mercoledì 22 gennaio 2025

La necessità di un'agricoltura sostenibile e la gestione pubblica della difesa fitosanitaria


 La necessità di un'agricoltura sostenibile e la gestione pubblica della difesa fitosanitaria 

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

Negli ultimi decenni, l'agricoltura italiana ha affrontato una trasformazione radicale, dettata dalla crescente limitazione normativa sull'uso di prodotti fitosanitari. Dal 1971 a oggi, l'80% dei presidi fitosanitari e il 75% delle molecole disponibili in Italia sono stati tolti dal mercato, con un'accelerazione significativa dagli anni 2000. Questo fenomeno, pur derivando dalla necessità di proteggere l'ambiente e la salute pubblica, ha generato una crisi strutturale nel settore agricolo, evidenziata in particolare in regioni come la Puglia, dove l'agricoltura rappresenta un pilastro economico fondamentale.

L'urgenza di un nuovo modello di gestione

La revoca di numerose sostanze attive, come sottolinea Confagricoltura Puglia, ha messo a dura prova il settore agricolo, con ripercussioni sulla produttività, l'economia locale e l'occupazione. La crisi si aggrava ulteriormente a causa dell'aumento della virulenza di patogeni e parassiti, fenomeno accentuato dai cambiamenti climatici e dall'importazione involontaria di specie aliene. La mancanza di predatori naturali per questi organismi rende inefficace il controllo biologico tradizionale, lasciando molte colture vulnerabili.

A complicare il quadro vi è la disparità normativa tra l'Italia e altri Paesi. In Spagna, ad esempio, sono autorizzate 990 sostanze attive, quasi il doppio rispetto all'Italia, mentre negli Stati Uniti la disponibilità di molecole è ancora maggiore, includendo sostanze da tempo vietate in Europa, come il Mancozeb e il Carbaryl. Questa differenza crea un evidente svantaggio competitivo per l'agricoltura italiana, specialmente in settori orientati all'export.

In tale contesto, si rende necessaria una riforma strutturale della gestione fitosanitaria, basata su due pilastri fondamentali: la sostenibilità e l'affidamento delle pratiche di difesa a un Ente pubblico tecnico. Questo Ente, composto esclusivamente da professionisti qualificati come Agrotecnici, Periti Agrari e Dottori Agronomi e Forestali, dovrebbe essere il punto di riferimento per la difesa integrata delle colture, garantendo pratiche basate su evidenze scientifiche e tecnologie avanzate. La gestione della difesa dai parassiti delle coltivazioni sarà a cura e responsabilità esclusiva di questo Ente pubblico, estromettendo completamente i proprietari, agricoltori e imprenditori agricoli, ai quali deve essere impedita qualsiasi gestione diretta di tali pratiche.

L'importanza della sostenibilità nella difesa fitosanitaria

La riduzione dei presidi fitosanitari disponibili non deve essere vista come un ostacolo insormontabile, ma come un'opportunità per promuovere un'agricoltura più sostenibile. Studi internazionali dimostrano che la transizione verso pratiche agricole rispettose dell'ambiente non solo è possibile, ma può anche portare vantaggi economici nel lungo termine.

Un esempio significativo è rappresentato dall'Olanda, che ha sviluppato un modello di agricoltura sostenibile basato sull'uso integrato di tecnologie avanzate, controllo biologico e pratiche agronomiche innovative. Secondo uno studio pubblicato su Nature Sustainability (2019), l'approccio olandese ha permesso di ridurre l'uso di pesticidi chimici del 50% in un decennio, senza compromettere le rese produttive.

Allo stesso modo, in Giappone, l'introduzione di tecniche di controllo biologico su vasta scala, supportata da enti governativi, ha dimostrato che è possibile contenere efficacemente parassiti e patogeni riducendo al minimo l'impatto ambientale. Questi esempi sottolineano come una gestione centralizzata e ben pianificata possa fare la differenza.

Il ruolo dell'Ente pubblico tecnico

La proposta di affidare la gestione della difesa fitosanitaria a un Ente pubblico tecnico è una risposta concreta all'esigenza di colmare le lacune in competenze e risorse che caratterizzano molte imprese agricole. Questo Ente dovrebbe:

  1. Fornire consulenza tecnica specializzata: Gli agricoltori potrebbero beneficiare di piani di difesa personalizzati, basati sulle specifiche esigenze delle loro colture e sul contesto locale.

  2. Promuovere la ricerca e l'innovazione: L'Ente potrebbe collaborare con università e istituti di ricerca per sviluppare nuove soluzioni sostenibili, come l'impiego di biopesticidi e l'applicazione di tecnologie di agricoltura di precisione.

  3. Garantire una formazione continua: Attraverso corsi e workshop, l'Ente potrebbe trasferire conoscenze e competenze agli agricoltori, rendendoli partecipi della transizione verso un modello di agricoltura sostenibile.

  4. Monitorare e controllare le infestazioni: Grazie a una rete di tecnici sul territorio, sarebbe possibile intervenire tempestivamente in caso di emergenze fitosanitarie, riducendo i rischi per la produttività agricola.

Conclusioni

La crisi attuale rappresenta un'opportunità per ripensare il modello di gestione agricola in Italia. La creazione di un Ente pubblico tecnico dedicato alla difesa fitosanitaria è una soluzione necessaria e urgente per affrontare le sfide poste dalla riduzione dei presidi fitosanitari, dai cambiamenti climatici e dalla competizione globale. Solo attraverso una gestione centralizzata e basata su competenze specialistiche sarà possibile garantire la sostenibilità economica e ambientale dell'agricoltura italiana, tutelando al contempo la salute pubblica e la biodiversità.

L'esperienza di Paesi come l'Olanda e il Giappone dimostra che un'agricoltura sostenibile è non solo auspicabile, ma realizzabile. Tuttavia, è essenziale agire rapidamente: l'inerzia rischia di compromettere irreparabilmente il futuro di un settore che rappresenta una risorsa imprescindibile per l'economia e la società italiane.

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