lunedì 26 agosto 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sulle tecniche tradizionali di gestione dell'acqua nelle società mediterranee e mediorientali

 

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sulle tecniche tradizionali di gestione dell'acqua nelle società mediterranee e mediorientali


Intervistatore: Buongiorno Dott. Bruno, è un piacere averla qui con noi. Abbiamo letto con grande interesse riguardo alle tecniche tradizionali di raccolta, stoccaggio e conservazione dell'acqua sviluppate dalle società mediterranee e mediorientali. Può dirci di più su queste pratiche e sulla loro importanza storica e attuale?

Dott. Antonio Bruno: Buongiorno e grazie per l'invito. Effettivamente, le società del Mediterraneo e del Medio Oriente hanno sviluppato nel corso dei millenni tecniche molto elaborate per la gestione dell'acqua, specialmente in ambienti aridi e semi-aridi. Queste tecniche non solo hanno permesso la sopravvivenza in condizioni difficili, ma hanno anche favorito lo sviluppo agricolo e il benessere delle popolazioni. Parliamo, per esempio, delle terrazze con pareti rocciose e dei sistemi di deviazione dell'acqua piovana usati nell'attuale Libano circa 3000 anni fa. Queste strutture permettevano di controllare il flusso dell'acqua, limitando l'erosione e garantendo la disponibilità di risorse idriche per le colture.

Intervistatore: È affascinante pensare a quanto queste tecniche siano antiche. Ci sono altri esempi significativi di queste pratiche tradizionali nella regione?

Dott. Antonio Bruno: Certamente! Un altro esempio notevole è quello dei terrazzamenti in Yemen, ben noti per aver reso possibile la coltivazione su terreni ripidi. Anche nel Negev, in Israele, ci sono prove archeologiche che mostrano l'uso di tecniche di agricoltura e irrigazione delle zone aride già dall'età del bronzo. Questi metodi sono simili a quelli utilizzati nel Nord Africa, come i terrazzamenti delle valli degli uadi. In Tunisia meridionale, per esempio, sono stati sviluppati sistemi tradizionali chiamati "Jessours", composti da dighe di terra e sfioratori per raccogliere l'acqua di deflusso in aree con precipitazioni annuali molto basse, inferiori a 250 mm.

Intervistatore: Sembra che queste tecniche fossero molto efficaci nel creare microambienti agricoli in aree altrimenti non coltivabili. Ci può parlare di un sistema specifico che ha attirato la sua attenzione?

Dott. Antonio Bruno: Un sistema particolarmente interessante è l'irrigazione in vaso, che si ritiene abbia origine nel Nord Africa. Consiste nell'interrare un vaso di terracotta pieno d'acqua vicino alla piantina di un albero, permettendo una diffusione lenta dell'umidità direttamente alle radici della pianta. Questo metodo, semplice ma ingegnoso, è ancora oggi utilizzato nel sud del Marocco per far crescere alberi che aiutano a fermare l'avanzata delle dune di sabbia. È un esempio straordinario di come tecniche antiche possano avere un impatto duraturo e positivo sull'ambiente.

Intervistatore: È davvero incredibile vedere come queste pratiche siano ancora rilevanti. Cosa possiamo imparare oggi da queste tecniche tradizionali?

Dott. Antonio Bruno: Credo che ci siano molte lezioni da imparare. Prima di tutto, l'importanza della "idrosolidarietà", un concetto che emerge chiaramente dalle pratiche tradizionali. Gli agricoltori di queste regioni spesso lavoravano insieme per mantenere e ricostruire le infrastrutture idriche, come gli sfioratori distrutti da piogge intense o inondazioni. Questa cooperazione è fondamentale per la gestione sostenibile delle risorse idriche, soprattutto in un'epoca di cambiamenti climatici e crescenti pressioni sull'ambiente. Inoltre, queste tecniche mostrano che è possibile sviluppare soluzioni sostenibili e a basso costo per la gestione dell'acqua, soluzioni che potrebbero essere adattate e adottate anche in altre parti del mondo con condizioni climatiche simili.

Intervistatore: La ringrazio, Dott. Bruno, per queste interessanti osservazioni. Ha qualche ultima riflessione che vorrebbe condividere?

Dott. Antonio Bruno: Solo che è essenziale non dimenticare il valore delle conoscenze tradizionali. Mentre guardiamo al futuro e cerchiamo nuove tecnologie per affrontare i problemi ambientali, dovremmo anche ricordarci di guardare indietro e valorizzare ciò che le società antiche hanno realizzato con risorse limitate. Queste tecniche tradizionali ci offrono non solo soluzioni pratiche ma anche una prospettiva culturale e storica che può arricchire il nostro approccio alla gestione delle risorse naturali.

Intervistatore: Grazie ancora, Dott. Bruno. È stato un piacere ascoltare il suo punto di vista e apprendere di più su questi affascinanti argomenti.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi. È sempre un piacere condividere queste conoscenze.



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