La vigilia di Pasqua nel Paesaggio rurale del Salento leccese
Il mio lavoro è stare immerso nel Paesaggio rurale del Salento leccese. I sopralluoghi per verificare e supportare i miei collaboratori che sono a contatto con i possessori del Paesaggio rurale, i custodi della vita, quelli che vanno ogni giorno a osservarla mentre nasce, cresce e muore.
Mimmo il mio collaboratore
Mimmo mi dice che non si da una spiegazione di come mai io preferisca passare intere giornate in questo modo, per essere più precisi lui non si spiega come io preferisca, al comodo ufficio, una scomoda Renault 4 che si arrampica nei sentieri che collegano un pezzo di paesaggio al successivo.
Il Paesaggio del Salento leccese
Ieri ho ammirato paesaggi suggestivi, la natura incontaminata in cui c’è spazio per animali e vegetali, un aria terza e pulita e un sole che ha illuminato ogni essere vivente con cui ho avuto contatti.
L’incontro con il Ramarro
Come quel Ramarro che se ne stava appollaiato sulla saracinesca che dovevamo manovrare perché uno sfiato dell’impianto di irrigazione aveva deciso che la sua carriera era da ritenersi conclusa.
E poi quelle fave, i piselli e le verdure che in questo periodo sono arrivate ad essere pronte per la tavola immerse in campi che, con il giallo dei fiori e il rosso dei papaveri, mi ricordano i paesaggi cari al pittore olandese Vincent Willem van Gogh.
Gli olivi
I maestoso ulivi del Salento leccese che mi osservano, sentono l’aria che si muove intorno a loro e che annusano gli odori degli umani, quelli che raccolgono ogni tanto i suoi frutti, che sono convinti che lui, l’ulivo nel salento leccese, fruttifica senza che si faccia alcuna operazione colturale, senza concimazioni o irrigazioni. Gli ulivi muti che con il verde e il grigio delle foglie fanno passare il vento di maestrale nella chioma mentre i suoni dei rami si spandono in questo meraviglioso giardino.
La sinfonia del Paesaggio rurale del Salento leccese
I profumi, i colori e le sensazioni che si provano a contatto con questa realtà, l’unica realtà, sono davvero un’immergersi nell’infinito. Mi spiace aver visto ieri tanti giovani in bicicletta o che a piedi facendo running, percorrevano quelle strade con delle cuffiette nelle orecchie. Allucinati, ubriachi di suoni di musica commerciale perdono l’armonia della sinfonia del Paesaggio rurale del Salento leccese.
Gli occhi pieni di Paesaggio rurale
Le mie povere parole non possono eguagliare i suoni, le immagini e gli odori che mi sono portato ieri a casa dopo una intera mattinata e pomeriggio immerso nell’ambiente che mi circonda, che mi nutre, mi alimenta e mi rende ciò che sono.
Come quella canzone di Jovannotti che si sente nelle radio di questi tempi, mi pare si intitoli “Le tasche piene di sassi” e che fa più o meno
“Sbocciano i fiori sbocciano,
e danno tutto quel che hanno in libertà,
donano non si interessano,
di ricompense e tutto quello che verrà,”
E poi conclude con la frase “gli occhi pieni di te”; ecco io ieri sono tornato a casa con gli occhi pieni di tutto quello che può trasmettervi quel servizio fotografico che è nel mio Facebook ma che non può rendere completamente quello che ho percepito con tutto il mio corpo con tutti i miei sensi mentre ero completamente immerso nel Paesaggio rurale del Salento leccese.
L’indicazione delle foto che ho scattato
Ho fatto delle foto che sono disponibili sul mio profilo Facebook Centro Studi Agronomi http://www.facebook.com/centrostudi.agronomi che testimoniano questo piccolo viaggio, questa passeggiata.
Osservatele per prendere una decisione, per maturare il convincimento che la realtà è fuori dalle costruzioni artificiali nelle quali passiamo la maggior parte del nostro tempo, è fuori dalle case, dalle città, dai vicoli e dai palazzi.
La realtà è il paradiso
La realtà è tutta quanta intorno a te solo che tu decida di conoscerla, solo che tu decida di uscire dal guscio del tuo computer, della tua parrocchetta, del gruppo esclusivo dei tuoi amici e conoscenti, per fare finalmente, come fa ogni dannato sabato, il cacciatore che se ne va in giro per il paesaggio rurale e naturale senza beccare una preda, senza sparare un colpo, perché lui, il cacciatore, ha ancora l’istinto della predazione che fu dei nostri padri del paleolitico, prima della civiltà e della domesticazione, dei villaggi e dell’agricoltura del neolitico. Già lui sa che i nostri padri liberi cacciavano e le nostre madri libere raccoglievano!
I nostri padri e le nostre madri, quelli che poi furono cacciati da quel paradiso terrestre per vivere nell’inferno di ogni giorno dove vivi tu!
di Antonio Bruno, Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master's Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).
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