sabato 22 agosto 2015

Presto sulle tavole le mele della Valle della Cupa?









Le mele sono frutti conosciuti da tempi remotissimi. Resti fossili di spicchi di mele carbonizzati sono stati trovati in siti archeologici neolitici nell'Europa Centrale. Alcune recenti spedizioni hanno rinvenuto resti di alberi di melo negli scavi di Jerico, nella valle del Giordano, databili attorno al 6500 a.C. La patria natale del melo sono i monti dell’ Asia centrale, l'odierno Kazakistan ed attraverso il Medio Oriente, la mela giunse in Egitto, in Grecia e in Italia, dove i Romani la coltivarono diffusamente, come è testimoniato dalla letteratura e dall'arte di quell’epoca. Durante il Medioevo, il melo venne coltivato negli orti e nei giardini di conventi ed abbazie dove i monaci selezionarono molte varietà, mentre al di fuori di questi luoghi le mele erano coltivate dai contadini in piccoli appezzamenti per il loro consumo diretto. A partire dal diciottesimo secolo la melicoltura in Italia inizia ad assumere una dimensione transnazionale, stimolata soprattutto dall'introduzione di sementi che provenivano degli altri Paesi europei. In Italia il completo passaggio della coltura delle mele da autoconsumo a florida attività produttiva e commerciale avviene durante il corso del diciannovesimo secolo, durante il quale il frutto viene prodotto nei territori maggiormente vocati e viene esportato in tutta Europa. La pianta del melo, grazie alla sua rusticità, alla sua capacità di adattamento ai climi più estremi ed allo scarso fabbisogno di acqua e di elementi nutritivi, si è diffusa nella fascia temperata dei continenti di tutto il mondo. I migliori climi sono comunque quelli temperati freschi, quali quelli dell'Europa Centrale e delle aree pedemontane e montane, fino a un'altezza di 1.400 metri sul livello del mare. Attualmente la coltivazione del melo è praticata principalmente in Europa, che concorre per oltre il 40% della produzione mondiale. In Italia le mele sono coltivate soprattutto nelle regioni del Nord, in particolare nel Trentino-Alto Adige e in Lombardia. Il melo è stato oggetto di una lunga opera di selezione, che ha permesso di migliorarne notevolmente le caratteristiche originarie di produttività, di qualità e di conservabilità dei frutti. L'attuale standard varietale del melo è costituito in prevalenza da cultivar relativamente nuove, introdotte in larga scala da una trentina d'anni, ma da un po’ di tempo si sta cercando di recuperare in numerose nicchie territoriali il patrimonio genetico delle varietà antiche, quelle coltivate nei secoli XVIII e XIX, che hanno la particolarità di essere molto rustiche, cioè poco soggette ad attacchi parassitari, poco sensibili al freddo, produttive, ed in molti casi, anche esteticamente attraenti.

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