martedì 2 giugno 2015

Fabbisogno in nutrienti dell'olivo secondo il COMM. PROF. PIETRO CUPPARI Direttore deIl' Istituto Agrario dell’Università di Pisa


Riunisco qui in uno specchietto il concime, presupponendolo di stalla di vaccine, consumato da un ettaro di terreno) coltivato a varie piante, e quello prodotto direttamente dalle piante stesse coi loro resti nel suolo ec., o indirettamente per mezzo dei foraggi, che porgono, i quali poi convertonsi in letami.
Per intendere adeguatamente questo specchietto, e per giovarsene, reputo necessarie le seguenti avvertenze:
1° Si presuppone che le terre si mantengano in mezzane-stato di fertilità, e quindi di produzione.
2° Il letame consumato da ogni cultura si compone di due porzioni: del letame vecchio e del letame ultimamente sparso. Se costumasi di concimare tutte le culture, il letame sparso sarà in quantità eguale al consumato; perciocché la pianta coltivata ne prenderà parte del vecchio e parte del nuovo per modo da lasciar la terra presso a poco nello stato, in cui l’ ha trovata; ma dove concimasi di rado e copiosamente, il letame amministrato volta per volta supera il letame consumato in quell’anno.
3° L’ eccesso del concime consumato sul prodotto è indicato colla stanghettina, l’ eccesso contrario è indicato con la crocina.
4° Nello specchietto sono dei vuoti nelle respettive caselle del concime consumato dal trifoglio pratense e dalla lupinella. Questo però non vuol dire che le dette due piante non si giovino del grassume della terra; ché anzi se ne avvantaggiano grandemente, massime il trifoglio, il quale non prova nelle terre magre; ma significa che, senza contare il letame prodotto del loro foraggio, bastano i proprii resti in radici e foglie, da essi ceduti al terreno, per compensare con usura il letame effettivamente appropriatosi. Nel concime prodotto é computato questo eccesso di fertilità introdotto dalle piante predette. Notisi intanto che, sebbene la lupinella, la sulla ed il trifoglio pratense, fertilizzino di per sé il terreno col lasciarlo più ricco di prima, e ciò senza tener conto del letame prodotto dal loro foraggio, corre fra le dette piante la seguente notevole differenza. La lupinella e la sulla vegetano anco in terreni magri, purché calcarei, porgendo un discreto prodotto, mentreché il trifoglio pratense lo vuol grasso. Adunque per cominciare a fertilizzare le terre di una magra azienda, valgono la sulla e la lupinella e non mai il trifoglio, specialmente sui poggi. L’erba medica co’ suoi resti, e colla copia del foraggio, produce un eccesso di letame, ma richiede ancor essa un terreno riccamente provveduto di materie assimilabili. Se non che nel trifoglio pratense, il quale va meno in profondo, fa d’uopo che si trovino in maggior copia nello strato superficiale, mentre la medica scende a trovarle anco in uno strato di terreno inferiore a quello vangato per le ordinarie culture. Ora nelle nostre terre di piano, vangate e concimate, ma sfruttate nello strato superficiale dalle culture annue, esiste in profondo una specie di deposito di concime tolto allo strato vangato, e quivi disceso con le acque piovane: l’erba medica lo può sfruttare. Adunque in una di tali aziende, benché magre alla superficie, l’erba medica offre il vantaggio di cominciare a procacciar fertilità: fanno il medesimo la lupinella e la sulla in suolo di peggiori condizioni.
5° Per avere un punto immobile di partenza, le valutazioni sono state fatte presupponendo fresco il le tame di stalla di vaccine.
6° Nella conversione dei respettivi foraggi in letame vaccino, si è ammesso in primo luogo che le bestie fossero rifornite mezzanamente di lettime, tanto che assorbisse una parte delle orine, ed il rimanente si raccogliesse; e in secondo luogo che tutti i mangimi fossero usati permischiatamente, ma ridotti a equivalenti di fieno. Da questi equivalenti si è tirata la quantità di concime, tra solido e liquido, moltiplicandoli per 3 e tre decimi, senza contare il lettime, che poi si è aggiunto al prodotto della moltiplicazione.
7° Finalmente non debbonsi tenere'le cifre di questo specchietto siccome assolute. Se trattasi di aziende di mezzana attività culturale, le dette cifre si dilungano poco dal vero nei casi speciali consimili ai presupposti nello specchietto; ma in ogni modo son destinate a far comprendere bene il metodo di operare nelle singole circostanze, in cui sono. poste le particolari aziende.
Ognuno dovrà compilare per sé uno specchietto consimile a quello, che gli pongo davanti, ma tirandolo dalle osservazioni raccolte da lui nella propria azienda per servirsene poi a conoscerla minutamente e dirigerla.

MANUALE ‘DELL’ AGRICOLTORE OVVERO GUIDA PER CONOSCERE, ORDINARE E DIRIGERE LE AZIENDE RURALI DEL COMM. PROF. PIETRO CUPPARI Direttore deIl' Istituto Agrario dell’Università di Pisa FIRENZE,G. BARBERA, EDITORE 1870 Pagine 105 - 109

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