martedì 12 dicembre 2023

Il Dolce Nettare del Salento: Viaggio tra i Miele Antichi e Moderni

 



Nel cuore del Salento leccese, una terra ricca di tradizioni millenarie e di sapori unici, si nasconde un tesoro dimenticato dai più: il miele, dolce regalo delle instancabili api locali. Un viaggio tra il passato e il presente ci svela la storia di questo nettare dorato, dagli antichi “apàri” in pietra leccese fino alle moderne pratiche apistiche che lo rendono un autentico ambasciatore del Salento nel mondo.

Le varietà di miele prodotte in questa terra sono un vero e proprio caleidoscopio di sapori e profumi. Il Miele d'arancio, con il suo colore ambrato e il profumo intenso, incanta i sensi e delizia il palato. Il Miele di timo, con il suo colore scuro e il penetrante aroma, non solo delizia il gusto ma si rivela un potente alleato nella lotta contro le malattie infettive e un efficace digestivo. Il Millefiori, con la sua miscela di nettari e fiori, dipinge il palato di un dolce paglierino e si trasforma in un naturale dolcificante. Infine, il Miele d'eucalipto, con il suo colore scuro e il sapore deciso, si fa portavoce di proprietà curative, ideale per il trattamento delle infezioni, della tosse e delle vie urinarie.

La storia del miele nel Salento risale addirittura ai tempi dei Messapi, quando gli alveari in pietra leccese punteggiavano le campagne. Le città di Melendugno e Melissano, descritte dallo storico Gerolamo Marcianò nel XVII secolo, prendevano il loro nome proprio dalla produzione di miele di alta qualità, celebrato per l'abbondanza di timo, rosmarino ed altre piante odorifere.

Ma cosa sono gli "apàri"? Questi antichi "arnia villica" erano blocchi di pietra leccese scavati all'interno, con un'estremità chiusa da una lastra forata per consentire alle api di entrare e uscire liberamente, mentre l'altra veniva sigillata con calce e terra per proteggere gli apicoltori dalle punture durante la raccolta.

Le pratiche apistiche nel Salento subirono un cambiamento significativo nel XIX secolo, quando uomini come A. Castriota Scanderbergh, Rocco e Nicola Pasanisi, L. Colaci, G. Balsamo e R. Bonerba introdussero l'apicoltura moderna con arnie a favo mobile. Questa innovazione permise una raccolta più efficiente e sostenibile del miele.

Verso la fine del XIX secolo, A. Castriota Scanderbergh divulgò la necessità di api regine per aumentare il numero degli sciami, promuovendo l'uso di arnie con favi mobili. Il dibattito sull'apicoltura raggiunse l'apice nel 1870, quando la scarsa presenza di piante da polline minacciava la produzione di miele nel Salento leccese. L'agricoltura si stava specializzando in coltivazioni di vite, olivo e tabacco, poco adatte alla produzione di polline.

Oggi, il miele del Salento leccese è un gioiello gastronomico che porta con sé secoli di tradizione. Il Decreto Ministeriale del 2010 sull'anagrafe apistica nazionale offre un'opportunità per tracciare e promuovere questo delizioso prodotto, confermando che il miele del Salento leccese ha tutte le carte in regola per conquistare le tavole mondiali. Un viaggio tra antichi “apàri” e moderne pratiche apistiche rivela che il dolce nettare del Salento è pronto a diffondere i profumi e i sapori unici di questa terra affacciata sul Mediterraneo nelle case di tutto il mondo.

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