mercoledì 4 giugno 2025

Il Carrubo, un tesoro nascosto del Salento

 


Il Carrubo, un tesoro nascosto del Salento

di Antonio Bruno dottore agronomo

Quando penso al Salento, penso a quella terra calda, a volte arida, dove il sole sembra un amico fedele e il vento racconta storie antiche. In questo angolo di Puglia, tra ulivi centenari e masserie dimenticate, cresce silenzioso un albero che ha molto da dire: il carrubo.

Forse non lo conoscete bene, o forse lo avete visto distrattamente, qui e là, nelle campagne di Lecce, arrampicato sui terreni più poveri o lungo le scarpate. È un gigante discreto, una pianta che non chiede molto: un po’ di sole, un terreno calcareo, e la pazienza di aspettare. Perché il carrubo non è come le colture di moda, quelle veloci e frenetiche; il carrubo ha tempi lunghi, quelli della natura vera.

Eppure, in un mondo che corre verso la sostenibilità, verso un ritorno a modelli più semplici e rispettosi, il carrubo ha tutto ciò che serve per diventare un protagonista. È resistente alla siccità, non ha bisogno di chimica, si adatta ai suoli più difficili. E poi c’è la sua storia, fatta di antichi semi — i “carati” — trasformati in farina, di baccelli dolci usati in cucina, nella zootecnia, nella cosmetica, nella bioeconomia.

Vi sorprenderà sapere che, con un investimento contenuto, coltivare il carrubo può diventare non solo una scelta ecologica ma anche economica. Dopo qualche anno di attesa, questa pianta comincia a dare i suoi frutti, producendo un raccolto che può durare decenni, anzi, quasi un secolo. Non è certo la ricchezza sfrenata di un colpo di fortuna, ma è quella solidità che fa bene al territorio, alle persone, e alla terra.

In un momento in cui il Salento ha bisogno di riscoprire sé stesso, di guardare alle sue radici per trovare nuova linfa, il carrubo può essere una risposta concreta. Una risposta che parla di pazienza, di rispetto per la natura, di economia sostenibile.

Non lasciamo che questa pianta rimanga un comparsa ai margini della nostra storia agricola. Diamo al carrubo lo spazio che merita, perché in lui c’è un futuro che profuma di terra, di sole, e di speranza.

 

 

 

Il Carrubo, una risorsa che profuma di futuro
di Antonio Bruno, dottore agronomo

In tempi in cui si parla tanto di sostenibilità, di ritorno alla terra e di economia circolare, permettetemi di parlarvi di una pianta che per molti può sembrare una comparsa, ma che in realtà ha tutte le carte in regola per essere protagonista: il carrubo.

In provincia di Lecce, terra che conosco e amo, il carrubo c'è sempre stato. Lo si vede nei campi abbandonati, sulle scarpate, vicino alle vecchie masserie. Eppure, questo gigante silenzioso della macchia mediterranea non è mai stato valorizzato abbastanza. Ed è un peccato, perché oggi più che mai potrebbe rappresentare un volano di rilancio per l'agricoltura salentina.

Un amico del clima

Il carrubo ama il caldo, la siccità, il sole a picco che solo il Salento sa regalare. Cresce su suoli poveri, dove altre colture fanno fatica. Non ha bisogno di cure intensive, di acqua continua, di trattamenti chimici. In un'epoca segnata dalla Xylella e dalla crisi dell'olivicoltura, è un'alternativa concreta, rustica e intelligente.

Una filiera tutta da scoprire

Sapete che dal carrubo si ricava una farina pregiata, utilizzata nell'industria alimentare come addensante naturale? E che la sua polpa dolce può essere trasformata in bevande, dolci, integratori? Senza dimenticare l'uso nella zootecnia e in settori innovativi come la cosmetica e la bioeconomia.


Il Carrubo (Ceratonia siliqua) in Provincia di Lecce: Coltivazione, Mercato e Prospettive Economiche

  1. Introduzione
    Il carrubo (Ceratonia siliqua) è una pianta arborea sempreverde appartenente alla famiglia delle Fabaceae, tipica dell'area mediterranea. In provincia di Lecce, grazie al clima caldo-arido, alla buona insolazione e ai terreni calcarei ben drenati, il carrubo trova un habitat ideale, sebbene la sua coltivazione sia storicamente sottoutilizzata rispetto ad altre colture arboree come l'olivo o il fico.
  2. Diffusione in provincia di Lecce
    Nel Salento, e in particolare nella provincia di Lecce, la presenza del carrubo è documentata in forma spontanea o semispontanea, spesso in aree marginali o incolte. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a un rinnovato interesse per questa specie, sia per motivi ambientali (recupero del paesaggio, contrasto alla desertificazione) sia per ragioni economiche (nuove opportunità di mercato legate ai prodotti derivati).
  3. Sbocchi di mercato
    Il carrubo offre molteplici sbocchi commerciali:
  • Alimentare: i semi (detti "carati") vengono trasformati in farina di semi di carrubo (E410), usata come addensante. La polpa del baccello, ricca di zuccheri naturali, viene impiegata in dolci, bevande e integratori naturali.
  • Zootecnico: la polpa dei baccelli essiccati viene utilizzata come mangime per ruminanti.
  • Industriale: utilizzo in cosmetica e farmaceutica grazie alle proprietà antiossidanti.
  • Bioeconomia: rientra in filiere sostenibili per la produzione di alimenti funzionali e packaging biodegradabili.
  1. Tecnica colturale
  • Clima e suolo: predilige zone aride, calde, con suoli calcarei, ben drenati e poco profondi.
  • Impianto: sesto consigliato 6x6 m o 7x7 m. Il carrubo è pianta dioica, quindi è necessario impiantare piante maschili (impollinatori) in rapporto di circa 1 ogni 8-10 femminili.
  • Potatura: formazione nei primi anni e successivamente potature di mantenimento e sfoltimento.
  • Irrigazione: non strettamente necessaria, ma utile nei primi anni e in annate particolarmente siccitose.
  • Concimazione: organica o minerale, limitata; importante il controllo del pH e della materia organica nel suolo.
  1. Scelta varietale
    Le varietà più coltivate nel Sud Italia includono:
  • Racemosa: molto produttiva, baccelli grossi e ricchi di polpa.
  • Saccarata: ottima per la produzione alimentare grazie all'alto contenuto zuccherino.
  • Aquilina: varietà selvatica spesso usata come portainnesto.
  1. Business Plan (esempio per 1 ettaro)
  • Investimenti iniziali:
    • Preparazione terreno: €500
    • Acquisto piante (100 piante/ha): €1.000
    • Impianto e manodopera: €1.000
    • Irrigazione di supporto (minima): €700
    • Totale iniziale: €3.200
  • Costi annuali di gestione:
    • Potatura: €300
    • Concimazione: €150
    • Controlli fitosanitari (minimi): €100
    • Totale gestione annua: €550
  • Ricavi (dal 6° anno):
    • Produzione media: 4.000 kg/ha
    • Prezzo medio carrube secche: €0,40/kg
    • Ricavo annuo medio: €1.600
  • Analisi economica:
    • Break-even: circa all'8° anno
    • Margine positivo da 10° anno in poi
    • Durata impianto: 50-100 anni

Un investimento per il futuro

Dal sesto anno si comincia a raccogliere: fino a 4.000 kg di carrube secche all'anno per ettaro. A 0,40 euro al chilo, non ci si diventa ricchi, ma si costruisce qualcosa di solido, duraturo, sostenibile. Il break-even arriva attorno all'ottavo anno. Poi, è tutta crescita.

Un consiglio dal cuore

Il Salento ha bisogno di rinascere anche attraverso il recupero di colture storiche. Il carrubo può essere una risposta. Io credo nel valore delle radici, nella lentezza della crescita naturale, nella dignità della terra. E il carrubo incarna tutto questo.

Non lasciamolo più ai margini.


Bibliografia

  • FAO, "Ceratonia siliqua: The Carob Tree", 2014
  • Università del Salento, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali
  • CREA - Consiglio per la Ricerca in Agricoltura, Schede varietali
  • Associazione Nazionale Carrubo, Bollettini tecnici 2018-2023
  • Regione Puglia - PSR e linee guida per la coltivazione del carrubo

 

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