martedì 19 dicembre 2023

I Gusti e gli Usi degli Animali di Basse Corti nell'Antica Roma: Una Prospettiva alla Antonio Bruno

 

I Gusti e gli Usi degli Animali di Basse Corti nell'Antica Roma: Una Prospettiva alla Antonio Bruno

Nell'antica Roma, tra il II e il I secolo a.C., le case contadine e le ville padronali ospitavano una varietà di animali di bassa corte che contribuivano in modo significativo all'economia domestica. Attraverso le pagine di Varrone, uno scrittore di quel periodo, possiamo esplorare il mondo affascinante e quotidiano dei polli, oche, anatre e colombi che animavano i cortili di campagna.

Il pollo occupava un posto di rilievo nella gerarchia delle creature allevate. Varrone ci svela l'importanza della cura durante la cova, un processo avviato durante il novilunio. Le famiglie romane prestavano attenzione ai dettagli, come la giusta rotazione delle uova e la curiosa pratica di testare la pienezza dell'uovo facendolo galleggiare. La cura per i pulcini non terminava con la nascita; si offriva loro un nutrimento composto da farina e semi di nasturzio impastati con acqua e vino. La chioccia aveva il compito di proteggere e guidare i piccoli, un'immagine idilliaca di vita rurale.

Le oche, oltre a fornire carne, uova e piume, svolgevano un ruolo di guardiani. Erano i "cani da guardia" dell'epoca, difendendo cortili e fattorie da ladri e malintenzionati. La loro rusticità e il basso costo di allevamento le facevano preferire alle galline. Il rituale dell'incubazione, con le oche che covavano dalle cinque alle quindici uova due-tre volte l'anno, faceva parte integrante della gestione agricola romana.

Le anatre, al contrario, erano confinate in recinti chiusi e coperti da reti. Una credenza curiosa attribuiva alle anatre il potere di guarire gli ammali malati della fattoria. Oltre alla produzione di uova e carne, la loro presenza aveva un significato simbolico nella cura degli altri animali.

I colombi, allevati in cima alle torri e su edifici elevati, erano fonte di vantaggi economici. La loro alimentazione consisteva in vecce, lenticchie, miglio, loglio e crusca di frumento. La loro fecondità permetteva agli agricoltori di beneficiare economicamente, producendo fino a otto volte l'anno.

Il pollo Italiano 5 dita, menzionato da Columella nel I secolo d.C., emerge come una razza particolarmente pregiata. Accompagnando le legioni romane durante la conquista dell'impero, si diffuse in Francia e Inghilterra, continuando ad essere allevato anche dopo la caduta dell'impero romano.

In conclusione, l'allevamento di animali di bassa corte nell'antica Roma non era solo un'attività pratica ma anche un aspetto fondamentale della vita quotidiana e dell'economia domestica. Attraverso gli scritti di Varrone, possiamo immergerci in un passato ricco di tradizioni rurali, dove la cura degli animali era una forma di arte e di sostenibilità.

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