domenica 13 luglio 2025

“La PAC va abolita: impariamo da chi ha rinunciato ai sussidi”

 


“La PAC va abolita: impariamo da chi ha rinunciato ai sussidi”
di Antonio Bruno


È tempo di dirlo chiaramente: la Politica Agricola Comune, la PAC, così come la conosciamo, non funziona più. Anzi, è diventata un peso, un sistema che incentiva la rendita e scoraggia il vero sviluppo. I continui tagli ai fondi, la confusione di un fondo unico che mescola risorse agricole con altre destinazioni, e la burocrazia soffocante, stanno strangolando il cuore pulsante dell’agricoltura europea, quella italiana in particolare.

L’Italia non può più permettersi di vedere la propria agricoltura schiacciata da questa politica. Ed è per questo che occorre fare una scelta radicale: abolire la PAC e voltare pagina, guardando a chi ha avuto il coraggio di tagliare tutti i sussidi e costruire un’agricoltura basata su produttività, innovazione e mercato.

Prendiamo ad esempio la Nuova Zelanda. Negli anni ’80 ha deciso di cancellare ogni tipo di sostegno pubblico all’agricoltura. Nessuna elargizione, nessuna rendita. Il risultato? Un settore agricolo competitivo a livello globale, sostenuto da imprenditori veri, che si sono rimboccati le maniche, investendo in tecnologia, efficienza e qualità. È stata una rivoluzione che ha pagato, perché ha fatto emergere il merito e l’intraprendenza, e ha liberato risorse pubbliche per altri investimenti.

Ecco cosa serve anche a noi: uscire dall’assistenzialismo, abolire un sistema che ha generato dipendenza e disuguaglianze tra Stati membri, e puntare su un’agricoltura vera, fatta di aziende che competono, innovano e rispettano l’ambiente.

Ma attenzione: abolire la PAC non significa abbandonare chi coltiva terre marginali, quei territori difficili, lontani dai grandi mercati, che non possono competere sul prezzo o sulla quantità. Quella agricoltura, che produce servizi ecosistemici fondamentali — tutela del paesaggio, biodiversità, prevenzione del dissesto idrogeologico — deve essere salvaguardata.

Per questo, le risorse oggi disperse nella PAC devono essere destinate a Enti pubblici specializzati nella gestione diretta di queste aree marginali. Non più sussidi a pioggia, ma un impegno chiaro e trasparente da parte dello Stato e delle istituzioni locali per garantire la cura e la valorizzazione di quei territori, per il bene di tutta la collettività.

È un modello più giusto e funzionale: lasciare che il mercato regoli l’agricoltura competitiva, premiando merito e innovazione, e nel contempo affidare allo Stato e ai suoi enti la gestione di quel pezzo di agricoltura che ha un valore pubblico, ma non può reggere da sola sul mercato.

È tempo di prendere esempio da chi ha avuto il coraggio di osare, di abbandonare la rendita e puntare sul lavoro, sull’innovazione, sulla vera competitività. E di fare una scelta chiara e coraggiosa anche per quei territori che rappresentano il cuore nascosto del nostro Paese.

La PAC va abolita. E con essa, la falsa sicurezza dei sussidi generalizzati. Solo così potremo dare agli agricoltori la dignità e le opportunità che meritano, e alla collettività la cura del territorio che nessuno può delegare.


Il confronto tra le richieste delle associazioni agricole italiane (come riportato nel testo) e casi di studio internazionali è molto interessante, soprattutto in relazione a un tema chiave che hai colto: la PAC è percepita sempre più come una rendita e non come un reale strumento di sviluppo sostenibile del settore agricolo.

Ti propongo un’analisi comparata con alcuni casi studio mondiali dove l’agricoltura è sostenuta con modelli diversi, non fondati sulla logica della rendita passiva, ma su:

  • sviluppo attivo dell’impresa agricola,

  • tecnologia,

  • valorizzazione della produzione interna,

  • accesso equo al mercato,

  • e sostegni condizionati a risultati.


Confronto: richieste italiane vs. modelli internazionali

Richieste italiane (CIA, Coldiretti, Confagricoltura)

Casi studio internazionali

Confronto & Lezioni

Stop al taglio fondi PAC

Nuova Zelanda: Eliminazione dei sussidi negli anni '80 e passaggio a un’agricoltura competitiva e indipendente dai sussidi statali.

✔️ Abolire le rendite non ha distrutto il settore, ma ha reso le aziende più produttive e orientate all'export.
Ma ha anche causato un iniziale collasso per chi non era preparato.

No al fondo unico PAC-coesione (risorse agricole vincolate)

Brasile: Politiche di credito agricolo mirate (PRONAF) per i piccoli produttori, con fondi vincolati a pratiche sostenibili e sviluppo locale.

✔️ Le risorse sono condizionate a risultati: sostenibilità, accesso a mercati, innovazione.
Serve una forte governance pubblica per evitare uso clientelare.

Semplificazione PAC e meno burocrazia

Paesi Bassi: Sostegno mirato a innovazione, digitalizzazione e sostenibilità, con valutazioni su base di performance aziendale.

✔️ In Olanda la logica è premiare l’efficienza e l’innovazione, non erogare sussidi a pioggia.
✔️ Sistemi digitali semplificano la burocrazia.

Stop alla concorrenza sleale e all’importazione massiccia

Cina: Modello “dual circulation” per garantire approvvigionamento interno, proteggere il mercato agricolo da importazioni destabilizzanti e sostenere le filiere locali.

✔️ Forte protezionismo temporaneo per alcune filiere strategiche.
✔️ Investimenti in cooperative e logistica.
Ma attenzione a non chiudersi troppo: rischio inefficienze.

Valorizzazione del ruolo sociale dell’agricoltura

Francia: Modello multifunzionale dove l’agricoltura è vista anche come presidio del territorio, cultura, biodiversità.

✔️ La Francia ha ottenuto dalla PAC finanziamenti specifici per le aree rurali come servizi ecosistemici.
✔️ PAC più legata a obiettivi sociali e ambientali.


Sintesi delle migliori pratiche internazionali

  1. Nuova ZelandaFine dei sussidi, competitività, filiere export
    Le aziende agricole sono diventate più dinamiche e orientate al mercato.
    Ma la transizione è stata dolorosa per molte imprese.

  2. BrasileCredito agricolo mirato e condizionato
    Accesso al credito solo per chi dimostra buone pratiche agricole e impatto sul territorio.

    Rischio alto se manca trasparenza.

  3. Paesi BassiInnovazione, agricoltura di precisione, premi per risultati
    L’agricoltura è sostenuta con investimenti per trasformazione tecnologica.
    Modello costoso e non replicabile ovunque senza capitale iniziale.

  4. FranciaAgricoltura multifunzionale come bene comune
    Forte ruolo pubblico nella difesa di agricoltura rurale, biologica, territoriale.
    Serve equilibrio tra tradizione e innovazione.

  5. CinaProtezione interna, sviluppo di cooperative e logistica
    ? Ha ridotto la dipendenza da importazioni agricole destabilizzanti.
    ❗Ma il rischio di distorsione del mercato interno resta alto.


Conclusione

La PAC oggi, criticata per il suo effetto-rendita, potrebbe trarre vantaggio da una riforma strutturale ispirata ai seguenti principi:

  1. Vincolare i fondi a risultati verificabili (es. sostenibilità reale, produttività, occupazione).

  2. Premiare chi innova e aggrega (cooperative, reti di impresa).

  3. Limitare le rendite passive che non stimolano lo sviluppo.

  4. Proteggere temporaneamente i mercati interni per rafforzare le filiere locali.

  5. Snellire la burocrazia usando digitalizzazione e monitoraggio automatizzato (come nei Paesi Bassi).


Nessun commento:

Posta un commento