sabato 29 giugno 2019

L'agricoltura e l'alimentazione nel Salento con gli Svevi

L'agricoltura e l'alimentazione nel Salento con gli Svevi


Con gli Svevi, e soprattutto con Federico II l’economia salentina  risente di un certo declino a causa di un atteggiamento di trascuratezza da parte dell’Imperatore rispetto a Brindisi e a Taranto, che vivevano una vita economica ordinaria, ma non solo per essere civiltà di mare, ma per l’impegno e l’operosità degli ebrei presenti.
E’ tra il XII ed il XIII secolo, in realtà, che nel Salento si svilupparono i "Casali" e ciò porto all’affermarsi di un tipo di coltivazione misto tra apprezzamenti  ampi ed estesi e zone di nuova coltivazione, strappate all’incolto, alla boscaglia, alle paludi. Si coltivano cereali, compresi l’orzo ed avena, vigneti, disposti a recinti, uliveti di vario tipo e, persino, piante tessili, compreso il lino, specialmente in prossimità delle paludi. Alberi da frutta e di agrumi vengono coltivati in appezzamenti signorili, i famosi giardini, “sciardini” o “iardini”, e negli orti, “ortali “ o “uerti” e non mancano gli ortaggi. Sul litorale si estendeva, per ampi e lunghi spazi, la foresta di alto fusto, la selva ed i boschi di querce, dalla costa Otrantina a Tricase, a Sant’Isidoro, a Cerano, zone di malaria, ma anche di caccia al grifone, gru, pellicani, pavoncelli, oche selvatiche, cicogne ed altri ormai rari animali, annotati nel "De arte venandi cum avibus" delle stesso Federico II.         
In questi ambienti s’insediarono i monasteri, dal Mille in poi, dando il loro contributo, specie i Benedettini, alla fede ed al lavoro.

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