giovedì 30 gennaio 2025

Cantina Moros lo stabilimento di Guagnano, affidato alla figlia Alessandra

 


Sono i ritmi della vita, i cicli dell’essere. Espansione, contrazione: l’alternanza tra Giove e Saturno, per dirla col linguaggio delle stelle. Nessuno può sottrarsi a questa legge immutabile: Ecclesiaste 3, “c’è un tempo per piantare, un tempo per sradicare le piante”. O per ridimensionarle, aggiungiamo noi: che nel caso di cui appresso è particolarmente vero, perché l’azienda vitivinicola “Claudio Quarta Vignaiolo”, dopo aver espresso grandi fermenti - e fermentazioni – negli ultimi vent’anni, innovando l’enologia del Sud Italia in Puglia come in Irpinia, mette in stand-by definitivo due dei suoi tre avamposti: Tenute Eméra a Lizzano e Cantina San Paolo ad Avellino. Scegliendo di concentrare d’ora in poi le proprie attenzioni su Guagnano e Cantina Moros.

Non è l’unica novità per il microcosmo creato a partire da vent’anni fa dal biologo Claudio Quarta: lui, infatti, lascia il mondo del vino per dedicarsi anima e corpo alla ricerca scientifica, mentre Alessandra, figlia amatissima che lo ha affiancato dodici anni fa dopo aver fatto girato il mondo per altre situazioni professionali, gestirà personalmente la cantina guagnanese, dai cui fermenti non enologici si è generato uno spin-off (Stazione Moros) che si occuperà d’arte, discipline alternative e, conoscendo un minimo la visionarietà familiare, Dio solo sa di che altro. Senza porre limiti alla Provvidenza.

Il cambio ufficiale di rotta scatterà oggi pomeriggio con una festa “open”, aperta agli amici e alla comunità, che partirà alle 17 nella sala Pignatelli della cantina guagnanese di via Provinciale 222 – e già il numero è tutto un programma - con un incontro gratuito di yoga Nidra e guida alla meditazione condotto da Wanda Lonoce. Alle 18, invece, il finissage della mostra “Solstizio”, alla presenza degli artisti Alessandra Guttagliere, Massimo Maci, Ruggero Asnago, Bledar Torozi e Vito della Bona, Fabio Orsi: poi l’installazione letteraria in memoria della scrittrice Annalisa Bari, scomparsa di recente, e la visita al museo archeologico del Simposio. Conclusione alle 19 con l’incontro “20 anni di cultura del vino”, che coincide con i “50 più 20” di Claudio Quarta: occasione che servirà anche ad annunciare le novità alle porte, offrendo agli amici quel classico calice di vino che suggella l’avvio di fasi esistenziali nuove: «Una festa consapevole e moderata per fermarci a riflettere sugli ultimi venti anni, e per incamminarci lungo questa nuova strada che farà di Moros un hub in cui il vino si integrerà con altre arti, discipline, saperi - spiega Alessandra - anche in vista di un consumo più consapevole e sempre più sostenibile».

Ne è passato insomma di vino nelle botti da quel giorno di inizio 2005 in cui Claudio Quarta, imprenditore-pioniere delle biotecnologie, lasciava la chimica farmaceutica, che pure gli aveva dato cospicue soddisfazioni – compresa una quotazione in borsa nel luglio 2000 della sua Biosearch Italia, prima azienda di settore a lanciarsi nel Nuovo Mercato – per avventurarsi nel mondo affascinante e complicato del vino, dopo un incontro fulminante con l’ABC (“Anything but Cabernet”, “Qualsiasi cosa tranne il Cabernet”, movimento Usa contro i vini standard).

«Sono stati anni bellissimi ma non semplici, avviati senza alcuna specializzazione se non quella della ricerca scientifica, da perfetti sconosciuti», racconta l’imprenditore. I primi 70 ettari quelli di Casino Nitti, nel Tarantino, e l’annessa cantina di Tenute Emèra; poi l’azienda campana San Paolo, «a fare Barolo del Sud, ovvero Taurasi»; poi la passione dirompente per il Salice Salentino «e la cantina-boutique di Guagnano». Un’avventura straordinaria, fatta di qualità enologica e grande attenzione alle tendenze internazionali, con riconoscimenti a profusione, l’ultimo è il premio “Rivelazione vino rosso Italia” a Moros, dal Concorso internazionale di Bruxelles.

Ma ora qualcosa è cambiato. Perché i cicli, a un certo punto, si chiudono. «La mia esperienza con il vino finisce qui - annuncia Claudio -. Continuerò a lavorare nel mondo della ricerca, anche se non ho ancora deciso cosa farò da grande». L’altra “piccola”, Alessandra, rivela un attacco di tremarella in corso, ma non si sottrae alla sfida: «Solo ora mi rendo conto di quanto coraggio abbia avuto papà a fare tutto questo. Noi, dal canto nostro, proveremo ad assecondare binomi già esistenti in natura, come quello vino-arte, e a mettere in atto nuove modalità di allevamento della vita e della produzione vitivinicola che tengano conto anche dei cambiamenti climatici in corso. La comunità di Guagnano, ne siamo orgogliosi, è tutta con noi».

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