"Acqua depurata, oro blu sprecato: la Puglia è pronta, ma mancano le reti"
Sempre su
sollecitazione di Giovanni Seclì uno dei responsabili del Forum Ambiente e
Salute ho provveduto anche a analizzare il testo in risposta al documento del
Forum Ambiente e Salute pubblicato dalla stampa locale. L’analisi del testo
fornito ha richiesto un confronto con la letteratura scientifica, i dati
normativi e i casi di studio nazionali e internazionali sul riuso delle acque
reflue depurate, in particolare per uso irriguo.
Analisi critica e confronto con la letteratura
scientifica
Aspetti scientificamente fondati
- Riuso delle acque reflue come
strategia di resilienza idrica
- La letteratura conferma che il
riuso delle acque reflue trattate è una delle principali strategie per
far fronte alla scarsità idrica, specialmente in aree con stress idrico
cronico, come la Puglia.
- Fonte: FAO (2020), “Water Reuse in
Agriculture: Good Practices and Safe Options”
- L’UE, con la Regolamentazione
(UE) 2020/741, incoraggia il riuso delle acque reflue urbane trattate
per l’irrigazione agricola, purché soddisfi requisiti microbiologici e
chimici rigorosi.
- Ostacoli infrastrutturali:
carenza di reti e collegamenti
- È un fatto noto che in Italia
il principale ostacolo all’adozione diffusa del riuso irriguo non è solo
tecnico ma infrastrutturale: spesso mancano le reti secondarie per
la distribuzione dell’acqua affinata.
- Fonte: ISPRA, “Rapporto Reuse 2022”
- AQP correttamente evidenzia
che la realizzazione di queste infrastrutture non rientra nelle sue
competenze, bensì in quelle dei Consorzi di Bonifica o di
altri enti locali.
- Urbanizzazione costiera e
mismatch territoriale
- L’affermazione secondo cui
molti depuratori si trovano in aree costiere a bassa domanda agricola è coerente
con quanto rilevato in altri studi, che parlano di asimmetria
geografica tra produzione e domanda di acque riutilizzabili.
- Fonte: ARERA – Quadro Conoscitivo
Servizi Idrici 2023
- Ruolo delle condotte
sottomarine
- Le condotte sottomarine sono
ancora necessarie per il rilascio sicuro delle acque trattate in mare
quando non ci sono alternative valide. Esse sono previste nel Piano di
Tutela delle Acque (PTA) delle Regioni per la protezione ambientale.
- Fonte: Regione Puglia – Piano di
Tutela delle Acque 2022
Imprecisioni e incongruenze rilevate
- "Solo 5 depuratori su 185
permettono il recupero delle acque"
- Questa affermazione del Forum
Ambiente e Salute non è accurata alla luce delle informazioni
fornite da AQP e dalla Regione: 7 impianti sono operativi, 45 già
configurati e 76 previsti entro il 2028.
- Tuttavia, la confusione
nasce dal termine "operativi", che spesso viene distinto da
"abilitati al riuso". Sarebbe più corretto distinguere tra impianti
tecnicamente pronti e impianti funzionalmente operativi (cioè
con rete connessa e utilizzatori attivi).
- "Solo un milione su dieci
è stato effettivamente utilizzato"
- Questo dato mostra una
scarsa domanda da parte del comparto agricolo o inefficienze
sistemiche (mancata consapevolezza, costi, diffidenza). Tuttavia,
manca una riflessione critica su perché ciò accade: il testo non
affronta le barriere normative e culturali, che invece la letteratura
identifica come centrali.
- Fonte: OECD (2018), “Water Reuse:
Potential for Expanding the Nation's Water Supply”
- Ruolo di ARERA
- AQP afferma che ARERA impedisce
di realizzare i collegamenti. Tuttavia, ARERA regola le tariffe e
definisce i criteri per gli investimenti ammortizzabili, ma non
vieta la realizzazione di opere. È più corretto dire che non sono
incentivati o coperti tariffariamente, il che scoraggia AQP.
- Fonte: ARERA Delibera
580/2019/R/IDR
- "La Puglia ha il mare più
pulito d’Italia"
- Questa affermazione è comunicativa,
ma va contestualizzata. I dati del Ministero della Salute e dell’SNPA
confermano che la Puglia ha una percentuale altissima di acque
balneabili classificate come "eccellenti" (99,7%), ma ciò
dipende da diversi fattori, non solo dalla qualità dei depuratori
o dall’uso delle condotte sottomarine.
- Fonte: Sistema Nazionale Protezione
Ambiente – Report Acque di Balneazione 2024
Casi di studio internazionali
- Israele
- È leader mondiale nel riuso
delle acque reflue, con oltre l’85% riutilizzato per uso agricolo.
Il sistema è basato su un’efficace integrazione tra depurazione, rete
irrigua e cooperazione tra enti.
- Fonte: OECD (2020), Water
Governance in Israel
- California (USA)
- In aree come Orange County, il
riuso avanzato include infiltrazione artificiale e ricarica delle
falde con acque trattate (non solo uso irriguo). La comunicazione
trasparente e la fiducia pubblica sono state decisive.
- Fonte: National Water Research
Institute (2020)
- Spagna (Regione di Murcia)
- La Murcia utilizza oltre il
60% delle acque reflue trattate in agricoltura grazie a un sistema
integrato pubblico-privato e al forte supporto normativo locale.
- Fonte: European Commission – Water
Reuse Case Studies (2021)
Aspetti virtuosi e buone pratiche in Puglia
- Programmi di riqualificazione
di aree verdi urbane con acque reflue (es. Parco Costa Sud a Bari).
- Uso di cave dismesse come
bacini di accumulo (buona pratica già sperimentata in Veneto e
Emilia-Romagna).
- La trasparenza comunicativa
di AQP e la strategia pluriennale di adeguamento impiantistico sono
in linea con le indicazioni europee.
Bibliografia
- ARERA (2023). Relazione
annuale sul servizio idrico integrato
- ISPRA (2022). Reuse: Il
riutilizzo delle acque reflue in Italia
- Regione Puglia (2022). Piano
di Tutela delle Acque
- OECD (2018). Water Reuse:
Potential for Expanding the Nation's Water Supply
- FAO (2020). Water Reuse in
Agriculture: Good Practices and Safe Options
- European Commission (2021). Water
Reuse in the EU: Case Studies and Lessons Learned
- SNPA (2024). Rapporto Acque
di Balneazione
- National Water Research
Institute (2020). Water Reuse in California
- OECD (2020). Water
Governance in Israel
- Regolamento (UE) 2020/741 del
Parlamento Europeo e del Consiglio, relativo ai requisiti minimi per il
riutilizzo delle acque
Conclusioni
L’analisi
del testo sul riuso delle acque reflue in Puglia, alla luce della letteratura
scientifica e delle normative italiane ed europee, porta a evidenziare alcuni
punti chiave:
- Il riuso delle acque reflue
trattate rappresenta una strategia fondamentale e scientificamente
riconosciuta per migliorare la resilienza idrica in regioni come la Puglia,
soggette a cronica scarsità idrica e pressioni legate al cambiamento
climatico.
- Acquedotto Pugliese (AQP) ha
effettivamente intrapreso da anni un percorso virtuoso per l’adeguamento degli
impianti di depurazione al fine di rendere disponibile acqua affinata per
uso irriguo, con risultati tangibili e coerenti con le direttive europee.
- Tuttavia, permangono
criticità sistemiche, in particolare:
- il mancato completamento
delle infrastrutture di collegamento (reti irrigue e raccordi con gli
impianti),
- la scarsa domanda agricola
in aree costiere,
- l’assenza di una governance
integrata tra gli attori coinvolti (AQP, Consorzi di Bonifica,
Regione, ARERA),
- barriere normative e
regolatorie che
scoraggiano gli investimenti diretti nelle infrastrutture di
distribuzione da parte del gestore idrico.
- Alcune affermazioni pubbliche,
come quelle del Forum “Ambiente e Salute” di Lecce, risultano parziali o
imprecise e non tengono conto dei reali vincoli istituzionali e tecnici,
mentre altre dichiarazioni di AQP rischiano un eccesso di autocelebrazione
che non approfondisce le cause della scarsa effettiva fruizione
dell’acqua affinata.
- I casi di studio
internazionali dimostrano che l’elemento determinante per il successo
del riuso è una coordinazione efficace tra enti, una forte
pianificazione territoriale, incentivi economici mirati e fiducia
degli utenti finali.
- Serve dunque un "cambio
di rotta" reale e condiviso: non solo tecnico, ma anche politico,
economico e culturale, affinché le infrastrutture già esistenti e
quelle in progetto possano esprimere tutto il loro potenziale a beneficio
dell’agricoltura, dell’ambiente e della società.
La Puglia ha
gettato le basi per diventare un modello nazionale di riuso idrico, ma per
completare questa transizione è necessario superare frammentazioni
istituzionali, migliorare la programmazione integrata e aumentare
la domanda consapevole da parte degli utilizzatori finali. Solo in questo
modo l'acqua affinata potrà davvero diventare una risorsa centrale
nell’economia circolare regionale.
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