giovedì 2 gennaio 2025

La sfida della rigenerazione agricola in Puglia: tra risorse e inadeguatezze strutturali

 


La sfida della rigenerazione agricola in Puglia: tra risorse e inadeguatezze strutturali

Di Antonio Bruno

Negli ultimi anni, la Puglia ha affrontato e continua a fronteggiare la difficile sfida della rigenerazione agricola, segnando un equilibrio tra gli investimenti in risorse e il riconoscimento delle criticità strutturali che impediscono una vera trasformazione. Sebbene sia innegabile che l’allocazione di ingenti somme di denaro pubbliche ed europee abbia contribuito alla sopravvivenza del settore, la realtà del territorio salentino appare tuttora fragile, poiché la gestione delle risorse non ha portato a un cambiamento radicale e sostenibile. Le problematiche sollevate dalle evidenze scientifiche, come quelle emerse dallo studio di Confindustria Lecce, pongono in luce la necessità di un nuovo approccio per risolvere la crisi economica, attraverso una riforma che ripensi la struttura stessa delle imprese agricole e la governance del settore.

Il peso delle risorse pubbliche nella rigenerazione agricola

Il lungo elenco di finanziamenti, tra cui i 120 milioni di euro destinati ai ristori per la Xylella e il surplus di 254 milioni di euro che sono arrivati alle aziende agricole nel 2024, testimoniano l’importante impegno finanziario dei cittadini pugliesi, italiani ed europei. A questi si aggiungono i progetti che, sotto l'egida del Distretto Agroalimentare di Qualità Jonico Salentino (DAJS), stanno cercando di risollevare il Salento, come quelli legati all’agricoltura rigenerativa post Xylella e l’iniziativa "Innovazione e benessere". In totale, si stima che il contributo delle risorse pubbliche e comunitarie sia prossimo ai 500 milioni di euro. Tuttavia, è fondamentale interrogarsi sull’efficacia di tali risorse nel produrre risultati concreti e duraturi.

L’intento dei progetti finanziati, come quello dell’“Agricoltura rigenerativa post Xylella”, è quello di rilanciare l’agricoltura nel Salento, migliorando la gestione degli oliveti e introducendo pratiche sostenibili. Questi finanziamenti rappresentano una speranza per il futuro, ma a ben guardare, la domanda è se tali progetti siano sufficienti a invertire il declino del paesaggio rurale pugliese. La domanda che emerge è: queste risorse sono realmente indirizzate verso un cambiamento strutturale, oppure si rischia di perpetuare l’inefficienza del sistema agricolo locale?

L’inefficacia delle risorse senza un cambiamento strutturale

Come evidenziato nello studio di Confindustria Lecce, nonostante gli ingenti finanziamenti, le aziende agricole pugliesi, soprattutto quelle di media e grande dimensione, non sembrano essere riuscite a trarre il massimo beneficio dai fondi ricevuti. La polverizzazione della proprietà terriera, la gestione poco efficace e la scarsità di innovazione nelle tecniche agricole hanno impedito una vera rigenerazione del paesaggio rurale, che oggi appare “spettrale”. Questa inadeguatezza rappresenta un ostacolo significativo per lo sviluppo, non solo del settore agricolo, ma anche del turismo che si sta progressivamente orientando verso altre destinazioni, come l'Albania, dove l'offerta turistica appare più attraente.

In questo contesto, è evidente che le risorse finanziarie da sole non sono sufficienti a risolvere il problema. I fondi sono solo uno degli strumenti necessari, ma è necessario un cambiamento profondo nella gestione delle imprese agricole e nelle modalità di allocazione delle risorse stesse. Le aziende agricole devono evolversi, e questo può avvenire solo attraverso una nuova visione che si spinga oltre la semplice distribuzione di denaro, proponendo modelli di gestione più efficienti e orientati all’innovazione e alla sostenibilità.

Il ruolo di un ente pubblico tecnico per la rigenerazione

Per affrontare questa sfida, diventa cruciale la creazione di un ente tecnico pubblico capace di guidare la trasformazione del settore agricolo pugliese. Questo ente dovrebbe essere composto esclusivamente da professionisti qualificati, come dottori agronomi, forestali e tecnici specializzati, che possiedano le competenze necessarie per implementare soluzioni tecniche avanzate e sostenibili. La presenza di esperti nelle varie fasi della gestione agricola e della pianificazione territoriale sarebbe fondamentale per sviluppare pratiche efficaci di rigenerazione.

Il modello europeo e internazionale della gestione pubblica del paesaggio rurale

Il concetto di gestione diretta del paesaggio rurale da parte di un ente pubblico non è nuovo e ha già trovato applicazione in diversi contesti europei e mondiali, con risultati significativi. Un esempio emblematico può essere trovato nel modello della Società di Gestione delle Terre Pubbliche (Land Trust), che ha avuto un impatto positivo nella gestione sostenibile delle terre agricole in diverse regioni del mondo. Questi enti pubblici o semi-pubblici hanno la responsabilità di acquisire e gestire terreni agricoli, promuovendo pratiche agricole sostenibili e favorendo la biodiversità. Un esempio di grande successo è il National Trust nel Regno Unito, che gestisce oltre 250.000 ettari di terra, promuovendo l’agricoltura biologica, il turismo sostenibile e la conservazione del paesaggio.

Il National Trust è un ente privato con funzioni pubbliche, che compra terreni per proteggere i paesaggi naturali, promuovere l’agricoltura sostenibile e migliorare la qualità ambientale. Questo modello ha permesso di tutelare la biodiversità e il paesaggio rurale, incentivando pratiche agricole che rispettano l’ambiente, ma anche creando opportunità economiche attraverso il turismo rurale. Il sistema ha dimostrato come un ente pubblico o para-pubblico, con un forte orientamento tecnico e gestionale, possa trasformare un territorio, anche sotto il profilo economico, stimolando l'innovazione senza compromettere la sostenibilità.

Un altro esempio significativo si trova nella Francia, dove diverse regioni hanno sviluppato modelli di gestione agricola pubblica integrata, come il caso del Parc Naturel Régional du Verdon. Qui, un ente pubblico regionale ha lavorato a stretto contatto con le aziende agricole, senza intervenire direttamente nel possesso delle terre, ma occupandosi della loro gestione sostenibile. Le aziende agricole locali mettono a disposizione il capitale terra, mentre l’ente pubblico fornisce supporto tecnico e investimenti, implementando strategie di rigenerazione del paesaggio e di miglioramento della qualità del suolo. Questo approccio ha portato a una riduzione dei costi per gli agricoltori e a una maggiore competitività delle produzioni agricole, oltre a migliorare la qualità del paesaggio rurale e la sua attrattività turistica.

Inoltre, in Spagna, il modello dei Parques Naturales in regioni come la Catalogna o la Navarra ha visto una stretta collaborazione tra enti pubblici e aziende agricole, dove le risorse pubbliche sono utilizzate per promuovere pratiche agricole ecocompatibili, investire nella rigenerazione delle terre agricole danneggiate e creare una rete di filiere locali sostenibili. Le aziende agricole, pur continuando a essere proprietarie delle terre, beneficiano di assistenza tecnica e risorse per l’adozione di pratiche agricole innovative. Questo approccio ha dimostrato come l’ente pubblico possa diventare un catalizzatore per il cambiamento, senza dover necessariamente diventare proprietario delle terre.

Un nuovo modello per la Puglia: gestione del paesaggio rurale tramite personale tecnico pubblico

In Puglia, il modello proposto per la gestione del paesaggio rurale si allinea a questi esempi europei di successo, proponendo un ente pubblico tecnico con personale qualificato, composto da agronomi, forestali e altri esperti del settore, che si occupi della gestione diretta delle risorse naturali e agricole. Le aziende agricole, in questo caso, continuerebbero a detenere la proprietà delle terre, ma l’ente pubblico, con competenze specializzate, sarebbe responsabile della gestione agricola e della tutela del paesaggio, attraverso interventi strutturali, il controllo della qualità del suolo, l’adozione di tecnologie avanzate per la rigenerazione dei terreni e la promozione di pratiche agricole sostenibili.

Questo approccio potrebbe affrontare alcuni dei principali problemi strutturali del settore agricolo in Puglia, tra cui la polverizzazione delle proprietà e la difficoltà delle imprese agricole medie e grandi nel rispondere alle sfide della rigenerazione e dell’innovazione. L’ente pubblico, come figura di garanzia e di coordinamento, non solo supporterebbe la gestione sostenibile delle terre, ma contribuirebbe anche a ridurre i rischi di cattiva gestione e a migliorare la competitività delle produzioni agricole locali.

Conclusioni

Il modello di gestione pubblica del paesaggio rurale, ispirato alle esperienze europee e mondiali, rappresenta una soluzione innovativa per affrontare le difficoltà strutturali del settore agricolo in Puglia. Creare un ente tecnico pubblico, composto da esperti del settore agricolo e ambientale, che gestisca direttamente le risorse agricole e il paesaggio rurale, potrebbe rappresentare il passo decisivo verso una rigenerazione efficace e sostenibile del Salento. Le aziende agricole, mettendo a disposizione il capitale terra, potrebbero beneficiare di una gestione più professionale e orientata alla sostenibilità, mentre il paesaggio rurale, con un’adeguata cura e attenzione tecnica, potrebbe diventare un motore di sviluppo economico e turistico per l’intera regione.

Antonio Bruno

 

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