La sfida
della rigenerazione agricola in Puglia: tra risorse e inadeguatezze strutturali
Di Antonio
Bruno
Negli ultimi
anni, la Puglia ha affrontato e continua a fronteggiare la difficile sfida
della rigenerazione agricola, segnando un equilibrio tra gli investimenti in
risorse e il riconoscimento delle criticità strutturali che impediscono una
vera trasformazione. Sebbene sia innegabile che l’allocazione di ingenti somme
di denaro pubbliche ed europee abbia contribuito alla sopravvivenza del
settore, la realtà del territorio salentino appare tuttora fragile, poiché la
gestione delle risorse non ha portato a un cambiamento radicale e sostenibile.
Le problematiche sollevate dalle evidenze scientifiche, come quelle emerse
dallo studio di Confindustria Lecce, pongono in luce la necessità di un nuovo
approccio per risolvere la crisi economica, attraverso una riforma che ripensi
la struttura stessa delle imprese agricole e la governance del settore.
Il peso delle risorse pubbliche nella rigenerazione
agricola
Il lungo
elenco di finanziamenti, tra cui i 120 milioni di euro destinati ai ristori per
la Xylella e il surplus di 254 milioni di euro che sono arrivati alle aziende
agricole nel 2024, testimoniano l’importante impegno finanziario dei cittadini
pugliesi, italiani ed europei. A questi si aggiungono i progetti che, sotto
l'egida del Distretto Agroalimentare di Qualità Jonico Salentino (DAJS), stanno
cercando di risollevare il Salento, come quelli legati all’agricoltura
rigenerativa post Xylella e l’iniziativa "Innovazione e benessere".
In totale, si stima che il contributo delle risorse pubbliche e comunitarie sia
prossimo ai 500 milioni di euro. Tuttavia, è fondamentale interrogarsi
sull’efficacia di tali risorse nel produrre risultati concreti e duraturi.
L’intento
dei progetti finanziati, come quello dell’“Agricoltura rigenerativa post
Xylella”, è quello di rilanciare l’agricoltura nel Salento, migliorando la
gestione degli oliveti e introducendo pratiche sostenibili. Questi
finanziamenti rappresentano una speranza per il futuro, ma a ben guardare, la
domanda è se tali progetti siano sufficienti a invertire il declino del
paesaggio rurale pugliese. La domanda che emerge è: queste risorse sono
realmente indirizzate verso un cambiamento strutturale, oppure si rischia di
perpetuare l’inefficienza del sistema agricolo locale?
L’inefficacia delle risorse senza un cambiamento
strutturale
Come
evidenziato nello studio di Confindustria Lecce, nonostante gli ingenti
finanziamenti, le aziende agricole pugliesi, soprattutto quelle di media e
grande dimensione, non sembrano essere riuscite a trarre il massimo beneficio
dai fondi ricevuti. La polverizzazione della proprietà terriera, la gestione
poco efficace e la scarsità di innovazione nelle tecniche agricole hanno
impedito una vera rigenerazione del paesaggio rurale, che oggi appare
“spettrale”. Questa inadeguatezza rappresenta un ostacolo significativo per lo
sviluppo, non solo del settore agricolo, ma anche del turismo che si sta
progressivamente orientando verso altre destinazioni, come l'Albania, dove
l'offerta turistica appare più attraente.
In questo
contesto, è evidente che le risorse finanziarie da sole non sono sufficienti a
risolvere il problema. I fondi sono solo uno degli strumenti necessari, ma è necessario
un cambiamento profondo nella gestione delle imprese agricole e nelle modalità
di allocazione delle risorse stesse. Le aziende agricole devono evolversi, e
questo può avvenire solo attraverso una nuova visione che si spinga oltre la
semplice distribuzione di denaro, proponendo modelli di gestione più efficienti
e orientati all’innovazione e alla sostenibilità.
Il ruolo di un ente pubblico tecnico per la
rigenerazione
Per
affrontare questa sfida, diventa cruciale la creazione di un ente tecnico pubblico
capace di guidare la trasformazione del settore agricolo pugliese. Questo ente
dovrebbe essere composto esclusivamente da professionisti qualificati, come
dottori agronomi, forestali e tecnici specializzati, che possiedano le
competenze necessarie per implementare soluzioni tecniche avanzate e
sostenibili. La presenza di esperti nelle varie fasi della gestione agricola e
della pianificazione territoriale sarebbe fondamentale per sviluppare pratiche
efficaci di rigenerazione.
Il modello europeo e internazionale della gestione
pubblica del paesaggio rurale
Il concetto
di gestione diretta del paesaggio rurale da parte di un ente pubblico non è
nuovo e ha già trovato applicazione in diversi contesti europei e mondiali, con
risultati significativi. Un esempio emblematico può essere trovato nel modello
della Società di Gestione delle Terre Pubbliche (Land Trust), che ha
avuto un impatto positivo nella gestione sostenibile delle terre agricole in
diverse regioni del mondo. Questi enti pubblici o semi-pubblici hanno la
responsabilità di acquisire e gestire terreni agricoli, promuovendo pratiche
agricole sostenibili e favorendo la biodiversità. Un esempio di grande successo
è il National Trust nel Regno Unito, che gestisce oltre 250.000 ettari
di terra, promuovendo l’agricoltura biologica, il turismo sostenibile e la
conservazione del paesaggio.
Il National
Trust è un ente privato con funzioni pubbliche, che compra terreni per
proteggere i paesaggi naturali, promuovere l’agricoltura sostenibile e
migliorare la qualità ambientale. Questo modello ha permesso di tutelare la
biodiversità e il paesaggio rurale, incentivando pratiche agricole che
rispettano l’ambiente, ma anche creando opportunità economiche attraverso il
turismo rurale. Il sistema ha dimostrato come un ente pubblico o para-pubblico,
con un forte orientamento tecnico e gestionale, possa trasformare un territorio,
anche sotto il profilo economico, stimolando l'innovazione senza compromettere
la sostenibilità.
Un altro
esempio significativo si trova nella Francia, dove diverse regioni hanno
sviluppato modelli di gestione agricola pubblica integrata, come il caso del Parc
Naturel Régional du Verdon. Qui, un ente pubblico regionale ha lavorato a
stretto contatto con le aziende agricole, senza intervenire direttamente nel
possesso delle terre, ma occupandosi della loro gestione sostenibile. Le
aziende agricole locali mettono a disposizione il capitale terra, mentre l’ente
pubblico fornisce supporto tecnico e investimenti, implementando strategie di
rigenerazione del paesaggio e di miglioramento della qualità del suolo. Questo
approccio ha portato a una riduzione dei costi per gli agricoltori e a una
maggiore competitività delle produzioni agricole, oltre a migliorare la qualità
del paesaggio rurale e la sua attrattività turistica.
Inoltre, in Spagna,
il modello dei Parques Naturales in regioni come la Catalogna o la
Navarra ha visto una stretta collaborazione tra enti pubblici e aziende
agricole, dove le risorse pubbliche sono utilizzate per promuovere pratiche
agricole ecocompatibili, investire nella rigenerazione delle terre agricole
danneggiate e creare una rete di filiere locali sostenibili. Le aziende
agricole, pur continuando a essere proprietarie delle terre, beneficiano di
assistenza tecnica e risorse per l’adozione di pratiche agricole innovative.
Questo approccio ha dimostrato come l’ente pubblico possa diventare un
catalizzatore per il cambiamento, senza dover necessariamente diventare
proprietario delle terre.
Un nuovo modello per la Puglia: gestione del paesaggio
rurale tramite personale tecnico pubblico
In Puglia,
il modello proposto per la gestione del paesaggio rurale si allinea a questi
esempi europei di successo, proponendo un ente pubblico tecnico con personale
qualificato, composto da agronomi, forestali e altri esperti del settore, che
si occupi della gestione diretta delle risorse naturali e agricole. Le aziende
agricole, in questo caso, continuerebbero a detenere la proprietà delle terre,
ma l’ente pubblico, con competenze specializzate, sarebbe responsabile della
gestione agricola e della tutela del paesaggio, attraverso interventi
strutturali, il controllo della qualità del suolo, l’adozione di tecnologie
avanzate per la rigenerazione dei terreni e la promozione di pratiche agricole
sostenibili.
Questo
approccio potrebbe affrontare alcuni dei principali problemi strutturali del
settore agricolo in Puglia, tra cui la polverizzazione delle proprietà e la
difficoltà delle imprese agricole medie e grandi nel rispondere alle sfide
della rigenerazione e dell’innovazione. L’ente pubblico, come figura di
garanzia e di coordinamento, non solo supporterebbe la gestione sostenibile
delle terre, ma contribuirebbe anche a ridurre i rischi di cattiva gestione e a
migliorare la competitività delle produzioni agricole locali.
Conclusioni
Il modello
di gestione pubblica del paesaggio rurale, ispirato alle esperienze europee e
mondiali, rappresenta una soluzione innovativa per affrontare le difficoltà
strutturali del settore agricolo in Puglia. Creare un ente tecnico pubblico,
composto da esperti del settore agricolo e ambientale, che gestisca
direttamente le risorse agricole e il paesaggio rurale, potrebbe rappresentare
il passo decisivo verso una rigenerazione efficace e sostenibile del Salento.
Le aziende agricole, mettendo a disposizione il capitale terra, potrebbero
beneficiare di una gestione più professionale e orientata alla sostenibilità,
mentre il paesaggio rurale, con un’adeguata cura e attenzione tecnica, potrebbe
diventare un motore di sviluppo economico e turistico per l’intera regione.
Antonio
Bruno
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