberare l'Italia dalle mafie.
E’ calda Lecce, afosa, l’impianto di climatizzazione dell’emiciclo non funziona ed eccoci tutti al terzo piano nella sala dei concerti con l’aria fresca, un pianoforte e un tavolo senza microfono, tanto non serve, lui parla con la mano sul cuore e noi l’ascoltiamo rapiti!
Ricordate quel ragazzo che faceva il giudice e si chiamava Livatino? Ce lo racconta, ci dice che andò dal suo Procuratore Capo e gli indicò quei fascicoli con quei nomi che facevano tremare i polsi solo a leggerli, per chiedere che gli fossero affidate quelle inchieste, che gli altri erano sposati avevano figli, che lui non ne aveva. Lo uccisero quel giovane, lo ammazzarono, perché in quella organizzazione criminale la regola è l’omicidio, chi sgarra paga con la vita. Don Luigi Ciotti è andato a trovare i genitori di quel giovane ammazzato, e la madre lo ha portato nella sua stanza e ha aperto il suo Diario. La linea che si torce per formare le lettere che poi una accanto all’altra fanno le parole sentenziò: “Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo credenti, ma se siamo stati credibili!”.
Mi viene in mente un altro sant’uomo con la barba bianca, anche lui Piemontese, (dev’essere l’aria di quelle parti che rapisce tutti per il bene comune) che afferma di fare il proprio dovere sino a crepare ma con discrezione, senza fare clamore.
E che cosa fare? Per questi giovani, per il loro lavoro cosa possiamo fare noi adulti? Bisogna costruire percorsi di libertà e di dignità. Lui non si prende molto sul serio, don Luigi, se trova uno che sa già tutto, ecco che lo saluta cordialmente e poi cambia strada, e lo stesso ci suggerisce di fare! Credere di sapere è pericoloso! Don Luigi Ciotti è certo che credere di sapere fa venire a mancare la profondità, si semplifica tutto. Invece c’è tanto bisogno di conoscenza perché attraverso di essa si diviene responsabili. C’è una moneta: la giustizia, che deve cominciare a circolare tra noi che ha due facce: una è la legalità e l’altra la solidarietà. E non deve essere dato per Carità ciò che si da per giustizia. Ma cosa c’entra questo con il Paesaggio Rurale che è l’ambiente che ci circonda? Soprattutto cosa c’entra questo con i giovani che dovrebbero essere di nuovo interessati a tornare ad occuparsi del Paesaggio Rurale? Già i giovani! Ma ci parliamo con i giovani? Sappiamo che sono affascinati da persone che credono alla libertà, dignità, giustizia e Pace? Quando trovano noi adulti come riferimenti veri, credibili, coerenti ecco che si instaura una relazione! Gli adolescenti sognano ma poi vogliono che i loro sogni si trasformino in realtà. Per farlo ci vuole impegno, responsabilità e adesione ad alcuni valori forti. Insomma i giovani possono di nuovo interessarsi al Paesaggio Rurale, così come accade ai soci di Libera Terra, se riusciamo a creare una nuova forza generatrice tra noi adulti e loro. E’ inutile cercare di destare l’impegno nei giovani con il discorso del dovere: “Devi impegnarti, è tuo dovere farlo!” Bisogna invece valorizzare le loro esperienze perché ci sono ideali per cui investire impegno costante ma, badate, “mai per dovere”. I giovani quante volte li guardiamo passare, magari tentiamo di “intercettarli” invece dobbiamo “agganciarli” e per riuscirci bisogna farsi acchiappare da loro e farci tirare dentro dalle loro cose. Dove vivono i giovani? In internet, nel mondo virtuale! Siamo alla V (Quinta) generazione del dopo guerra e in Italia ci sono 5 milioni di ragazzi che sono nati dal 1977 al 2002. I ragazzi tra i 14 e i 18 anni sono 3 milioni! Ma chi sono questi ragazzi? Sono i figli dell’insicurezza economica e del Web! Vivono nella realtà digitale e virtuale, strumenti che non possono essere lasciati nelle mani dei ragazzi senza un accompagnamento. Dobbiamo accompagnarli perché oggi il gruppo Abele accoglie ragazzi che vanno li per disintossicarsi dal consumismo o dalla dipendenza da Internet.
Bisogna incontrare le nuove generazioni che nel virtuale sono destinate a vivere il dramma della solitudine. Ci sono già reparti in due ospedali per disintossicare dalla dipendenza di Internet. I giovani della V generazione del dopo guerra sono i figli dell’insicurezza economica che porta a un impoverimento che oltre che essere materiale è anche del mondo del lavoro e delle speranze. I dati della vendita di antidepressivi registrano negli ultimi 3 anni un incremento, anzi un boom delle vendite visto che l’uso è triplicato! A Torino un uomo di 50 anni, con una bella moglie e due splendide figlie si uccide perché perde il lavoro. L’impoverimento delle opportunità sociali, ecco che colpisce così, ma anche facendo aumentare vertiginosamente il gioco d’azzardo!
I giovani dovrebbero occuparsi del Paesaggio rurale che è l’ambiente e questa quinta generazione del dopo guerra potrebbe farlo, come lo fanno i soci di Libera terra, ma noi dobbiamo mettere la nostra testa negli squilibri che si sono già realizzati e che si vanno approfondendo. Come nel dramma della dipendenza che da luogo a 2 milioni di giovani in Italia che sono Anoressici o Bulimici. Allora torna la domanda di come agganciare i giovani senza intercettarli. La questione è semplice, dobbiamo entrare nel virtuale anche noi per fare una narrazione del mondo, per narrare ciò che c’è fuori dal virtuale, per raccontargli degli alberi, dei campi, dei colori, dei profumi e dei sapori. Insomma narrare la realtà sorprendente che ci sta intorno. Naturalmente, per narrare a loro la realtà che ci circonda, dovremmo smettere anche noi di camminare come tanti allucinati nelle auto, senza guardarci intorno, con la testa immersa nei pensieri e nelle ossessioni di ogni giorno. Perché, sia chiaro a tutti, che essere immerso nei pensieri è altrettanto virtuale di quando immergiamo la nostra testa in un monitor di computer! Se smettiamo anche noi allora saremo quelli che si occupano dei giovani, e potremo sapere che cosa fanno a scuola, che famiglie incontrano sulla loro strada e che lavori incontrano! Ecco, che se noi recuperiamo il contatto con la realtà, con la natura che ci circonda, con le persone che ci sono vicino, possiamo avventurarci nelle comunità virtuali perché noi saremo gli adulti veri che potranno trovare i giovani! Guardate che c’è la necessità di calare il virtuale nel reale. Lo dicono gli SMS che i ragazzi di 15 – 16 anni fanno quando si suicidano. Hanno bisogno di una dimensione nuova perché sono fragili, hanno paura del futuro, non riescono a vedere il futuro, sono soli, e per questo non hanno nemmeno la percezione che il gesto di togliersi la vita è definitivo, è per sempre, e che non c’è ritorno come nel caso dei video game dove le vite possono divenire anche infinite. Se vogliamo che questi giovani ritornino a occuparsi del Paesaggio rurale, il mondo degli adulti deve interrogarsi sul lavoro! Il lavoro è ciò che da la prospettiva, ciò che permette di avere dei punti fermi. Ma il lavoro non è solo un diritto: è un vero e proprio bisogno.
Ma non ci sono più le politiche sociali e quindi abbiamo meno opportunità, anche perché, laddove le politiche sociali funzionano, si assiste a una diminuzione della criminalità.
Esistono documenti inconfutabili che dimostrano tutto questo, come la testimonianza resa nel giugno del 1977 da Pietro Aglieri, Boss mafioso, quest’uomo quando era latitante aveva un frate che andava a celebrare la messa le suo covo. Aglieri fu interrogato da due Magistrati per la precisione i Dottori Sabella e Lo Forte e disse che loro andavano a parlare ai giovani nelle scuole di legalità, rispetto delle regole e convivenza civile, ma una volta che questi giovani finiscono le scuole chi gli trova il posto di lavoro? Quelli che sono andati a parlare di legalità nelle scuole o la mafia? Capite? Noi adulti dobbiamo andare verso i giovani, non dobbiamo perdere la relazione, l’ascolto e la vicinanza. Chi ascolta i ragazzi? Eppure i giovani hanno bisogno di pratica, di manualità e di concretezza! Noi adulti dobbiamo costruire insieme ai giovani questi percorsi e dobbiamo farli ritornare in contatto con la realtà che è anche il Paesaggio agrario che ci circonda. Dobbiamo aiutarli a fare diventare i loro sogni la realtà coinvolgendoli in un sano protagonismo e soprattutto, se cominciamo questo percorso dobbiamo dargli continuità.
Ci sono ragazzi che costruiscono percorsi veri, si tenta di comunicare valori nuovi, per fare tutto questo dobbiamo tutti riappropriarci dell’umanità!
Ed ecco che don Luigi Ciotti ci racconta della sua esperienza, dei Consorzi di lavoro dove i ragazzi raccolgono i rifiuti da cui ottengono arredi per parchi e installano pannelli solari sui tetti. Quando i ragazzi lavorano ecco che c’è un equilibrio, anche in presenza di storie dure e pesanti che inserite in questo contesto hanno l’effetto di veder crollare la recidiva che tradotto significa che non commettono più lo stesso reato e non tornano in prigione. Prima di queste esperienze entravano e uscivano di prigione. I ragazzi devono essere dentro a un percorso, dentro a un progetto. Questa è la strada della credibilità che diventa investimento, come quello dei tanti ragazzi che l’estate vanno a lavorare a libera terra, vorrebbero venire in tanti, ma i posti sono pochi. Vanno nelle cooperative che gestiscono i beni confiscati alla mafia, aperte con bando pubblico, come a Corleone che si doveva trebbiare il grano e nessuno veniva a farlo sino a quando un carabiniere non si e tolto la giacca ed è andato a trebbiare. O come a Caserta dove hanno dovuto raccogliere il grano di notte. I ragazzi delle cooperative di Libera Terra hanno trovato la dignità del lavoro, bisogna dare a tutti i ragazzi d’Italia l’opportunità di lavorare in una cooperativa agricola! Bisogna vivere non lasciarsi vivere. Soprattutto i giovani vivono i messaggi che piombano da una società incoerente e schizofrenica. La società che abbiamo costruito noi, che afferma che ciò che conta è il potere, il denaro, il successo, la forza, la bellezza ad oltranza e a ogni costo. Invece c’è bisogno della sobrietà perché quello che facciamo non è più sostenibile!
C’è bisogno di fare sorgere l’officina della riflessione in ogni paese per non fare perdere la passione ai giovani. Presto a Otranto nel Salento leccese ci saranno i giovani di tutta Europa, Libera è presente in 30 nazioni. A tal proposito don Luigi Ciotti ha chiesto a tutti di andare a trovare questi giovani a Otranto, e io estendo l’invito a tuttivoi: andiamoli a trovare!
Se sei un adulto, mamma o papà e sei giunto sino a questo punto della lettura di questa lunga nota sul seminario di don Luigi Ciotti del 19 giugno 2010 allora con ogni probabilità sei davvero interessato. Lo sai che a Torino nella sede del Gruppo Abele che è in una fabbrica si offrono percorsi a genitori come te? Si va a cena la sera da loro, si paga pochissimo, e poi si fa un percorso con chi ti può aiutare ad essere il punto di riferimento di tua figlia o di tuo figlio, che sarà felice, appagato, che tornerà a lavorare l’estate nei campi delle cooperative “libera terra” e troverà che il senso è vivere, relazionarsi, fare e dire “quello che esce” con semplicità.
Alla fine del seminario c’è stata una serie di intereventi tra cui quello di Don Raffaele Bruno, cappellano del carcere di Lecce e responsabile di Libera Terra della Puglia info@liberapuglia.it , che ci ha invitati tutti ad andarlo a trovare. Io gli propongo di invitare tutti a questi percorsi per genitori, perché se vogliamo che i ragazzi riprendano contatto con la realtà, anche noi dobbiamo fare altrettanto e siccome pare che non sia facile magari avendo un aiutino…

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