giovedì 9 luglio 2015

La sfida di Gigi Pedone, già assessore provinciale all’agricoltura


L’AGRICOLTURA SALENTINA TRA REGRESSIONE E INNOVAZIONE!


di Gigi Pedone, già assessore prov,le all’agricoltura


Sono ormai diversi mesi che la preoccupazione dei produttori agricoli e dell'opinione pubblica del Salento sono rivolte in larga parte alla problematica connessa al disseccamento rapido dei nostri olivi, causato dal diffondersi del batterio da quarantena, cosiddetto Xylella fastidiosa. O meglio del complesso del disseccamento rapido dell'olivo che è, sfortunatamente, uno scenario complesso che mescola un quadro ecologico e scientifico non semplice a problemi sociali, culturali e colturali.

Il dramma principale è che questa malattia non è, come ad esempio una semplice influenza, in cui il contagio diretto del virus porta alla malattia, e neanche come la malaria, portata da un microrganismo veicolato da una zanzara. Gli agenti causali coinvolti, sono diversi anche se il protagonista in negativo della tragedia è sicuramente il batterio Xylella fastidiosa, sempre trovato associato alla patologia. Tuttavia ci stiamo affrettando a colmare questo gap grazie a fondi di ricerca stanziati, sembra, con i prossimi bandi regionali. Speriamo che non intervengano i soliti ritardi burocratici a vanificare, come molte volte è accaduto, l’impiego di quelle scarse risorse stanziate dal governo al fine di risarcire i produttori colpiti dalla gravissima patologia e per la stessa ricerca scientifica sullo studio del complesso fenomeno, che rischia di colpire a morte quello che in tanti secoli è stata l’identità del Salento, costituita dall’olivicoltura e dal paesaggio rurale.



Ancora una volta, su questo dramma, si è registrato uno scontro feroce nel corso della tavola rotonda svoltasi nei giorni scorsi a Galatina sul futuro dell’agricoltura salentina in occasione della presentazione de“La carta di Galatina”. Un documento molto interessante e ricco di spunti predisposto dal dott. Giuseppe Ferro e sottoscritto da diversi soggetti sociali ed istituzionali del Salento.

Per essere breve, non considererò tutte le proposte di quell’importante documento, che costituisce un ottima base per una proficua discussione tra gli operatori del comparto agroalimentare, i rappresentanti delle istituzioni, locali e nazionali, il mondo dell’Università e della ricerca applicata. L’unica strada percorribile per conseguire l’obiettivo invocato da tutti: salvare e innovare l’agricoltura salentina e tutto ciò che le è connaturato e completare. Richiamo qui alcuni punti della “Carta” che ritengo siano fondamentali:


“ l'attività agricola sia fondamentale non solo per la produzione di beni alimentari ma anche per il suo contributo a disegnare il paesaggio, proteggere l'ambiente e il territorio e conservare la biodiversità;

la conoscenza e la pratica dei modi di produrre, sia tradizionali che avanzati, è essenziale per l'efficienza del sistema agricolo, dall'agricoltura familiare fino a quella industriale;

c'è sicurezza alimentare quando tutte le persone in ogni momento hanno accesso fisico, sociale ed economico ad un cibo sufficiente, sano e nutriente, che risponda alle esigenze alimentari per una vita attiva e sana;

le risorse del territorio salentino vadano gestite in modo equo, razionale ed efficiente e non possano essere utilizzate in contrasto con i fabbisogni e le aspettative della popolazione locale, anche al fine di preservarle per le generazioni future…”

Quindi, in sostanza, il tema dell’innovazione nell’agricoltura salentina, particolarmente in questo periodo, diventa strategico. Sapendo che la crisi economica e sociale di questi anni ha richiesto importanti sforzi, anche di studio, per individuare proposte risolutive e strumenti che consentano di affrontare i problemi e l’innovazione è ritenuta una delle possibili soluzioni alla crisi, permettendo cosi ai produttori di produrre a prezzi competitivi e ad alto valore aggiunto. Senza il quale è difficile che si possa avere un forte ritorno dei giovani in agricoltura, in particolare di quelli che hanno aquisito professionalità e competenze nel settore.


In linea generale, ma soprattutto in agricoltura, uno dei principali effetti dell’introduzione di innovazioni nelle imprese e nei sistemi territoriali è la crescita della produttività e della competitività; che è un’espressione molto sintetica per indicare tutte le diverse modalità con cui tale crescita può sostanziarsi: dalla migliore allocazione dei fattori produttivi alla diversificazione della produzione, dal miglioramento qualitativo dei prodotti alimentari allo sviluppo di prodotti utilizzabili per altri usi, dalla riduzione dei costi indiretti dell’inquinamento ambientale al superamento delle difficoltà di contesto create da alcune specifiche condizioni quali quelle pedoclimatiche.


Naturalmente, non tutti gli ambiti operativi nei quali l’innovazione può essere utilizzata sono replicabili in ogni contesto e soprattutto, data una determinata condizione, non tutte le innovazioni sono in grado di generare incremento di produttività e competitività. Il binomio innovazione – agricoltura ha un glorioso e lungo passato. Sin dal dopo guerra infatti il cosiddetto progresso tecnologico era indicato come una delle più importanti risposte al necessario incremento della produttività dell’agricoltura e alla riduzione dei costi attraverso l’incremento dell’efficienza d’uso dei fattori produttivi.

Come si genera l’innovazione? Sicuramente l’innovazione è il risultato di un atto di creatività stimolato dalla esigenza di comprendere un fenomeno e/o di risolvere un problema. Per la qualcosa la disponibilità di tecnici qualificati, diplomati da gli istituti agrari ed agronomi, è fondamentale.


Da qui, torna in modo preponderante la grande questione dell’istituzione della Facoltà di Agraria, proposta sulla quale, l’anno scorso in primavera, si sviluppo un movimento, vasto e unitario, composto da soggeti sociali, dal mondo della scuola e dell’università, dal mondo della cultura e dello spettacolo (Edoardo Winspear e Albano Carrisi firmatari della petizione popolare al Rettore Zara), insieme a tanti imprenditori, quali Maci della Cantine due Palme e tanti atri agricoltori. Quel movimento, come si ricorderà, produsse l’approvazione di un o.d.g. unitario, approvato all’unanimità, dal consiglio regionale, con il quale si impegnava la giunta a stanziare adeguate risorse. Come al solito, dopo l’entusiasmo iniziale, nessuno a messo le mani intasca per cacciare i soldi necessari all’attivazione del corso di laurea che richiede circa 4 milioni di euro l’anno!


Se non partiamo da questa consapevolezza continuiamo a riempirci la bocca di parole roboanti ma senza alcun risvolto applicativo; sapendo che la nostra filiera agroalimentare, eccettuate le lodevoli eccezioni, è permeata da un tragico ritardo nella pratica dell’introduzione di innovazione, di processo e di prodotto, alla quale l’università e la ricerca applicata dovranno dare un contributo fondamentale.

Ecco la sfida, culturale, sociale e politica da cui partire, senza la quale continueremo a piangersi addosso. Una caratteristica che ci rende quasi unici nel panorama regionale e nazionale!

Gigi Pedone, già assessore prov,le all’agricoltura

Nessun commento:

Posta un commento