venerdì 5 luglio 2019

Vino, gli italiani lo fanno da 6000 anni

Le giare in cui sono state trovate le tracce di vino. | LA FOTO E' DI DAVIDE TANASI


In una grotta della Sicilia le tracce di consumo e produzione risalenti a quattro millenni prima di Cristo: sono tra le più antiche al mondo, e l'arte è nota da prima dell'arrivo dei Greci.

Una delle eccellenze dello Stivale è ancora più scolpita nella nostra storia di quanto credessimo: residui di vino risalenti a 6000 anni fa sono stati scoperti in recipienti di terracotta in una grotta sul Monte Kronio, vicino al porto di Sciacca (Sicilia sudoccidentale).
Il ritrovamento delle Università della Florida meridionale e di quella di Catania, illustrato sul Microchemical Journal, è reso ancora più importante dal fatto che le scoperte precedenti includevano per lo più da resti di viti ma non di vino fermentato; testimoniavano dunque un'attività di viticoltura ma non, direttamente, di produzione del vino.
Non solo si tratta della più antica testimonianza preistorica della produzione di vino in Italia; potrebbe essere tra una delle prime al mondo. Benché alcuni studiosi sostengano che la vinificazione sia iniziata 10 mila anni fa, finora le tracce più remote di vino sono venute alla luce in Armenia (vicino al villaggio di Areni, nel 2011), e sono più o meno contemporanee a quelle siciliane.
In quel caso però c'è il sospetto che la malvidina ritrovata, cioè un pigmento naturale responsabile del colore rosso del vino, possa derivare non dall'uva ma dal melograno, un frutto molto comune in Armenia, ma assente in Sicilia 6000 anni fa.


Nessun commento:

Posta un commento