mercoledì 27 dicembre 2023

Un'Odyssea Culinaria con l'Acetosa: Antonio Bruno ci spiega di quando il Rapazzu Diventa una Star

 

Un'Odyssea Culinaria con l'Acetosa: Antonio Bruno ci spiega di quando il Rapazzu Diventa una Star

Se c'è una pianta che potrebbe vincere il premio per la più sottovalutata nella famiglia delle erbe, è sicuramente l'acetosa, con il suo nome scientifico Rumex pulcher L. (o, più comunemente, il Rumex "sei proprio una bella pianta" L.).

Chiamata affettuosamente "Rapazzu" o "Lapazzu" nei dialetti locali, questa erbacea perenne ha una storia più ricca di diversi film vincitori di Oscar messi insieme. La sua forma biologica è descritta come "scaposa," che potrebbe sembrare un termine tratto da un manuale di anatomia vegetale avanzato, ma tradotto in italiano comune significa semplicemente "senza stelo elegante."

La famiglia di questa pianta è la Polygonaceae, un nome altisonante che potrebbe benissimo essere il titolo di una serie televisiva di fantascienza. Il fusto dell'acetosa è eretto, spesso rossastro (perché dovrebbe essere sempre verde?), e può raggiungere altezze epiche di un metro. Le foglie, riunite in una rosetta nella base, hanno il compito di farla sembrare una sorta di pianta verde in versione tappeto.

Ma non lasciatevi ingannare dall'aspetto modesto di questa pianta. I fiori dell'acetosa sono riuniti in pannocchie o spighe lineari, ma non aspettatevi uno spettacolo floreale degno di un matrimonio reale. Sono verdi o rossastri, poco appariscenti, come se la pianta stesse cercando di non rubare la scena.

L'acetosa è nota per i suoi frutti acheni, che hanno valve laciniate o dentellate sul bordo, come se cercassero di dimostrare che anche le piante possono essere trendy seguendo l'ultima moda in fatto di bordi strappati.

Ma veniamo al dunque: l'acetosa è una pianta da mangiare. Le foglie, raccolte nei mesi invernali e fino alla primavera, sono acidule al punto giusto. Un avvertimento: mangiare acetosa troppo spesso e in grandi quantità potrebbe rendervi la vita più interessante del previsto, grazie all'alto contenuto di ossalati, che possono essere pericolosi se consumati con la stessa leggerezza di uno snack da cinema.

L'acetosa ha una carriera culinaria che neanche alcuni chef stellati possono vantare. Da comparsa nelle "foje 'mmische" a co-protagonista con il papavero (famoso il detto "te la paparina cce mme ne fazzu, ci nu ttegnu lu rapazzu?"), l'acetosa ha fatto più apparizioni che un divo di Hollywood.

La pianta è conosciuta in tutta Europa, e ci sono ricette sofisticate francesi, inglesi e italiane che la includono. La sua versatilità è sorprendente: si accoppia bene con il pesce, la cacciagione, i legumi e le patate. Inoltre, è la stella di salse e conserve dolci, dimostrando che può essere sia un lato salato che un lato dolce, come un attore capace di interpretare ruoli opposti con maestria.

Ma non è solo un talento culinario. L'acetosa ha avuto ruoli da protagonista anche nella medicina tradizionale, agendo come diuretico e rinfrescante delle mucose. E non fermiamoci qui: è stata anche impiegata come detergente, pulendo metalli e rimuovendo macchie d'inchiostro dai tessuti bianchi dei cotoni. Le sue foglie possono persino ravvivare i colori di oggetti di vimini e bambù, dimostrando che l'acetosa è una vera artista multitasking.

Infine, non possiamo trascurare la sua incursione nel mondo delle ricette, come il famoso "Papaveri e Acetosa saltati," dove l'acetosa ruba la scena insieme al papavero. L'aglio dorato fa la sua comparsa, le olive nere si uniscono alla festa, e il peperoncino aggiunge un tocco di vivacità. Il risultato? Un piatto che ti fa chiedere perché l'acetosa non abbia già una stella sulla Hollywood Walk of Fame.

In conclusione, l'acetosa potrebbe essere la diva più sottovalutata del mondo delle erbe, ma la sua carriera eclettica e saporita la rende una vera regina della cucina. Quindi, la prossima volta che vedete un'acetosa, rendetele giustizia: fatela brillare nel vostro piatto e applaudite la sua versatilità culinaria.

foto di Pancrazio Campagna

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