martedì 3 giugno 2025

"Il riscatto del Sud passa anche da una pala"


 "Il riscatto del Sud passa anche da una pala"

di Antonio Bruno dottore agronomo

C’è qualcosa di profondamente italiano nella capacità di ricominciare. Di guardare un campo distrutto – magari da un batterio invisibile come la Xylella – e decidere che no, non finisce qui.

Nel Salento, dove fino a ieri c’erano distese d’ulivi secolari, oggi crescono silenziose nuove piante: cactus, fichi d’India, frutti che una volta si guardavano con sospetto, come roba da pastori o da zone marginali. E invece… oggi il fico d’India diventa simbolo di una nuova speranza.

Non è solo una pianta: è un’idea. È la dimostrazione che anche dal dolore agricolo – perché sì, perdere un uliveto è un lutto – si può generare qualcosa di buono. Resiliente. E perfino redditizio.

In una terra dove la fatica non ha mai fatto paura, c’è chi ha preso il coraggio di reinventarsi. E ha scelto il fico d’India. Non certo per moda, ma per necessità. Per sopravvivere, sì, ma anche per dire: “Noi siamo ancora qui”.

I numeri non mentono: ettari interi coltivati, frutti venduti in Italia e all’estero, prodotti trasformati in succhi, cosmetici, farine. Lì dove la terra sembrava condannata, ora c’è vita. Un’agricoltura nuova, intelligente, che guarda avanti. Che sfrutta il sole e combatte la siccità con piante che non chiedono acqua, ma sanno dare tanto.

Ecco, io penso che il fico d’India dovrebbe finire sui libri di scuola. Non solo come specie botanica, ma come lezione di vita. Perché è spinoso, certo, ma dentro è dolce. Perché cresce dove altri non crescono. E perché, a suo modo, ci somiglia.

Chi pensa che il Sud sia solo assistenzialismo, piagnistei e ritardi, venga a farsi un giro nei campi di Lecce. Parli con chi ha perso tutto e ha ricominciato. Ascolti i contadini che hanno piantato cactus al posto degli ulivi. Non c’è niente di esotico in quello che stanno facendo: c’è solo una volontà ferma di esistere.

Ed è anche per questo che il fico d’India merita rispetto. È una pianta povera, ma generosa. Non ha pretese. Non fa rumore. Cresce piano. E nel silenzio racconta un’Italia che spesso dimentichiamo: quella che lavora, che si adatta, che non si arrende mai.

In televisione facciamo tanti dibattiti. In politica, mille promesse. Ma forse, ogni tanto, basterebbe guardare cosa succede davvero, lontano dai palazzi. Magari in un campo assolato, dove un contadino salentino taglia un frutto con le mani callose. Lì c’è più verità che in cento talk show.

E allora, se oggi vogliamo parlare di rilancio, di futuro, di Sud che si solleva, partiamo da lì. Dalla terra. Dalle pale verdi. Dai frutti pieni di spine ma anche di zucchero.

Il fico d’India, nel suo silenzio, ci sta dicendo qualcosa. Ci sta dicendo che sì, è ancora possibile. Basta crederci. E piantarlo.

 

 

 

La coltivazione del fico d’India (Opuntia ficus-indica) rappresenta un'opportunità concreta per l'agricoltura della provincia di Lecce, soprattutto in risposta alla crisi dell'olivicoltura causata dalla Xylella fastidiosa. Questa pianta, originaria del Centro America, si è adattata perfettamente al clima mediterraneo e offre molteplici vantaggi agronomici, ambientali ed economici.fidaf.it+3it.wikipedia.org+3patpuglia.it+3


Tecnica colturale nel Salento

Clima e suolo

Il fico d’India predilige climi caldi e secchi, con temperature superiori ai 6 °C per uno sviluppo ottimale. È resistente alla siccità grazie al metabolismo CAM, che consente l'assimilazione dell'anidride carbonica e la traspirazione durante la notte, riducendo le perdite d'acqua. I suoli ideali sono leggeri, ben drenati, con pH tra 5,0 e 7,5, e profondità di 20–40 cm.patpuglia.it+1it.wikipedia.org+1it.wikipedia.org

Impianto e propagazione

La propagazione avviene per talea, utilizzando cladodi di uno o due anni, lasciati essiccare per alcuni giorni prima dell'interramento. Un sesto d'impianto consigliato è di 6 × 2,5 m, con circa 666 piante per ettaro. La pianta entra in produzione al terzo anno dal trapianto. patpuglia.it+1it.wikipedia.org+1freshplaza.it

Concimazione e irrigazione

È consigliata una concimazione fosfo-potassica, preferibilmente organica. In coltura irrigua, si può ottenere una resa di 250–300 quintali di frutto per ettaro. freshplaza.it+3it.wikipedia.org+3patpuglia.it+3

Potatura e scozzolatura

La potatura, da eseguirsi in primavera o a fine estate, serve a impedire il contatto tra i cladodi e a eliminare quelli malformati o danneggiati. La tecnica della scozzolatura, ovvero il taglio dei fiori della prima fioritura in maggio-giugno, consente di ottenere una seconda fioritura più abbondante, con frutti più grossi e succulenti che maturano in autunno. it.wikipedia.org+1patpuglia.it+1


Varietà consigliate

Le cultivar principali sono:

  • Sulfarina: frutto a polpa gialla, produttiva e adatta alla coltivazione intensiva.
  • Muscaredda: polpa bianca, dal sapore delicato.
  • Sanguigna: polpa rossa, dal gusto corposo.qualigeo.eu

La combinazione delle tre varietà consente di offrire al mercato una gamma cromatica diversificata. it.wikipedia.org


Casi di studio internazionali

  • Brasile e Tunisia: l'introduzione del fico d'India ha contribuito efficacemente alla conservazione del suolo e dell'acqua, grazie alla sua capacità di formare rapidamente nuove radici durante il periodo di pioggia. fidaf.it+1fidaf.it+1
  • Sicilia: la coltivazione del fico d'India ha raggiunto livelli significativi di produzione e redditività, con un'espansione degli impianti specializzati. iris.cnr.it

Letteratura scientifica

Numerosi studi hanno evidenziato le proprietà nutraceutiche e nutrizionali dei frutti del fico d'India, nonché le sue caratteristiche di resilienza e adattamento alle condizioni di aridità. La pianta è oggetto di interesse per la sua capacità di limitare l'erosione del suolo e per il suo potenziale nell'economia circolare. fidaf.it+1fidaf.it+1fidaf.it


💰 Business plan semplificato per 1 ettaro

Voce di costo/ricavo

Importo (€)

Costi iniziali

Acquisto cladodi (666 piante)

1.500

Preparazione terreno

1.000

Impianto e manodopera

1.200

Totale costi iniziali

3.700

Costi annuali

Concimazione e potatura

500

Raccolta e despinatura

800

Trasformazione (succhi, ecc.)

1.000

Totale costi annuali

2.300

Ricavi annuali

Vendita frutti freschi (250 q × 1,50 €/kg)

37.500

Vendita prodotti trasformati

5.000

Totale ricavi annuali

42.500

Utile netto annuale

40.200

Nota: I valori sono indicativi e possono variare in base a diversi fattori, tra cui le condizioni climatiche, le pratiche agronomiche adottate e le fluttuazioni di mercato.


La coltivazione del fico d'India nel Salento rappresenta una strategia agricola sostenibile e redditizia, con potenzialità sia nel mercato fresco che in quello dei prodotti trasformati. La sua resilienza e adattabilità la rendono una coltura ideale per affrontare le sfide climatiche e ambientali della regione.iris.cnr.it

 

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