sabato 5 marzo 2016

Ciabattino, non [andare] oltre le scarpe


Una versione più complessa e articolata della citazione di mio padre che ha informato la mia attività professionale e non solo "Ciabattino, non [andare] oltre le scarpe" l'ho letta sul Diario di Facebook di Caterina Moretto. La citazione è stata scritta da Simone Raho collega della scienziata in riferimento al pezzo scritto dalla giornalista Marilù Mastrogiovanni nel suo blog (http://xylellareport.it/…/xylella-un-solo-ceppo-in-puglia-…/) ed è la seguente: 
" Cosa succede quando si cerca di rispondere in maniera affrettata ad un articolo scientifico? O quando non si hanno le necessarie competenze per farlo? Capita che si scrivano inesattezze, come nel pezzo qui in basso. Si cerca vanamente di screditare lo studio appena pubblicato in cu si accerta l'introduzione di Xylella in Puglia in un unico evento. Si parla di biologia molecolare, di PCR. Ma chi scrive ha la competenza per farlo? A leggere certe affermazioni vengono dei forti dubbi. Per esempio, non so quanti di voi abbiano dimestichezza con la biologia molecolare, ma leggo che in un punto dell'articolo si usano come sinonimi le parole "primers" e "marcatori" . Ma i due termini non sono propriamente la stessa cosa . I "primers" per PCR in italiano al massimo si chiamano "inneschi" . I " marcatori" in genetica sono tutt'altro. Confondere le due cose significa approfittare anche della non competenza di tanta gente con il solo scopo di creare confusione . E portare acqua al proprio mulino."
Mi piace riportare l'origine di tale affermazione per comprendere come essa serva davvero a informare ciò che facciamo ogni giorno su Facebbok e su Internet quando commentiamo il lavoro di stimati e seri scienziati e professionisti: 
Sutor, ne ultra crepidam (Ciabattino, non [andare] oltre le scarpe) è una locuzione latina utilizzata per dissuadere dall'esprimersi coloro che tendono a parlare di materie o argomenti di cui non hanno nessuna competenza.
La frase (nell'originale "ne supra crepidam sutor iudicaret", ossia: "che il ciabattino non giudichi più in su della scarpa") è citata da Valerio Massimo (Factorum et dictorum memorabilium VIII, 12.ext.3) e da Plinio il Vecchio (Naturalis historia 35.36.85 - XXXV, 10, 36), che l'attribuisce all'artista greco Apelle di Coo il quale era solito esporre le sue opere in modo da poter trarre profitto dai commenti e dalle critiche dei passanti; una volta, un calzolaio (sutor) aveva criticato il modo in cui in un quadro era stato rappresentato il sandalo (crepida - dal greco krepis) di un personaggio, e il grande Apelle, al tempo considerato il maggior pittore mai esistito, aveva corretto quel particolare.
Il giorno dopo, però, il ciabattino, tronfio del fatto che la sua critica fosse stata accolta, si era messo a criticare anche la rappresentazione del ginocchio di quel personaggio; a quel punto l'artista lo apostrofò con la frase divenuta poi proverbiale. Nel testo di Plinio, tuttavia, invece che ultra compare supra, in relazione al contesto dell'aneddoto: ne supra crepidam sutor iudicaret - "(disse) che il ciabattino non doveva giudicare più in su della scarpa".
Il testo pliniano è alquanto noto in quanto spesso incluso, almeno in stralci, in versioni scolastiche usate per esercizio nello studio della lingua latina; in più, la locuzione è stata usata da molti altri autori che sottintendevano la conoscenza del brano di Plinio.

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