giovedì 4 giugno 2015

FINALMENTE ULIVI SANI: Una ricerca sull’uso dei consorzi microbici dei suoli e il rispetto della biodiversità microbica delle piante.


I MICROORGANISMI e il loro  AMBIENTE NATURALE è un dato fondamentale per i Paesaggi viventi. In natura le cellule vivono in associazione con altre cellule costituendo le POPOLAZIONI che sono L’INSIEME DI NUMEROSI ORGANISMI DELLA STESSA SPECIE composte da gruppi di cellule che derivano da divisioni cellulari successive a partire da una singola cellula parentale. Si definisce habitat il luogo in cui una popolazione microbica vive. IL CONSORZIO MICROBICO è l’insieme di più popolazioni che occupano lo stesso habitat e  sono metabolicamente correlate. Le COMUNITA’ MICROBICHE sono costituite da diverse popolazioni microbiche (consorzi)  che interagiscono tra di loro in un determinato ambiente. I componenti e il numero di cellule che costituiscono una comunità microbica dipendono dalle risorse e  dalle condizioni presenti in quel determinato habitat.
L’ ECOSISTEMA è costituito dagli organismi viventi unitamente ai  costituenti chimici e fisici dell’ambiente di cui fanno parte.
Le piante si ammalano plausibilmente per le condizioni di disequilibrio microbiologico e chimico­fisico dei terreni e dell’ecosistema degli uliveti: una situazione determinata storicamente da pratiche agricole orientate ad un uso sconsiderato di erbicidi e pesticidi e dall’incuria e l’abbandono dei campi agricoli per la non redditività degli stessi.
I microrganismi del suolo sono indispensabili per il funzionamento e la fortificazione delle piante, ed essenziali per la fertilità. I trattamenti indiscriminati con i fitofarmaci, nel tempo, hanno causato una vera e propria immuno-compressione, distruggendo, insieme ai patogeni, la biodiversità microbica e compromettendo la capacità di difesa naturale dei terreni.
Un ECOSISTEMA è controllato in modo significativo dalle TRASFORMAZIONI MICROBICHE. I microorganismi, conducendo i loro processi metabolici, rimuovono nutrienti dall’ambiente circostante. Allo stesso tempo, liberano nell’ambiente i loro prodotti di scarto. Nel tempo, un ECOSISTEMA gradualmente cambia, sia CHIMICAMENTE che FISICAMENTE attraverso le  trasformazioni microbiche dei nutrienti
C’è stato il problema della flavescenza dorata delle viti piemontesi.
La flavescenza dorata (FD) è una fitoplasmosi appartenente al gruppo dei giallumi della vite. Il nome viene attributo dalla colorazione gialla dorata che assumono le foglie, i tralci ed i grappoli di vitigni a bacca bianca una volta colpiti. L'agente causale della malattia è un fitoplasma, che si insedia nei tessuti floematici dell'ospite e ne provoca il blocco della linfa elaborata, inducendo uno squilibrio della attività fisiologiche dalla pianta stessa.
La malattia è originaria delle regioni Europee come malattia endemica, ma non ha costituito un problema sino all'arrivo dello Scaphoideus titanus Ball, originario dell'areale Neartico, dove il fitoplasma non è presente e perciò lo S. titanus è vettore di altri fitoplasmi come l'Ash Yellows, X-Disease e Grapevine Yellows.

Il vettore è giunto in Francia nel 1955. In Italia è stato segnalato per la prima volta nel 1963 in Liguria.
Oggi il ciclo dello S. titanus è chiuso ed è pertanto un insetto obbligato della vite.
In Piemonte si pensò di fermare il contagio lottando contro l’insetto vettore, attraverso insetticidi e sradicamento. Nonostante un importante piano operativo e finanziario di milioni di euro e il largo impiego di insetticidi, i risultati sono stati assai scadenti…
Diversamente, esperienze alternative di trattamento della flavescenza dorata non come causa primaria, ma come una concausa dello squilibrio creatosi dall’impoverimento microbiologico, hanno portato a riscontri positivi: le piante hanno ripristinato la loro resistenza, rispondendo in modo naturale agli attacchi degli organismi patogeni.
Nuovi metodi che, a differenza delle sostanze chimiche, rispettino la biodiversità microbica delle piante e l’uso dei consorzi microbici dei suoli – tecnologia che utilizza organismi viventi allo scopo di incrementare la resistenza o la tolleranza delle piante verso i patogeni, limitando così l’uso di prodotti chimici fortemente inquinanti e dannosi per l’uomo e per gli animali.

E’ necessario sostenere e promuovere la ricerca, specie quella che consideri modelli di agricoltura che tengano in dovuta considerazione l’uso dei consorzi microbici dei suoli e il rispetto della biodiversità microbica delle piante.

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