Sono i ritmi della vita, i cicli
dell’essere. Espansione, contrazione: l’alternanza tra Giove e Saturno, per
dirla col linguaggio delle stelle. Nessuno può sottrarsi a questa legge
immutabile: Ecclesiaste 3, “c’è un tempo per piantare, un tempo per sradicare
le piante”. O per ridimensionarle, aggiungiamo noi: che nel caso di cui
appresso è particolarmente vero, perché l’azienda vitivinicola “Claudio Quarta
Vignaiolo”, dopo aver espresso grandi fermenti - e fermentazioni – negli ultimi
vent’anni, innovando l’enologia del Sud Italia in Puglia come in Irpinia, mette
in stand-by definitivo due dei suoi tre avamposti: Tenute Eméra a Lizzano e
Cantina San Paolo ad Avellino. Scegliendo di concentrare d’ora in poi le
proprie attenzioni su Guagnano e Cantina Moros.
Non è l’unica novità per il microcosmo
creato a partire da vent’anni fa dal biologo Claudio Quarta: lui, infatti,
lascia il mondo del vino per dedicarsi anima e corpo alla ricerca scientifica,
mentre Alessandra, figlia amatissima che lo ha affiancato dodici anni fa dopo
aver fatto girato il mondo per altre situazioni professionali, gestirà
personalmente la cantina guagnanese, dai cui fermenti non enologici si è
generato uno spin-off (Stazione Moros) che si occuperà d’arte, discipline
alternative e, conoscendo un minimo la visionarietà familiare, Dio solo sa di
che altro. Senza porre limiti alla Provvidenza.
Il cambio ufficiale di rotta scatterà
oggi pomeriggio con una festa “open”, aperta agli amici e alla comunità, che
partirà alle 17 nella sala Pignatelli della cantina guagnanese di via
Provinciale 222 – e già il numero è tutto un programma - con un incontro
gratuito di yoga Nidra e guida alla meditazione condotto da Wanda Lonoce. Alle
18, invece, il finissage della mostra “Solstizio”, alla presenza degli artisti
Alessandra Guttagliere, Massimo Maci, Ruggero Asnago, Bledar Torozi e Vito
della Bona, Fabio Orsi: poi l’installazione letteraria in memoria della
scrittrice Annalisa Bari, scomparsa di recente, e la visita al museo
archeologico del Simposio. Conclusione alle 19 con l’incontro “20 anni di
cultura del vino”, che coincide con i “50 più 20” di Claudio Quarta: occasione
che servirà anche ad annunciare le novità alle porte, offrendo agli amici quel
classico calice di vino che suggella l’avvio di fasi esistenziali nuove: «Una
festa consapevole e moderata per fermarci a riflettere sugli ultimi venti anni,
e per incamminarci lungo questa nuova strada che farà di Moros un hub in cui il
vino si integrerà con altre arti, discipline, saperi - spiega Alessandra - anche
in vista di un consumo più consapevole e sempre più sostenibile».
Ne è passato insomma di vino nelle botti
da quel giorno di inizio 2005 in cui Claudio Quarta, imprenditore-pioniere
delle biotecnologie, lasciava la chimica farmaceutica, che pure gli aveva dato
cospicue soddisfazioni – compresa una quotazione in borsa nel luglio 2000 della
sua Biosearch Italia, prima azienda di settore a lanciarsi nel Nuovo Mercato –
per avventurarsi nel mondo affascinante e complicato del vino, dopo un incontro
fulminante con l’ABC (“Anything but Cabernet”, “Qualsiasi cosa tranne il
Cabernet”, movimento Usa contro i vini standard).
«Sono stati anni bellissimi ma non
semplici, avviati senza alcuna specializzazione se non quella della ricerca
scientifica, da perfetti sconosciuti», racconta l’imprenditore. I primi 70
ettari quelli di Casino Nitti, nel Tarantino, e l’annessa cantina di Tenute
Emèra; poi l’azienda campana San Paolo, «a fare Barolo del Sud, ovvero
Taurasi»; poi la passione dirompente per il Salice Salentino «e la
cantina-boutique di Guagnano». Un’avventura straordinaria, fatta di qualità
enologica e grande attenzione alle tendenze internazionali, con riconoscimenti
a profusione, l’ultimo è il premio “Rivelazione vino rosso Italia” a Moros, dal
Concorso internazionale di Bruxelles.
Ma
ora qualcosa è cambiato. Perché i cicli, a un certo punto, si chiudono. «La mia
esperienza con il vino finisce qui - annuncia Claudio -. Continuerò a lavorare
nel mondo della ricerca, anche se non ho ancora deciso cosa farò da grande».
L’altra “piccola”, Alessandra, rivela un attacco di tremarella in corso, ma non
si sottrae alla sfida: «Solo ora mi rendo conto di quanto coraggio abbia avuto
papà a fare tutto questo. Noi, dal canto nostro, proveremo ad assecondare
binomi già esistenti in natura, come quello vino-arte, e a mettere in atto
nuove modalità di allevamento della vita e della produzione vitivinicola che
tengano conto anche dei cambiamenti climatici in corso. La comunità di
Guagnano, ne siamo orgogliosi, è tutta con noi».
Nessun commento:
Posta un commento