A Gallipoli presso Torre di San Giovanni la Pedata- che poi
è sede dell’ Info Point Escursioni Parco Regionale il Direttore Regionale di
Legambiente Maurizio Manna ha colloquiato con il dottore agronomo Antonio Bruno
e il Direttore Generale dell’Anbi Puglia Avv. Anna Chiumeo dei processi delle
trasformazioni territoriali che negli ultimi secoli hanno cambiato il
territorio. Antonio Bruno ha precisato che si è trattato di processi che chiamano in causa i diboscamenti,
i territori impaludati e bonificati, le migrazioni interne e gli abbandoni di
territori, le urbanizzazioni nuove e le modificazioni delle campagne e delle
coste, la diffusione delle infrastrutture, la gestione del patrimonio
culturale. Ma sempre Bruno ha chiarito come questi processi siano ancora in atto
preparando il futuro.
Il contributo di Antonio Bruno nel libro Bonifica e Riforma
è finalizzato alla loro conoscenza per rendere consapevoli tutti dell’importanza
dei Consorzi di Bonifica, poiché queste strutture sono le uniche ad aver messo
fine alle barriere particolaristiche favorendo l’uniformità degli interventi
nel territorio.
Bruno nel suo
intervento ha chiarito che la conoscenza delle funzioni dei Consorzi fa
divenire consapevoli della vulnerabilità dei territori che hanno subito le
trasformazioni e dei conseguenti problemi di tutela ambientale con i quali
dobbiamo misurarci nell’esercizio della cittadinanza democratica.
Bruno ha chiarito che tutte le piane che vanno dalle coste
adriatiche del Salento da Brindisi a Otranto e da Salve a Taranto sino a 10
chilometri verso l’interno all’inizio della storia unitaria erano paludose,
malsane, prive di infrastrutture, deserte di popolazione. Queste terre erano
sottratte all’agricoltura. Ora, invece, le terre piane sono coltivate,
popolate, percorribili grazie a reti stradali efficienti, mete di turisti.
Sono, dunque, l’esito di trasformazioni territoriali di grande interesse.
Nel suo intervento l’Avv Chiumeo ha affermato che i processi
che hanno modificato così profondamente la Puglia sono le bonifiche. Esse sono
state realizzate durante il secolo e mezzo di storia d’Italia sotto tutti i
regimi politici grazie all’attività di organismi legislativi, di
amministrazioni locali, di privati. E hanno richiesto la formazione di nuovi
enti come i consorzi di bonifica sia per governare le opere di trasformazione
sia per provvedere alla loro manutenzione. Si contano almeno 119 consorzi
associati all'Anbi (Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e
miglioramenti fondiari) che gestiscono 200 mila km di canali, si estendono su
quasi 18 milioni di ettari e impiegano 7.860 dipendenti e 308 dirigenti.
Gestiscono oltre 528 milioni l'anno da contributi obbligatori di soggetti che
hanno proprietà sui comprensori di bonifica. Il 40% della superficie agricola
utilizzata (SAU) è territorio di bonifica.
Il Direttore regionale di legambiente Maurizio Manna è
intervenuto per lanciare una proposta. Manna afferma che alla creazione di
nuovi assetti territoriali e di paesaggi inediti si è associata la costituzione
di beni paesaggistici infatti tutte le zone di Interesse Comunitario sono Zone
che hanno visto la presenza della Bonifica. Perciò lo studio delle bonifiche va
a vantaggio della conoscenza del patrimonio ambientale e paesaggistico. Manna
propone uno studio di fattibilità per un Progetto per la realizzazione di un
intervento di riassetto ambientale, fondiario, paesaggistico e naturalistico
per la ricostruzione morfologica del Salento leccese.
Questo progetto dovrebbe prevedere alcune decine di ettari
di nuove superfici forestali, pinete che dovrebbero essere convertite in bosco
termofilo, chilometri di nuove siepi e filari arborei utilizzando tutta la rete
idrografica esistente, bacini di fitodepurazione delle acque agrarie di
sgrondo, fasce tampone lungo i principali bacini imbriferi che sono stati bonificati,
alcune decine di ettari di superfici lacustri e palustri che si potrebbero
essere ottenute con la creazione di bacini riallagati. Infine dopo una attività
di monitoraggio della biodiversità si potrebbero finalmente avviare progetti di
reintroduzione faunistica il tutto con adeguate strategie di gestione
dell'intero complesso dell'ambiente.
La Regione Puglia ha istituito nel Salento leccese numerosi
parchi e riserve naturali. I Parchi e le riserve naturali sono in tutto 29
(ventinove) per una superficie totale di ettari 4.583 ci sarebbe tutto lo
spazio necessario per tornare a vedere alla luce il Salento scomparso. La
reversibilità della Bonifica potrebbe essere la soluzione per impedire la
desertificazione e per salvaguardare gli esseri viventi che rischiano
l'estinzione.
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