martedì 19 aprile 2011

La lenticchia fiorisce dalle 10 alle 14

La lenticchia fiorisce dalle 10 alle 14

Da piccolo mangiavo volentieri un piatto di lenticchie, erano gli unici legumi che gradivo. Cero che cambiano i gusti con il passare degli anni, ed i legumi erano la disperazione di mia madre perché ad esclusione della privilegiata lenticchia, io non ne gradivo altri.


Poi col tempo avrei scoperto questa coltura e le sue caratteristiche negli studi e proprio così ne ho apprezzato ancora di più l’importanza.



Le lenticchie a Capodanno

Ce ne ricordiamo tutti a Capodanno, la notte dell’ultimo dell’anno non c’è cenone privo della lenticchia che è legata alla credenza che cibarsene è un rito propiziatorio. Ed è proprio la certezza che mangiare lenticchia l’ultimo giorno dell’anno porta fortuna e tanti soldi a riproporre anche nei nostri tempi questo antico rito pagano che si è tramandato dalla notte dei tempi di generazione in generazione.

C’era anche la tradizione di regalare portamonete pieni di lenticchie che poi si diceva si dovessero trasformare in monete d’oro che sicuramente è la definitiva consapevolezza della potenza di questo legume che come ho già scritto ha decretato il passaggio di popolazioni nei villaggi neolitici

da poche unità a migliaia di individui.



Sistematica

Ervum lens ovvero Pianta erbacea lente per la forma del seme di lenticchia è una sola specie ma ci sono due sottospecie la Ervum (Pianta Erbacea) esculentum (pieno di cibo da esca + ulentus) che è la sottospecie coltivata nel Salento leccese e Ervum nigricans (nero, scuro) che è coltivata soprattutto in Oriente.



Cultivar

Oggi la lenticchia è quasi scomparsa dalla coltivazione del Salento leccese ma una volta c’era la possibilità di scegliere tra varie cultivar. Pantanelli riferisce della lenticchia verde comune o di Altamura che negli anni 50 era la più diffusa ed apprezzata e poi la marzatica grossa, la verdina rossa, la verde screziata di bruno o lenticchia del Fucino o di Leonessa.



Enrico Pantanelli

Avendo citato il professore Pantanelli e volendone ricordare la figura riporto le parole che lo descrivono scritte del Prof. Luigi Cavazza:”La rarità con cui si incontrano studiosi di questo stampo (si riferisce al Prof. Giovanni Hausmann n.d.r) fa ricordare allo scrivente solo un’altra comparabile figura di agronomo italiano, quella di Enrico Pantanelli, che aveva preceduto Hausmann di circa trent’anni; anche’egli poliglotta, fecondo autore di circa 300 pubblicazioni, e di ampia preparazione scientifica (circa tre anni nelle università tedesche con illustri docenti). Anche Pantanelli, per circa vent’anni direttore di una Stazione agraria sperimentale del Ministero dell’Agricoltura, era stato strenuo sostenitore del ruolo della sostanza organica nel suolo. Sono rare voci clamantes in deserto.”



La fioritura della lenticchia

Fiorisce dalle 10 alle 14 e i fiori si autofecondano. Il prof. Pantanelli aveva osservato che tenendo coperti i fiori con una garza questi si autofecondano e non aveva notato alcun problema dopo 13 generazioni successive di autofecondazione. Inoltre aveva osservato che lo stigma si mantien recettivo ad altro polline anche dopo un giorno dalla fioritura e quindi non si può escludere che avvenga una fecondazione incrociata a cura delle api.



L’attività di selezione sulla lenticchia

Nazareno Strampelli (l’uomo del grano) che portò alla realizzazione di decine di varietà differenti di frumento (alcune delle quali tutt'oggi coltivate) che consentirono l'incremento delle rese medie per ettaro aveva intrapreso la selezione della lenticchia ricavando una piccola lenticchia screziata di bruno verde, che era raramente attaccata dal tonchio che è un piccolo coleottero appartenente alla famiglia dei Bruchidi, le cui larve vivono nei semi delle leguminose rodendoli è anche conosciuto come il tonchio delle fave, dei piselli, dei fagioli, delle lenticchie.



Tonchio (Bruchus rufimanus)

I bruchidi sono comunemente noti come tonchi e si ritrovano talvolta nei piselli, nelle fave e nei fagioli, di cui si nutrono le loro larve. Possono causare danni ingenti alle derrate stivate nei silos o nei magazzini. Al momento dell'uscita dal seme questi insetti scavano i caratteristici forellini tondi. Questo coleottero della famiglia dei Bruchidi, denominato “Bruchus rufimanus” rosicchia lentamente fino a bucare il seme del legume.



di Antonio Bruno, Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master's Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).

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