Radici di ulivo, mare di cemento: la sfida salentina oggi
di Antonio Bruno
Il Settecento salentino ci parla oggi
con le carte ingiallite dei catasti onciari: montagne di numeri che raccontano una
verità scomoda. Mentre l’attuale crisi agricola (-17% di aziende dal 2009 )
sembra un destino ineluttabile, quei documenti svelano un passato in cui questa
terra era un crocevia economico del Mediterraneo. Oggi, fra
capannoni abbandonati e distese di agriturismi, il Salento deve scegliere se
essere cartolina per turisti o laboratorio di rinascita.
L’oro verde che non
scotta più
Nel 1750, 46.950 salme d’olio (77.500
quintali) salpavano solo da Gallipoli verso mezza Europa. Trenta
velieri all’ancora aspettavano carico, mentre i porti minori
praticavano un commercio "semiclandestino" per
sfuggire ai dazi. Oggi? Il Salento produce ancora olio, ma come compasso
spuntato di un’economia turisticizzata:
·
Qualità vs quantità: I settecenteschi denunciavano già la
rovina dell’olio lasciato marcire nei "camini" per carenza di
frantoi. Oggi abbiamo 1.200 frantoi ma l’82% delle aziende lavora
per terzi, rinunciando al valore del brand.
·
Diritti feudali vs burocrazia: Allora la decima
baronale soffocava i contadini; oggi un olivicoltore deve affrontare 17
adempimenti per una etichetta DOP.
"Un tomolo d’oliveto da 200 ducati rende 16 ducati al biennio" si lamentava un
proprietario nel 1789. Tradotto: con 5.000€ d’investimento, oggi si guadagnano
400€ l’anno. La matematica non è cambiata.
La mappa sociale che
non c’è più
I catasti borbonici rivelano un equilibrio
fragile ma vitale: il 75% dei braccianti possedeva casa con orto, e persino
i nullatenenti trovavano sostegno negli enti ecclesiastici con mutui all’8%.
Un welfare ante litteram basato sulla terra.
Tabella: Evoluzione del tessuto rurale
salentino
|
Parametro |
Settecento |
Oggi |
|
Piccoli
proprietari |
75%
braccianti con terra |
<30%
aziende sotto 5 ettari |
|
Modello
contrattuale |
Enfiteusi
e colonia perpetua |
Affitti
brevi (82% <5 anni) |
|
Sicurezza
sociale |
Prestiti
ecclesiastici a tasso calmierato |
80%
lavoratori senza ammortizzatori |
|
Dipendenza
esterna |
Esportazione
olio/vino |
Turismo = 44%
nuove imprese |
Oggi 9.283 aziende agricole sopravvivono
nella provincia di Lecce, ma il modello è frantumato: i contadini
settecenteschi piantavano ulivi per i nipoti; oggi il 70% delle successioni
agricole fallisce per disinteresse.
Il virus della
monocultura turistica
Quando i principi Dentice nel 1839
concedevano terre ai coloni, o quando Ettore Tagliaferro smembrò i
latifondi creando cooperative, intuivano che la terra vive di
comunità. Oggi il Salento insegue il turismo low cost:
·
Brindisi e Taranto hanno perso 2.241 imprese
manifatturiere dal 2009
·
Lecce conta 5.838 attività di
ristorazione/alloggio (+44%)
·
I prezzi delle case a 5 km dal mare sono triplicati in 10
anni
"Il Salento non ha altro capitale da toccar denaro che gli
oliveti" scriveva l’economista Palmieri nel 1790. Oggi direbbe: "Avete
sostituito gli ulivi con i letti di Airbnb".
Manifesto per la Terza
Via Salentina
Ripartire dalla terra non significa
voltare le sponde al mare. Serve un patto generazionale:
1.
Agro-finanza anticrisi: Fondi mutualistici
sul modello delle Casse Rurali di Tagliaferro (*), per
acquistare frantoi comunitari e bypassare gli intermediari.
2.
Bonus "Ulivo 4.0": Sgravi al 65% per
chi converta terreni incolti a agricoltura biodinamica con
sistemi IoT per irrigazione (**).
3.
Patto paesaggio: Obbligo di 1 ulivo piantato ogni
10 m² di nuova costruzione, come a Matera con i suoi 15.000
alberi nel Piano Regolatore.
4.
Turismo agricolo evoluto: Agriturismi come hub
di co-working rurale, con sartorie digitali che
riattivino le filiere tessili (10.000 posti persi).
Un giovane imprenditore di Galatina mi dice: "Mio nonno aveva
5 ettari e 8 figli. Io ho un drone e 50 clienti in Olanda che pagano l’olio
prima della raccolta". La tradizione senza innovazione è
museo; l’innovazione senza radici è speculazione.
Conclusioni: La
lezione dei catasti
Quando Carlo di Borbone nel 1740 creò il
catasto onciario, capì che la ricchezza è nella conoscenza. Quel
censimento rivelò che il 70% dei salentini possedeva terra. Oggi il Salento
deve re-inventare la sua mappa: non per tornare al Settecento, ma
per non ritrovarsi nel 2050 come un parco tematico del sole, con
contadini trasformati in comparse per turisti.
La vera sfida? Fare dell’agricoltura un atto di resistenza poetica. Come quei vigneti di
Negroamaro che crescono fra le pietre: radici profonde, sguardo al mare.
(*) Ercole Pennetta, L’ECONOMIA
AGRICOLA SALENTINA NEL SECOLO XVIII Ecco il modello in tre
punti essenziali:
1.
Credito cooperativo antiusura:
Piccole banche locali create dai contadini stessi (soci-titolari) per prestarsi
denaro a tassi
calmierati (3-5%), spezzando la morsa degli usurai che
chiedevano fino al 30%.
2.
Filiere controllate:
Le Casse finanziavano acquisto
collettivo di macchinari (frantoi, torchi) e materie
prime, aggirando intermediari. Esempio: "Un
frantoio per 10 poderi".
3.
Autogoverno contadino:
Ogni socio aveva un
voto indipendentemente dalla quota versata. Le decisioni
(prestiti, investimenti) venivano prese in assemblee nei "pagghiari" (stalle
trasformate in sedi).
Perché
fu rivoluzionario:
"Trasformò il bracciante da debitore eterno a
co-proprietario di strumenti di produzione" (Archivio
Tagliaferro, 1905). Un modello antesignano delle Banche di Credito Cooperativo odierne.
(**) Ecco l'essenza in 4 punti-chiave:
1.
Sensori spia nel terreno:
Sonde misurano in
tempo reale umidità, temperatura e salinità del suolo (esempio: 25% acqua a 50 cm di
profondità).
2.
Comando da smartphone:
L'agricoltore attiva l'irrigazione da
remoto ("accendi
settore 3 per 20 minuti") basandosi su alert automatici.
3.
Adattamento climatico:
Il sistema incrocia dati meteo (es:
pioggia prevista tra 2 ore) e ricalcola autonomamente i fabbisogni
idrici.
4.
Risparmio certificato:
-50% sprechi d'acqua vs metodi tradizionali
-30% costi energetici
+15% resa colturale (*dati ESA/FAO 2023*)
Come funziona in pratica:
"I sensori nel vigneto
rilevano secchezza. Un algoritmo compara i dati con previsioni meteo e storie
irrigue dell'ultimo decennio. Decide di attivare i gocciolatori solo domani
all'alba, quando l'evaporazione è minima."
(Fonte: Progetto
"SmartVine" Regione Puglia, 2024)
Perché
è rivoluzionario per il Salento:
"Dove i nonni contavano sulle lunazioni, oggi gli ulivi
parlano via satellite. Un contadino di Veglie irriga 10 ettari con 3 click,
mentre guida il trattore" (Report AgriTech
Salento).

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