sabato 19 marzo 2016

Università di Foggia: Nella zona considerata infetta del Salento, sarà possibile ipotizzare una convivenza tra l'olivo e il batterio, e tra il batterlo e il territorio


 
Prodotti utilizzate nelle prove effettuate dagli scienziati agronomi dell'Università di Foggia e dalla COPAGRI Lecce
Antonia Carlucci, Maria Luisa Raimondo, Francesco Lops, Fabio Ingrosso  e Serafino Faggiano: Sulla base delle […..] sperimentazioni, si ritiene di poter affermare che, almeno nella zona considerata infetta del Salento, sarà possibile ipotizzare una convivenza tra l'olivo e il batterio, e tra II batterlo e il territorio, in quanto la produttività delle piante di olivo non è stata compromessa dalla presenza dello stesso, anche grazie all'esecuzione di buone pratiche agronomiche, ossia una buona e ordinaria gestione agronomica e fitoiatrica.
Risultati delle prove in campo
Foglie emesse su rametti dell'anno in corso.
I prodotti che hanno apparen-temente favorito un maggiore sviluppo fogliare sono stati il nuovo formulato in corso di registrazione (IRF 230) e acibenzolar-S•metil (Bion) sia quando utilizzati da soli sia in combinazione tra di loro o con altri prodotti, con numeri medi di foglie prodotte che vanno  da 23,67 (dopo circa 60 giorni dal primo trattamento) a 34,9 (dopo circa 180 giorni dal primo trattamento). Tutti gli altri trattamenti hanno indotto, in media, un buon sviluppo fogliare nelle piante trattate, soprattutto se si tiene presente che alcuni prodotti contengono componenti nutritivi nella loro formulazione. In particolare, le piante trattate con estratto di Alliaceae (Agroallium) non hanno mostrato un buon sviluppo vegetativo nelle piante,  ma sono risultate meno attaccate dalla rogna (Pseudomonas syringae pv. sovrastanoi) (dati non mostrati), e su di esse si è osservata una maggiore allegagione delle drupe. I trattamenti effettuati con rame e  acido peracetico (Biobacter) e ossicloruro di rame (Kuprum Red) hanno apparentemente indotto poco lo sviluppo delle foglie, ma va considerato che le piante sotto state trattate solo tre volte a partire dal 30 luglio, aspetti che non hanno giovato allo sviluppo delle piante, ciò nonostante i risultati sono da considerarsi positivi.
Indice di clorofilla. i valori rilevati sono risultati sostanzialmente incoraggianti, a parte qualche caso sporadico in cui sono risultati inferiori a quelli della tesi non trattata. I valori sono risultati più alti in quelle piante trattate con prodotti e combinazioni di prodotti con elevata presenza di sostanze nutritive nella loro formulazione. In particolare, nell'ultimo rilievo i prodotti di base di estratto di Alliaceae e di ossido cloruro di rame (Agroallium e Kuprum Red), hanno prodotto valori di tenore di clorofilla più alti in assoluto rispetto a tutti gli altri trattamenti, con valori di 90,8 e 92,9 rispettivamente.
Conduttanza stomatica. Tutti i pro-dotti rispetto alla tesi non trattata hanno dimostrato di reagire con la pianta incrementando i potenziali idrici, i quali sono indirettamente un indice del movimento delle linfe all'interno dei tessuti vegetali. Particolare attenzione va posta su tutte quelle tesi in cui è stato utilizzato acibenzolar-S-metil da solo o in combinazione con altri . Infatti, questo prodotto ha quasi sempre indotto potenziali idrici più alti rispetto ad altri.
Positivo effetto del trattamenti
I risultati ottenuti mettono in evidenza come i trattamenti effettuati sugli olivi affetti da CoDiR0 siano stati tutti efficaci, a prescindere dal valore numerico. In particolare, le piante trattate hanno manifestato un maggiore vigore vegetativo (numero di foglie), valori dell'indice di clorofilla e di conduttanza stomatica più alti, e quindi statisticamente significativi. In tabella 3 sono riportati i risultati ottenuti da una elaborazione dimostrativa (Anova a una via), in cui i dati del numero di foglie, dell'indice di Spad e della conduttanza stomatica di ciascuna tesi sono stati messi a confronto tra di loro. Dalla tabella si evince che i migliori risultati sono attribuiti a quelle tesi in cui i prodotti sono stati combinati tra loro.
Risultati positivi in attesa di conferme
I risultati ottenuti nelle prove in campo hanno messo in luce la capacità delle piante di olivo di reagire agli attacchi dei patogeni, quando sono state messe in atto azioni riconducibili a una ordinaria gestione agronomica (arature, fresature, potature) e fitoiatrica.
Inoltre, sembra che i risultati migliori si siano registrati nelle tesi dove due o più prodotti, con caratteristiche differenti, sono stati combinati tra di loro. Ciò significa che interventi strategici volti a soddisfare tutte le esigenze della pianta, da quella nutrizionale a quella di protezione e difesa, sono auspicabili, soprattutto in situazioni simili a quelle salentine.
Pertanto, sebbene i risultati lascino intendere che un prodotto sia stato più efficace dell'altro, in questa fase, e poiché trattasi di risultati di una sperimentazione di soli 5 mesi, si ritiene di non enfatizzarli, in quanto gli esiti delle analisi sull'accertamento del batterio X. fastidiosa sono stati sempre positivi in tutti I campioni prelevati da tutte le tesi.
Ciò significa che il batterio è presente nei tessuti delle piante trattate, ma queste al 19 novembre 2015 (ultimo rilievo effettuato) non avevano manifestato alcun sintomo. In realtà, le piante della sperimentazione sia cielo aperto. godono di un apparente ottimo stato di vigoria, tant'è che la produzione delle drupe è stata considerevole e di ottima qualità. Questi risultati preliminari e parziali ottenuti da attività sperimentali di un solo anno richiedono che siano confermati e validati da sperimentazioni successive. A tale scopo, le prove allestite nel 2015 saranno ripetute anche nel 2016.
Per quanto riguarda invece i saggi sin vitro- I risultati hanno evidenzia-to una diversa capacità dei prodotti di inibire la crescita miceliare dei funghi saggiati. Ciò deriva dal fatto che alcuni prodotti hanno le caratteristiche di fertilizzanti e non di fungicidi, o battericidi, ecc.
Sulla base delle predette sperimentazioni, si ritiene di poter affermare che, almeno nella zona considerata infetta del Salento, sarà possibile ipotizzare una convivenza tra l'olivo e il batterio, e tra II batterlo e il territorio, in quanto la produttività delle piante di olivo non è stata compromessa dalla presenza dello stesso, anche grazie all'esecuzione di buone pratiche agronomiche, ossia una buona e ordinaria gestione agronomica e fitoiatrica.

Inoltre, si ritiene che siano necessari tempi più lunghi di verifiche e conferme scientifiche, e che i cicli dei trattamenti debbano essere ripetuti per almeno altri due anni (2016 e 2017), allo scopo di validare scientificamente gli incoraggianti risultati ottenuti.

Fonte: 





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