giovedì 26 gennaio 2012

La soluzione per sfamarci? restituire dignità alle attività agricole


La soluzione per sfamarci? restituire dignità alle attività agricole



Il colloquio del Presidente dell’Accademia dei Georgofili Prof. Franco Scaramuzzi tenuto a Bari il 25 gennaio 2012. L'Accademia dei Georgofili, con sede in Firenze, fondata il 4 giugno 1753, si propone di contribuire al progresso delle scienze e delle loro applicazioni all'agricoltura in senso lato, alla tutela dell'ambiente, del territorio agricolo e allo sviluppo del mondo rurale.

A Bari
Sono stato all’Assemblea della Sezione Sud-Est dell’Accademia dei Georgofili che è stata aperta Presidente della Sezione, Acc. Prof. Vittorio Marzi che ha passato la parola al Presidente Prof. Franco Scaramuzzi. Il Presidente Scaramuzzi ha detto a chiare lettere che i mass media non si occupano dell’agricoltura. Ma questo fatto, increscioso per noi che dedichiamo tutta la nostra vita all’agricoltura, ha una spiegazione. Come dite? Non riuscite a darvi una spiegazione, e soprattutto non riuscite nemmeno a farvene una ragione? Benissimo perché il Presidente Scaramuzzi vi toglierà da questo stato insopportabile in cui versate dandovi una spiegazione e proponendo una soluzione. Come dite? Che cosa dovete fare? Amici miei voi per ottenere tutto questo non dovete far altro che mettervi comodi e leggere le parole che seguono.

Perché i mass media non si occupano di agricoltura
La risposta alla domanda del perché i mass media non si occupano di agricoltura è nella circostanza che non hanno le fonti delle informazioni. In parole povere i mass media dicono di non avere notizie che giungono dall’agricoltura. Insomma in conclusione non sono i mass media a non occuparsi dell’agricoltura ma è l’agricoltura che non si occupa dei mass media.

Ma come? Mi direte che avete scritto montagne di pubblicazioni scientifiche e che avete partecipato a migliaia di congressi anch’essi assolutamente scientifici in cui avete esposto interessantissime e utilissime scoperte in grado di rendere la vita più piena e comoda all’umanità. Ed io sono certo che dite la verità. Però quelle pubblicazioni sono scritte per gli scienziati, in un linguaggio assolutamente inadatto alla comunicazione al di fuori del mondo scientifico, e nei congressi a cui avete partecipato non c’erano file di persone che facevano a pugni per entrare in sala. In quei congressi, in platea c’erano altri scienziati come voi che scrivono nel linguaggio scientifico ad altri scienziati come voi.

Ecco cos’è l’incomunicabilità!

E allora come devono essere le fonti adatte ad essere utilizzate dai mass media? Sono le notizie, semplici notizie, nulla di trascendentale. Notizie secche e chiare in stile giornalistico.



Il processo unitario dell’agricoltura

I georgofili hanno celebrato il 150° dell’unità nazionale ma prima di 150 anni fa c’erano tanti piccoli stati e ognuno di essi aveva la sua Accademia dell’agricoltura. In Italia ci sono 13 Accademie che si occupano di Agricoltura ma per organizzare l’azione di queste realtà scientifiche c’è l’UNASA (Unione Nazionale delle Accademie italiane per le scienze applicate allo sviluppo dell'agricoltura, alla sicurezza alimentare e alla tutela ambientale) costituita a Firenze nell'ottobre del 2000 che ha scopo di stimolare e assecondare la realizzazione di comuni programmi di attività, nel rispetto delle singole autonomie. E il Salento leccese ha l’onore di vedere uno dei suoi figli più illustri Presidente dell’UNASA ovvero il Prof. Michele Stanca genetista di fama internazionale nonché membro del Consiglio dell’Accademia dei Georgofili.

Venerdì 20 ottobre 2000, quarantuno Accademie di ventisei Paesi europei (non solo occidentali) hanno sottoscritto a Firenze l’Atto Costitutivo della “Unione Europea delle Accademie per le scienze applicate allo sviluppo dell’Agricoltura, alla sicurezza alimentare ed alla tutela ambientale” (UEAA).



Il processo unitario è una tendenza sociale e una esigenza economica

Il compimento del processo unitario italiano è ancora in atto così come quello europeo ma il processo unitario è di fatto una tendenza sociale e soprattutto una esigenza economica. Il processo unitario di deve estendere a livello globale perché solo summit mondiali possono affrontare e risolvere problematiche che sia l’Unione Europea, che quella Americana non possono risolvere da sole. La FAO dice di raddoppiare la produzione di alimenti perché ci saranno più persone da sfamare. Ma le superfici coltivate non possono essere estese ulteriormente perché l’ambiente ne risentirebbe al punto di essere messo in discussione.



I mezzi di produzione

Se noi utilizziamo più acqua, più concimi e più antiparassitari per produrre più alimenti avremo la conseguenza di modificare l’ambiente; quest’ultimo abbiamo acquisto che non può essere modificato superando alcuni limiti che sono quelli sintetizzati nei concetti di sostenibilità e di resilienza.



Lo Sviluppo sostenibile

Lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri



Resilienza

Resilienza è un termine derivato dalla scienza dei materiali e indica la proprietà che alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione. Riferito a un determinato Paesaggio connota proprio la capacità dello stesso di far fronte agli eventi stressanti o traumatici e di riorganizzarsi dinanzi agli stress ambientali ritornando alla forma ante stress.

E del tutto evidente che gli stress a cui sottoponiamo il Paesaggio naturale e quello rurale aumentando i mezzi di produzione sono tali da non rendere questo impiego sostenibile mettendo a dura prova la resilienza di questi ambienti.



La soluzione potrebbe essere fare l’inverso di quello che facciamo da 28mila anni

In effetti invece di adattare l’ambiente alle piante così come fecero per primi i Natufiani in prossimità del lago di Galilea 28mila anni fa potremmo modificare le piante grazie alle conoscenze scientifiche che abbiamo sviluppato da allora. Insomma si tratta di utilizzare la genetica molecolare per modificare il comportamento delle piante.

Per ottenere questo risultato è necessario che sia tutto il pianeta a muoversi con una Governance globale condivisa.



Microrganismi verdi

La sintesi delle proteine e degli idrati di carbonio potrebbe essere ottenuta ad opera di microrganismi verdi che producono alimenti. Ma c’è di più, ovvero la fantascienza che diviene scienza. Si tratta di pensare a vere e proprie Masserie ma non sul pianeta terra bensì nello spazio.



Le Masserie nello Spazio

Si tratta dell’agricoltura nello Spazio, tutti sappiamo che la gravità è diversa da quella della Terra. Marte ha 1/3 della gravità della Terra ovvero una donna che sulla Terra pesa 90 chili su Marte pesa 30 chili e sulla luna 15 chili perché li la gravità è un sesto di quella della Terra. Nelle piante il movimento del calore, dell’acqua dell’anidride carbonica e dell’ossigeno è fortemente influenzato dalla gravità. Insomma gli agricoltori dello spazio dovranno avere delle pratiche adatte alla microgravità.



La follia della Politica Agricola Comune (PAC)

E mentre noi immaginiamo di andare su altri pianeti per trovare terra da coltivare l’Unione Europea che fa? In un mercato globale da decenni inquinato dalla speculazione finanziaria prima impone il set-aside ovvero una forma di riposo del terreno agrario collegata ad incentivi economici e poi la più clamorosa delle beffe nei riguardi di un miliardo di persone umane che ancora oggi muoiono di fame ovvero il disaccoppiamento (decoupling) degli aiuti, cioè un pagamento unico per azienda in sostituzione della maggior parte dei premi previsti dalle varie organizzazioni comuni di mercato (OCM). La cosa più paradossale e clamorosa è che il sostegno che il produttore riceve è indipendente dalla produzione.



Le persone umane hanno bisogno di nutrirsi e di respirare

Le persone umane hanno bisogni dei nutrienti e di respirare per cui per fare i primi c’è bisogno di produrre prodotti agroalimentari e per ottenere di respirare c’è bisogno di non inquinare l’ambiente.

Quando è nato il Governo Monti si è detto che a Passera sarebbe stata data anche l’agricoltura e l’agroindustria. Corrado Passera (Como, 30 dicembre 1954) è un banchiere e manager italiano che dal 16 novembre 2011 è ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti del governo Monti. Si perché lo sviluppo dell’agricoltura è sviluppo economico. E’ giusto che le merci siano spostate liberamente sul pianeta, è giusto che ci sia la libertà di importare. Ma mi chiedo e vi chiedo: è giusto che in Italia ci siano 1 milione di ettari lasciati incolti? E’ giusto che non si seminino un milione di ettari di ottimo terreno agrario? Noi importiamo moltissime materie prime ad esempio Cuneo, che è la provincia dei grandi vini rossi, è anche quella che importa più vino dall'estero. Modena, la patria dei prosciutti, ha il primato degli arrivi stranieri di cosce di maiale. Circa un terzo (il 33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati, per un valore di 51 miliardi di euro di fatturato, deriva da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy. E questo accade perchè la legislazione lo consente.



Il clamoroso caso di Bari

Circa un milione di tonnellate di grano duro (56,5% del totale) sono state destinate alla sola provincia di Bari. Significativo anche il dato relativo alle province di Foggia, Parma, Chieti e Ravenna (importazioni comprese tra 118.247 e 158.075 tonnellate nel 2010). Bari conferma il proprio primato rispetto alle altre province italiane anche per quel che attiene il controvalore economico delle importazioni di grano duro, che nel 2010 è stato di 209,7 milioni di euro (54,1% del totale).



L’origine dei prodotti agricoli

Se la materia prima è italiana o se è di provenienza estera il prodotto che otterremo dopo la trasformazione ad opera delle industrie agroalimentari italiane sarà identico? Eppure tutti dovremmo prendere ad esempio il vino che è fortemente collegato al territorio.



Brasile, India, Cina

Il BRIC è l’acronimo di Brasile, India, Cina nella situazione attuale producono a costi assolutamente inferiori rispetto a quelli italiani e vendono all’Italia le materie prime che ad opera delle Industrie agroalimentari vengono trasformate come la farina in pasta. Ma andando avanti di questo passo il BRIC (Brasile, India, Cina) produrrà anche il trasformato. Il valore finale del prodotto è tutto quanto nel trasformato ovvero il valore è nella pasta e non nella farina. C’è la necessità di una redistribuzione di questo valore affinché arrivi all’agricoltura.



Vogliono acquistare l’industria di trasformazione italiana

Il sistema finanziario internazionale vuole acquistare l’industria di trasformazione italiana che appunto non è collegata alla produzione agricola italiana ovvero la farina che usa l’industria della pasta non è italiana.



Il consumatore vuole sapere da quale territorio proviene la pasta

Ci vuole un marchio per dare certezza del territorio da cui proviene un prodotto. Lo vuole il consumatore, è questo ciò che informa il consumatore nell’acquisto di un prodotto agroalimentare. In passato tutto avveniva nell’azienda agraria con cui il consumatore aveva un contatto diretto. Oggi l’attività di trasformazione è slegata dalla produzione. Il consumatore oggi ha rapporti diversi con la filiera.



Bisogna valorizzare la qualità del prodotto acquistato nel territorio

Bisogna valorizzare la qualità del prodotto che si acquista nel territorio ma gli agricoltori sono divisi e si presentano indifesi rispetto alla grande distribuzione organizzata e al mercato globale. Eppure esistono delle soluzioni ma chi può porre amano ad elle?



L’autosufficienza alimentare

C’è la necessità di concentrare gli interventi sulla produzione primaria. Potremmo impoverirci di alimenti primari e da qui la necessità di giungere all’autosufficienza alimentare del continente europeo.



Il ruolo della tecnologia

Il tradizionale settore dell’Ingegneria Agraria da alcuni anni si sta evolvendo, a livello internazionale, verso quello più ampio dell’Ingegneria dei Biosistemi. L’Ingegneria Agraria applica l’ingegneria alle scienze agrarie, mentre l’Ingegneria dei Biosistemi estende le applicazioni dell’ingegneria alle scienze biologiche ed ambientali, per uno sviluppo sostenibile dell’agricoltura, del settore alimentare, dell’uso del suolo e dell’ambiente, includendo pertanto tematiche innovative quali i bio-materiali, le energie rinnovabili, la gestione dei reflui, la tracciabilità, la qualità e la sicurezza degli alimenti, ecc.



Le cose nuove che si stanno organizzando nel globo

E’ vero che esistono le multinazionali ma sempre più si vanno affermando le reti di impresa tra paesi lontani. Assistiamo alla delocalizzazione delle imprese, anche di quelle agricole.



Costruire un brand per i nostri prodotti

Un brand è un marchio o un nome al quale si associano una storia, dei fatti o delle attività. Il brand dei prodotti agroalimentari è caratterizzato da una consistenza anche fisica ma ciò che più conta è che va tenuto presente è che il brand è caratterizzato da una storia.

Costruire un brand, di fatto, significa costruire una storia attorno ad un nome. Una storia che deve avere uno story-board (una sceneggiatura), degli attori, degli spettatori e dei fatti noti. Si tratta di ottenere attraverso delle etichette, dei marchi, la tracciabilità. Si deve far si che si sviluppino anelli di interazioni tra nazioni ed imprese.



Coniugare il sapere con il fare

Il mondo è cambiato è fluido non esiste più la stessa concezione dello spazio e del tempo che c’era prima dell’arrivo della rete internet. Oggi ci sono le reti digitali, i network. Nel mondo si sta sviluppando l’agricoltura senza agricoltori, come in Australia o negli USA ma noi dobbiamo entrare nelle reti. Bisogna costituire delle reti di ricercatori multidisciplinari che si confrontino sui temi in maniera da integrare il mondo agronomico con gli altri mondi.



A Firenze per eliminare l’ingiustizia che l’impresa, a sue spese, conservi il paesaggio

Molto presto a Firenze tre giuristi ovvero un costituzionalista, un esperto in diritto agrario e uno in diritto pubblico si incontreranno per analizzare le possibili modifiche delle leggi che prevedono per l’olivo l’impossibilità dell’espianto impedendo quindi l’abbattimento delii alberi senza che vi sia alcun indennizzo per il proprietario dell’albero. Insomma si tratta della pretesa della legge di conservare il paesaggio agrario a spese della sola impresa economica.



Assoluta necessità per il futuro

L’interessante colloquio del Prof Franco Scaramuzzi si è concluso con la sintesi delle sintesi che segue: “Occorre farsi trovare pronti quando ci accorgeremo che non esiste altra soluzione per sfamarci se non restituendo dignità alle attività agricole.”



di Antonio Bruno





Franco Scaramuzzi



Franco Scaramuzzi, nato a Ferrara il 26 dicembre 1926, è Professore Emerito e medaglia d’oro dell’Università di Firenze.

Si è laureato in Scienze Agrarie nel 1948 con il massimo dei voti e lode. Grazie ad una borsa di studio ha subito iniziato la propria attività presso l’Università di Firenze. Nel 1954 ha conseguito la libera docenza in Coltivazioni Arboree. Nel 1959 ha vinto il concorso per l’omonima cattedra presso l’Università di Pisa. Nel 1969 è stato chiamato a coprire il posto che era stato del suo Maestro (A. Morettini) nell’Università di Firenze. Nel 1971 ha costituito in Firenze il Centro del CNR per gli Studi sulla Propagazione delle Specie Legnose che ha diretto fino al 1979.

La sua attività scientifica è stata dedicata soprattutto al miglioramento genetico ed alla propagazione delle specie legnose da frutto, con particolare riguardo a temi di studio della biologia applicata. Ha pubblicato oltre 200 lavori ed ha partecipato, quale relatore, a numerosi congressi scientifici in Italia e all’estero.

Ha visitato e compiuto soggiorni di studio presso numerose Istituzioni e Centri di ricerca in tutti i Paesi Europei, nonché in America (Canada, Stati Uniti, America Latina), in Australia, in numerosi Paesi dell’Africa (nord, centro e sud) e dell’Asia (Medio Oriente, India, Indocina, Giappone, Cina).

Il Presidente della Repubblica nel 1983 lo ha insignito di medaglia d’oro quale “Benemerito per la Scuola e la Cultura” e nel 1998 gli ha conferito la massima onorificenza dell’ordine al merito (“Cavaliere di Gran Croce”) della Repubblica Italiana.

Membro di numerose Accademie italiane e straniere, tra le quali l’Accademia delle Scienze Agrarie dell’Unione Sovietica (e oggi della Russia), è stato Presidente Generale ed ora Presidente Onorario della Società Orticola Italiana, così come dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino. È stato Presidente della International Society for Horticultural Sciences della quale è ora “Honorary Member”. è Membro onorario anche di diverse Accademie, italiane e straniere. L’Università di Bucarest gli ha conferito la laurea Honoris Causa. Ha diretto per molti anni la «Rivista dell’Ortoflorofrutticoltura Italiana» (oggi «Advances in Horticultural Science») di cui è ora direttore responsabile.

Nel 1972 è stato eletto rappresentante dei Professori ordinari nel Consiglio Nazionale delle Ricerche ove, per un quadriennio, ha presieduto il Comitato Nazionale per le Scienze Agrarie, ed ha fatto parte del Consiglio di Presidenza nonché della Giunta Amministrativa dell’Ente.

È stato eletto per due legislature, dal 1979 al 1986, rappresentante dei Professori ordinari di tutte le Facoltà di Agraria italiane nel Comitato Universitario Nazionale.

Nel novembre 1979 è stato eletto Rettore dell’Università di Firenze e rieletto altre tre volte (nel 1982, nel 1985 e nel 1988), mantenendo tale carica per 12 anni consecutivi.

È Presidente dell’Accademia dei Georgofili dal 1986 e della Società San Giovanni Battista dal 2001.

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